Lécaillon e l’evoluzione di quel grande champagne che è il Brut Premier
Ha perfettamente ragione il grande Charles Philipponnat quando afferma con la massima serenità che la qualità dei brut sans année è oggi decisamente superiore a quella di trent’anni fa, con il 90% di questi buoni, se non addirittura ottimi. D’altronde, come avrete modo di verificare tra un paio di mesi o poco più nella guida Grandi Champagne 2020-21, sono diversi i non millesimati che sono arrivati ad almeno 88/100 e non sono pochi quelli riusciti a raggiungere (o superare…) il fatidico ‘muro’ dei 90/100. Ma, nonostante questa ‘impennata’ qualitativa, al vertice resta sempre ‘lui’, il Brut Premier di Louis Roederer. Sì, in diversi sono arrivati a insidiarlo da vicino, anche molto da vicino, ma ‘lui’ ha sempre mantenuto una spanna di vantaggio. Forse perché zitto zitto, invece di cullarsi sugli allori, Jean-Baptiste Lécaillon ha continuato a migliorare questo champagne e, in alcuni casi, ha perfino calato l’asso. Ma vediamo meglio. Ops… non prima di aver ricordato, però, che nel Brut Premier lo chef de cave non ricerca, come nella maggior parte dei sans année, la costanza di gusto, bensì la costanza di qualità. Quindi, non sempre lo stesso champagne, anno dopo anno, ma uno champagne sempre di altissimo livello nel quale l’annata in parte si deve percepire, quindi con sfumature della personalità diverse da un tiraggio all’altro. Non a caso, Lécaillon lo definisce un “demi-millésime”…
Detto fra noi, i sans année in genere non sono poi così rocciosamente simili di vendemmia in vendemmia, anzi, ma avremo modo di riparlarne in altra sede.
Finora, sapevamo che il Brut Premier era un sofisticato assemblaggio (in totale più di 120 vini) fatto per il 70% di vini dell’annata e per la restante parte di vins de réserve. Questi ultimi, Pinot Noir e Chardonnay di diversi Cru, abbracciavano in media 7 annate ed erano (e lo sono tuttora) conservati in 150 botti in un’apposita zona del livello -1 delle cantine sotterranee. Attenzione, che la botte per i vini di riserva in Roederer non è una riscoperta, ma una tradizione che va avanti ininterrottamente dai tempi dello stesso Louis Roederer! Bene, ma oggi? Innanzitutto, Lécaillon spiega che il non millesimato è un vino che non esiste in natura, è l’uomo a costruirlo, ma questa costruzione permette di fare un grande vino. Che lui vede come la “creazione di una dimensione superiore nel rispetto dell’annata e del terroir, questo grazie a una composizione di parcelle per sviluppare il gusto del vino e la complessità”. Ecco la filosofia alla base del Brut Premier, che poi negli ultimi anni lo chef de cave ha ulteriormente evoluto, affinato. Innanzitutto, nelle annate in cui il Cristal non viene prodotto, i vini usualmente destinati a questo vanno nell’assemblaggio del Brut Premier, come successo, ad esempio, nello 2010 e nel 2011. Ma non basta, perché a seguire è stata la volta dei vins de réserve: Lécaillon ne ha un po’ ridotto la portata nell’assemblaggio (dal 30% al 25%) e ne ha cambiato la struttura. Già, il 10% è rimasto come vini tradizionali dalle botti, ma l’altro 15% è composto da assemblaggi precedenti dello stesso champagne. Invariati, invece, la maturazione sui lieviti (tre anni) e il dosaggio (9 g/l). Desidero anche ricordare che il Brut Premier è l’unico champagne di Roederer fatto anche con uve conferite ed è l’unico che svolge sempre una parte di maloalttica, per questo motivo è fatto in una cantina specifica, neanche a 200 metri da quella tradizionale della maison. La quota malo/non malo varia di anno in anno, così come la percentuale dei vini dell’annata fermentati in legno (in media il 15-20%).
Ecco, è proprio un Brut Premier figlio di questa ‘evoluzione’ che racconto: base vendemmia 2010, con il 25% di malolattica svolta e il 18% di fermentazione in legno, più il 25% di vins de réserve sia come classici vini (10%) conservati in botte, sia come assemblaggi precedenti (15%). Poi, dopo il tiraggio, poco più di tre anni sui lieviti e dosaggio a 9 g/l.
Brut Premier (*)
40% Pinot Noir, 42% Chardonnay, 18% Meunier
(magnum) Il “mamma che bel naso!” esclamato da Daniele Agosti, nonostante anch’egli conosca – e apprezzi non poco – questo champagne, la dice lunga sul suo valore. Pertanto, questo Brut Premier non sembrerebbe confermarsi, ma addirittura superarsi: naso ricco, pieno, grasso, intensamente minerale nella sua freschezza territoriale, ricco di frutta (pesca bianca), arricchito da tostature, note di panificazione e un livello di maturazione veramente perfetto. Tutta questa materia, però, all’assaggio cela la sua opulenza dietro una grande eleganza, oltre che rivelarsi anche levigata, tesa, flessuosa, con uno sviluppo nettamente salino che rende il finale veramente gustoso, nonché pulito e pure asciutto, per buona pace del dosaggio. E senza considerare la splendida bollicina e l’equilibrio della gustativa. Non ce ne voglia Lécaillon, ma qui la controversa annata 2010 non si percepisce affatto, invece l’eccellenza dell’etichetta sì. Tutta.
Voto: 93/100
(hanno partecipato alla degustazione Federico Angelini, Daniele Agosti, Guido Molinari)
Gli champagne Louis Roederer sono distribuiti in esclusiva da:
Sagna – tel. 011/8131632 – www.sagna.it
Mi sfugge qualcosa…..
Questa magnum è di quest’anno o precedente ?
L’ ultimo uscito, come da guida non è un 2014 ?
Il 2010 non sarebbe di un paio d’anni fa ? Quindi ancora con Chardy al 40% e 30% di riserva ?
Merci….
Sì, la 2010 è ancora quella con i vins de réserve ‘tradizionali’. È quella che servono ora in maison, ma credo che sul mercato ci sia già la 2012, se non la 2013…