20 commenti
La Guida

Champagne: riflessioni a ruota libera (alla luce della Guida…)

I PARTE Il CIVC ha appena fissato il rendimento per la prossima vendemmia in Champagne: 10.200 Kg di uva per ettaro. È un pochino meno (600 Kg/ha) rispetto...
di Alberto Lupetti

I PARTE

Raccolta uva in champagne
Che annata sarà la 2019 in Champagne? È ancora presto per dirlo e, come al solito, il mese di agosto sarà cruciale per portare l’annata da una parte o dall’altra…

Il CIVC ha appena fissato il rendimento per la prossima vendemmia in Champagne: 10.200 Kg di uva per ettaro. È un pochino meno (600 Kg/ha) rispetto alla due precedenti, ma è tale da “assicurare un approvvigionamento che soddisfi le esigenze degli operatori e mantenga un livello di scorte equilibrato per la filiera”, quindi anche considerando un export che continua a crescere, perfino nei primi mesi del 2019. Una vendemmia, la 2019, sulla quale pesano ancora delle incognite: i primi di luglio si prevedeva di iniziare la raccolta il 20 settembre, poi il caldo torrido (fino a più di 40°C la settimana passata!) ha cambiato le previsioni, con date che ballavano tra il 15 e addirittura il 10. Due vigneron siti in due zone ben distinte, Erick De Sousa (Côte des Blancs) e Benoît Marguet (Montagne de Reims) parlano tuttora e rispettivamente del 12 e del 14, ma, poiché agosto è cruciale per la maturazione delle uve, ne riparleremo più avanti. Così come della qualità delle uve, visto che i fenomeni complicati non sono mancati (il gelo sia ad aprile che a maggio, poi la canicola della scorsa settimana che ha quasi ‘bruciato’ i grappoli). Insomma, sarà un’annata calda tipo la 1989 (eccellente) o la 2009 (fortemente sovrastimata)? O completamente diversa?

Panel emiliano durante degustazione
Una degustazione del cosiddetto ‘panel emiliano’ (Vania Valentini, Thomas Rossi e Marco Dallabona), coordinato dal sottoscritto presso la Stella d’Oro di Soragna. Notare i calici ‘ufficiali’ di questa edizione, i Grand Champagne 45 della linea Jamesse Prestige.

Nel frattempo, le degustazioni per la prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne proseguono spedite e a oggi ¾ degli assaggi sono terminati. Lo schema ha visto in campo i due panel, quello ‘romano’ e quello ‘emiliano’, portare avanti il lavoro, con il sottoscritto sempre presente a tutte le sessioni. La novità di quest’anno è rappresentata dal cambio di bicchiere ‘ufficiale’: abbiamo lasciato il Riedel per passare al Lehmann, il Grand Champagne 45, nello specifico, ideato dal grande sommelier Philippe Jamesse.

A proposito di guida, ringrazio personalmente quanti (tantissimi, accidenti!) ci hanno già dato fiducia acquistando en premier la versione Limited Edition,  con la campagna attiva ancora per poco più di 10 giorni…
In merito, la prevendita è partita, quest’anno con numerosi bonus e fino al 10 agosto spedizione gratuita. Visto che ancora molti ci scrivono in privato per sapere dove fare la prenotazione, ecco: è possibile solo da questa pagina dedicata prenota il bundle Limited Edition.

Le degustazione per la guida 2020-21

Dicevo delle degustazioni. Mancano ancora alcuni dei ‘grossi calibri’, ciò nonostante è già possibile fare un bilancio preliminare. I tanti champenois che affermano convinti “gli champagne di oggi sono migliori di quelli di 20-30 anni fa” per certi versi hanno ragione. Almeno per quanto riguarda i non millesimati. Infatti, la qualità media si è notevolmente alzata e questo aspetto è avvertibile soprattutto dove l’annata conta poco, quindi nei sans année. Oggi circa il 90% dei non millesimati è costituito da champagne quantomeno corretti, perfetti per rispondere senza carenze qualitative a quel mercato che, in fin dei conti, pesa per l’80% sulle vendite di champagne nel mondo. Poi, all’interno della categoria, c’è ovviamente una scala qualitativa e un’ampia offerta di gusti. L’impostazione media dei négociant tende a una certa dolcezza, ricercata per conquistare un pubblico il più ampio ed eterogeneo possibile, ma i nomi di riferimento sembrano non solo avere una marcia in più, ma aver addirittura compiuto passi in avanti. Clamoroso il picco fatto registrare dalla Special Cuvée di Bollinger, che forse per la prima volta non fa più rimpiangere quella del secolo scorso.

alfred Gratien Brut
Ne avevamo già intuito le potenzialità nella scorsa edizione, poi lo abbiamo apprezzato nel corso degli ultimi due anni e ora si è prepotentemente rivelato: il Brut di Alfred Gratien è nell’Olimpo dei non millesimati.

