Consigli champagne: primo step, fino a 150 euro
È la domanda fatta più spesso all’amico “che sa” di vino: quale bottiglia mi consigli? E, ovviamente, la cosa vale anche per lo champagne. Anzi, forse vale soprattutto per lo champagne. Un consiglio, però, che non vuole essere la risposta alla tipica domanda “qual è il migliore?”, che, come detto qui è praticamente impossibile da individuare. Pertanto, vorrei cercare, in queste righe, di indirizzare i più all’etichetta più adatta a ogni situazione. Infatti, come non esiste in assoluto un “primus”, così non c’è un vino o uno champagne universale, bensì uno per ogni occasione. Da qui l’idea di proporne alcuni contestualizzati, nel senso che li ho scelti provando a immaginare la situazione frequente di avere un ospite a cena a casa propria, oppure andare a cena da qualcuno, quindi due situazioni nelle quali la bottiglia di champagne permette di fare bella figura, ma… com’è questo ospite, questo qualcuno, questo amico?
Per andare sul sicuro
Veuve-Clicquot Carte Jaune: il cavallo di battaglia della maison, prodotto in milioni di bottiglie con una costanza di stile da far spavento.
È fresco e fruttato, finanche profondo. In Italia è popolarissimo, pertanto con questa bottiglia non si sbaglia, eccezion fatta per l’appassionato, che storcerà il naso. Ma a costui si potrebbe anche chiedere: l’hai mai bevuto con un minimo di attenzione, magari con due anni di cantina? Fermo restando che è pur sempre un brut sans année volutamente universale.
A una trentina di euro.
Quel qualcosa in più
Se avete a che fare con un appassionato e non volete lanciarvi in annose discussioni su quanto detto sopra, allora spendete poco di più (una quarantina di euro) per arrivare a quello che è forse il non millesimato da gradino più alto del podio: Louis Roederer Brut Premier.
Nonostante sia l’unico Roederer prodotto anche con uve conferite, l’abile mano dello chef de cave Jean-Baptiste Lécaillon si fa sentire, eccome! È fitto, finanche complesso, ma sempre ben calibrato, tanto da essere stilisticamente perfetto. E tutto da bere.
Da provare anche in magnum, ma attenzione perché potreste non staccarvene più…
Famolo strano
Parafrasando questa celeberrima frase di verdoniana memoria, vediamo il caso in cui l’amico da invitare sia un appassionato estremo.
A questi, pertanto, non potrete proporre uno dei “soliti nomi” perché probabilmente griderà allo scandalo nella sua ossessione per il diverso a tutti i costi. Guardate quindi a un piccolo produttore, uno classificato récoltant-manipulant, come Georges Laval in quel di Cumières, che è pure biologico certificato (cosa che agli estremisti aggrada particolarmente).
Il suo Brut Nature (quindi neanche dosato: l’amico di cui prima a questo punto impazzirà) abbraccia tutte e tre le varietà per un’espressione opulenta, complesso, sorprendente per un non dosato. È, dunque, una bottiglia di champagne che va fuori dagli schemi, ma lo fa con intelligenza, con abilità, ovvero facendosi piacevolmente coinvolgente, quindi senza dover dire che è buono solo perché profondamente diverso dagli altri…
In enoteca a poco più di 50 euro.
Voglia di rosa
Il rosé piace, molto, e si presta bene anche a tavola. Su tutta la tavola, potendo accompagnare finanche la frutta o alcuni dessert. Ma questi champagne costano più degli omologhi bianchi, sia per oggettive questioni di produzione, sia un po’ anche per via del marketing. Per questo qui ci vogliono circa 65 euro, ma ne vale la pena perché siamo di fronte a uno dei migliori non millesimati in rosa. È la Special Cuvée Rosé di Bollinger, semplicemente la base bianca della celeberrima Special Cuvée aggiunta di vino rosso. E la formula funziona eccome: pieno, vivace, fresco e di beva quasi irresistibile. E pensare che il rosa non era nella tradizione di Bollinger…
Value for money
Espressione, questa, certamente più confortante di “rapporto qualità/prezzo”, che suona oggi come qualcosa di compromesso… Questa bottiglia, invece, è indiscutibilmente valida e costa una cifra ragionevolissima: 40 euro o poco più per un millesimato da sole uve Pinot Noir. Provenienti dall’Aube, quindi dalla zona a sud della Champagne classica, ma da un villaggio d’eccezione come Les Riceys, l’unico a vantare tre denominazioni della AOC Champagne. Ecco, allora, il Millésime 2005 di Guy de Forez, carnoso, appena dolce, pulito e verticale, con un bel finale minerale. Una bottiglia da scoprire assolutamente (mi ringrazierete, ne sono certo) per bere bene, anzi appagarsi, e fare anche cultura dello champagne.
