Philipponnat Clos des Goisses: le nuove annate 2001 e 2002, ma non solo…
Non è stata un’annata facile la 2001 in Champagne. Anzi, a guardare quanti hanno millesimato (si contano sulle dita di una mano) e alla quantità di vins de réserve impiegati dalle varie maison nei brut sans année si capisce che l’annata è stata un mezzo disastro. A dispetto di tutto ciò, però e paradossalmente, un paio di grandissimi champagne hanno visto la luce: il Cœur de Cuvée di Vilmart, oramai esaurito, e il Clos des Goisses di Philipponnat invece appena giunto sul mercato, seppure in quantità ridotta.
I più rimarranno sorpresi del fatto che uno dei più grandi champagne in assoluto sia stato prodotto anche nel 2001, ma sono già le parole di Charles Philipponnat, presidente della maison, a far capire perché ciò sia possibile: “il Clos des Goisses è un vigneto eccezionale le cui uve giungono sempre a maturazione, per questo possiamo produrlo in ogni annata”. Già eccezionale, tanto che per molti questo vigneto è il “migliore” di tutta la Champagne.
Sul Mont de Mareuil, dove ha sede questo vigneto di 5,5 ettari, si coltiva la vite dal XVI secolo, ma pare che già al tempo dei Romani qui ci fossero le vigne, a testimonianza della spiccata vocazione di questi ripidi pendii. Nel corso dei secoli, le migliori vigne sono appartenute alla più alta nobiltà francese tra cui il Visconte d’Aÿ, che altri non era che il Duca d’Orléans. Tra queste vigne anche il Clos des Goisses che, dopo la Rivoluzione, venne acquistato per 2 milioni di Franchi dalla famiglia di négociant di Mareuil Boucher, che nel 1887 edificarono le mura, tuttora esistenti, rendendo Clos il vigneto ‘Les Goisses’. Goisses è il femminile di Gois e nel linguaggio champenois significa “estremamente difficile da lavorare”. In effetti, nel Clos de Goisses la ripida pendenza obbliga non solo a un lavoro rigorosamente manuale, ma rende questo anche particolarmente gravoso.
Poco prima della fillossera, poi, il vigneto fu nuovamente di proprietà dello Château de Mareuil (la famiglia del Visconte), finché nel 1935 venne acquistato da Pierre Philipponnat, che attuò immediatamente una serie di lavori (scale, canalizzazioni per lo scolo dell’acqua, consolidamento del terreno, divisione per appezzamenti, 11 lieux-dits per 20 parcelle, per la precisione) che diedero al vigneto l’aspetto che conserva tutt’oggi.
Un vigneto unico capace di andare oltre l’annata
Il villaggio di Mareuil-sur-Aÿ (classificato Premier Cru al 99% nella echelle des crus) si trova esattamente al centro della Champagne, nel punto dove si incontrano la Montagne de Reims, la Vallée de la Marne e la Côte des Blancs. Qui il terreno è particolarmente omogeneo, di composizione marcatamente gessosa ed esposto prevalentemente a sud-est. Non è un caso se gli champenois usano dire “Aÿ le nom, Mareuil le bon”, a sottolineare allegramente che il primo vive di fama, il secondo di sostanza.
In questo contesto si colloca il Clos des Goisses, unico tra gli unici per via della sua esposizione totalmente a sud e del microclima particolarissimo. Talmente particolare che la temperatura media che si registra nel vigneto è superiore di 1,5°C a quella media della Champagne e, anzi, corrisponde a quella di un’altra celeberrima zona vinicola 400 Km più a sud: la Borgogna. Tutto ciò è dovuto primariamente all’incidenza con la quale i raggi del sole raggiungono il vigneto e quanto dura l’insolazione nel corso del giorno. Infatti, il Clos des Goisses è incredibilmente ripido, con una pendenza media che oscilla tra i 30 e i 45°: visto dall’alto fa impressione. Non a caso, Charles Philipponnat, sottolinea come “ad Aÿ e Mareuil ci sono i migliori vigneti di Pinot Noir di tutta la Champagne, ma quello del Clos des Goisses è eccezionale”.
