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Millésime

Anteprima mondiale: i due Louis XV 2012 di De Venoge!

Se percorrete la mitica Avenue de Champagne a Epernay, non potrete non notare la sede di De Venoge, tra le più eleganti in assoluto. Non è da molto...
di Alberto Lupetti

Degustazione Champagne De Venoge

Se percorrete la mitica Avenue de Champagne a Epernay, non potrete non notare la sede di De Venoge, tra le più eleganti in assoluto. Non è da molto che la maison si è trasferita in questo prestigioso edificio al numero 33, soltanto da tre anni, ma in questo periodo di tempo il dinamico presidente Gilles de la Bassetière ha già fatto molto. Ha sviluppato spazi esclusivi nel sottosuolo per accogliere la celeberrima vinothèque (circa 30.000 bottiglie e magnum dal 1979 al 2006 di Millésime, Blanc de Blancs, Vin des Princes e Louis XV), ha aperto nel cortile un simpatico wine-bar/enoteca (L’Ecurie) e di fronte ha fermamente voluto una piccola struttura con 4 chambres d’hôtes (Les Suites) di alto livello che hanno riscosso un successo incredibile. Ma non solo. Se è la chef de cave Isabelle Tellier a produrre gli champagne De Venoge nella struttura del Gruppo BCC a Reims, è in realtà Gilles ad aver l’ultima parola sugli assemblaggi, a creare nuove cuvée, a introdurre innovazioni stilistiche, a decidere il dosaggio di ogni singolo champagne. Insomma, Gilles ‘è’ De Venoge. E oggi, dopo 15 anni, inizia meritatamente a raccogliere i frutti del suo impegno e, ovviamente della sua abilità: il Brut Cordon Bleu è tornato ad essere un grande classico per tutti e tutte le occasioni, la sua declinazione come Millésime è finalmente rientrata in gamma con l’annata 2012, poi, pensionata la Cuvée 20 Ans, di tanto in tanto arrivano comunque delle perle dalla vinothèque e, infine, è sempre Gilles ad aver creato la gamma non millesimata di alto livello Princes.

Gilles de la Bassetière
Il presidente… ops, il ‘deus ex machina’ della rinata De Venoge, Gilles de la Bassetière, durante questa degustazione in anteprima della mia quale mi ha onorato.

Ecco, nel corso della mia visita di una decina di giorni fa, ho espresso le mie perplessità su questa gamma a Gilles, che le ritiene dovute ad assaggi privi del giusto riposo post dégorgement, così ci siamo dati appuntamento dopo la vendemmia per una vera e propria ‘full immersion’ nella Princes: vedremo. Nel frattempo, già durante la mia visita dello scorso febbraio avevo plaudito la scelta di non svolgere più la malolattica sul Louis XV: annata a parte (2008), avevo notato un netto miglioramento della cuvée de prestige di De Venoge. Ricordo che chiesi quale sarebbe stata la prossima annata… “La 2012 – mi disse Gilles – e sto decidendo il dosaggio proprio in questi giorni…”. Vi pare che non gli abbia chiesto di assaggiarla? “La prossima volta – mi rispose – perché non ho preparato nessun campione per un’eventuale degustazione”. Ovviamente l’ho preso in parola e così, quando ci siamo confermati il nuovo appuntamento per sms, non ho mancato di ricordargli la promessa. Detto, fatto: appuntamento il 18 giugno alle ore 12:00 per assaggiare Louis XV 2012 e Louis XV Rosé 2012. “Sei il primo al mondo, finora l’abbiamo assaggiato soltanto io e Isabelle!” mi ricorda con un sorriso Gilles. Beh, grazie!

