Anteprima champagne: il Vintage 2008 di Piper. Ma non solo…
In occasione dell’anteprima assolutamente inedita della Rare Rosé, avevamo anche accennato allo splendido contesto in cui avevamo assaggiato questo champagne, ovvero una straordinaria degustazione da Piper-Heidsieck con il mitico Régis Camus e chi ne riceverà il testimone ufficialmente il prossimo anno, la brava e riservata Séverine Frerson. Una degustazione iniziata, come detto, con una doppia verticale (Chardonnay e Pinot Noir) di vins clairs, quindi, ovviamente, proseguita con tutta la gamma Piper, nell’ambito della quale, a un certo punto, è spuntato il prossimo Vintage 2008: è il classico millesimato della maison e sarà lanciato ufficialmente il prossimo anno.
In Piper, il Vintage rappresenta il raccordo tra il Brut e la Rare, con il primo fortemente legato alle uve nere e il secondo allo Chardonnay. Il Vintage, invece, si muove sull’equilibrio tra Pinot Noir e Chardonnay, con il primo leggermente prevalente, ma nel rispetto delle caratteristiche dell’annata, al punto che vede la luce solo quando queste ultime si esaltano in maniera particolare, delineandone così un vero e proprio “ritratto”. Per questo motivo, ogni Vintage è battezzato con un aggettivo da Régis Camus: “virtuoso” il 2008, “diplomatico” il 2006, “atletico” il 2004, “sottile” il 1998 (per la cronaca un “très, très bon millésime” secondo il grande Régis), per quanto riguarda gli ultimi quattro prodotti. A scanso di equivoci, diciamo subito che la singolarità del fatto che il Vintage non è stato prodotto in un’annata eccezionale come la 2002 è dovuta alla necessità di rimpinguare lo stock dei vins de réserve, come ha spiegato lo stesso Régis.
A ogni modo, le uve del Vintage provengono sempre da una selezione in 17 Crus, di cui 9 classificati 100% (e, tra questi, ci sono sempre Verzy e Avize, i pilastri dello stile Piper) e 8 Premier Cru, quindi seguono circa sette anni sui lieviti e un dosaggio che, sulla carta, potrebbe apparire alto. Ma alla fine funziona. Eccome. Ecco, sulla faccenda del dosaggio ci sarebbe da parlarne per ore… Sto seriamente pensando di non indicare più questo dato in quanto può essere fuorviante per i più, ma per stavolta lo riporto ancora una volta in coda all’assemblaggio.
Vintage 2008
55% Pinot Noir, 45% Chardonnay; dosage 10 g/l
La prima impressione olfattiva riporta senza dubbio allo stile del Brut, ma con molta freschezza, con una confortante tensione e, soprattutto, con una minore dolcezza: in tal senso, incarna perfettamente il fil rouge di Piper con l’autorevolezza di un millesimato. E il rispetto della stessa annata… Al naso ha note di nocciola molto evidenti, poi ha frutto, mineralità, tenui spunti di caramella, sfumature empireumatiche… il tutto, però, sempre molto equilibrato, armonico, più che meramente lineare. Per questo motivo, risulta invitante, certamente goloso, ma senza essere troppo ruffiano. In bocca ha una gran bella bollicina, una splendida acidità, un’anima minerale, forse non eccelle in profondità, ma nel gusto risulta bello ampio e, soprattutto, rimane persistente lasciando una bocca sapida e pulita. Insomma, culmina in un bellissimo finale, al limite del perfetto. Uno champagne giustamente figlio della sua annata nel rispetto dello stile Piper.
Voto: 92/100
A seguire, abbiamo assaggiato il Vintage 2006, ma, come accaduto in occasione delle degustazioni della guida Grandi Champagne 2016-17, questo champagne non ci ha convinto: l’annata calda mal concilia lo stile della maison, probabilmente. Non a caso, è l’unico con lo Chardonnay prevalente nell’assemblaggio, mentre Régis parla di “un millesimo solare e molto, molto generoso, che ha dato vita a una sorta di contrasto tra la freschezza e la generosità dell’annata”. Magari lo riassaggeremo tra qualche anno e sarà migliorato, vedremo…
Per fortuna e visto il nostro interesse per i Vintage di Piper, il buon Régis ci ha man mano proposto anche annate più vecchie. Tutte con dégorgement originale. Eccole!