Si conferma in tutta la sua eccellenza il Brut Réserve di Charles Heidsieck, che prosegue la sua marcia come un rullo compressore senza conoscere incidenti di percorso, mentre le sorprese più belle sono arrivate dal Brut di Alfred Gratien, entrato di prepotenza nell’Olimpo, e il Carte Jaune di Veuve Clicquot. Sì, proprio lui, lo champagne iper popolare in Italia, che molti associano ai supermercati e, per questo, lo snobbano… Beh, che Dominique Demarville stesse lavorando benissimo lo avevamo capito già da un paio d’anni, ma ora dobbiamo fargli i complimenti: questo champagne potrà non piacere ad alcuni dal punto di vista del gusto personale, ma in termini assoluti è tecnicamente ineccepibile. Senza considerare la produzione enorme… Leggendo questo sito avrete anche capito che la ‘formula Mag’ di AR Lenoble ha stravolto in positivo i non millesimati dei Malassagne, poi ricorderete che l’essere passati alla malolattica parziale non ha inficiato la personalità del Black Label di Lanson (ma di questo vi riparlerò meglio a fine agosto) e posso anche dire che, dopo diversi anni di ‘purgatorio’ – e tante amichevoli schermaglie tra il sottoscritto e Laurent d’Harcourt – il Brut Réserve di Pol Roger ha finalmente trovato quella messa a punto (invero già riscontrata lo scorso anno…) che lo ha portato nella posizione che gli compete.

Pol Roger
La messa a punto costante, inesorabile, paziente del Brut Réserve di Pol Roger lo ha finalmente portato con merito al fianco dei grandi millesimati della prestigiosa maison di Epernay…
Louis Roederer Brut Premiere
L’instancabile (e non meno abile) lavoro di affinamento operato da Jean-Baptiste Lécaillon ha permesso al Brut Premier di mantenere intatto il trono della categoria: noblesse oblige…

Meritano anche più d’una nota di lode i vari non millesimati di Duval-Leroy, che si muovono oramai da qualche anno in una dimensione di eccellenza e, per questo, meriterebbero maggiore considerazione da parte dei più. Però, nonostante questa concorrenza sempre più agguerrita, al vertice resta ‘lui’, il Brut Premier di Louis Roederer. Zitto, zitto, Jean-Baptiste Lécaillon l’ha continuamente evoluto fino a farlo diventare un ‘mezzo millesimato’, nel senso che l’annata base si deve sentire. Quando la stragrande maggioranza dei sans année ricerca la costanza di gusto, il Brut Premier punta invece alla costanza di qualità e lo fa affiancando al 75% di vini dell’ultima annata, attentamente selezionati dallo chef de cave dopo continue sessioni di degustazione, una componente di vins de réserve che è addirittura diminuita (da circa il 33% al 25%) ed è ora composta per il 15% da assemblaggi precedenti e per il 10% dai tradizionali vini di riserva tenuti in botte, qui utilizzati un po’ come le spezie in cucina.

Una piccola nota a proposito dei vins de réserve tradizionali: sembrano in calo, perché la formula degli assemblaggi precedenti è in forte ascesa presso moltissimi produttori, grandi e piccoli. I primi a crederci in maniera importante, a rivelarla come nuova frontiera dell’assemblaggio, sono stati i fratelli Chiquet (Jacquesson), ma poi in diversi si sono accodati, fino a farne una sorta di nouvelle vague delle riserve. In fortissima crescita pure la réserve perpétuelle (o Solera che dir si voglia, anche se è più corretta l’altra definizione), tanto come singoli vini quanto come assemblaggi precedenti, un vero e proprio fenomeno che sta coinvolgendo sempre più produttori di ogni ordine e grado.