In seno alla gamma De Venoge, il Louis XV raccoglie l’eredità del Grand Vin des Princes, creato da Joseph De Venoge nel 1858 per i principi d’Orange e successivamente eletto a cuvée de prestige della maison. Era un blanc de blancs realizzato con sole uve Grand Cru della Côte des Blancs accuratamente selezionate, con il vino poi fatto invecchiare lungamente (ben più di 10 anni) sui lieviti. Nel 1961, inoltre, il Grand Vin des Princes fu racchiuso in una nuova bottiglia con la forma di un decanter, replica di quella utilizzata nel XIX secolo. Ebbene, con la vendemmia 1995 lo champagne è stato pensionato (sono disponibili su richiesta i millesimi dall’82 al ‘90) e rimpiazzato dal Louis XV: medesima bottiglia, medesima lunga maturazione sui lieviti e medesimo Chardonnay Grand Cru, ma stavolta in assemblaggio paritetico con il Pinot Noir, anch’esso Grand Cru. Come dicevo, con il 2008 Gilles ha deciso di non svolgere più la malolattica e il salto in avanti è stato a mio avviso non trascurabile, come avrete visto in Grandi Champagne 2020-21. E non si è trattato di qualcosa di episodico, perché tutti i prossimi Louis XV saranno ‘no malo’ (una scelta fatta anche in funzione di un clima sempre più caldo…), quindi anche il 2012. Che è fatto con uve Grand Cru per il 18% di Avize, il 7% di Oger e il 25% di Le-Mesnil per lo Chardonnay, il 25% Ambonnay e il 25% di Bouzy per il Pinot Noir, quindi con villaggi e proporzioni ben diverse nei confronti del 2008. Rispetto al quale il dosaggio è però (e curiosamente) più alto, 7 g/l. Uscirà all’inizio dell’anno prossimo, perché Gilles vuole ora per questo champagne un anno di riposo post dégorgement. È stato tirato in sole 10.000 bottiglie.

Louis XV 2012

Bottiglia Louis XV 201250% Pinot Noir, 50% Chardonnay
dég. gen. 2020 – Bel naso, davvero. Avendo iniziato a conoscere abbastanza bene gli champagne targati 2012, posso dire che l’impronta ricca ma elegante, estremamente piacevole dell’annata si avverte con nettezza. Ha grande freschezza, al limite del balsamico, per non dire mentolato, ed è anche molto identitario dello stile De Venoge. Si potrebbe dire che è un gran bel classico, di valore, ovvero lontano dalla standardizzazione, ma in realtà ha una bella personalità legata alla più profonda essenza champenoise. Bocca di bella materia, cremosa, che attacca sul frutto e gli agrumi, ma poi cresce sempre più intensamente sulla mineralità ed è proprio questa a rendere insitamente fresco il vino. Stupisce il finale, capace di lasciare una bella bocca asciutta su queste sensazioni sapide. Ecco, è impensabile convenire sul fatto che sia dosato a 9 g/l (sarà per questo che la chef de cave voleva dosarlo a 10 g/l? Invece, Gilles ha detto “no, 9 g/l vanno bene”). In conclusione, un Louis XV più piacevole del 2008, meno maturo, con una bevibilità a dir poco soddisfacente. Però, in questo momento e in assoluto, considerando che manca di quell’anno post dégorgement che dovrà avere, lo metterei allo stesso livello del 2008 (guarda un po’…), sebbene credo che possa lasciare il segno e porsi al vertice della stirpe dei Louis XV… Vedremo, magari già nella prossima edizione della guida!
Voto: 94/100

Dalla vendemmia 2002, lo champagne che omaggia il sovrano senza il cui editto lo champagne non sarebbe potuto nascere, è anche Rosé. Si tratta del medesimo assemblaggio del ‘bianco’, ma aggiunto di vino rosso fatto non più con uve del vecchio (45 anni) lieu-dit ‘La Forêt’ a Les-Riceys, ma di Bouzy, al fine di mantenere lo status di Grand Cru. Attualmente, c’è ancora il 2006 sul mercato, mentre il 2008 non è stato fatto. “Avevano puntato esclusivamente sul blanc per costruire uno stock importante in funzione della vinothèque, vista l’annata eccezionale. Inoltre, non avevano avuto dei Pinot Noir perfetti per il vino rosso, che è il vero segreto per fare un grande rosé” mi ha spiegato Gilles. Quindi ecco il Louis XV Rosé 2012, il terzo della serie, che ha stessa base, stessa maturazione sui lieviti del Louis XV 2012 ma dosaggio più basso, a 6 g/l, per viadella concentrazione del vino rosso”. Produzione limitata a 6.000 bottiglie.