Vintage 2004
58% Pinot Noir, 42% Chardonnay; dosage 11 g/l
L’olfatto sorprende da subito: intensissimo, di trama coinvolgente. Spiccano le tostature, le note di torrefazione, di caramello, poi la caramella mou, la crema pasticcera, ma anche l’agrume candito, nonché la liquirizia e il tartufo. Con l’evoluzione, l’olfatto guadagna ulteriore ampiezza ed ecco pure le note marine che riportano alla conchiglia, gli accenni fumé, o meglio, una mineralità di origine pirica in continuo crescendo. Ma è al palato che questo Vintage travolge, conquistando definitivamente: pieno e freschissimo, con la mineralità che si fa piacevolmente sferzante e, soprattutto, un allungo prorompente, che significa una bellissima distensione in profondità, tra freschezza, sapidità, dolcezze agrumate. Il tutto impreziosito da una bollicina finissima. Più che altro, è uno champagne coinvolgente, tonico e dinamico, anche elegante, ovvero piacevolissimo, che poi si esalta in un finale salino e ancora agrumato, di rimarchevole lunghezza. A vole proprio cercare il pelo nell’uovo, può apparire un filo ‘leggero’ (peraltro nel rispetto dell’annata…), forse non è neanche un campione di complessità, ma accidenti che bevibilità! Per questo, possiamo dire che ha sfoderato una prestazione ben al di sopra delle nostre aspettative: è piacere allo stato puro. Standing ovation.
Va aggiunto che è anche uno champagne pervaso da una certa, piacevolissima maturità, al punto da ricordare uno champagne degli anni ‘90 degorgiato adesso. E, probabilmente, è proprio questo aspetto il suo asso nella manica…
Voto: 96/100
Vintage 1998
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay; dosage 12 g/l
In effetti, non appena metti il naso nel bicchiere, la prima definizione che viene in mente è proprio “sottile”: diavolo d’un Régis! È un naso raffinato più che intenso, fatto di freschezza, di mineralità, con le note iodate profonde e nette, ma mai prepotenti, quindi e soprattutto ecco la florealità a riportare alla rosa. È, come detto, un naso molto raffinato e, per certi versi, delicato. In bocca ha uno spessore che quasi non ti aspetti, ma, nonostante questa importante materia, non è mai ‘troppo’ o, peggio, pesante, bensì questo spessore va inteso più come rotondità. Così, la gustativa risulta giocata sull’eleganza, la finezza, sui ritorni minerali e floreali, anche sul frutto, quasi sussurrato. Ha certamente più materia del 2004, ma, mentre quello è espressività e piacere allo stato puro, questo 1998 ha una tale raffinatezza da dissimulare, nascondere la sua grandezza. Vien quasi da dire che sia timido, ma è indubbio che abbia ancora una lunghissima strada davanti a sé. È molto equilibrato, lineare nello sviluppo, andando a sfumare in profondità, lasciando la bocca gustosa e fruttata. Incarna perfettamente lo stile Piper – mineralità e frutto – ma con grandissima eleganza. La definizione di “sottile” di Régis è perfetta. Appunto.
Tecnicamente ha 18 anni, ma non li dimostra proprio. Anzi.
E, cari virtuosi del dosage zéro a tutti i costi, a questo ha contribuito anche il dosaggio ‘importante’, non lo dimenticate!
Voto: 93/100
Alla fine, per concludere trionfalmente questa piccola verticale, Régis ha tirato fuori anche un Vintage 1982, ma… questo lo vedremo un’altra volta. Nel frattempo: grazie ancora, Régis!
(ha collaborato alle schede di degustazione Vania Valentini)
Gli champagne Piper-Heidsieck sono distribuiti in esclusiva da:
Onesti Group – tel. 0523/245511 – www.onestigroup.com
Buon dì
In merito al 2006, il giudizio “non convincente” è in generale come prodotto o come Piper Vintage ?
Cioè si è capito che non è il “solito” vintage, ma in se e per se è comunque un prodotto “buono” ?
Grazie
Dave67
Annata calda ma molto buona. Non a caso, ha dato vita a parecchi champagne decisamente interessanti.
Nel caso del Vintage di Piper, è l’annata a non sposarsi al meglio con l’etichetta, come è invece accaduto con 2000, 2004 e 2008, che sono invece eccellenti. Negli ultimi due anni l’ho assaggiato diverse volte e non mi ha convinto, ma con gli anni i Piper possono a dir poco stupire. Quindi vedremo…