Il Clos des Goisses si estende per 800 metri da ovest a est lungo la strada che da Mareuil va a Bisseuil, parallelo al canale della Marne; ha una profondità di circa 100 metri e un dislivello di 60 nel punto più alto. Il suo terreno è diverso dalla media di Mareuil; lo spessore del suolo, prima dello strato gessoso, è curiosamente maggiore, dai 25 ai 30 cm contro gli 8-10 del resto: è questo ad aver creato un humus per le piante che, complice anche la temperatura media più elevata, dona alle uve – quindi al vino – potenza, struttura intensità. Sotto, invece, lo strato più denso di craie dona la spiccata mineralità. A guardarlo, il Clos si presenta con un profilo veramente particolare: una semibottiglia coricata e, anzi, in giornate particolari, quando la collina si riflette nel canale, l’effetto ottico è proprio quello di una bottiglia di champagne poggiata su un fianco (si veda qui sopra, in proposito, la celeberrima foto storica che illustra proprio questo ‘effetto’).
Il vigneto è piantato per 2/3 a Pinot Noir e per la restante parte a Chardonnay; le piante hanno un’età media di 30 anni e la maison le reimpianta proprio per far sì che questa media resti costante, preservando, quando possibile, le viti più vecchie, che donano energia e preziosità al vino. Ciò nonostante, le piante più giovani di 12 anni non vengono impiegate per la realizzazione dell’omonimo vino, ma confluiscono nelle altre cuvée della maison. La densità è di 8.300-10.000 ceppi/ha e la resa media in uva di 80 q/ha, quindi ben sotto la media tipica della Champagne.
Il Clos des Goisses vino
La vinificazione delle uve del Clos, solo le migliori, selezionate di volta in volta in vendemmia, avviene in maniera tradizionale per parcelle, con un utilizzo di barrique pari al 30-45% a partire dal 2000 (prima avveniva parzialmente o totalmente in botte, a seconda dell’annata); la malolattica è sistematicamente evitata. È interessante notare che queste uve sono talmente particolari che i vins clairs che sono alla base dello champagne omonimo hanno, prima della prise de mousse, un tasso alcolico di 11° (quindi da 0,5 a 1° più della quasi totalità degli champagne) ed è per questo che in etichetta leggiamo poi 13° (la rifermentazione fa guadagnare solitamente 2° alcolici).
L’assemblaggio rispecchia la suddivisione dello stesso vigneto (quindi 70% Pinot Noir e 30% Chardonnay, ma fino al 1964 è stato 50/50), poi, dopo l’imbottigliamento, il vino rimane poi a contatto con i lieviti dai 7 ai 10 anni, a seconda della caratteristiche della vendemmia; ad esempio, il 1999 è stato commercializzato nel 2007, mentre il 1998 l’anno successivo. Fino al 1999 compreso la rifermentazione è avvenuta con la bottiglia chiusa con il tappo di sughero (bouchon liège), dal 2000 con il diffusissimo tappo a corona di metallo. È un vino sempre millesimato, dosato molto basso (mediamente 4,5 g/l) per non velarne la purezza, di gran corpo e notevole lunghezza, ovviamente con il Pinot Noir in primo piano. La resa, come abbiamo visto, è più bassa della meda della Champagne, per questo la produzione oscilla tra le 20.000 e le 55.000 bottiglie, a seconda dell’annata.
Dal 1935 al 2008 compreso il Clos des Goisses non è stato prodotto in 12 annate (‘44, ’54, ’63, ’65, ’67, ’68, ’72, ’74, ’77, ’81, ’84 e ’87) e, considerando che solo alcune di queste (’63, ’72 e ’84) sono state veramente cattive e che le altra “minori” sarebbero state certamente alla portata del vigneto, è probabile si trattasse di una scelta della famiglia, che imbottigliava il vino come Clos solo nelle annate veramente grandi.