Mondo vigneron

A proposito di piccoli… e i vigneron? Anche qui la qualità media sembra crescere, ma gli equilibri in campo restano invariati. Quindi abbiamo una rosa di miti inossidabili (Selosse, Agrapart, Vilmart, Alexandre Filaine…) ai quali sta man mano mangiando il terreno una schiera di altri sempre più accreditati per via di champagne di personalità e costanza qualitativa (Franck Bonville, Diebolt-Vallois, Chartogne-Taillet, Dhondt-Grellet, André Jacquart. Doyard, Maillart, Fresnet-Julliet). E non mancano realtà molto giovani che hanno dimostrato subito di saperci fare, come La Renaissance, Trousset-Guillemart e Bolieu.

Selosse degustazione gamma nuovi champagne
Passa il tempo, il timone del Domaine è sempre più in mano al figlio Guillaume, ma lui, Anselme Selosse, resta un mito. Anzi, i suoi champagne basati sull’annata 2012 sono più buoni che mai!

Fanno invece storia è sé gli interpreti del Meunier e i rigorosi ‘bio’. L’uva nera ingiustamente ritenuta il parente povero della varietà di Champagne sembra andare di moda. Ci si cimenta qualche nome di primo piano, ma soprattutto cattura l’interesse di moltissimi vigneron, Così, chi è stato un po’ il riferimento del settore, l’ottimo Jérôme Prévost (La Closerie), deve guardarsi le spalle da una new-entry della guida (ancorché produttore di tradizione) come Eric Taillet, mentre il debutto di Fabrice Pouillon con questa varietà è subito da standing ovation. Non mancheranno in guida tanti altri esempi di valore, ma attenzione alle mode: l’inseguimento affannoso del Meunier rischia di portare anche a inutili forzature o, peggio, storture. Sarà ovviamente mia, nostra cura segnalarvi chi lavora bene, tralasciando chi, spacciato per fenomeno da qualche importatore improvvisato, lascia il tempo che trova.

jerome prevost
Il grande Jérôme Prévost, l’artista del Meunier, il vigneron che ha nobilitato questa varietà. In esclusiva. Ora deve però guardarsi da una concorrenza veramente molto agguerrita: si profila una gran bella battaglia per noi appassionati…

Champagne ‘bio’: la situazione

degustazione leclerc briant
Quando la biodinamica significa regolarità qualitativa e piacevolezza di beva, beh, allora viva la biodinamica! L’accoppiata Frédéric Zeimett-Hervé Jestin si conferma pure in ‘Grandi Champagne 2020-21’ vincente.

Capitolo ‘bio’, intendendo con questo tanto i biologici quanto i biodinamici autentici. Giocano in un altro campionato quattro nomi: De Sousa, Benoît Lahaye, Fleury e Leclerc Briant. In che senso? Sono piacevolissimi, mai improbabili, non sbagliano quasi mai, per loro il ‘bio’ è un credo e non uno strumento per emergere. Insomma, non sembrano ‘bio’ perché mancano di quella personalità a volte troppo ingombrante che rende questi vini difficili quando va bene, palesemente difettati negli altri casi. Lo ripeto: un vino deve prima di tutto essere buono, piacevole, godibile, poi se è anche ‘bio’ meglio. Mai fare passare per forza come eccellente un vino bizzarro solo perché ‘bio’. No! Ecco, questi quattro fanno grandi champagne prima di tutto, poi li fanno anche ‘bio’. Bravi! Non mancheranno diversi ‘bio’ estremi in guida, ma voglio segnalare il prepotente ritorno di André Beaufort, di cui ho già detto su questo sito, e la quadratura del cerchio trovata finalmente da Benoît Marguet, forse il più estremo di tutti in quanto va addirittura oltre la biodinamica. Anche di Marguet ho parlato qui su LeMieBollicine, ma in guida lo analizzeremo molto più in profondità. I suoi champagne non sono per tutti, ma chi li capirà finirà per innamorarsene. È solo questione di tempo…

Tornerò sull’argomento per parlare di millesimati e cuvée de prestige, nel frattempo… buone vacanze a tutti! Nel mio caso brevi e con computer al seguito!

benoit marguet
Chi la dura la vince. No, meglio, chi è fermamente convinto delle sue idee ed è parimenti abile a tradurle in pratica alla fine ne raccoglie meritatamente i frutti: la prossima edizione della guida sarà quella della consacrazione di Benoît Marguet?

