Demarville cambia e vince: ecco La Grande Dame 2008!
Era il dicembre del 2016 quando, durante una degustazione personale presso la Cuverie di Veuve Clicquot, a un certo punto lo chef de cave Dominique Demarville si alza con fare sospettoso e si reca a uno degli armadi-frigo. Torna con due bottiglie la cui forma è evidente, è quella de La Grande Dame, ancorché prive di etichetta. Sorride sotto i baffi e mi dice “niente foto né appunti, è una cosa tra di noi” e versa in due calici, uno champagne bianco nel primo e uno rosato nel secondo. Mi osserva, attende i miei commenti, che sono estremamente positivi nonostante gli champagne appaiano evidentemente ‘indietro’ di maturazione e siano molto, molto asciutti. “È la mia prima Grande Dame, la 2008 – mi confessa – ancora senza dosaggio” e aggiunge che si tratta di una piccola rivoluzione, perché “per ribadire il forte legame di Veuve Clicquot con il Pinot Noir ho notevolmente aumentato la quantità di questa uva”. Quel notevolmente significa, come vedremo a breve, che è quasi un blanc de noirs…
Da quel giorno, ho avuto modo di assaggiare La Grande Dame 2008 altre quattro volte, le ultime due alla ‘Cena di Natale’ dello scorso anno e la mattina dopo nuovamente alla Cuverie, con Dominique e il simpatico Pierre Casenave. In questi assaggi, stavolta tutti con la liqueur, quindi con gli champagne in versione ‘definitiva’, la sensazione s’è fatta certezza: si tratta di uno champagne eccezionale, tanto in bianco quanto, soprattutto, in rosa. E non si tratta semplicemente dell’annata 2008. No, perché Dominique non si è limitato ad applicare l’annata allo schema stilistico de La Grande Dame, ma ha operato una piccola rivoluzione. E, come tutte le rivoluzioni, i rischi sono sempre in agguato. Però la bravura di Dominique è oramai nota, come abbiamo già avuto modo di vedere prima con il Carte Jaune (notevolmente migliorato negli ultimi anni) e successivamente con l’EBEO (champagne, purtroppo, poco capito, a mio avviso per un grossolano errore di comunicazione e prezzo da parte della stessa maison), così la suddetta rivoluzione è non solo perfettamente riuscita, ma proietterà questo champagne in una nuova dimensione. Pertanto, lo chef de cave si è mosso contemporaneamente su due fronti, l’annata e lo stile del vino. Per quanto riguarda il primo aspetto, oltre l’oggettivo valore dell’annata, in Veuve Clicquot la 2008 è stata “un’annata eccezionale che ricordava l’eccellenza di 1995, 1985 e 1979 per qualità dei grappoli e acidità, con un pH medio sui nostri vini di 2,9”, quindi diversa dalla media champenoise, visto che in linea generale la 2008 è assimilabile alla 1988. Per quanto riguarda il secondo punto, lo stile del vino, le linee guida che hanno portato Dominique Demarville nella sua rivoluzione sono state freschezza, setosità, eleganza e mineralità: “volevo portare La Grande Dame a un livello di finezza ed eleganza che i nostri Grand Cru offrivano e il risultato è la perfetta combinazione di profondità e setosità con eleganza e luminosità, per una cuvée eccezionale”. Ci sarà riuscito? Lo vedremo a breve.
Nel frattempo, posso ricordare che La Grande Dame fu creata nel 1962 e poi lanciata nel 1972 per celebrare il bicentenario della fondazione della maison. È un tributo tanto a M.me Clicquot, quanto agli splendidi vigneti di proprietà, i cui migliori furono acquistati proprio dalla stessa Vedova. Per quanto riguarda la 2008, è stata assemblata unicamente con uve di sei degli storici otto Grand Cru dove la maison ha i vigneti di proprietà, quindi Le-Mesnil, Verzy, Verzenay, Ambonnay Bouzy e Ay. Dopo il tiraggio, lo champagne ha maturato nove anni sui lieviti nelle splendide Crayères di Reims prima di essere dosato a 6 g/l.
La Grande Dame 2008
92% Pinot Noir, 8% Chardonnay
dég. gen. 2018 – Accidenti che gran bel naso! È veramente molto elegante, fresco, iodato nella sua ventata minerale, curiosamente più giocato sull’agrume e la florealità che sul frutto. Ha finezza e profondità e con l’attesa marca sempre più tanto l’insita freschezza, quanto la netta mineralità. Soprattutto non sembra affatto un ‘quasi’ blanc de noirs e, in più, si propone definitivamente come raffinato. Una bollicina di eccezionale finezza supporta una bocca splendida, ancora fine, ancora elegante nonostante l’evidente e importante struttura. È uno champagne che ha tanta materia, al punto da essere quasi masticabile, è caldo, denso, ma rimane sempre animato da una freschezza sferzante. La gustativa si apre come un estuario, riempie il palato, ma si distende anche. Il palato è polposo, non tanto cremoso quanto ampio, e sul finale emerge finalmente il carattere del Pinot Noir al fianco della mineralità di craie. Ma, per fissare definitivamente la personalità di questo champagne, direi che vanta un equilibrio eccezionale, nel senso che è senza dubbio 2008, ma lo è senza subire l’annata, grazie alla magnifica struttura che ‘maschera’ l’acidità… Notevole.
