Nel segno del 1998: Perrier-Jouët Belle Èpoque e Ramon Allones 898
Da qualche anno ricorre un simpatico appuntamento in quel di Brindisi: l’Alto Salento Cigar Club organizza a metà novembre un evento il cui momento clou è rappresentato da una degustazione in abbinamento tra un grande champagne e un grande sigaro. Avana naturalmente. Di solito il presidente del club, Nicola Pileggi, sceglie il sigaro e il sottoscritto lo champagne, entrambi rigorosamente vintage. Così, negli anni passati si son succeduti Dom Pérignon Œnothèque 3ème plentude 1976, Moët Grand Vintage Collection 1959 in magnum, Moët Grand Vintage 2000 in mathusalem al fianco rispettivamente di Dunhill Don Alfredo Selecciòn N. 53 del 1974, Dunhill Don Candido Selección Suprema No. 502 del 1954, Partags Serie D No.4 Reserva del 2000. Anche quest’anno, il buon Nicola Pileggi ha trovato un’altra rarità, un box EMS (English Market Selection) di Ramon Allonen 898, vitòla Dalia (170 mm x 43 RG), sigaro eccezionale di una marca straordinaria, purtroppo uscito di produzione nel 2002. Il box in questione era stato prodotto nel 1998 allora ho pensato di far coincidere l’annata anche per questa volta rivolgendomi a un grande interprete della vendemmia, la cuvée Belle Èpoque di Perrier-Jouët.
Della Belle Èpoque 1998 ho già avuto modo di parlare in occasione della grande verticale, però vorrei ricordare come questa annata è stata scelta dallo chef de cave Hervé Deschamps per la “Bi-centenaire cave”, ovvero la testimonianza per il futuro della tradizione di eccellenza Perrier-Jouët. Qui, infatti, riposano circa 200 magnum di Belle Èpoque 1998, per Deschamps il simbolo vivente di questa testimonianza: l’annata della cuvée de prestige non solo sintetizza al meglio lo stile e la qualità Perrier-Jouët, ma l’eccezionale equilibrio del vino rappresenta l’accoppiata ideale per conservare l’essenza della maison in vista dei futuri traguardi storici e delle generazioni a venire. Inoltre, la 1998 è un’annata ancora in piena fase di sviluppo, ancora da rivelarsi appieno, tanto che diversi chef de cave parlano di un potenziale di almeno trent’anni.
A ogni modo, oggi con qualche anno di maturazione sulle spalle (ricordo che di Belle Èpoque è in commercio la 2004), questo champagne inizia pian piano e finalmente a svelare tutta la sua magnificenza. Sono fermamente convinto, infatti, che questa etichetta di Perrier-Jouët necessiti assolutamente di qualche anno di maturazione in cantina in quanto da giovane può apparire cruda, ovvero ancora appuntita nella sua freschezza e nel suo essere fortemente legata allo Chardonnay.
Non a caso, questa Belle Èpoque 1998 (45% Pinot Noir, 50% Chardonnay, 5% Pinot Meunier), pur rivelandosi ancora molto giovane, nel corso della degustazione ma prima di accostarla al sigaro, ha denotato una piacevole sfumatura matura all’olfatto, oltre a un frutto rotondo e gustoso, spunti erbacei e la classica vena tra mineralità e agrumi. L’assaggio, invece, ha colpito per la cremosità, la materia abbondante e levigata all’attacco, floreale e fruttata, prima che la spalla acida e la componente minerale le donassero tensione e profondità, per chiudere su una confortante sapidità e gustosi ritorni fruttati di ragguardevole persistenza.
Rispetto all’assaggio di un anno fa è migliorata, guadagnando almeno 3 punti, pertanto la colloco agevolmente a:
Voto: 94/100
Se lo champagne è apparso ancora molto giovane, il sigaro non è stato da meno. Anzi, pertanto ho coinvolto Giuseppe Elefante, raffinato palato nonché altra colonna portante dell’Alto Salento Cigar Club, che ci descrive il sigaro e il suo accostamento allo champagne.
