A tu per tu con la novità di Veuve Clicquot: ecco l’EBEO!
Prima di lasciare la parola a Vania, giusto due righe da parte mia su questo champagne. Era la fine di gennaio quando mi fermavo da Veuve Clicquot per un saluto a Dominique Demarville. Tra una chiacchiera e l’altra, a un certo punto tira fuori una bottiglia anonima, la stappa e mi chiede di assaggiarla. Primo sorso e mi torna in mente una frase di un noto chef de cave che, tempo prima mi aveva detto “sai che pure Clicquot s’è messa a fare un extra-brut?”, così dico a me stesso: “vuoi vedere che è proprio ‘quel’ extra-brut?”. Bingo! Dominique me lo illustrò chiedendomi di non fare foto né prendere appunti e io, dopo aver sorseggiato più volte lo champagne, gli dissi che era molto buono, ma anche che avrebbero dovuto far passare un messaggio ben preciso: non un nuovo Clicquot a basso dosaggio, ma un nuovo Clicquot frutto di una selezione dei migliori vins de réserve, vero tesoro della maison. E, alla fine, per esaltare questo fine assemblaggio, il dosaggio è stato naturalmente ridotto. Credo, se me lo permettete, che fui lungimirante…
Alberto Lupetti
La presentazione ufficiale in Italia dell’ultimo capolavoro della maison Veuve Clicquot non poteva che avverarsi in un luogo d’eccellenza, ovvero nella splendida cornice della Gastronomia Peck di Milano, tempio e simbolo dell’arte culinaria meneghina, nonché rinomata enoteca con oltre 3.000 etichette tra vini e distillati. È qui che lo chef de cave Dominque Demarville ha presentato, Martedì 9 Maggio, l’Extra Brut Extra Old, il nuovo champagne di Veuve Clicquot, definito dallo stesso Dominque la pura essenza dell’intramontabile Yellow Label: uno champagne realizzato per la prima volta interamente dai vini di riserva provenienti dalla straordinaria, e storica, collezione della maison. Si tratta, infatti, di un assemblaggio delle 6 annate più significative per freschezza e complessità degli ultimi anni, nel caso i millesimi 1988, 1996, 2006, 2008, 2009, 2010, con le percentuali degli uvaggi che si avvicinano a quelle che la maison sin dal 1815 adotta nella composizione dello Yellow Label: 45-50% Pinot Noir, 25-30% Chardonnay, 25-30% Meunier.
I vini selezionati sono rimasti ad affinare per un minimo di tre anni sulle fecce fini in grandi tini d’acciaio (tutti i vins de réserve in Clicquot conservati in acciaio sulle fecce a 10°C separati per vendemmia, vitigno, e Cru) e una volta imbottigliati, hanno maturato per tre anni sui lieviti, nelle cantine, prima del dégorgement. Un’ulteriore maturazione che donerà allo champagne complessità e profondità, rendendolo inoltre intenso, potente, ma, soprattutto, longevo.
L’idea di creare questo champagne in casa Clicquot è nata nel 2011, quando Dominique propose al Presidente della VCP di sviluppare una nuova cuvée composta solo attingendo da questa incredibile collezione di vin de réserve e di lasciarla a maturare sui lieviti senza alcuna filtrazione e chiarifica. Lo scopo era quello di mettere in evidenza la consistenza cremosa, setosa, ricercandone però anche il massimo della purezza e della forza. La straordinaria collezione è composta da oltre 400 vins de réserve e, nel momento in cui è stato deciso di creare l’assemblaggio, nel novembre 2013, il più giovane aveva, come abbiamo visto, già tre anni di invecchiamento mentre il più vecchio, il 1988, ne aveva ben 25! Ci si accorse subito che queste annate, straordinarie per ricchezza e acidità, oltre alla lunga maturazione, vantavano tali equilibrio e cremosità che, al momento del dégorgement, la necessità di apportare dosaggio si capì essere ridotta al minimo: il più basso nella storia della maison, solo 3 g/l. Come afferma Dominque, “l’Extra Brut in questo caso, altro non è che la conseguenza dell’Extra Old”.
