Palazzo Lana: le origini del Franciacorta e il futuro di Berlucchi
Se volessimo definire il momento preciso in cui è stata sancita la nascita della Franciacorta, potremmo avvalerci di questa immagine: siamo nel 1955 e, nella splendida dimora del ‘500 che è Palazzo Lana, in una stanza chiamata ‘caminadù’ per via del maestoso camino in marmo di Botticin, Franco Ziliani, giovane e talentuoso enologo, incontra Guido Berlucchi, nobile vignaiolo discendente della famiglia Lana de’ Terzi. “Il maggiordomo mi scortò nel salotto di Palazzo Lana Berlucchi.
Le note di ‘Georgia on my mind’ vibravano nell’aria:
Guido Berlucchi era al pianoforte.
Rimasi incantato dall’eleganza della figura,
dalla maestria con cui le mani accarezzavano i tasti.
Volsi lo sguardo ai muri secolari, ai ritratti di famiglia; notai gli arredi preziosi. Tutto emanava raffinatezza non ostentata.
Il conte richiuse il piano, mi salutò con calore
e iniziò a interrogare me, giovane enologo, sugli accorgimenti per migliorare quel suo vino bianco poco stabile.
Risposi senza esitazione alle sue domande e, nel salutarlo, osai:
e se facessimo anche uno spumante alla maniera dei francesi?” così il ricordo di quell’incontro dalle parole dello stesso Franco Ziliani, prossimo a spegnere le 88 candeline.
Da quel giorno, quella meravigliosa residenza di famiglia diventa il simbolo della Berlucchi, emblema di un rinnovato impegno che, da quel lontano 1955, nell’azienda di Borgonato raccoglie nuovi frutti ogni anno e conosce oggi felici affermazioni, come nel segno della linea Franciacorta Palazzo Lana Riserva. Nata per la prima volta nel 1999, dopo diverse e numerose sperimentazioni, questa cuvée ebbe il suo primo esordio sul mercato come Extreme 2004 (al quale s’è successivamente aggiunto il Satèn) e svelando, fin dal principio, una straordinaria vocazione all’eccellenza, una rinnovata tensione al meglio. A dimostrazione che qui, come in qualsiasi altra denominazione vitivinicola, per continuare a ottenere vini di altissimo pregio è d’obbligo un impegno intransigente, continuo, incessante, oggi più di allora.
Un parco vigneti completamente rinnovato dalla fine degli anni Novanta, con le vigne reimpiantate secondo criteri strenuamente qualitativi e che troviamo oggi, nel caso dei Palazzo Lana, allignare in due specifici e selezionati appezzamenti. Il primo è ‘Brolo’, adiacente proprio a Palazzo Lana Berlucchi e recintato da un muro (un Clos dal valore storico). La densità è di 10.000 piante per ettaro, dalle potature e rese estremamente contenute, con un terreno molto freddo, non il tipico terreno morenico della Franciacorta, ma più profondo, piuttosto ‘acido’, composto da sedimenti fluvio-glaciali capaci di donare grande mineralità. Il secondo è ‘Quindicipiò’, dove invece, le vigne sono coltivate a una densità di 5.000 piante per ettaro su un terreno di origine morenica in media collina, dai suoli leggeri e poco profondi, pieni di ciottoli. Massimo rispetto per l’uva, attenzione maniacale durante la fase di pressatura, che dev’essere lenta e graduale, e una minuziosa selezione dei mosti per una cuvée composta per il 100% da uve Pinot Nero (piuttosto singolare in Franciacorta, dove la media della coltivazione vitigno non supera il 15%), con dosaggi bassissimi e personalizzati a seconda dell’annata e, soprattutto, zero malolattica, scelta che, personalmente, non posso che apprezzare. Un vino che sfodera, fin dall’esordio, una rinnovata tensione all’eccellenza e che restituisce il ruolo di rilievo all’azienda di Borgonato.
