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Millésime

Anteprima Dom Pérignon: il Vintage 2013 pone l’asticella ancora più in alto!

Di tanto in tanto mi piace rivedere Vincent Chaperon, chef de cave di Dom Pérignon, per fare il punto della situazione sullo champagne più celebrato al mondo, assaggiare...
di Alberto Lupetti

Dom Pérignon Vintage 2013

Di tanto in tanto mi piace rivedere Vincent Chaperon, chef de cave di Dom Pérignon, per fare il punto della situazione sullo champagne più celebrato al mondo, assaggiare le anteprime e, magari, qualche tesoro del passato. Luglio è stata l’occasione per riscoprire il P2 2004 (ottimo, come lo fu il Vintage 2004, ma al momento la ‘versione’ P2 ha bisogno di tempo) e godere della sorpresa del Vintage 2013, assaggiato in anteprima.

Diversi, comunque, gli aspetti interessanti dell’incontro, tenutosi come di consueto nella ‘libreria’ dell’Abbazia di Hautvillers. Innanzitutto il nuovo modo di comunicare di Vincent, molto più tecnico e meno riservato sui dettagli tecnici. Vincent sta continuando sulla falsariga tracciata dal grande Richard Geoffroy, ma ha capito di non essere Richard: bravo! Pertanto, ha iniziato a scendere nei dettagli della genesi di ogni Dom Pérignon, raccontando come si costruisce l’assemblaggio (magari ne riparlerò) e poi facendoci toccare con mano alcuni step dell’assemblaggio. Nel nostro caso, la degustazione è iniziata con un Pinot Noir di una singola parcella di Hautvillers, poi stessa varietà ma come assemblaggio di alcune parcelle di Aÿ, a seguire un assemblaggio di territori della Montagne de Reims, sempre Pinot Noir, infine l’assemblaggio definitivo, quindi Pinot Noir e Chardonnay, del Vintage 2021. Che ho detto sui social essere molto interessante, mentre qualche ‘buontempone’ (chiamiamolo così…) mi ha messo in bocca la superiorità rispetto a 2008 e 2012: no! Non l’ho mai detto. Ho detto che promette molto bene, ma non sarà uno dei migliori. Punto.

Interessante, durante la spiegazione dell’assemblaggio da parte di Vincent, l’aver scoperto un dato: le uve destinate a Dom Pérignon sono una selezione del miglior patrimonio viticolo di Moët & Chandon, quindi circa 600 ettari su oltre 1.200 totali. Il dato è interessante perché basta pensare a quante bottiglie per ettaro si fanno in media (senza utilizzare la taille, ovviamente) e vien fuori più o meno la produzione annua media di Dom Pérignon…

Vincent Chaperon
Oltre che una magnifica degustazione, Vincent Chaperon ci ha regalato una vera e propria lezione sulla nascita di ogni Dom Pérignon: grazie!

A seguire, Vincent ci (come me c’erano Vania Valentini e Daniele Agosti) ha proposto due piccole verticali, una di Vintage (2013, 2012, 2010 e 2008) e una di P2 (2004, 2003 e 2002). A proposito del Vintage, dico subito che il Vintage 2012 al momento è semplicemente eccellente e si candida a uno dei migliori Dom Pérignon di sempre per solidità, concretezza, piacevolezza e bevibilità. In linea di massima confermerei i 98/100 dell’ultima guida, ma ‘temo’ che il tempo possa portarlo ancora un gradino più in alto. Chi vivrà, vedrà!

Il Vintage 2010 è quella sfida di cui parlò Vincent al momento del lancio. Il naso è intensamente identitario, la bocca spiazza un po’ per il suo spessore materico e le note di idrocarburi tipo Riesling. È Dom Pérignon, ma è anche particolare. Una sfida, appunto. A mio avviso è meglio dei Vintage 2005, 2006 e 2009 e sono certo che il tempo lo riconcilierà con i più scettici. Forse i 97/100 del lancio non li confermerei, ma 95/100 ci stanno tutti, soprattutto in prospettiva.

E passiamo al Vintage 2008. Giustamente mi è stato fatto notare che gli tributai 99/100 su questo sito, giudizio poi visto leggermente al ribasso (98/100) in Grandi Champagne 2019-20. Già, e credo che con il nuovo sistema del doppio punteggio oggi lo valuterei 94(98)/100. È un Dom Pérignon poco 2008 – peraltro fu proprio l’obiettivo di Richard Geoffroy all’epoca – ed è di una finezza pazzesca. Forse è questo il suo limite: ti aspetti più energia, maggiore incisività, invece è tutta eleganza e scorrevolezza. Per questo, al momento lo metto dietro al Vintage 2012 e pure al prossimo 2013, mentre con gli anni la battaglia tra questi tre sarà entusiasmante. Gli appassionati molto più giovani del sottoscritto avranno di che divertirsi.

assaggio dei vari step di preassemblaggio
Prima delle due mini-verticali, assaggio dei vari step di preassemblaggio e, poi, degustazione dell’assemblaggio finale dei Vintage 2021.