“Il Ramon Allones 8-9-8 si presenta con una fascia colorado claro, omogenea e dai toni dorati lievemente tendenti al verde. A crudo sono presenti lievi sentori speziati.
Debutto sostenuto, che evidenzia il prevalere di note balsamiche e di aromi tostati e lievemente speziati, con evidenti punte di tannicità. Tiraggio nella norma (4 esemplari su 25 hanno presentato alcune occlusioni) e combustione da riferimento (nessuna correzione nell’arco dell’intera fumata).
Nel secondo tercio, il sigaro evolve progressivamente verso note più dolci, floreali e fruttate, mentre permane, seppure affievolita, la sensazione di tannicità. All’incedere della fumata il registro si intensifica e si inspessisce, denotando una densità e una profondità aromatica ragguardevoli; eccellente anche la qualità e la finezza degli aromi. Il sigaro pare comunque manifestare un ampio margine di miglioramento. Perfetto il bilanciamento complessivo anche in relazione all’intensità della forza, che si attesta su livelli medio-alti.
Finale ricco e cremoso di note tostate e di eleganti echi di liquirizia. Evoluzione pronunciata. Lunghissima la persistenza al palato.
Per quanto riguarda l’abbinamento con lo champagne, a mio avviso si è rivelato difficile, anche se ha poi vissuto due fasi ben distinte. Nella iniziale, sia il sigaro sia lo champagne hanno trovato difficoltà nello stabilire una seppur minima assonanza. Probabilmente a causa della sua esuberante acidità iniziale il Belle Epoque è rimasto imbrigliato in un registro poco incline a supportare la vigorosa intensità aromatica dell’898. A mio modesto parere, però, nel corso del tercio centrale del sigaro i due prodotti hanno espresso un vivace, originale quanto gradevole contrappunto. Briosa e più avvolgente la natura dello champagne, profondo, quasi baritonale, lo spartito del RA. In mezzo, come un’affascinante liaison, l’espressione di una palette fruttata e floreale da parte di entrambi, che è parsa far convergere i due campioni verso un riuscitissimo bilanciamento“.
E, per concludere, interessantissime notizie storiche sul sigaro ce le fornisce lo stesso Nicola Pileggi, che naturalmente dice la sua anche sull’abbinamento.
“Il sigaro acquistato a Londra è frutto della selezione di JJ Fox a St.James. La marca è nota ai più per avere inventato la disposizione 898 e il suo fondatore fu colui il quale ebbe l’idea di disporre i sigari in casse di cedro poiché non condivideva che un prodotto tanto pregiato fosse inviato in madre patria (Spagna) i dozzinali pacchi in cui veniva immessa una capsula contenente vaniglia per incrementarne l’aroma.
La marca Ramon Allones, poi, divenne estremamente popolare con la inaugurazione del canale di Suez, quando lo stesso Allones incontrò non solo il Jadive, ma anche Giuseppe Verdi, partecipando alla prima di Aida. I suoi sigari furono serviti dopo il banchetto e avevano al posto della fascetta un grosso anello d’oro con incisa la data e la ricorrenza. Inoltre, Ramon Allones è una marca storica per il mercato inglese alla stregua di Por Larrañaga soprattutto perché, dopo essere stata di proprietà Partagas dal 1911 al 1927, fu poi acquistata da un fondo di investimento inglese appositamente costituito.
Per quanto riguarda l’898 nello specifico, rappresenta una rarità considerando che è stato uno tra i primi 898 a scomparire dal vitolario Habanos e la sua relativa scarsità di reperimento ha contribuito ad aumentare la fama. Osservando invece gli esemplari in nostro possesso, la conservazione del box era eccellente e, seppur con un paio di eccezioni, tutti i sigari erano ben costruiti e perfettamente rispondenti alle caratteristiche della marca. L’unica notazione rispetto a quanto già detto da Giuseppe è che la forza in questo sigaro, specialmente nell’ultimo tercio, era impressionante e mai scomposta, mentre con lo champagne trovo che il match si sia risolto alla pari nell’opposto delle sollecitazioni palatali.