Louis XV Rosé 2012

Bottiglia Louis XV Rosé 201250% Pinot Noir, di cui il 7% in rosso, 50% Chardonnay
dég. gen. 2020 – In passato, la versione Rosé del Louis XV è sempre stata più avvincente rispetto al blanc e anche stavolta le cose sembrano stare così. Anzi, stanno così. Il primo naso colpisce per il grande equilibrio tra gli agrumi – curiosamente gialli – e il frutto rosso, che ricorda sempre più la crème de cassis, al fianco di spunti grigliati, florealità di viola e una freschezza intensa e penetrante di origine minerale. La bocca è setosa, tesa e fine nella trama, immediatamente gustosa molto, molto minerale (grafite), con un buon volume palatale, ovvero più ampia che profonda, percorsa da una tenue sapidità e ritorni fruttati sul finale. È un vino completo e intenso, ha complessità e tanta freschezza, perfino più del fratello bianco, ma sono due gli aspetti a lasciare veramente attoniti: la gustativa dominata dagli agrumi, sì, ma gialli, ben intrecciati con la mineralità firma dei Louis XV, e, secondo, quanto il tocco di vino rosso abbia veramente cambiato le cose, migliorandole. In estrema sintesi, un gran bel rosé perché è uno di quei ‘rosé-non-rosé’, quindi mai marcati, eccessivi. In più, è molto coinvolgente in quanto un sorso chiama l’altro, anche per via del dosaggio semplicemente perfetto. Si conferma al top dei Louis XV.
Voto: 95/100

tappi champagne De Venoge

Oltre che l’ennesima conferma della bontà, anzi dell’eccellenza dell’annata 2012, un plauso va fatto alla scelta di Gilles de la Bassetière di non svolgere più la malolattica, cosa che potrebbe essere estesa anche ad altri champagne De Venoge, chissà… Comunque, si è trattato di una primissima presa di contatto, una vera anteprima, quindi ci sarà senza dubbio occasione di riparlarne, magari a fronte di bottiglie più equilibrate. Però se il buongiorno si vede dal mattino… Ultima nota, la degustazione è stata fatti nei calici Grand Blanc della linea Jamesse di Lehmann.

Gli champagne De Venoge sono distribuiti in esclusiva da:
Première Italia – tel. 059/512373 – www.premiereitalia.it

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6 risposte a “Anteprima mondiale: i due Louis XV 2012 di De Venoge!”

  1. Grandissimo Alberto! De venogue è un ottima Maison che meriterebbe più spazio a mio avviso … vorrei chiederti una curiosità … ruinart 2011 millesimato che non è ancora nelle tue guide hai avuto occasione di degustarlo??? Che prodotto è??? Grazie alberto

    • Il Millésime di Ruinart non è distribuito in Italia, quindi non è presente in guida. Tra l’altro, il mio ultimo assaggio risale al 2009, quindi non saprei dire com’è il 2011. Solitamente, questo raro millesimo di Ruinart è molto interessante, ma l’annata è quella che è, quindi non saprei…

  2. Buongiorno e complimenti, Le chiedo gentilmente secondo Lei entro quanti anni poter bere questa perla e quando sarebbe nel pieno della sua maturità. Grazie

    • Estenso senza malolattica e a fronte di una grande annata, le possibilità di invecchiamento sono certamente molto elevata. Però, come dico sempre, il fatidico ‘quando?’ è funzione dei propri gusti, ovvero di quanto si ama l’evoluzione’. Comunque, ritengo che a cinque anni dal dégorgement lo champagne inizi a essere già espressivo.

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