20 risposte a “Champagne: riflessioni a ruota libera (alla luce della Guida…)”

  1. Molto interessante, come sempre……ma, un dubbio che non riesco a sciogliere: la guida L.E. in anteprima è in versione ridotta, visto che devono ancora terminare gli assaggi?
    Mi sembra impossibile, forse qualcosa mi sfugge.
    Grazie

    • Oddio, no! La Limited Edition è venduta ‘en primeur’, quindi sarà spedita tra fine novembre e inizio dicembre! Quando pronta e completa…

        • Sarebbe venduti in anteprima con consegna futura… come nel caso della guida… Uno prenota la Limited Edition, la paga, e la riceverà appena disponibile a novembre. Ovviamente la guida sarà completa.. che senso avrebbe vendere una guida incompleta ma con tanti accessori??

          • Ma si, come la vendita en primeur dei Bordeaux……quante volte l’avrò vista in passato su la Revue des vins de France……vecchiaia!

  2. Sempre molto interessanti, sempre molto stimolanti questi articoli. Appena tornato dal mio terzo viaggio in Champagne sento di dover ringraziarvi per avermi fatto appassionare sempre più allo champagne.
    Capitolo Meunier: ho assaggiato da A.Bergere il Le clos, una bevuta fortemente caratterizzata dal vitigno, cosa ne pensate?

  3. Gentile Alberto,
    A proposito di Meunier, ho bevuto ieri sera l’ottima Cuvée l’Authentique (Brut Nature) di Sendron Destouches (propriétaire-recoltant à Le Breuil). Gliela segnalo.

    Giovanni

  4. VORREI CHIEDERE UNA DELUCIDAZIONE SE POSSIBLE .COMPERO REGOLARMENTE CHAMPAGNE AGRAPART DA DIVERSI ANNI MA L’ALTRO GIORNO MI SONO ACCORTO CHE SU CERTE BOTTIGLIE NON C’E’ PIU SCRITTO “AGRAPART E FILS” MA BENSI “PASCAL AGRAPART” SAPRESTE SPIEGARMI IL MOTIVO O SE MI TROVO DI FRONTE A UN FALSO?????GRAZIE ANTICIPATAMENTE

    • Un semplice cambio di nome dovuto al fatto che da decenni è Pascal a portare avanti il Domaine, quindi ha voluto giustamente ribadirlo nella marca.

  5. Salve signor lupetti, perche’ avete tolto la app che io trovavo molto piu’ pratica da usare ??
    Un saluto Lorenzo

  6. Buongiorno Alberto
    In previsione di una cena con amici, hoi 12 bottiglie, tutte diverse, di piccoli produttori da assaggiare (siamo in 8).
    Riusciresti a darmi delle indicazioni per metterle in fila giuste e dare un senso alla degusazione??
    C’è un po di tutto: blanc de blancs, blanc de noirs (sia di meunier che pinot nero), assemblaggi con meunier e pinot nero, pinot nero e chardonnay e i classici coi tre uvaggi con varie percentuali.
    Sono tutte s.a., nessun millesimo dichiarato e tutti extrabrut o nature
    ……mi spiego meglio….. prima lo chardonnay in purezza , il meunier, il pinot nero o gli assemblaggi e con che percentuale predominante??
    prima gli extrabrut o i non dosati ??
    C’è una linea guida da seguire o almeno delle indicazioni da tener presente??
    Grazie in anticipo delle indicazioni
    A presto
    Roberto

      • Buongiorno Alberto
        Queste sono le bottiglie:
        – Tristan Hyest, Nature Les Côtes Calcaires, Bottiglia 0,75 L, 03/2018
        -Renoir & Fils, Le Terroir, Bottiglia 0,75 L, 10/2018
        – Perseval-Farge, C. de Réserve, Bottiglia 0,75 L,
        – Tristan Hyest, Blanc de Noirs, Bottiglia 0,75 L, 12/2017
        -Tristan Hyest, Blanc de Blancs Les Terres Argileuse, Bottiglia 0,75 L, 12/2018
        – Rémi Leroy, Nature, Bottiglia 0,75 L, 12/2018
        – Pointillart-Leroy , Descendance, Bottiglia 0,75 L
        – Legret & Fils, Equilibre, Bottiglia 0,75
        – Assailly, Brut Nature, Bottiglia 0,75
        – Lelarge-Pugeot, Tradition, Bottiglia 0,75 L
        – Jacques Lassaigne, Les Vignes de Montgueux, Bottiglia 0,75 L, 11/2017
        – Veuve Fourny, Nature Blanc de Blancs