Però, rimane affascinante l’esercizio di stile che impone una riflessione seria allorché il contrasto, e a volte lo scontro, tra le sensazioni diviene una summa, una sintesi di piacevolezza alla quale nessun purista delle due fruizioni si acquieterà e abituerà mai, ma a livello edonistico tutto ciò diventa la peculiarità delle degustazioni amichevoli ed amicali“.
Marchesi Antinori, tel. 055/23595, www.antinori.it
Ancora complimenti per il continuare a proporre questi abbinamenti che sono il top. Grazie.
Grazie Gino, ma è stata l’attivissima e qualificata partecipazione di appassionati come te a rendere davvero interessante l’abbinamento!
Caro Alberto una bella riflessione sull’esercizio compiuto, tanto raro quanto utile, ma riflettevo sul fatto che la scelta dello champagne per queste degustazioni pre-cena sembra quasi obbligata, un obbligo che personalmente prediligo.
Sì, Nicola, sono bbinamenti da fare assolutamente prima della cena. E, come abbiamo verificato, è meglio prima assaggiare lo champagne per bene e solo successivamente dare… fuoco alle polveri.
Non ho spesso abbinato champagne e sigaro, non ho nemmeno una grande cultura riguardo ai sigari, anche se non disdegno una fumata ogni tanto. Quest’estate visto il caldo non avevo troppa voglia di distillati e con degli ospiti ho provato qualche abbinamento: una volta si trattava sempre di 898, ma di Partagas, con Fleury Fleur de l’Europe e in un’altro caso di Open Junior di Montecristo con Cuvée des enchanteleurs di Henriot.
Vittorio, l’abbinamento tra sigaro e champagne non è semplice e spesso vi si avventurano solo gli appassionati. Ciò nonostante, spesso si rivela davvero molto interessante, finanche più del classico accostamento ai grandi distillati. Accenni a due interessanti match con cui ti sei cimentato, beh… dicci di più!
In entrambi i casi si tratta di champagne con un acidità evidente che possa tenere testa all’aroma del tabacco così intenso. Quello più azzeccato era con Fleury, uno champagne più rustico e territoriale. Enchanteleurs è più rotondo, era più sopraffatto dall’aroma del sigaro, ma era troppo tempo che cercavo l’occasione di berlo.
Caro Alberto, complimenti,
Con la tua professionalità hai emozionato tutti i partecipanti, degustare un Grande Champagne in Tua presenza ha un fascino unico
Grazie di aver pubblicizzato il Nostro evento …
Buon lavoro
Troppo buono, caro Amedeo. E per la “Masterclass Champagne” che faremo in primavera a Lecce, vedrai che metteremo su una gran bella cosa!
Ne sono certo, grazie x la disponibilità
Ciao Alberto e ciao nuovi amici tutti di Alto Salento Cigar Club.
Prendo a prestisto due parole che durante la vecchia Repubblica sono state cotte e mangiate: “Parallele Convergenti”.
Credo infatti che si possa ricondurre a questo concetto l’esperienza fatta a Brindisi e tutte le esperienze di contaminazione che gli appassionati di sigaro, piuttosto che di vini o di champagnes percorrono quasi obbligatoriamente durante il loro percorso passionale.
Champagnes e sigari infatti sono due parallele che si identificano nei caratteri salienti comuni (terroir, manualità, maison, evoluzione e tanto altro….) e di cui persone appassionate come noi ne cercano le convergenze.
Il massimo è riuscire a creare le condizioni giuste di “corsa” per realizzarne addirittura l’incrocio senza sovrapposizione…..
Saluti a tutti.
Esattissimo, Antonio. Come dicevamo, è un’esperienza da appassionati, certamente interessante, ma altrettanto certamente non convincente per tutti. A ogni modo, mi sembra che a Brindisi le “parallele convergenti” abbiano funzionato…