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Degustazioni

Il savoir-faire di Jean-Baptiste Geoffroy e i suoi… due estremi

Tra le new-entry più interessanti della guida Grandi Champagne 2016-17 va senza dubbio annoverato René Geoffroy, produttore che conoscevo da tempo ma che non avevo, peraltro ingiustamente, coinvolto...
di Alberto Lupetti

Champagne René Geoffroy

Tra le new-entry più interessanti della guida Grandi Champagne 2016-17 va senza dubbio annoverato René Geoffroy, produttore che conoscevo da tempo ma che non avevo, peraltro ingiustamente, coinvolto prima. Non a caso, i suoi champagne ci hanno piacevolmente colpito e il produttore ha immediatamente guadagnato la menzione d’eccellenza. Per non parlare del fatto che gli champagne hanno dei prezzi a dir poco competitivi…

Jean-Baptiste Geoffroy
Jean-Baptiste Geoffroy, produttore di grandissimo valore. È pragmatico, intelligente, certamente molto abile, soprattutto simpatico.

La famiglia Geoffroy vive a Cumières, pregiato villaggio della Vallée de la Marne, già dal XVII secolo, ma è solo in tempi recenti che ha compiuto un vero balzo (sotto ogni punto di vista) come produttore di champagne, quando a condurre la maison è arrivato Jean-Baptiste, quinta generazione della famiglia. Esaltazione del terroir, conduzione organica dei vigneti, ma senza ossessioni o certificazioni (“posso dire di essere biologico senza essere biodinamico…”), attente vinificazioni senza malolattica, con processo tutto per gravità. Anzi, proprio per ottimizzare il processo produttivo, nel 2008 Jean-Baptiste ha lasciato la natia Cumières per spostarsi nel centro di Aÿ, in una sede più efficiente e prestigiosa. I suoi champagne, articolati su una gamma di ben 7 etichette più un eccezionale Coteaux Champenois Rouge, sono estremamente piacevoli senza mancare di complessità (“voglio fare champagne di piacere” mi ha detto nel corso dell’ultima visita) e questo vale per tutta la gamma. Unica voce stonata la Cuvée Volupté, a prevalenza di Chardonnay, che, non a caso, non convince più neanche lo stesso Jean-Baptiste, tanto che smetterà di produrla per trasformarla in blanc de blancs… Meno male che, in una recente sorta di ‘top 100’ fatta da alcuni italiani, quale prototipo di René Geoffroy è stato indicato proprio il Volupté! Vabbè, il mondo è bello perché vario…

A ogni modo, stavolta vorrei raccontare gli opposti della gamma Geoffroy, quindi il classico sans année e l’inedita top cuvée. Vediamo.

 

Expression

Expression

40% Pinot Noir, 10% Chardonnay, 50% Meunier
(fermentazione in acciaio, assemblaggio di due annate, 2012 e 2011, con la più vecchia conservata in botte, tre anni sui lieviti e dosaggio 8 g/l)
Calice raffinatissimo, dai riflessi oro rosa, luminoso e invitante. Naso intrigante, lontano dalla banalità, profondo, giustamente scuro sul frutto, con una spruzzata di agrumi, susina, anche cipria e tanta frutta secca, certamente lontano da ogni pesantezza, anzi è croccante. Bocca cremosa e tesa allo stesso tempo, anche grassa sui ritorni di frutta secca, prima che salga in cattedra l’energica distensione agrumata fino al finale succoso, fresco, deciso. Tra l’altro, il dosaggio appare perfettamente integrato perché non si rivela affatto, anzi, questo champagne sembra non concedere nulla alle dolcezze. Molto, ma davvero molto buono. Perfetta la definizione dello stesso produttore: “per passare un momento di piacere”. Champagne solo in apparenza facile, in realtà di bella personalità, per certi versi sorprendente, certamente piacevolissimo e lo è veramente per tutti.
Voto: 90/100

Da considerare che questo champagne è proposto anche come non dosato (Pureté): è il medesimo vino, ma con un anno in più sui lieviti. Prodotto in sole 10.000 bottiglie, è stato recensito in guida.

Passiamo, dunque, all’estremo opposto, l’ultimo vino creato da Jean-Baptiste, fortemente rappresentativo della sia filosofia e del suo savoir-faire. Una sola vigna di Cumières – il lieu-dit Les Houtrants, appunto – piantata nel 2004 e lavorata esclusivamente con il cavallo. La prima vendemmia è stata fatta nel 2008 e poi le uve sono state pressate tutte insieme (quindi l’assemblaggio è quello ‘naturale’ del vigneto) e, a seguire, vinificate con i soli lieviti indigeni in piccole vasche di resina epossidica. Ovviamente senza malolattica e senza successiva filtrazione. Poi questo vino è stato imbottigliato in 300 magnum e ‘tirato’ a 3 atmosfere. Tutte queste operazioni si sono ripetute ogni anno a venire, ma nel 2011 Jean-Baptiste ha degorgiato circa 170 di questi magnum per ciascuna delle prime tre annate (2008, 2009 e 2010), assemblato assieme questi vini-champagne e, infine, ha effettuato un nuovo tiraggio di 1.002 bottiglie, stavolta bouchon-liège e a 5 atmosfere. Dopo il dégorgement, non è stato ovviamente aggiunto alcun dosaggio.

 

Top cuvée di Geoffroy
La nuova top cuvée di Geoffroy nella sua confezione, che ne racconta tutta la storia e ne sottolinea la rarità.

Les Houtrants complantès

Les Houtrants complantès

Pinot Noir, Meunier, Chardonnay, Petit Meslier, Arbanne
Davvero un gran bel naso, rotondo, molto fruttato (bianco), floreale (gelsomino), anche lievemente agrumato (bergamotto). Dà innanzitutto la netta sensazione di purezza ed eleganza, ma anche di complessità, nonché di una certa vinosità. Palato ancora rotondo all’attacco, vellutato, poi nettamente agrumato, quindi a centro bocca prende letteralmente il volo, deciso e netto, per andare a esprimere in maniera intensissima la craie, che anima la gustativa e va a dominare il finale. Chiude, dunque, ancora su queste note di craie in un contesto sapido e secco, ma non tale da far pensare a un non dosato. Ci piace definirlo ‘vino di carattere’, più che semplicemente ‘particolare’, e senza dubbio di grande valore perché non scade nell’esercizio di stile fine a se stesso. Va bene, forse al primo assaggio non è facilissimo, ma poi ci torni, lo riassaggi, ti fa pensare, ci rifletti su, finalmente lo capisci e ti conquista.
Voto: 93/100

(ha collaborato alle schede di degustazione Vania Valentini)

www.champagne-geoffroy.com

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