Cave Privée: champagne vintage d’autore secondo Veuve Clicquot
Ho più volte detto che in Veuve Clicquot hanno un cruccio: non capiscono come mai la loro La Grande Dame non sia stabilmente riconosciuta tra le migliori cuvée de prestige. A ragione, aggiungo, perché siamo di fronte a uno champagne d’eccezione, come hanno puntualmente dimostrato tutte, e dico tutte, le degustazioni, anche se devo anche ammettere che, in fondo, un motivo c’è: La Grande Dame vuole tempo, tanto, ben più di quanto mediamente necessario alle altre cuvée de prestige… Pertanto, oggi inizia a rivelare tutto il suo vero valore la 1998, mentre la 1989 è forse al top e la stratosferica 1988 appare ancora in pieno divenire. Ecco, il motivo è semplicemente questo e se ai più può sembrare strano, per non dire bizzarro, tutto ciò, vorrei ricordare che per alcuni grandi vini fermi si è disposti ad attendere vent’anni e più mentre dallo champagne si pretende tutto e subito! Ma non è lo champagne prima di tutto un grande vino? Anzi, per me il più grande di tutti. Ma è opinione personale…
Insomma, per godere dell’eccellenza di un grande millesimo by Veuve Clicquot (che, lo ricordo, vanta la primogenitura del primo champagne millésime della storia: 1810) bisogna armarsi di pazienza e aspettare? Sì e no, perché se proprio volete tutto e subito c’è sempre la Cave Privée…
La maison di Reims può vantare una delle più belle e ricche vinothèque (la riserva di vecchie annate) al mondo, con bottiglie che toccano perfino il XIX secolo e parte di questo tesoro è arrivato sul mercato proprio con il progetto Cave Privée. È vero, della Cave Privée, la linea ‘œnothèque’ di Veuve Clicquot, ho parlato più volte su queste pagine, sia della prima uscita, sia della seconda, pertanto non mi ripeterò, però vorrei, in questa occasione, spezzare una lancia a favore di questi champagne, che permettono di apprezzare un vecchio, grande millesimato conservato nelle migliori condizioni possibili. Perché mi è venuto in mente di spezzare la lancia? Beh, perché sono rimasto veramente allibito quando ho saputo che molti – non solo appassionati, ma perfino enotecari e sommelier professionisti – tendando a snobare questi champagne ritenendoli troppo cari per essere dei Veuve Clicquot (!) o addirittura di scarso appeal (!!).
Non voglio neanche commentare il fatto che uno champagne possa essere “troppo caro per Veuve Clicquot”, perché, per chi non lo ricordasse, stiamo parlando di una della più grandi maison, di una che ha fatto la storia dello champagne e della Champagne, nonché di una che sta dimostrando, grazie all’opera dello chef de cave Dominique Demarville, di come si possa fare qualità anche a fronte di grandi numeri, per non dire eccellenza nel caso dei millesimati. Quindi, per favore, se lo stile Veuve Clicquot non vi piace, va bene, al gusto non si comanda, ma non azzardatevi a discuterne il valore assoluto, no! Almeno per partito preso: prima visitate approfonditamente la maison, assaggiate e riassaggiate e allora ne possiamo riparlare con cognizione di causa. Poi, se proprio vogliamo parlare di prezzi, medi al pubblico a scaffale, scopriamo che una Cave Privée 1989 (la trovate nella nuova edizione di Grandi Champagne, con ben 98/100!) costa sui 190 euro e una Cave Privée 1982 meno di 450. Troppo? Date un’occhiata ai prezzi correnti di altri champagne della stessa età – o anche a qualche grande vino fermo – e scoprirete che questi Veuve Clicquot sono veramente molto competitivi. Quindi mi sembra un’eresia definirli “troppo cari” e, anzi e a mio avviso, per quello che offrono (tra i 25 e i 40 anni di invecchiamento, conservazione perfetta, annate d’eccezione) costano pure poco! Sulla qualità invece, ecco un altro esempio…
Cave Privée 1982
66% Pinot Noir, 34% Chardonnay; dosage 5 g/l
dég. mag. 2010 – Il naso è, ovviamente, un po’ chiuso in prima battuta perché, l’ho detto e lo ripeto, con questi champagne non bisogna correre, ciò nonostante si avverte senza ombra di dubbio che è un vino ancora freschissimo e, soprattutto, in splendida forma. È giocato in maniera coinvolgente tra sentori di sottobosco e finissime dolcezze di confetto e panettone, ma anche di torrefazione, il tutto espresso in maniera elegante. Pure l’assaggio si dimostra immediatamente freschissimo (e non è poco per un vino di 33 anni…), vivacizzato da un’importante acidità che dona profondità e ampiezza a una materia che si fa giustamente fruttata, ancora dolce di panettone e, in chiusura, si sposta su note di torrefazione.