Viene, tuttavia, da chiedersi il perché non ci sia stata, da parte di Dominque Demarville, la tentazione di spingersi oltre e proporre, in una maison da sempre riconosciuta e apprezzata per il suo stile ricco e le bollicine vivaci, addirittura un Nature. Del resto, già altre grandi maison ci hanno provato, con risultati eccelsi. Ebbene, lo chef de cave ci ha spiegato che, nonostante la tentazione fosse di provarci, sì, quindi di avventurarsi in un territorio completamente nuovo per VCP qual è quello degli champagne a basso dosaggio, dopo le numerose prove fatte in cantina, (si è partiti dagli 0 g/l fino ai 5 g/l) non si riusciva a raggiungere con il pas dosé il giusto equilibrio tra purezza e cremosità. Si è optato quindi per un dosaggio di 3 g/l. Però all’assaggio si capisce quanto Dominique abbia avuto ragione, perché il vino è perfetto così, con la sua pulizia, la texture nitida. Oltre al fatto che sicuramente questa seppur minima quantità di dosaggio porterà il vino lontano nel tempo. Lo chef de cave ha inoltre cercato di ottenere dall’Extra Brut Extra Old uno champagne che risultasse setoso, cremoso, puro e dalla bollicina avvolgente, così ha deciso di ridurre del 25% le consuete atmosfere, che da 6 passano così a 4,5 (demi-mousse).
Abbiamo certamente avuto prova di come questo sia uno Champagne piacevolissimo già dopo 12 mesi dal dégorgement, equilibrato, energico, ma con caratteristiche tali da far pensare che, a distanza di anni, il risultato non potrà che essere ancora più sorprendente. Verrà ricreato ogni anno, utilizzando di volta in volta differenti vini di riserva, mantenendo nel tempo la medesima, inimitabile cifra stilistica. Dominque Demarville ci ha inoltre confessato di aver tenuto da parte alcune bottiglie e di volere sperimentare anche un ‘dégorgement tardif’, esperimento che, in questo caso, non potrà non avere che ottime possibilità di riuscita.
In sintesi, l’Extra Old Extra Brut altro non è che la quintessenza dello Yellow Label, un modo di onorare i vini di riserva della collezione dello chef de cave, preziosi testimoni dell’identità della maison nonché, percorrendo ben tre decenni, memoria storica dell’anima della Champagne.
Extra Brut Extra Old
47% Pinot Noir, 27% Chardonnay, 26% Meunier
dég. giu. 2016 – Olfatto delicato, raffinato e misurato, che con lo scorrere dei minuti si fa sempre più luminoso, incisivo, pervaso da una sontuosa mineralità iodata, tenera e infiltrante. Affiorano da subito note di agrumi, fiori bianchi, spezie orientali e tabacco biondo, mentre la temperatura ne delinea le sfumature: ecco lievi toni burrosi, nonché i consueti accenni di torrefazione, caffè. Un corredo odoroso scintillante e prezioso, a tratti barocco, e ancora in divenire. La bocca è subito avvincente: avvolgente e setosa, è energica e vibrante, dalla progressione flessuosa e compatta, con una carbonica finissima, avvolgente. Dalla persistenza gustativa calda e sfumata, ripropone nel finale tutte le tenere sfumature degli agrumi per poi chiudere tonico, gustosamente salino, soprattutto equilibrato. E molto, molto pulito. Un capolavoro a tavola e non solo…
Voto: 91/100
Gli champagne Veuve Clicquot sono distribuiti in esclusiva da:
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Interessante, prezzo di vendita ipotetico?
Ha ragione, non l’ho scritto! Il prezzo si aggira attorno agli 85 euro.
Grazie e buona serata!
Oddio, verrebbe da pensare che un capolavoro che prende solo 91 come punteggio, non si direbbe un così gran capolavoro…Inoltre verrebbe altresì da pensare che a quel prezzo (o anche a meno) si potrebbe acquistare ben altro, anche della medesima Maison…faccio l’esempio del Rosè Vintage 2008, o del Brut Vintage 2008 che hanno ricevuto ben altri punteggi. Mi sbaglio? Queste ovviamente sono considerazioni al buio, senza aver assaggiato il vino ma semplicemente leggendo la Vostra recensione.
Un caro saluto
Rispondo a lei, sig. Zanetti, e anche a lei, sig. Dave67.
Ho assaggiato, come detto nell’apertura dell’articolo di Vania, l’EBEO qualche mese fa con lo chef de cave in una sorta di degustazione veloce e ‘segreta’. Mi fece un’ottima impressione, nonostante il contesto. Attendo un riassaggio per farmi un’idea più precisa.