Un classico di valore
Un “grande champagne classico” nella migliore accezione del termine, quindi il prototipo per far assaporare ai più l’essenza dello champagne e la sua grandezza? Magari anche millesimato e che non costi un occhio della testa? Bene, c’è, anche se è purtroppo poco conosciuto e la reperibilità non è facilissima per via della maggior nomea di altre etichette dello stesso produttore. È il Lanson Gold Label 2002 (ma se trovate ancora il 1999 è pure meglio, almeno oggi… Ne ho parlato qui, per neanche 50 euro. È elegante, di intreccio fruttato e minerale, semplicemente buono. Tanto da volerne sempre un nuovo sorso… E potreste anche considerare l’acquisto di più bottiglie perché invecchia benissimo!
Aperitivo o sushi
In entrambi i casi un blanc de blancs, quindi uno champagne da sole uve Chardonnay, sarà perfetto, magari servito ben freddo ma non ghiacciato. In questo caso le proposte sono addirittura due, entrambe ottime (nella guida “Grandi Champagne 2012” hanno ottenuto il medesimo punteggio) e simili nel prezzo (sui 60 euro) ma, ovviamente, non nello stile e nella filosofia della maison. Sono il Blanc de blancs (ex de Cramant) di Mumm e il Réserve Privée di Bruno Paillard, che condividono il fatto di essere dei demi-mousse (quindi a pressione minore, 4,5 atmosfere anziché 6) e dei Grand Cru, ma mentre il primo è un millesimato non dichiarato ed è pensato per essere goduto non troppo lontano dal dégorgement, il secondo è un multivintage (assemblaggio di più annate) capace di maturare molto bene negli anni. Così il Mumm è giocato su freschezza e tostature ad arricchire il tipico carattere da Chardonnay di Champagne (e del villaggio segnatamente), con in più tanta pulizia e una bollicina splendida. Il Bruno Paillard, invece, è fine e croccante, reso affascinante da una soffusa maturità cui si contrappongono note citrine e minerali. E più lo bevi e più ti piace…
Forma e sostanza
Volete fare colpo senza rischiare che l’esperto di turno abbia da ridire? Allora non c’è altra scelta del Dom Pérignon, simbolo del lusso, essenza dello champagne, gran vino in assoluto. Oggi trovate (tra l’altro la reperibilità è massima) tanto l’eccellente Vintage 2002, quanto il sorprendente Vintage 2003, con prezzi dai 120 ai 135 euro. Entrambi rappresentano l’ennesima prova di genio dello chef de cave Richard Geoffroy, entrambi sanno invecchiare in maniera a dir poco straordinaria, così come risultare piacevolissimi oggi stesso. Ma, in quest’ultimo aspetto, il 2002 lo fa con maggiore concentrazione, opulenza, nettezza di frutto, mentre il 2003 si propone più sottile, sussurrato, per certi versi meno scontato in quanto DP. Ma non sul fronte della piacevolezza, beninteso. Volendo approfondire sul Dom Perignon 2003, comunque, ne ho parlato diffusamente in precedenza.
Scelta da amatori
Volete andare fuori dai soliti schemi e rimanere nell’eccellenza, con in più il vantaggio di raccontare che state bevendo una bottiglia che non ci sarà più, ovvero l’ultima della serie? Allora datevi da fare per trovare nelle migliori enoteche un Jacquesson 2002 (sui 140 euro), ultimo millesimato d’assemblaggio di questo splendido produttore di Dizy, perché d’ora in poi ci saranno solo la serie dei Lieux-Dits e i Dégorgement Tardif come millesimati. A ogni modo, questo 2002 è semplicemente un grande, addirittura grandissimo per gli appassionati, che esalteranno la sua contrapposizione tra maturità e freschezze agrumate, la travolgente progressione gustativa, la nobiltà d’animo. Oggi come tra diversi anni. Ma, magnum (1,5 l) e jeroboam (3 l) a parte, ne sono state tirate “solo” 35.280 bottiglie.
Nota: chi volesse approfondire ulteriormente, troverà tutti questi champagne nella guida Champagne 2012.
Bollinger: www.meregalli.it
Dom Pérignon: www.moet-hennessy.it
Guy de Forez: info@lungolaviafrancigena.it
Lanson: www.gancia.it
Georges Laval: www.moonimport.it
Jacquesson: www.pellegrinispa.net
Mumm: www.pernod-ricard-italia.it
Bruno Paillard: www.cuzziol.it
Louis Roederer: www.sagna.it
Veuve Clicquot: www.moet-hennessy.it
Buona sera ,sono molto affascinato dagli champagne di Georges Laval. Vorrei se possibile una vostra opinione in merito,sopratutto per quanto riguarda il non millesimato il brut nature che qualita’ prezzo considero molto interessante .
Grazie.
Un ottimo non dosato (ed è cosa rara in Champagne) di un bravissimo produttore, tra i migliori RM. Tra l’altro, pur essendo un bio “estremo”, i suoi champagne non sono mai improbabili, ancorché non proprio per tutti…
Grazie gentilissimo, ”fortunatamente” per me concordo.
Buon lavoro.
Salve Alberto,parlando di domperignon,ho letto dalle recensioni che il vintage 2003 è sorprendente in quanto l’annata non era delle migliori,pareri positivi anche sul 2002… tra le ultime annate vintage 2002,2003,2004,2005 e 2006 lei cosa mi consiglia da esperto in materia ? Di recente ho provato il 2006,buono ma non mi ha stupito e non conoscendo bene le altre annate volevo mi facesse chiarezza.Grazie
Mi sorprende che non le sia piaciuto il 2006, perché è forse il DP più “buono” già al momento del lancio!