Lascia una bocca pulita e fresca con la materia tenacemente attaccata. Alla fine, però, nella sua grandissima eleganza risulta addirittura un vino delicato, probabilmente perché ha bisogno ancora di un po’ di cantina post dégorgement.
Allora son sicuro che rivelerà appieno la grandezza dell’annata di cui è figlio e della splendida mano che l’ha creato.
Voto: 97/100
Questo champagne è disponibile, ovviamente in quantità ancora minore, anche in magnum, con dégorgement diverso (originale, a dicembre 1988) e dosaggio di 9 g/l. Com’è? Addirittura di gran lunga superiore, in quanto la diversa evoluzione (non tanto data dal formato, comunque importante, quanto, piuttosto, del lungo periodo dopo il dégorgement) l’ha reso più espressivo… Un capolavoro!
A questo punto spero di aver convinto i più non tanto dell’eccellenza della Cave Privée (lo farete da soli, assaggiando…), quanto a provarla, almeno una volta. Sono sicuro mi ringrazierete. Santé!
Moët Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
io ho una cave privee 1990 in cantina e non vedo l’ora di berla!!!!
Grande champagne, una delle tante dimostrazioni delle capacità di Veuve Clicquot!
Santé
Mi hanno regalato una bottiglia di Rosé 1989.
stappo o aspetto?
Si tratta della prima release di Cave Privée. Oggi i 1989 in genere sono al loro picco, quindi, se non ha ricorrenze particolari in vista, se la goda!
Buonasera Alberto,
tra una Grande Dame del 1993 ed una del 2004, a parità di prezzo, Lei quale mi consiglierebbe di acquistare?
La 1993 da bere oggi, la 2004 da bere tra 6-8 anni…
Buongiorno Alberto,
un mese fa circa mi è capitato di scovare un Vintage Rosè del 2000 in un’enoteca della mia città che erroneamente (secondo me), vendeva al prezzo del classico brut rosè e non ci ho pensato un attimo ad acquistarlo, mi sapresti dire il valore di questa bottiglia ma soprattutto se è una buona annata e quanto ancora può essere conservata in cantina?
Grazie e complimenti
Francesco
Oddio, sta parlando di Vintage Rosé 2000 di Veuve Clicquot? Impossibile, non esiste… Voleva dire 2002? O 2004?
No, vintage rosé del 2000, ho la bottiglia in cantina, se vuole Le mando foto per conferma.
Accidenti, ha ragione! Pensi che conosco benissimo la maison, ma ignoravo dell’esistenza di questo champagne.
Fu lanciato insieme ai 1999 Vintage e Vintage Rich, ma in quantità estremamente limitata e non sul mercato italiano.
Non ha un valore da collezione, almeno non ancora, ma se ha pagato la bottiglia come il non millesimato, beh, ha fatto un affarone!
Può berlo ora come tenerlo ancora in cantina: i rosé di VCP hanno una longevità pazzesca. Io ho ancora ricordi fantastici del 1955…
Confermo di averlo pagato quanto un non millesimato compreso di un piccolo sconto, mi ritengo più che fortunato. La terrò ancora un po a riposo a questo punto in attesa di una buona occasione per stapparla.
Grazie per la risposta e arrivederci….al prox champagne.