Anteprima: la superba Grande Dame Rosé 2004
Veuve Clicquot vanta diverse primogeniture: l’invenzione della pupitre, il primo champagne millesimato (1810), ma anche il primo rosé di Champagne, nato già nel 1775. Era un de saignée, ma M.me Clicquot, nel suo desiderio di migliorare i rosati, fece poi adottare l’attuale metodo d’assemblage unendo alla base bianca dello champagne un vino rosso di Borgogna, nella fattispecie quello della denominazione Nuit Saint-Georges. Questo avvenne per 2 anni, finché, in occasione dell’eccezionale vendemmia del 1818, la maison non iniziò a produrre in proprio il vino rosso a Bouzy, naturalmente dalle uve Pinot Noir dello stesso villaggio.
Da quel momento in poi, la maison di Reims è sempre stata molto legata alle bollicine in rosa, tanto che tuttora la gamma conta un Rosé sans anné, un Vintage Rosé e pure La Grande Dame Rosé, declinazione in rosa della cuvée de prestige che omaggia la mitica Barbe Nicole Ponsardin, meglio nota come M.me Clicquot. Eppure, quest’ultimo champagne è nato solo recentemente, nel 1988, quando lo chef de cave Jacques Péters convinse il presidente di allora della maison (Joseph Henriot) a dare vita a questa nuova cuvée, rappresentativa più che mai dell’essenza Veuve Clicquot, e poi lanciata nel 1996.
Per La Grande Dame Rosé, Péters seguì la via più semplice: stesso assemblaggio de La Grande Dame blanche (Pinot Noir di Aÿ, Ambonnay, Bouzy, verzy e Verzenay; Chardonnay di Avize, Le-Mesnil e Oger) con l’aggiunta di vino rosso. Questo, però, è veramente speciale, perché non solo è sempre prodotto con sole uve di Bouzy, ma esclusivamente con i grappoli del migliore vigneto che Veuve Clicquot possiede nel villaggio, il Clos Colin. Situato esattamente a metà del coteaux, il Clos Colin (anche se non è più racchiuso da mura come indicherebbe il nome), si estende su due delle sette parcelle di proprietà della maison nel villaggio Grand Cru.
A proposito di Bouzy, celebre proprio per l’eccellenza del suo Pinot Noir quando declinato en vin rouge, Veuve Clicquot vi ha costruito una struttura di vinificazione all’avanguardia dedicata esclusivamente alla produzione di vini rossi (sia per i rosé, sia per il sorprendentemente ottimo Coteaux Champenoise, purtroppo non commercializzato) sotto l’occhio attendo dell’enologo champenois Cyril Brun. Forse neanche il miglior Bordeaux riceve tante attenzioni in sede di vinificazione, ma ecco spiegata la qualità dei rosé Veuve Clicquot e il perché… costino ben di più degli omologhi blanc.
Bene, se poco tempo fa avevo parlato de La Grande Dame 2004, ora è il momento di scoprire la sorella rosé. Ma, per rendere l’avvenimento (perché di tale si tratta, dopo un’attesa di ben 6 anni) ancora più importante, ho deciso di affiancarla alle due precedenti annate, quindi la 1998 e la 1995. Quest’ultima rappresenta la seconda annata in assoluto de La Grande Dame Rosé perché, dopo il 1988, il Clos Colin fu ripiantato e riutilizzato solo nel 1995.
A proposito della 2004, lo chef de cave Dominique Demarville me l’aveva già fatta assaggiare in anteprimissima a inizio giugno, pregandomi però di non fare foto né parlarne, ma dicendomi anche che me l’avrebbe fatta assaggiare a breve ufficialmente. Detto, fatto…
La Grande Dame Rosé
2004
61% Pinot Noir, di cui il 15% in rosso, 39% Chardonnay; dosage 8 g/l
Colore oro rosa per un naso paradigmatico per un rosé, ma un rosé di quelli “buoni”, nei quali l’abbraccio non è sdolcinato, bensì polposo di frutto (col nocciolo, quindi nespola, pesca, cerasa…), anzi talmente denso da sembrare quasi chiuso su se stesso, per questo stenta a rivelare la sua spina dorsale minerale. Ed è questa l’impressione all’assaggio: il vino sembra inespressivo all’inizio, ma dopo il primo sorso eccolo aprirsi come un estuario, prima grasso, poi ricco di frutto, quindi minerale, il tutto su una spinta acida che porta una sapidità salata (da sale di montagna) quasi infinita in chiusura nonostante la tenace grassezza fruttata che rimane aggrappata sul palato quasi con ostinazione. Bollicina perfetta per un vino che Marco Reitano definisce “straordinariamente buono, avvolgente e vinoso”. Champagne di grande struttura che sa essere già molto piacevole nonostante sia giovanissimo. Il cambio generazionale tra Jacques e Dominique c’ha regalato un rosé straordinario.
