Belle Èpoque: arrivano le nuove annate!
A distanza di un paio d’anni dal lancio delle precedenti annate, arrivano ufficialmente le nuove di Belle Èpoque, non tanto la cuvée de prestige di Perrier-Jouët, quanto il grande champagne, l’essenza della maison di Epernay. A onor del vero, lo scorso anno avevamo registrato l’arrivo di una Belle Èpoque, ma si trattava della singolare Edition Première targata 2007. Invece, ora, è la volta della Belle Èpoque ‘classica’ (2007) e delle sue splendide declinazioni come Blanc de blancs (2004) e Rosé (2006).
Non è la prima volta che assaggio queste nuove annate, ho avuto la fortuna di degustarle in anteprima a gennaio con lo chef de cave Hervé Deschamps, quindi a fine marzo per la nuova edizione (2016-17) della guida Grandi Champagne, pertanto non me ne vogliate se ve le racconterò in maniera molto sintetica, rimandando… proprio alla guida per i dettagli. Ma in questa sede mi farò perdonare con una sorpresa finale!
La presentazione è avvenuta in un contesto inusuale per il lancio di un vino, ma di straordinaria piacevolezza. Anzi, personalmente posso dire che Leo Damiani (Direttore Progetti Speciali di Antinori, pertanto riferimento di Perrier-Jouët in Italia) è riuscito ancora una volta a stupirmi. Leo è oramai famoso per creare eventi nei quali l’ingessata ufficialità lascia il posto alla convivialità, pertanto i nuovi champagne debuttano sempre in contesti di straordinaria piacevolezza, senza mancare minimamente di autorevolezza, beninteso. È successo per anni con Krug, sta succedendo adesso con Perrier-Jouët e in questo Leo è tanto unico quanto geniale. Non a caso, per le nuove Belle Èpoque ha scelto Spoleto e il Festival dei Due Mondi, anche se poi, per la degustazione vera e propria con lo chef de cave, si è addirittura superato selezionando come sede San Pietro a Pettine nella vicina Trevi, agriturismo, ristorante, storico sito di francescana memoria, ma soprattutto azienda leader nella produzioni di tartufi. E, non a caso, i pregiati tuberi nella loro declinazione estiva sono stati lo straordinario complemento degli champagne. Diavolo d’un Leo, che volere di più?!?
Bene, con o senza i gustosissimi tartufi, le nuove annate di Belle Èpoque hanno dimostrato una stoffa di prim’ordine, al punto da mettere quasi in ombra le precedenti annate. Nel caso, la Belle Èpoque 2007 ha prima di tutto sorpreso in quanto figlia di quest’annata (dopo la suddetta Edition Première nessuno se l’aspettava…), quindi ha confortato per quel suo essere incredibilmente piacevole senza mancare di struttura ed eleganza. Un vero e proprio crescendo di rara coerenza che Hervé Deschamps sembra aver iniziato con la 2004, proseguito con la 2006, sublimato con questa 2007. Eccellente.
È stata poi la volta della Belle Èpoque Blanc de blancs 2004, la creazione di Hervé Deschamps appena diventato chef de cave nel 1993, ma soprattutto il ritorno alle origini di questa etichetta, nata proprio come 100% Chardonnay nel 1964. Non è uno champagne facile, anzi, potrei definirlo elitario (complice anche il prezzo), e quest’annata, nonostante la sua innata facilità, la sua grande piacevolezza, non sembra smentire questa natura. È elegantissimo, territoriale e varietale, ma non facile.
Chiusura trionfale con quella che anticipo subito essere di gran lunga la migliore delle tre, la Belle Èpoque Rosé 2006. Caspita che vino, caspita che rosé! È uno champagne piacevole ma complesso, talmente elegante da essere nobile, incredibilmente bevibile. Uno dei capolavori di Hervé Deschamps!
Questi tre champagne sono stati preceduti da una piccola verticale di Belle Èpoque che si è snodata dalla 2006 alla 1998 ed è proprio quest’ultima che vorrei raccontare. Innanzitutto perché è stata proposta addirittura in jeroboam, quindi perché si tratta della cuvée scelta a suo tempo dallo chef de cave per festeggiare i 200 anni della maison e costituire la preziosa Cave du Bicentenaire.
Belle Èpoque 1998
45% Pinot Noir, 50% Chardonnay, 5% Pinot Meunier
(da jeroboam) – Wow, accidenti che naso! Bellissimo, attraente, polposo ma fresco, inizialmente pervaso da una mineralità che riporta agli idrocarburi, quindi ecco i frutti esotici appena e giustamente dolci e una fine e soffusa tostatura. È talmente in forma ed è talmente piacevole da poter essere definito brillante. La bocca rappresenta l’esaltazione di tutto ciò: è rotonda, succosa, assolutamente integra, animata da un riuscitissimo intreccio tra frutto e mineralità, tra fiori e agrumi, con uno sviluppo talmente minerale da poter essere definito perfetto. Senza mancare di profondità e con il plus di un finale appagante nella sua straordinaria bevibilità. Per Hervé l’ideale di Belle Èpoque e se lo dice lui…
Voto: 96/100
Marchesi Antinori, tel. 055/23595, www.antinori.it
Buongiorno
Un suo rapido giudizio su Belle époque brut 2004.
Ringraziandola, saluto cordialmente
Gianfranco
Che dire… un ottimo champagne, molto elegante, declinato in questo caso un’annata di grande piacevolezza. Tenga però presente che la Belle Èpoque ha bisogno di tempo, tanto tempo, per diventare da grande eccellente. Anzi, è molto buona appena uscita, poi sembra andare in una sorta di letargo, per esplodere in tutta la sua magnificenza dopo non meno di dieci anni (dal rilascio, non dalla vendemmia…).