I superbi rosé di Perrier-Jouët
La partecipazione di Perrier-Jouët all’evento “Taste of Roma”, con un accogliente stand supervisionato con la consueta affabilità da Leo Damiani (Direttore Italia della maison in seno ad Antinori) mi ha permesso di riassaggiare la gamma delle creature dello chef de cave Hervé Deschamps. Posso dire di conoscere benissimo Perrier-Jouët, ciò nonostante fa sempre piacere bere e ribere questi champagne, sia per il puro piacere di farlo, sia per verificarne l’evoluzione. E, magari, avere delle sorprese…
Nel caso, piacevolissime. Nella mia prima esperienza di una guida legata al mondo degli champagne, nel 2008, ricordo come il Blason Rosé, il brut sans année in rosa di Perrier-Jouët, mi colpì molto favorevolmente, tanto da meritare una menzione speciale. E l’anno successivo, in diverse occasioni, continuavo a essere convinto dell’elevata bontà di questa bottiglia. Così, lo scorso anno, in occasione degli assaggi della guida Grandi Champagne 2012, ero convinto di continuare su questa piacevole falsariga, invece… Per carità, non che lo champagne non fosse buono, no, perché ha pur sempre conquistato un ottimo 85/100, però non mi colpì al cuore come aveva fatto in passato. Tanto che, insieme allo staff, lo riassaggiammo due volte. Non credo, però, che questa mancanza di “entusiasmo” fosse imputabile all’annata base, no, piuttosto ipotizzo si trattasse di bottiglie degorgiate da pochissimo, tra l’altro appena arrivate da Antinori, fresco distributore per l’Italia di Perrier-Jouët, o finanche di due bottiglie consecutive non proprio ottimali (succede, è il “bello” del vino). Rimasi dunque con il dubbio – e pure un po’ di dispiacere – ma soprattutto con la ferma idea di riassaggiare il Blason Rosé al più presto, anche se poi, tra una cosa e un’altra, il tempo è passato fino all’appuntamento romano… Fino a quando Leo Damiani mi accoglie proprio con un generoso bicchiere di questo champagne e… wow, finalmente avevo ritrovato l’ottimo rosé che conoscevo!
Blason Rosé
50% Pinot Noir, di cui il 12/15% in rosso, 25% Chardonnay, 25% Pinot Meunier
Premessa: dopo aver stappato la bottiglia, date almeno 5 minuti a questo champagne perché possa rivelarsi appieno.
Allora vi accoglierà con un olfatto estremamente invitante per via della generosa e polposa fruttosità rossa che sembra dominare, pur se con finezza e arricchita da sfumature dolci, tostature, note di panificazione, il tutto in grande equilibrio. Raffinato e interessante. L’assaggio ripropone immediatamente la rotonda e gustosa materia fruttata, con la polpa sostenuta da una carbonica carezzevole e, soprattutto, da una corretta vena acida. Il risultato è un rosé cremoso ma fresco, di espressione particolarmente piacevole, che conquista al punto di farsi bere e ribere. Voto: 88/100
La gamma Perrier-Jouët conta un altro rosé, di classe ben superiore in quanto si tratta di una delle tre perle della linea Belle Èpoque. Pertanto sono stato particolarmente felice quando Leo si è avviato a stappare anche questa bottiglia. Bene accosto il naso al bicchiere e… c’è qualcosa che non mi torna: lo champagne non è buono ma eccezionale e mi ricorda uno dei migliori rosé in assoluto, il Belle Èpoque Rosé 2002. Controllo la bottiglia ed è proprio “lui”, il 2002. Forse è l’etichetta meno nota della serie, ma probabilmente anche la più attraente, visto che l’elevata proporzione di Chardonnay, firma della maison e proveniente da Avize e Cramant, qui non è più prioritaria ma cede il posto al Pinot Noir, con il 42% vinificato in bianco dalle uve di Mailly e Verzy e l’8% in rosso, questa volta raccolto ad Aÿ e nell’immancabile Bouzy. Rispetto alle due sorelle blanc, la Belle Èpoque Rosé matura sui lieviti un periodo minore, 4 anni, ed è dosata a 9 g/l.
Belle Èpoque 2002 Rosé
50% Pinot Noir, di cui l’8% in rosso, 45% Chardonnay, 5% Pinot Meunier
Colore oro antico con unghia rosata per un naso dolce di pasticceria, pan brioche e caramello nel quale la mineralità rende queste dolcezze leggere e fragranti. È, insomma, piacevole ed elegante, anche perché l’impostazione non insegue né la vinosità né la facile piacevolezza, ma punta a un’eleganza armoniosa. Bocca concentrata ma snella, materica e sostanziosa ma anche agile, soprattutto freschissima. Non marca insistentemente la tipologia dei rosé, anzi è molto minerale su una trama fruttata esotica che permea il finale, lunghissimo. Splendida la bollicina, perfettamente integrata con il vino. Quello che sorprende, però, è l’equilibrio, l’armonia, la fusione dell’assaggio, che rendono la beva irresistibile. Voto: 95/100
Non solo uno dei migliori rosé, ma anche uno dei migliori 2002. Questo non vuole sminuire il 2004 presente nella guida Grandi Champagne 2012, però dobbiamo tener presenti alcuni punti: 1) la non trascurabile differenza tra le due annate; 2) lo spessore della stessa vendemmia 2002; 3) il maggior periodo di maturazione della Belle Èpoque 2002 Rosé e, quindi, 4) il fatto che la 2004, come ho avuto modo di dire in diverse altre occasioni, è un’annata che darà il meglio di sé alla lunga.
Insomma, non mancate la Belle Èpoque 2004 Rosé, ma se vi capita a tiro una bottiglia di 2002 non lasciatevela scappare per nessun motivo! Prezzo permettendo…
Marchesi Antinori, tel. 055/23595, www.antinori.it