Voto: 96/100
1998
64% Pinot noir, di cui il 15% in rosso, 36% Chardonnay; dosage 9 g/l
Nota: negli assaggi precedenti, questa etichetta aveva dimostrato sì stoffa di prim’ordine, ma anche una chiara necessità di maturazione. Invece, poi, lo scorso giugno, durante un pranzo al Manoir de Verzy, Cyril mi aveva aperto proprio questa bottiglia. Beh, era eccezionale, perfetta dopo 6 anni dal lancio, voluttuosa, tremendamente affascinante, in sintesi un Borgogna con le bollicine. Così, con questa sensazione in mente mi sono accinto insieme a Marco Reitano, Daniele Tagliaferri e, naturalmente, Federico Angelini all’assaggio nell’ambito di questa mini verticale, invece… Beh, la bottiglia aveva chiaramente qualcosa che non andava, così siamo dovuti passare alla seconda. Le cose andavano meglio, il naso evidenziava la fragranza, con la mollica di pane in evidenza sul frutto, ma a centro bocca il vino appariva compresso… Insomma, non era La Grande Dame che conoscevo. Finalmente, stavolta a distanza di qualche giorno, proviamo la terza bottiglia, eccola:
Bicchiere dai cromatismi piuttosto carichi, quasi da Chiaretto. Olfatto inizialmente chiuso sui toni vinosi per svelarsi pian piano con il frutto rosso e una delicata mineralità. In secondo piano si avverte man mano una bella carnosità da Pinot rosso e un filo di arancia scura. Bocca di stoffa di prim’ordine: emerge la grande materia che c’è dietro, morbida e spessa, sostenuta da una bollicina perfetta, con il frutto che vira nuovamente verso l’arancia scura. Finale polposo, ampio e pulito con ritorni minerali salini e, soprattutto, una beva davvero coinvolgente. Grande Dame e grande rosé.
Voto: 93/100
1995
62,5% Pinot noir, di cui il 15% in rosso, 37,5% Chardonnay; dosage 9 g/l
Colore ramato per un naso certamente maturo, con note di madeira che velano appena la tipica matrice fruttata dell’etichetta. Anzi, sembra piuttosto arroccato su queste sensazioni… Storia completamente diversa, invece, all’assaggio, che è tremendamente sfaccettato. Il vino ha una fresca tensione poggiata su una netta mineralità che sostiene un vino terroso e territoriale, “affettuoso” per parafrasare Marco Reitano, nel suo abbraccio caldo, nel suo essere mediterraneo, nella sua salinità. Il frutto ricorda il tamarindo, ma anche l’agrume scuro, lo sviluppo è fresco e croccante, il finale addirittura tannico, pulitissimo, lungo. Vino notevole, certamente non facile, ovvero da appassionati, in splendida forma, ma soprattutto gustosissimo. Peccato solo per dicotomia naso-bocca…
Voto: 94/100
In conclusione, prima di tutto voglio ringraziare Dominique e Cyril per avermi dato la possibilità di mettere su questa mini-verticale delle ultime tre annate di La Grande Dame Rosé, con la 2004 in anteprima. 2004 che segue la nuovelle vague già vista con la sorella blanche, quindi con una leggera crescita dello Chardonnay nell’assemblaggio a mitigare la vinosità del Pinot e un dosaggio un po’ più basso per renderla più che mai al passo con i tempi. Insomma, la strada che sta tracciando lo chef de cave Dominique Demarville ci regalerà champagne straordinari: in mani così, il futuro di Veuve Clicquot è radioso.
A ogni modo, la 2004 è perfettamente coerente con le precedenti in questo fil rouge di vini “importanti” e che richiedono momenti parimenti importanti. Una sontuosa cena la 2004, un modo diverso di accompagnare un secondo di carne la 1998, da meditazione, a fine pasto, la 1995.
Moët Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
La seguo da poco – giusto qualche settimana fa ho ricevuto la vostra Guida 2012 – ma devo dirle che il suo modo di scrivere e di raccontare gli champagne è davvero notevole. Riesce allo stesso tempo ad essere professionale, preparato, informato su ogni aspetto e con una chiarezza disarmante, quasi si riesce a “gustare” i vini che recensiona.
Complimenti e tanta invidia per le belle bottiglie che riesce a bere e a raccontarci.
Buon lavoro.
Gentile Marco,
sarebbe riduttivo dirle che le sue parole mi fanno estremamente piacere… Già, perché, in più, dimostrano che la strada intrapresa è quella giusta: raccontare questo grande vino in maniera tale da coinvolgere chi non è ancora un appassionato, ma, allo stesso tempo, non risultare banale per chi è già un connaisseur. Questo concetto era alla base della guida, è stato esteso anche al sito e animerà nuovamente la seconda edizione della guida, l’anno prossimo.
Infine, spero che queste bottiglie raccontate possano diventare per lei realtà…
Grazie ancora e a presto
Salve, ho appena acquistato una grande dame rosé 1988! Mi dia un suo parere….grazie
Grande annata e grande champagne. Ora prossimo al suo picco. Un bel colpo, complimenti! Speriamo solo la conservazione sia stata perfetta…
Alberto salve, si ho avuto fortuna! 1988 rosè stappata e….peccato a non averne tante altre; strepitoso! Grazie comunque per i preziosi consigli. A presto.
Mi fa piacere!
Sono io a ringraziare per la fiducia.
A presto