        Attendo fiducioso un suo gentile consiglio
        Saluti
        Roberto

      • Buongiorno Alberto
        Giovedì avrò questa degustazione, in giro non ho trovato nessuno che parlasse di questo argomento e quindi mi sono rivolto al guru dello Champagne.
        Magari non c’è una regola perché ci sono troppe variabili in ogni champagne, però un piccolo consiglio mi avrebbe fatto sicuramente piacere.
        Cercherò quindi di metterli in sequenza in base alla mia piccola esperienza.
        Grazie lo stesso
        Saluti
        Roberto

        • ha ragione, ma è un periodo intenso tra rientro dalla ferie, lavori per la guida e viaggi (infatti le scrivo da Reims…).
          La sua domanda non è di facile risposta, perché gli champagne sono parecchi e non di facile incastro: non volevo buttare lì una risposta tanto per darla, ma non avevo capito avesse fretta.
          In tal caso, le dò qualche linea generale: gli chardonnay in purezza prima degli assemblaggi con Pinot; i non dosati prima dei dosati, quelli che fanno legno dopo i solo acciaio, il tutto in ordine crescente di età. Inizierei dunque da V.ve Fourny, proseguendo con gli altri BdB e terminando questo con Lassagne (Montgueux tende al rotondo e al tropicale, quindi forse lo terrei come ultimo degli Chardonnay…) e poi via via con gli altri, fino ad arrivare al BdN di Trystan… Spero di essere riuscito a dare qualche indicazione sensata…
          Fammi sapere!

          • Immaginavo che fosse molto impegnato…….un po’ la invidio che si trova a Reims, ma sicuramente lei ne avrà piene le scatole……. Comunque grazie mille dei preziosissimi consigli….non è la prima volta che assaggio un po’ di bottiglie diverse in sequenza e ho sempre trovato difficoltà ad azzeccare la giusta scaletta, quindi volevo un suo parere.
            È stato molto chiaro e mi ha aiutato parecchio , soprattutto sul servire prima i non dosati …..
            Le farò sapere poi come andrà ….
            Complimenti per la sua gentilezza e professionalità….. non è da tutti rispondere sempre con passione e umiltà come fa lei……non vedo l’ora che arrivi la nuova guida…….. magari aggiungendo un trafiletto nell’introduzione che spieghi meglio questa cosa, oppure un articolo sul sito sarebbe molto interessante…….spero che prenda in considerazione questa cosa…
            grazie mille e a presto
            Roberto

  7. Buongiorno Alberto,
    A proposito di guide, vorrei avere la tua opinione su un fenomeno che mi rende da anni perplesso. Da qualche giorno è uscita qui in Francia quella che è forse la guida di vini più letta. Il panel di degustatori professionisti è enorme e tutti i vini sono degustati alla cieca. Ho consultato la sezione Champagne e come ogni anno parecchie sorprese: grandi e prestigiosi nomi hanno “solo” una stella (il minimo) o due stelle, mentre bottiglie a meno di 20 € possono avere tre stelle e “coup de coeur”, il punteggio massimo. Quest’anno per esempio massimo punteggio alla cuvée Ancestral di Gilles Mansard (tra 20 e 30 €) o alla Prestige di Pierre Mignon (15-20 €), mentre due stelle a DP 2008, Krug 166, Salon 2007, Cristal 2008 neppure citato (scartato? non presentato?) mentre due stelle al Roederer 2012 e via di questo passo. Ciliegina sulla torta: una stella a Winston Churchill 2008!! Una decina d’anni fa mi sembrava un ottimo modo per fare un bell’affare (perché spendere 180€ per uno champagne di prestigio quando uno a 18€ è “migliore” secondo gli esperti?). Ma con più esperienza la penso molto diversamente. In effetti questi punteggi paradossali non si riscontrano praticamente mai (salvo rare eccezioni) nelle guide d’autore (Bettane&Dessauve, la RPvue des Vins de France, etc, compresa la vostra). Uno spirito polemico potrebbe sostenere che i paradossi sono il frutto delle degustazioni alla cieca (il prestigio non influisce dunque sul giudizio che è dunque privo di pre-giudizi). Mi viene anche in mente quel tuo bellissimo articolo proprio sul Wins. Church. 2008 in cui la prima bottiglia non ti aveva convinto, mentre è la seconda che ne ha rivelato la grandezza (ma se si ha solo una bottiglia?). Riguardo alle degustazioni alla cieca, ne ho fatte un certo numero e curiosità sono certo capitate, ma mai situazioni così estreme (oltre al fatto che un Krug si riconosce subito…) Insomma vorrei avere la tua autorevole opinione sulla questione!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.