Vilmart si conferma un grande champagne. Sempre.
La Dame du Vin per Lemiebollicine
11 ettari di vigneti, suddivisi fra Chardonnay (preponderante) e Pinot Noir, per una produzione di circa 120.000 bottiglie che è iniziata nel 1890 grazie alla lungimiranza di Désirée Vilmart, fondatrice della Maison. Ora a condurre il gioco è Laurent Champs, chef de cave e patròn, figlio di René che, come da tradizione, gli ha insegnato a lavorare lo champagne in modo meticoloso, attento e rispettoso.
Rilly la Montagne è a 15 chilometri a sud di Reims, nella parte nord della Montagne de Reims, dominio indiscusso del Pinot Noir. Eppure la maggior parte dei vigneti di proprietà di Vilmart sono coltivati a Chardonnay (60%) e il resto a Pinot Noir (40%), tutti Premier Cru, e con anzianità di vigne che va da 35 a 50 anni.
Laurent pratica un approccio molto rispettoso della natura nelle sue coltivazioni e l’emblema del suo “credo” è la carta Ampelos, che certifica un percorso qualitativo di rispetto nei confronti dell’ambiente e degli uomini. È curioso andare a vedere, sul sito della maison, il significato delle iniziali di questa antica parola greca, diventata un perfetto acronimo per Laurent.
Di Vilmart vorrei raccontare il suo millesimato, che nasce da vigne vecchie, quindi da vini invecchiati per almeno 10 mesi in barrique da 228 litri (sistema comunque adottato per tutti gli champagne millesimati della maison, per gli altri ci sono le foudres) che poi non sono stati sottoposti a fermentazione malolattica.
Grand Cellier d’Or 2008
80% Chardonnay, 20% Pinot Noir
Il colore è caldo e rassicurante nel bicchiere. Il vino, però, è un po’ freddo, quindi lascio che la temperatura aumenti di un paio di gradi, anche di tre a dire il vero. Osservo nel frattempo la bottiglia, molto elegante, essenziale, pulita.
Finalmente cominciano a uscire profumi che riesco a percepire in maniera netta. L’approccio è rotondo, vellutato, soave. Una estrema morbidezza, quasi ostentata, benché resa precisa e tagliente da una sferzata di mineralità che pervade la materia. Burro fuso, spezie dolci, crema pasticcera sono le componenti che fanno da apripista al corredo aromatico di questa piccola opera d’arte. La complessità della trama trasforma ben presto questi profumi in tocchi più maturi: nocciola tostata, frutta candita, pan di spezie.
L’attacco in bocca è vivace ma la pienezza del sorso conferma che freschezza e intensità possono convivere amabilmente e in perfetto equilibrio. Magistrale l’utilizzo del legno che, in questo caso, amplia addirittura le precise caratteristiche di mineralità e croccantezza, conferendo una portata più grande. Note rassicuranti di piccola pasticceria e di ananas caramellato si alternano a una piacevole di vinosità data dal frutto che, una volta calato il sipario, sale in proscenio ad accogliere il suo applauso in solitaria. Finale lunghissimo e persistenza che conferma la sua complessità.
Direi che starebbe molto bene con delle capesante gratinate al burro e brandy, o con una dadolata di petto di pollo al curry giallo.
Io l’ho gustato da solo e l’applauso è partito spontaneo, con una standing ovation.
Parola di Dame.
Voto: 91/100
Teatro del Vino – tel. 055/8811394 – www.teatrodelvino.it