Vania ha fatto un ottima analisi e la condiviso appieno. Ci siamo confrontati sul punteggio ed era per lei almeno un 92/100. Sono stato io a portarla verso il 91/100 per quanto detto sopra e anche perché la sua degustazione era avvenuta in un contesto non proprio ottimale per un giudizio approfondito (locale, tanta gente, rumore, distrazioni, ecc, ecc).
Comunque, tanto la sua (di Vania) impressione, quanto la mia sono state positive.
Punteggio
91/100 è poco o tanto?
Siamo alle solite. Per gli standard americani è un buon punteggio, ma non eccezionale, vista… la facilità con cui sparano i 95/100 e più. Per noi è un ottimo punteggio. Con l’occasione, ricordo ancora una volta il valore dei punteggi qui a LeMieBollicine/Grandi Champagne.
88/100 è un ottimo vino
90/100 è un ottimo che ricordi. Quindi quello che dài come risposta alla classica domanda dell’amico “quale vino mi consigli per… ecc, ecc”. Si tratta, pertanto, di uno spartiacque.
Da 91/100 in su entriamo nell’eccellenza e ogni punto inizia a ‘pesare’ parecchio.
Chiaro?
A questo punto, un Brut Premier di Roederer (esempio a 91/100) è un eccellente champagne ed è anche un ‘capolavoro’, visto che è un classico brut sans année di maison ma va oltre i 90/100 e lo fa sempre. Quindi si muove su un tale livello da poter essere definito ‘capolavoro’.
Così entriamo nel merito della contestazione del termine ‘capolavoro’ all’EBEO… Effettivamente, il prezzo (che dovrebbe collocarsi sui 60/65 euro in enoteca da asporto) e il modo di comunicarlo da parte della maison sono fuorvianti. Mi spiego. È la stessa VCP a presentare l’EBEO come l’esaltazione del Carte Jaune e non come un super champagne. In questa ottica è certamente un capolavoro. Ma poi il prezzo è poco al di sotto di quello del Vintage 2008 (sui 70 euro a parità di condizioni, quindi escludendo i più ‘aggressivi’ canali Internet…), il che spiazza.
Il Vintage 2008 è un capolavoro perché esalta un’annata eccezionale nello stile VCP e garantisce un potenziale di invecchiamento straordinario. Ma anche l’EBEO è un capolavoro in quanto nasce da una selezione di migliori vini di riserva. Ma non è detto che due capolavori abbiano lo stesso valore, assoluto e monetario. Giusto?
Poi, assaggiandolo, a qualcuno piacerà di più il Vintage 2008, ad altri, magari, l’EBEO, com’è giusto che sia. Prezzo a parte.
Sempre prezzo a parte, posso dire, visto che volete tirarmelo fuori dalla bocca con le tenaglie, che, avendo assaggiato decine di annate del Vintage di VCP è un eccellente champagne, a mio avviso superiore all’EBEO. A naso. E avendo assaggiato l’EBEO nelle condizioni che vi ho detto ed essendo l’EBEO alla prima uscita. Cosa potrà accadere in futuro non lo so. E, tornando al prezzo, l’EBEO ha un peso del marketing che va incidere sul prezzo, mentre il Vintage – in VCP ma anche in molte altre maison, pensateci un attimo… – è un mezzo sconosciuto in quanto ‘schiacciato’ tra il Carte Jaune e La Grande Dame.
Voglio dire che il prezzo del Vintage è forse un po’ basso, quello dell’EBEO credo corretto (è fatto pur sempre di 6 vecchie annate!).
Non mi sgolerò mai abbastanza di ripetere che i classici Millesimati di maison sono spesso e volentieri champagne dallo straordinario rapporto qualità/prezzo, intenso nel senso più positivo del termine e non come qualcosa di dozzinale, beninteso.
Soddisfatto sig. Zanetti? Se ha altri dubbi, comunque, sono qua. Ma, soprattutto, assaggi l’EBEO, se può, e mi faccia sapere.
Sig. Dave 67.
Fino agli anni ’30 del secolo corso gli champagne erano brut sans année e millesime. Punto. Poi sono arrivate le cuvée de prestige. Poi si è iniziato a pensare ai dégorgement tardif (anni ’60), ai multimillésime (anni ’80), ai Solera e così via. È l’evoluzione o, se preferisce, la volontà di esplorare nuove strade. Non ci vedo nulla di male.
O vogliamo tornare a due sole tipologie di champagne?