L’intero patrimonio vitato di Berlucchi è oggi in completa conversione all’agricoltura biologica e copre oltre cinquecento ettari di territorio tra proprietà e conferimento, sparsi nei principali comuni della Franciacorta. L’alta densità di ceppi per ettaro, la potatura a cordone speronato, l’inerbimento mirato e il diradamento pre-vendemmiale permettono di ottenere pochi grappoli e di estrema qualità. La vinificazione avviene nelle rinnovate cantine di Borgonato, dove la batteria di presse Coquard di ultima generazione (a piatto inclinato) provvede a una spremitura lenta e graduale delle uve, a garanzia di un mosto selezionato, limpido, perfetto. A seguire, le migliori partite vengono trasferite in barrique di rovere Allier di secondo o terzo passaggio, mentre le restanti rimangono in affinamento a contatto sulle fecce nobili ed, eventualmente, sottoposte a bâtonnage. I vini che danno vita ai Palazzo Lana Riserva, provengono dalla combinazione di ben sei selezioni.
Per concludere, il ritorno della Berlucchi in seno alla Denominazione Franciacorta con obiettivi precisi e investimenti imponenti, sia in vigna che in cantina, non solo restituisce a una terra l’azienda che ne decretò la prima fama, ma ne aggiunge un altro interprete, di ruolo e rilievo storico, tra gli esponenti più significativi nel panorama della stessa. E, avendo la scorsa settimana partecipato a una storica verticale di Palazzo Lana Extrême, la sensazione che più d’ogni altra è sembrata pervadere durante gli assaggi e ascoltando i pensieri di Arturo Ziliani, è che la direzione intrapresa da Berlucchi, così come di questa Denominazione, sia ostinatamente orientata a un avvenire con ancora nuove ed entusiasmanti sfide da affrontare. Prodotti sempre più identitari, autentici e di gran classe. Come è giusto che sia.
Palazzo Lana Extrême Riserva
100% Pinot Nero
2008
Tiraggio giugno 2009, sboccatura 14 Dicembre 2017 (102 mesi sui lieviti), dosaggio 2 g/l.
Nota: questo Franciacorta ha risposato 13 mesi in cantina dopo la sboccatura, prima della commercializzazione
La veste è invitante, cristallina, limpidissima, dal perlage estremamente fine, copioso e persistente. L’olfatto è discreto, privo di ostentazione, dal potenziale ancora poco espresso. Con l’innalzamento della temperatura, tuttavia, emergono raffinate e delicate note di pesca, mandarino, un floreale bianco, la zagara, un tocco di canditi, spezie, infine cenere. Il sorso è fresco, affusolato e salino, dalla gradualità espressiva elegante, ampia, di bellissima quadratura per finezza carbonica e articolazione. Si allunga con continuità, salinità ed equilibrio e con l’evoluzione emerge una nota di cera d’api, tiglio, anch’essa molto delicata, mai invasiva. Da attendere.
Voto: 89/100
2007
Tiraggio giugno 2008, sboccatura 15 Maggio 2017 (107 mesi sui lieviti), dosaggio 2,5 g/l
Nota: questo Franciacorta ha risposato 20 mesi in cantina dopo la sboccatura, prima della commercializzazione
Contraddistinto una sinuosa mineralità, apre con un affascinante frutto in confettura, dolcissimo e delicato, una buccia di mela rossa, infine, la sottile evoluzione del Pinot Noir rimanda a un floreale di viola. Un olfatto, anche qui, delicato, discreto, che si muove in punta di piedi. In bocca, è salino nella distribuzione al palato, gratificante, il sorso rimane infatti esile ma fresco, agrumato, nitido. Manca probabilmente lo spessore, il frutto dolce del precedente tuttavia regala una verticalità sinuosa, raffinata, impreziosita dal sale che allunga di nuovo nel finale. Gastronomico.
Voto: 88/100
2006 (in magnum)
Tiraggio maggio 2007, sboccatura 19 Giugno 2013 (85 mesi sui lieviti), dosaggio 1,5 g/l
Nota: questo Franciacorta ha risposato 67 mesi in cantina dopo la sboccatura, prima della commercializzazione
Si cambia decisamente scenario. Il naso è intenso, penetrante, gioca immediatamente sui registri della polvere da sparo e, a seguire, pepe bianco, canditi, agrumi, un floreale giallo, poi, di nuovo, la nota minerale, scura e affilata. In bocca, è immediatamente solido, levigato, fresco e salino, ma anche avvolgente, voluminoso, con un’eccellente precisione carbonica e un’impeccabile distribuzione al palato. Ottima anche la densità nel finale che, insieme alla vena salina e all’agrume, sostiene in modo magistrale la persistenza, lasciando intravedere ancora ottime prospettive di evoluzione.
