Una piccola maison da tenere d’occhio: V.ve Fourny
A settembre, durante la mia visita in Champagne in occasione della vendemmia, ho avuto modo di tornare a trovare due cari amici che avevo colpevolmente perso un po’ di vista negli ultimi due anni: Charles ed Emmanuel Fourny. I due fratelli sono l’anima di una piccola maison (RM) di Vertus che è senza dubbio tra le più rappresentative di questo Premier Cru della Côte des Blancs: Veuve Fourny. Tra l’altro, i loro vigneti (15 ettari suddivisi in 30 parcelle) hanno un’età media di 40 anni, sono frutto di una selezione massale operata dal nonno Albert nei primi anni ’30 (su portainnesto 41/B) e di questi fa parte uno dei rari, veri clos della Champagne, il “Clos Faubourg Nôtre Dame”.
La famiglia Fourny coltiva la vite e produce champagne dal 1856 con passione e rispetto della migliore tradizione champenoise. Fino al termine della Seconda Guerra Mondiale, però, i Fourny vendevano tanto le uve quanto i vini alle grandi maison, finché negli anni ’50, per iniziativa di Roger, decisero di produrre e commercializzare champagne con il proprio nome. Purtroppo, nel 1980 Roger viene a mancare e la maison è presa in mano con coraggio dalla moglie, da cui la denominazione Veuve Fourny, mentre i figli stanno ancora terminando gli studi, economici per Charles-Henry, enologici per Emmanuel. Ciò nonostante, M.me Fourny non forzerà mai i figli a seguire le orme del nonno e del padre: se dovrà essere, la loro sarà essenzialmente una scelta personale. E, fortunatamente, così è, perché i due fratelli passano a condurre la maison rispettivamente nel 1993 e nel 1994. Il loro motto “une famille, un clos, un Premier Cru” sintetizza molto bene questa realtà di rigorosa tradizione famigliare. Con i due fratelli, però, la maison ha conosciuto un incremento qualitativo costante e importante che a mio avviso pone oggi V.ve Fourny tra gli immancabili della denominazione Champagne. Da notare che una piccola parte delle uve (l’equivalente di 4 ettari) è venduta, così come la taille, mentre dal 2011 è operativa la nuova cantina di vinificazione, bella ed efficiente.
La gamma V.ve Fourny si compone ora di ben nove etichette e la loro di ingresso (il classico brut sans année) è ovviamente il Blanc de blancs Brut Premier Cru. Per produrlo, i Fourny utilizzano la sola cuvée, che poi fanno fermentare per il 75% in cuve di acciaio e per il 25% in barrique, in entrambi i casi con 7 mesi di maturazione sulle fecce e con la malolattica svolta solo parzialmente. L’assemblaggio vede circa l’80% dell’ultima vendemmia più il 20% di vins de réserve (questi sono sempre fermentati in legno) su due annate; seguono non meno di 30 mesi sui lieviti e, dopo il dégorgement, un dosaggio di 6 g/l. Nello specifico, la bottiglia da me assaggiata era basata sull’annata 2011 (tra l’altro, la prima vendemmia durante la quale i fratelli Fourny hanno deciso di fermare la raccolta in modo da favorire la perfetta maturità) più le riserve del 2008 e del 2009.
Blanc de blancs
100% Chardonnay
Appena avvicini il naso al bicchiere, rimani subito piacevolmente colpito da questa espressione non semplicemente bella, ma tesa e vivace, intensamente minerale, con un bel frutto a dare polpa e gusto. Più che altro, è quasi il blanc de blancs ideale, puro ed elegante, ovvero proprio come lo vorresti. Bocca pulitissima e molto fresca, decisamente fine e ancora pervasa dalla mineralità, con il frutto che si è fatto agrume e va a permeare il pulitissimo finale. Un blanc de blancs molto, molto buono, assolutamente perfetto per un aperitivo di classe superiore o, più semplicemente, per quando… si ha voglia di un buon bicchiere di champagne!
Voto: 87/100
È solo il primo gradino di ingresso al mondo V.ve Fourny, ma è forse lo champagne che più di tutti evidenzia il netto progresso qualitativo compiuto da questo produttore negli ultimi tre anni. Bravi!
Buonasera, ho stappato una bottiglia di grande riserve brut (quindi la cuvee assemblata) proprio qualche giorno fa, poco prima della pubblicazione di questo post e devo dire che ho trovato lo champagne un po’ magro, molto elegante ma, per il mio gusto ancora all’inizio con lo champagne, un po’ “scarso”.
Ho avuto invece una gradita sorpresa ieri sera con una bottiglia di André Clouet; che ho trovato, all’opposto, succosissimo e molto complesso, ma capisco da me che si tratta di un’altro terreno, altro assemblaggio, un’altro vino..
Buongiorno,
sì, la Grande Réserve ha una quota (20%) di Pinot Noir accanto allo Chardonnay. Lo trova magro, leggero direi, più che “scarso”? Può essere per i suoi gusti, ci sta, magari lei preferisce champagne più ‘potenti’, più ‘vinosi’. È una questione di gusti personali, ma soprattutto, di stile del produttore. Parlando con i fratelli Fourny, mi dicevano che il loro stile, il loro obiettivo negli champagne era “finezza e freschezza, mineralità e frutto”, quindi per certi palati i loro champagne potrebbero effettivamente risultare magri. Ma se lo stile del produttore è quello, non solo l’obiettivo è certamente centrato, ma va anche rispettato questo stile, salvo poi non incontrare i gusti del singolo, per carità…
Spero di essermi spiegato bene e, soprattutto, che sia d’accordo con questo concetto, perché la forza dello champagne è essere uno ma con tante sfaccettature diverse che lo fanno essere molti…
effettivamente “scarso” era un’aggettivo un po’ eccessivo, forse avrei dovuto usare solo “magro” che è quello che mi è sembrato come ho detto questo champagne, comunque ne ho comprate 2 bottiglie quindi vedrò in queste feste di riassaggiarlo! Comunque imputo questa mia sensazione un po’ al mio gusto (ho avuto la fortuna di bere un Dom Perignon vintage 2004 ed il Clos de Goisses 2000 a brevissima distanza e ricordo il secondo come un “sogno di champagne” mentre il primo non tra le bottiglie più folgoranti che ricordi..) e tantissimo all’inesperienza, dai miei appunti mi pare di avere nell’ultimo anno bevuto tra i 30 e i 35 champagne.. quindi sono proprio un novellino!
Come si dice? “Nessuno nasce imparato”, quindi piano piano, c’è tempo, senza fretta. Anzi, scoprire via via nuovo champagne, affinare i propri gusti, tornare su uno che non era piaciuto per riscoprirlo, rimanere a volte delusi da uno che si ricordava fantastico (ci sta…), trovare meravigliose conferme: il percorso nel mondo dello champagne è tremendamente affascinante!
Ciò premesso, lo riprovi con calma, tenendo a mente che los tile del produttore è proprio improntato alla finezza.
Mi faccia sapere