LVMH: beh, ‘depredato’ è un termine forte. Ha certamente effettuato operazioni aggressive per implementare il proprio patrimonio vitato, ma… è il bello e il brutto del mercato. Purtroppo, nella spietata legge degli affari il romanticismo non trova spazio. E badi che ho detto purtroppo…
LGD: grandissimo champagne fortemente sottostimato (così come il Carte Jaune: ha perfettamente ragione!!!) e mi dispiace. Nasce non semplicemente nelle grandi annate, ma nelle grandi annate ‘compatibili’ con lo stile VCP. Ne è esempio l’annata 2002: grande, ma La Grande Dame non è stata prodotta…
Ci rifaremo con la 2008, che sarà sorprendente anche perché fortemente innovativa. Non posso dire di più…
L’idea dell’EBEO? Mi creda che è di Dominique. Non perché me lo ha detto lui, ma fonti autorevolissime in senso al Gruppo LVMH già lo scorso anno. Si fidi.
Così come la ‘nuova’ LGD sarà un’idea di Dominique…
Spero di aver risposto a tutto e a entrambi. Altrimenti… sono qua! (tra un viaggio e l’altro, quindi perdonate eventuali ritardi nelle risposte)
Si, infatti, la cosa ha lasciato perplesso anche me….
Oramai chi più, chi meno, le grandi Maison stanno introducendo molte “varianti” ai classici BSA ed ai Millesimati. Abbiamo ora le multi cuvée, gli extra-age, e le combinazioni miste annata+solera.
Dunque anche VC ha dovuto piegarsi al marketing odierno (e avrei voluto vedere che non lo facesse, visto il ben di Dio che il “gruppo” ha depredato in giro e detiene) e non potendo avere la fortuna di tirar fuori la Gran Dame con piú frequenza….. ecco che ti inserisce il prodotto che si colloca proprio nella via di mezzo che occupa il Brut Vintage millesimato sicuramente un buon prodotto, ma anch’esso molto altalenante (ed a torto poco considerato). Insomma, stanno cercando “una sicurezza” vendibile annualmente senza sorprese ? Il prezzo é quello di Peck (se si, allora lo si troverà anche tra i 60/65€ che valgono il 91/100) ? Ultima provocazione : quanto questa idea è più di Demarville che non del suo datore di lavoro ?
Grazie. Saluti
Ho unificato la risposta a lei e al sig. Zanetti…
Saluti
La ringrazio Lupetti, risposta impeccabile ed esaustiva, come sempre…
Ma assolutamente ben venga tutto il nuovo possibile, sempre che rispecchi la “vis” da antico splendore che una volta le Maison avevano prima ancora di sacrificare parte dei loro “impegni” verso la smodata ricerca del profitto più “sicuro”. Cosa che in tempi non sospetti, ma Lei lo sa meglio di tutti, aveva indotto le suddette a perdere fascino a favore dei numeri. Ma per fortuna gli ultimi tremendi anni di crisi hanno portato una favorevole inversione di tendenza (anche grazie all’opera di Chef de Cave preparati e creativi, vedi i casi di Mumm, Lanson e via dicendo….). Dunque ben venga anche EBEO del quale mi conferma la “collocazione” che prevedevo e di conseguenza, sempre prezzo a parte, trovo più che congrua anche l’analisi del voto (poi, ovvio, bisogna berlo !).
Tra l’altro sappia che il sottoscritto, negli ultimi anni, di tutte le guide esistenti, si è sempre e quasi “solo” trovato in pieno accordo con le vostre votazioni, tanto che per me, quando leggo da 90 in su, so che siamo già a quote “privilegiate” (non tanto un “non per tutti” ma sopratutto un “non da tutti”). Dunque salvo rari casi (il Cuvée Rosé di LP proprio non lo vedo a queste altezze, ma può essere un mio limite anche nei confronti dei Rosati) e conoscendo oramai i suoi gusti, so cosa rappresenta un 91.
E mi fido….
Grazie ancora
Saluti
Posso solo aggiungere… grazie, mi fa molto piacere!
Mi permetto una piccola correzione:
Il listino dell’EBEO è 56 euro + IVA come fa a trovarsi in enoteca a 65? Più facile che sia 90 euro.
Il vintage 2008 invece costa circa 42 euro +IVA. Quindi è posizionato un bel po’ sotto l’EBEO e non leggermente sopra come indicato.
Saluti
Scopro ora il prezzo, non avevo proprio approfondito in tal senso… Ma parliamo di listino ufficiale MHI al netto di sconti?
Comunque, grazie per la precisazione.