Comunque, rimanendo in casa DP:
– 2005 figlio della sua annata, quindi non certo memorabile nonostante Richard Geoffroy abbia fatto un eccellente lavoro;
– 2004 piacere allo stato puro. Forse non durerà 40 anni, ma oggi…
– 2003 il DP della rivincita. Più passa il tempo, più sorprenderà…
– 2002 grande DP. Ma da dimenticare in cantina.
Saluti
Grazie Albero…proveró a breve il 2004 allora ! Sono sicuro sarà come dice. Grazie e Buon lavoro!
Buonasera, ho bisogno un consiglio perfavore: premetto che non m’intendo assolutamente di champagne… Per il pranzo di Natale vorrei preparare il risotto allo champagne ma purtroppo non so quale scegliere tra le tante alternative e non voglio spendere cifre astronomiche.
Grazie
Visto che va ‘sacrificato’ in cucina, sceglierei uno dei meno costosi tra quelli attualmente in offerta presso i supermercati…
Buonasera Alberto,mi trovo ancora a chiederle consiglio….vorrei regalare un grande champagne ad un amico non molto intenditore. So che lui ama il Moet Chandon imperial, il prodotto base quindi. Tra un domperignon 2006 e un Cristal 2006 cosa pensa possa apprezzare di piu, considerando la sua passione per il Moet ? Grazie ancora.
In entrambi i casi farà centro. Forse con il Cristal, vista anche la minore diffusione rispetto al DP, fa ancora più “scena”…
Grazie mille! Buon lavoro e buone feste!
Buongiorno, in questi giorni mi sto addentrando nel mondo degli champagne in quanto mi trovo a dover fare un regalo a un amico che compie trent’anni e volevo cogliere l’occasione per fargli una bottiglia della sua annata, il 1990.
L’indecisione è tra:
Champagne Le Mesnil, Bruno Paillard 1990 e Champagne Brut Heritage Collection, Telmont 1990.
Sapete darmi qualche indicazione e coniglio a riguardo?
Il Le Mesnil 1990 di Bruno Paillard è uno champagne d’eccezione, quindi non avrei dubbi! E non me lo farei scappare, visto anche il prezzo non impossibile.
Il consiglio che do io, appassionato qualunque, è che ne sia attestata e certificata la conservazione : brucia dover spendere 180€ per una bottiglia stanca o peggio.
Se maniacalmente conservata dal precedente propietario/enoteca, la bottiglia in questione ha avuto 1-2 passaggi di mano(produttore-import-venditore)… allora sia 180.
Se ci sono dubbi sulla conservazione, il valore si ridurebbe a meno della metà.. anzi, tenderebbe a zero(a meno che dall’altra parte ci sia una persona che garantisca in caso di difetti).
Bottiglie affascinanti che se a posto regalano sorprese… ma devono essere a posto, pena cocenti delusioni
Se comunque fosse la prima bottiglia di champagne d’epoca, vai tranquilla… a posto o no, non ci capirà niente nessuno 😉
L’acquisto delle vecchie bottiglie è sempre un rischio, però c’è una bella differenza tra farlo su Internet da sconosciuti e farlo in enoteche specializzate, che dovrebbero garantire la bottiglia…
Confermo.
Forse l’aspetto più importante : sapere se la persona da cui si acquista abbia la “mania” della corretta conservazione del vino x lunghi periodi, tanto quanto noi appassionati che andiamo ad acquistargliela.
Buone bevute 🙂
Nelle enoteche degne di questo nome dovrebbe essere scontato. Tra privati le cose cambiano, naturalmente, ma ho visto cantine di appassionati con bottiglie più che trentennali assolutamente perfette!
Salve mi sono stati proposti degli champagne di billecart salmon Blanc de Blanc sboccatura 2006 a 85€ l’uno quindi a prezzi più alti di quelli su internet e un vintage 2004 a 110€ sempre billecart…
gli champagne aumentano di valore se sono vecchie abboccature?
Grazie mille
Sì e no. Mi spiego. Se dal dégorgement lo champagne è stato conservato alla perfezione, il tempo gli ha certamente donato una completezza entusiasmante. Soprattutto con i millesimati. E questo potrebbe in parte giustificare un prezzo un po’ più alto (la conservazione negli anni va pagata).
Ma, nel suo caso specifico, ho alcune perplessità:
– chi glieli ha proposti? È una vendita tra privati?
– dégorgement 2006 fa 14 anni all’anagrafe, quindi per un grande millesimo ci può stare, per un non millesimato è un po’ troppo.
Mi già qualche informazione in più, dunque…
Salve vorrei acquistare un Philipponat per un’occasione. Me lo consiglia o potrei scegliere qualcosa di migliore con lo stesso prezzo? (circa 70 euro). Se il suo parere fosse positivo, che annata mi consiglia?
Penso che dovrebbe farcela con il Blanc de Noirs, veramente un Philipponnat ottimo! Forse trova già il 2016…