Voto: 98/100
(hanno partecipato alla degustazione Daniele Agosti, Amedeo Pasquino, Pascal Tinari)
Nella storia de La Grande Dame, o meglio, a partire dall’annata 1988, la versione in rosa creata da Jacques Péters ha tradizionalmente affiancato la bianca. Vale anche per La Grande Dame 2008, che ho ovviamente assaggiato in tutte le occasioni di cui ho parlato. Vi anticipo che se La Grande Dame 2008 è eccellente, come abbiamo visto, La Grande Dame Rosé 2008 è semplicemente straordinaria. E si tratta di un qualcosa di veramente parrticolare, perché solitamente le versioni in rosa degli champagne Veuve Clicquot hanno bisogno di un paio di anni in più per esprimersi. Però, per i dettagli di questo champagne vi rimando a… Grandi Champagne 2020-21! Dove troverete sia un nuovo assaggio della bianca, eseguito insieme al panel e con i bicchieri della guida, sia della Rosé, ovviamente. Perché, come sapete, tutti gli champagne pubblicati sulla guida sono frutto di assaggi ad hoc e non di estemporanei fatti in occasioni di cene o fiere…
Gli champagne Veuve Clicquot sono distribuiti in esclusiva da:
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Buongiorno Alberto aspettavo la Grande Dame 2008 con molta curiosità e in effetti il 92% di Pinot Noir non lo avevo mai visto in una Grande Dame nemmeno nelle Rosè ……ti chiedo vale sempre il discorso delle Grande Dame dove bisogna aspettare degli anni per gustarne a pieno le potenzialità di questo champagne specie questa 2008 con un altissima percentuale di Pinot Noir ??
Come sempre grazie dei tuoi preziosissimi suggerimenti ….
Assolutamente sì! Anche perché c’è pure l’annata 2008 a chiedere tempo. Ciò nonostante, la godibili è già… piacevolmente sorprendente.
Buonasera Alberto,
avrei una domanda/curiosità a proposito della Grande Dame. Ho notato che si trova sul mercato (parlo in questo caso di enoteche online) ad un prezzo decisamente inferiore rispetto ad altre cuvée de prestige con permanenze sui lieviti simili e prodotte da maison paragonabili a VCP: ad esempio costa circa il 30% in meno rispetto ad un Cristal e circa il 20% in meno rispetto ad un Dom Perignon Vintage.
Premesso che a me consumatore questo fatto non può che far piacere (infatti nella mia cantina ci sono 2 Grande Dame 2008 e solo 1 Cristal 2008), lei come spiega – tecnicamente e commercialmente – questa differenza?
Ringraziando per l’attenzione, la saluto cordialmente.
Scelte commerciali e di mercato. Ma, a scanso di equivoci, premetto che trovo LGD uno champagne eccezionale, il solo problema è che esprime tutta questa eccezionalità dopo tanti, tanti anni.
In passato i prezzi delle top cuvée erano piuttosto allineati, poi il mercato ha tirato in una direzione e la LGD è rimasta lì. Ma la differenza di prezzo non rispecchia la differenza qualitativa con le altre cuvée de prestige…
Quindi dalle sue parole deduco che per degustare la Grande Dame 2008 bisognerà aspettare almeno il 2023 (5 anni dal degorgement)…
In generale trovo che VCP abbia prezzi molto concorrenziali su tutti i suoi champagne di alta gamma (Vintage, EBEO e Grande Dame), mentre forse sono un po’ cari – in proporzione – i prodotti base: personalmente, se devo decidere di spendere 40 euro (o giù di lì) per un sans année maison, li spendo per il Brut Premier di Roederer e non per la Carte Jaune di VCP (anche se le sue recensioni positive su quest’ultima mi hanno parecchio incuriosito…).
Grazie ancora.
Beh, il Brut Premier di Roederer, così come il Brut Réserve di Charles Heidsieck, primeggiano nella categoria.
VCP è una maison largamente sottostimata. I millesimati in particolare (Vintage e LGD) hanno un rapporto q/p notevole e invecchiano benissimo.
Quando stappare uno champagne… Domanda sempre di difficile risposta perché dipende anche dai gusti personali. Personalmente, di LGD oggi stapperei 1989 o 1990, ma capisco che è quasi follia, lo so. Con la 2008 dipende da lei, ma più aspetta e meglio sarà…