Saluti
Fantastico…. e così scopriamo che il Vintage millesimato è sempre stato da noi in Italia sovrastimato (come prezzo al dettaglio). In effetti in UK i prezzi sono :
– carte jaune 39/40 £
– vintage 50/55 £
– ebeo 67/69 £
In Francia (on line)
– carte jaune 36/38€
– vintage 54€ (per noi prezzo impossibile….)
– ebeo 89€ (!!)
Insomma….
Saluti
P.s.
Mi piacerebbe poi comprendere meglio la scelta di questo multivintage in demi-mousse, ok per esaltarne la vinosità a tutto pasto…., ma…. ma… (altro “marketing”?) Non è che gli altri “campioni” dei Noir non siano in grado di fare ciò pur rimanendo alla solita pressione, anzi….
Non sono critico “per forza”, ma è solo per imparare meglio le varie sfacettature anche sotto altri punti di vista.
Impossibile in enoteca fisica! Se ti fai un giro su internet il vintage 2008 si trova anche a 52 euro!
Preparato, appassionato e preciso: è un piacere interloquire con lei!
La scelta di tirare a una pressione minore l’EBEO non è data dal marketing, ma dal desiderio di renderlo meno ‘spigoloso’, ovvero più cremoso. D’altronde, il cliente medio VCP è abituato a una certa rotondità…
Ad esempio, una cosa simile l’ha fatta prima Roederer: tanto il Blanc de Blancs Vintage quanto il Brut Nature sono tirati rispettivamente a 4,5 e 5 atm. per favorire la cremosità.
A presto, dunque…
Grazie, Lupetti, ancora per le risposte….
Ma sempre a proposito della scelta in demi-mousse, è proprio li che non comprendo…, cioè, ok per un Blanc de Blancs, questo è gia ben dotato di mineralità/acidità e stessa cosa per un brut nature che perde l’aggiunta di zuccheri e quindi potrebbe risultare meno “rotondo”, ma onestamente su un prodotto molto particolare come EBEO, mi sembra forse una scelta “eccessivamente conservativa” che, d’accordo il gusto della Maison, ma forse proprio più in questi tempi sarebbe stato interessante vedere osare di più. Cioè alla fin fine mi sembra di capire che sempre più le varie guide, i vari indirizzi del gusto, siano propensi a cercare (e premiare) maggiormente la mineralità-acidità- durezza in una buona verticalità piuttosto che un certo “classicismo”….
Ma sto facendo “dialettica” senza averlo assaggiato, dunque.
Grazie ancora.
P.s. le confermo che in effetti “in giro” arriva anche ad un ipotetico punteggio di 94
Spero di riassaggiare l’oramai ‘incriminato’ EBEO in pochi giorni, con la dovuta calma, la dovuta concentrazione e il giusto bicchiere (Riedel Veritas Champagne Wine Glass), e darne conto qui sul sito.
Sui demi-mousse, in effetti, finora abbiamo visto la maggior parte degli esempi nel BdB, sì, esatto, quindi potrebbe apparire singolare la scelta di VCP, sono d’accordo. Però va considerato che Dominique Demarville sta effettuando un gran lavoro sugli champagne della maison, osando, innovando. E non è facile farlo in una maison dai grandi numero dove per 30 anni ha operato un altro chef de cave legato a schemi molto più classici (di fatto, le innovazioni di Jacques Péters sono state La Grande Dame Rosé e il Vintage Rich). Posso dire che è stato lo stesso Dominique a dirmi che la pressione minore è stata scelta per compensare il minore dosaggio e anche se la cosa può apparire contraddittoria, io la vedo così: una riduzione di dosaggio avrebbe potuto far trovare insolite durezze nei clienti tipici VCP, pertanto, una pressione minore avrebbe un po’ limato questo secchezza. Va da sé che il dosaggio da extra-brut va visto come un’esaltazione della purezza del vino, del suo sofisticato assemblaggio, e non di una ‘moda’ del momento. Avrebbero potuto non dosarlo affatto? Forse sarebbe stato troppo per il cliente medio VCP…
Credo proprio che, insieme a Vania, dobbiamo riassaggiare con le dovute calme e concentrazione, quindi al di fuori di contesti un po’ caotici, questo champagne, perché ho la ‘brutta’ impressione di essere stato un po’ conservativo e aver trascinato Vania in questa stessa direzione…
Per il prezzo, invece, ora mi informo con esattezza.
A presto