Ed eccoci, finalmente, al Vintage 2013, che uscirà alla fine dell’anno. Non tutti i produttori hanno millesimato quest’annata, ma chi lo ha fatto (ed è già uscito sul mercato, naturalmente) ci ha messo di fronte a champagne a dir poco notevoli. Basti pensare al Cristal di Louis Roederer, al Fleur de Passion di Diebolt-Vallois o al Millésime di Egly-Ouriet, tanto per fare qualche nome: tutti champagne stratosferici. Per questo mi aspettavo molto dal Vintage 2013 di Dom Pérignon e dico subito che così è stato. Per il Vintage 2013 le uve sono state selezionate nei villaggi di Hautvillers (unico Premier Cru), Aÿ, Bouzy, Verzenay, Mailly, Chouilly, Avize, Cramant e Le-Mesnil, poi i canonici 7 anni sui lieviti (dégorgement settembre del 2021) e dosaggio a 5 g/l.

Bottiglia Dom Pérignon Vintage 2013

Vintage 2013

49% Pinot Noir, 51% Chardonnay
Metti il naso nel calice e… non hai dubbi: è Dom Pérignon. E lo è tanto evidentemente, quanto intensamente. Ma l’aspetto che colpisce, almeno chi conosce a fondo DP e lo assaggia da anni, è la generosità dell’olfatto, che, in tutta onestà, a questi livelli mancava dal Vintage 1998, credo. C’è la frutta fresca con la sua ‘dolcezza’, ci sono le classiche mineralità da pietra focaia ed erbe aromatiche, ma ci sono anche gli agrumi (arancia gialla e mandarino), la frutta secca (mandorla), la polvere di caffè. E ha una perfetta maturità e una spiccata eleganza che, insieme, riportano all’annata. La bocca è piena nel senso di generosa, più concentrata che densa, molto precisa, ancora elegantissima. Notevole la bollicina, che così va a esaltare la sensazione di carezza sul palato, senza mancare di avvolgenza. Tuttavia, può apparire essenziale, quasi serioso, al limite del ‘magro’, nella progressione, soprattutto al fianco del Vintage 2012, ma è solo una questione di tempo. Il suo minimalismo, infatti, cela solo in parte l’intensità gustativa, che si rivelerà man mano con sempre maggiore forza, tra la struttura salina, la verticalità, la finezza, la bevibilità. Detta così, sembra simile al Vintage 2008, ma in realtà questo 2013 ha una profondità, un’intensità che l’altro non raggiunge. Quindi, più che un grande classico, è l’esaltazione di DP!

Per chiudere: Dom Pérignon è precisione, intensità, rigore e finezza che si esaltano con il tempo e qui queste caratteristiche sono ad altissimo livello. Pertanto, direi: Vintage 2012 oggi, soprattutto per la sua materia, e Vintage 2013 domani per la sua intensità…
Voto: 95(99)/100

Vincent Chaperon con Alberto Lupetti
Vincent Chaperon e il sottoscritto all’Abbazia di Hautvillers, al termine della degustazione…

PS: a quel ‘buontempone’ (diciamo così, va…) che mi mette in bocca l’esaltazione di ogni nuovo Dom Pérignon rispetto ai passati dico: sì, questo Vintage 2013 eccezionale lo è veramente. Alla lunga potrebbe superare un altro grande qual è il Vintage 2012, ma, di contro, non credo proprio che sarà superato da quello dopo ancora. E neanche da quello successivo. Forse potrebbe essere insidiato dal Vintage 2016, ma ne riparleremo a tempo debito…

Gli champagne Dom Pérignon sono distribuiti in esclusiva da:
Moet-Hennessy Italia – tel. 02/671411 – www.moethennessy.it

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13 risposte a “Anteprima Dom Pérignon: il Vintage 2013 pone l’asticella ancora più in alto!”

  1. Alberto, é logico aver dato 99 allo 08: venivamo da tempi di grandissima magra, non c’è niente da dire. 08 ha rappresentato il raggio di luce che ci ha fatto sperare. Almeno così l’ho vissuta io. Personalmente gli avrei dato 100! Poi purtroppo annate decisamente interlocutorie, ancora, ma almeno non imbarazzanti : la 03 era alle spalle per fortuna (la 00 non la conto , bisognava millesimare il millenio, e lo capisco!). E poi il 12. Ah il 12. Il 12 è l’annata della Pax Romana : quella che mi (ci) ha fatto riappacificare col clima, la globalizzazione, le discoteche coi candelotti (sic) e via così… 12 é la riconciliazione coi vecchi Dom Addicted : dici bene : lo aspettavamo dal 98! E a quanto dici, è arrivato. W il re.