Voto: 91/100
2005
Tiraggio luglio 2006, sboccatura 12 Novembre 2015 (112 mesi sui lieviti), dosaggio 4 g/l
Nota: questo Franciacorta ha risposato 38 mesi in cantina dopo la sboccatura, prima della commercializzazione
Approccio complesso, in cui prevale la frutta in confettura, l’albicocca, la ginestra e un intrigante ricamo – lievemente – ossidativo. Attendendolo, infine, emergono coinvolgenti e insistenti note di tabacco biondo. In sintonia il palato, fresco e salino, con un centro bocca che rilancia in succosità, agrume scuro e ricordi di mela rossa, anche di sidro. Pure qui la bollicina è elaborata con rigore e, ancora una volta, è pienamente magistrale la scelta del dosaggio, che non penalizza la beva bensì la sostiene, rilanciando in chiusura con ritorni sapidi e asciutti.
Voto: 88/100
2004
Tiraggio giugno 2005, sboccatura 16 Novembre 2015 (125 mesi sui lieviti), dosaggio 3,5 g/l
Nota: questo Franciacorta ha risposato 38 mesi in cantina dopo la sboccatura, prima della commercializzazione
Produzione: 5.183 bottiglie
Olfatto pieno, fitto e avvolgente, ma anche profondo che, con l’evoluzione, regala sensazioni di purea di frutta, marron-glacé, sbuffi iodati e timo. Vibrante la densità al palato, è salino nella distribuzione con una progressione che richiama, nel finale, la nocciola, l’agrume scuro e ancora il sale. Di grande armonia ed equilibrio, generoso e raffinato. Certamente un ottimo esordio, ma ancora in divenire. Elegantissimo.
Voto: 90/100
Buongiorno Vania,
intanto tanti complimenti per l’articolo, è sempre bello vedere che ogni trattiate anche bollicine italiane.
Da appassionato le vorrei chiedere un parere riguardo alla Franciacorta, secondo lei quali sono state le migliori annate degli ultimi anni? E tra le nuove annate quali secondo lei hanno il maggior potenziale?
A me hanno sempre colpito molto la 2004 e la 2008, tra l’altro qualche settimana fa ho stappato un Uberti Sublimis 2008, davvero molto interessante.
Domanda a bruciapelo, quali sono i suoi Franciacorta preferiti?
Grazie mille anticipatamente
Cordiali Saluti
Grazie Elia, sempre un gran piacere. Si, effettivamente ci stiamo dedicando un pò di più alle bollicine italiane rispetto al passato,ma perchè troviamo ci siano nuovi talenti, nuovi “fermenti”… insomma, crediamo che le bollicine italiane oggi siano in un momento di grande crescita, alla ricerca di più individualità, singolare e che, quindi, il futuro non possa che essere felice, per questi vini.
Per quanto riguarda le annate, in Franciacorta, dal maggior potenziale.. sicuramente la 2004, la 2008, la 2011 e aggiungerei anche la 2013.
I miei Franciacorta preferiti… in realtà non ne ho ancora assaggiati tanti, quindi mi riservo di elencare quelli che , ad oggi, conosco e ordinerei fossi in un Ristorante. Mosnel per la delicatezza ed eleganza, Uberti per la complessità e volumentria, Barone Pizzini per l’Almirante, grandioso in tutti i sensi e il suo TESI 1, invece, per la vivace croccantezza data dall’Erbamat. Ho poi ho amato particolarmente il nuovo modo di interpretare i Franciacorta del SoloUva di Arcari e Danesi, sorsi autentici, golosi e saporiti, la longevità e finezza di Berlucchi PALAZZO LANA, natutalmente, e la maestosità, e profondità e longevità dell’Annamaria Clementi. Sicramente ne ho dimenticato qualcuno, ma avrò eventualmente occasione di parlarne qui sul sito. A presto!
Vania