Le “nuove” annate
2001 (dégorgement giu. 2011)
Naso pieno e intenso di frutto su una soffusa maturità. La bocca è vinosa ma anche freschissima per via di una vena acidula (più che di acidità pura) tipica del Pinot Noir. È sottile, quindi non piena come il naso. Una leggera scompostezza e un vena erbacea amaricante sul finale tradiscono tanto la gioventù quanto l’annata. Oltre a una netta nota mineral-ferrosa in chiusura. Ma rimane una bottiglia sorprendente. Anche per la beva e l’ottima persistenza.
Oggi vale almeno 90/100
2002 (dégorgement giu. 2011)
Olfatto di spiccata eleganza che alcuni potrebbero erroneamente scambiare per “leggero”. La matrice fruttata emerge nettamente, ma la freschezza perfettamente fusa con questa lo rende croccante e levigato. L’assaggio sembra amplificare tutte queste sensazioni: prima il frutto polposo, poi la freschezza di agrumi scuri che, ancorché imprime profondità e dinamismo al vino, non ne limita mai la trama vellutata.
Il tutto sempre con grande eleganza. E rimane così, tenacemente legato al palato con una persistenza rimarchevole. Grande champagne, anche perché ottimo già ora. Ed è solo l’inizio, perché questa bottiglia ha margini di crescita notevoli.
Così parte da 94/100
I grandi del passato
Il Clos des Goisses 2000 è stato recensito con risultati eclatanti nella guida Grandi Champagne 2012, proponendosi oggi come uno dei migliori champagne targati 2000, se non il migliore, qui di seguito, invece, andiamo a conoscere alcune grandi annate.
1996 (dégorgement ott. 2007)
Naso esuberante, intenso, che si offre immediato tra note dolci e minerali molto eleganti. Così come l’ampio bouquet fruttato che le accompagna. Palato di notevole volume per un vino di grande struttura, coerente con l’olfatto e reso molto dinamico da un’acidità perfetta. Chiusura sapida con sfumature agrumate rinfrescanti. Champagne maiuscolo ma pure di beva accattivante per via di una fusione perfetta. Ed è ancora giovane…
Voto: 95/100
1990 (dégorgement ago. 2007)
Approccio olfattivo di grande fascino, disegnato da fresche e intense note di mineralità pietrosa. Man mano emergono le dolcezze, la frutta secca e tropicale, le tostature e pure un’intrigante vena grasso-burrosa. Dà sensazione di profondità. In bocca il vino è succulento e cremoso, anche elegante, forse non molto spesso, ma sofisticato. Per questo chiede attenzione, concentrazione, allora regala man mano un frutto scuro e la tostature, accompagnate da una bella freschezza di stampo ancora minerale ma pure agrumato. Grande.
Voto: 94/100
1982 (dégorgement feb. 2006)
Naso intenso e complesso prima netto di crosta di formaggio poi di erbe aromatiche che danno tanta freschezza di impronta balsamica, quindi ecco una vera e propria esplosione di frutti tropicali che conquista. Palato giustamente maturo, di volume ma mai eccessivo, anzi particolarmente elegante e in perfetta linea con l’olfatto. Segue uno sviluppo agrumato e la classica conclusione minerale, nuovamente gessosa e lunghissima. Crescendo entusiasmante e beva irresistibile per un vino semplicemente colossale.
Voto: 97/100
1952 (dégorgement mar. 2008)
L’unico con assemblaggio diverso: 50/50. Per molti il miglior Clos des Goisses mai prodotto. Ha delicate dolcezze prima fruttate, poi di toffee, dense, rotonde, fini, quindi una componente erbaceo/aromatica che ricorda tanto il rosmarino e mantiene il tutto sempre fresco. Bocca perfetta, ricca ma fine, arricchita da note di torrefazione e una cremosità che riporta al toffee del naso. Piacevolmente maturo, è molto dinamico sui ritorni fruttati e sull’imprescindibile mineralità che regala un finale sapido. Notevole.
Voto: 96/100
Moonimport, tel. 010/314250, www.moonimport.it
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