    • Ottima analisi!
      Per carità, ci sono dei 2008 strepitosi, ma, nel caso del DP, aver assaggiato il 2008 a fianco di 2012 e 2013, beh, è risultato il più fiacco dei tre. O meglio, il meno incisivo.
      Però, sì, W il re!

  2. Ps
    Curiosa la allusione al 16. Di quanto ho provato, non mi ha entusiasmato questa annata. Come la 17, del resto. E al contrario della 15 che sto apprezzando molto. Vogliamo spenderci due parole?

    • Sulla 2015? Annata molto calda e molto secca. Non mi convince, salvo rari casi e, comunque, anche in questi rari casi, il tratto ‘solare’ si avverte. È vero che molti 2015 devono ancora uscire, è vero che le annate calde poi sorprendono con il tempo, quindi al momento non ne sono troppo impressionato, ma più avanti potrei ricredermi…
      2017: annata difficile, ma chi ha fatto una ferrea selezione ha avuto buoni vini. Insomma, non è una grande annata, ma neanche la catastrofe che si temeva.
      2016: mi ricorda la 2013, almeno con gli champagne già usciti. Ma potrebbe essere meglio perché se con la 2013 in molti non hanno millesimato, invece la 2016 ha raccolto maggiori favori. Potrebbe rivelarsi una gran bella annata. Molto…

  3. La 2010 non fu in annata difficile di champagne a causa del maltempo a fine maturazione ?? È comunque un annata “quotata”

    • Esatto, ha piovuto proprio quando non doveva.
      No, non è un’annata considerata, infatti non hanno millesimato in tanti e, comunque, è stata un’annata più da Chardonnay…

    • Non mi sembra di aver scritto con questi toni. Anzi, ho detto che quelli a seguire non saranno proprio “il miglio iPhone di sempre”. Leggere meglio, please…

    • Al di là che è ovvio che quello nuovo sia il miglior iPhone di sempre (la tecnologia avanza e una nota legge dice che le capacità di calcolo dei processori raddoppiano ogni 18 mesi, non si dimezzano…) in effetti a ben pensarci sta succedendo qualcosa di simile anche in champagne. Storicamente il posto più sfigato della terra per quanto sta al clima, oggi proprio per i mutamenti climatici risulta molto più facile sfruttare le grandi potenzialità del terroir, che invece sfigato non è , anzi! Perciò: ci si possono ben aspettare grandissime annate,come la 12 e… come il mitico terzetto che si dipana all’orizzonte (18/19/20) per il quale personalmente sto già facendo “musina “

      • Proprio per via del clima, oggi le ‘belle annate’ sono molto più frequenti rispetto al passato. Ma con DP è diverso. Il loro ‘sogno’ (o obiettivo) è millesima ogni anno perché deve diventare l’interpretazione dell’annata secondo DP. Ci riusciranno? Forse non tutte le annate per ogni decade, ma la frequenza di uscite sarà maggiore. Così come per gli altri, d’altronde. È un bene? È marketing? Finora, gli champagne non stanno deludendo e sembrano rispettare l’annata, quindi 2012 eccellenti, 2013 in media ottimi, ma in alcuni casi straordinari, 2014 buoni, 2015 da vedere per via dell’annata calda e secca e, comunque, da giudicare alla lunga, 2016 si prospettano ottimi, ecc, ecc
        Invece, non sono d’accordo sul mitico terzetto:
        – 2018: annata che nel 90% sta dando vini con netta sensazione di diluizione (raccolto enorme, infatti…)
        – 2018: annata eccezionale
        – 2020 annata molto buona

  4. Dei Dom P assaggiati in passato ho notato una differenza abissale tra bottiglie di medesima annata ma probabilmente diversi lotti,mi confermi cio che penso oppure è una mia idea?
    Io generalmente li stappo dopo 2 anni dalla loro uscita e saltuariamente li assaggio appena usciti e quando mi capita di trovarmelo in qualche cena dove i commensali non sanno resistere alla tentazione allora cedo.

    • Esatto! A me è capitato, avendoli assaggiati molto volte, con 2004 e 2008. È un ‘problema’ di diversi lotti, quindi di diversi dégorgement…

      • Si, ma come dice Mauro differenza davvero abissali. Riscontrate col 2008 anche da me in effett. 2004 non l’ho frequentata a sufficienza anche se una bottiglia con poca spinta secondo me lho incontrata. Ma secondo la Casa si aggiustano col tempo tali differenze?

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