Cambia il nostro bicchiere ‘ufficiale’: al via la collaborazione con Lehmann-Jamesse!
Con la nascita della guida Grandi Champagne (2011) e quella successiva del sito LeMieBollicine (2012) s’è presentata l’esigenza di avere un bicchiere unico e univoco per tutte le degustazioni. Un vero e proprio strumento di lavoro che permettesse di valutare ogni champagne (o spumante…) assaggiato a parità di condizioni. D’altronde, oramai sappiamo bene che il bicchiere non è un mero pezzo di vetro, bensì uno strumento per far esprimere al meglio il vino e, quindi, goderlo parimenti nel migliore dei modi. Così, nel corso degli ultimi venticinque anni, l’offerta di bicchieri specifici per il vino si è tanto arricchita sempre più, quanto specializzata, con calici dedicati inizialmente a vini bianchi o rossi generici, successivamente a ben precise denominazioni. Champagne compreso, ovviamente. Anzi, da questo punto di vista devo ricordare come in Italia ci sia storicamente una grandissima cultura del bicchiere specializzato, mentre nella stessa Champagne un interesse concreto in tal senso è diventato apprezzabile solo da pochi anni.
Proprio questo crescente interesse mi ha portato ad osservare come un numero sempre maggiore di produttori, e mi riferisco tanto alle maison quanto ai vigneron, abbiano iniziato ad abbandonare bicchieri oggettivamente impresentabili in favore di calici specifici per le degustazioni in sede. E a un certo punto mi sono reso conto che, spesso e volentieri, questo bicchiere era lo Jamesse. Ma andiamo con ordine…
Con la seconda edizione della guida (2014-15), la necessità della quale ho parlato prima s’è fatta pressante, al che mi son trovato di fronte a un bivio: scegliere un bicchiere tra i tanti proposti che potesse diventare quello ‘ufficiale’ per tutte le degustazioni, oppure svilupparne uno in prima persona come stavano facendo altri colleghi internazionali (ad esempio Richard Juhlin). Da un lato per non peccare di presunzione (sono un fautore del detto ‘ a ciascuno il suo’), dall’altro per non trovarmi con un altro grande impegno da fronteggiare, ho optato per la prima strada. Bene, ma quale bicchiere scegliere? Alla fine del 2015, nel corso di una orizzontale di champagne 1988, ne scoprii uno eccezionale, specifico per lo champagne. Un bicchiere che colpì me così come tutti gli altri amici del panel di degustazione. Era lo Champagne Wine Glass di Riedel: avevo trovato il bicchiere ideale per tutte le degustazioni!
Da quel momento, grazie a una partnership con il celebre produttore austriaco, tutte le degustazioni sono state fatte con lo Champagne Wine Glass, in Italia come in Francia, per il sito così come per le due edizioni successive (2016-17 e 2018-19) della guida. Con grande soddisfazione, devo dire. Al punto, che ho sempre avuto con me, nei viaggi in Francia, sei di questi calici, in modo da assaggiare pure in loco sempre nelle medesime condizioni. Ciò nonostante, soprattutto negli ultimi due anni, ho visto sempre più produttori contrappormi, o almeno tentare di farlo, il summenzionato calice Jamesse… Il che mi ha incuriosito, fino ad arrivare a fare delle vere e proprie degustazioni comparate con chef de cave e vigneron. A quel punto, la curiosità s’è man mano trasformata in dubbio…
Ero fermamente convinto della superiorità del Riedel – e non rinnego certo che sia un eccellente calice, ci mancherebbe! – ma poi, in alcune approfondite degustazioni tecniche con gli amici champenois, finalizzate proprio all’analisi del bicchiere a parità di champagne, è emerso come il Grand Champagne di Jamesse fosse più ‘aperto’, nel senso di essere più espressivo, più immediato, il tutto dal punto di vista olfattivo, mentre dal gustativo si apprezza la migliore vivacità della bollicina. Nel confronto diretto, il Riedel è invece apparso più tecnico, più ‘chiuso’. Non così ‘difficile’ come il Darsonville, ma senza dubbio meno ricco, ovvero più sottile dello Jamesse. Allora ho riflettuto su un aspetto: sia con la guida, sia con il sito mi sono fatto carico di parlare ad appassionati e grande pubblico, che equivale a prendersi una responsabilità (almeno io la vedo così, altro che la disinvolta cialtroneria di certi pseudo esperti…), quindi il racconto del vino, dello champagne, deve essere il più ‘universale’ possibile e questo è ovviamente subordinato a un bicchiere il più incisivamente espressivo. A quel punto, ho iniziato ad approfondire la conoscenza dei bicchieri firmati Jamesse, ne ho parlato più volte con lo stesso Philippe, ho incontrato lo staff di Lehmann e… alla fine, dopo averci riflettuto, ho deciso di fare il grande passo!
Avevo fatto filtrare più o meno chiaramente la notizia di questo clamoroso cambio nel corso della degustazione del Sir Winston Churchill 2008, ma ora posso ufficializzare la nuova collaborazione: da gennaio 2019 il bicchiere ufficiale del sottoscritto, della guida Grandi Champagne, del sito LeMieBollicine sarà lo Jamesse di Lehmann. Quale? Un attimo di pazienza ancora.
Philippe Jamesse è stato fino alla fine dello scorso anno il raffinato e impareggiabile sommelier del ristorante bistellato di Reims ‘Les Crayères’, ma, oltre questo, anzi soprattutto, è una figura di primo piano nel mondo dello champagne in Champagne, apprezzato da chef de cave e vigneron per le sue grandi qualità di degustatore. Tra l’altro, ogni anno Philippe organizza un evento che vede la partecipazione di tutti i più importanti produttori. Bene, nel 2012 ha sviluppato il proprio bicchiere in collaborazione con una giovane e dinamica realtà champenoise, la Lehmann Glass. Poi quel bicchiere è cresciuto fino a diventare una vera e propria linea, anzi due, in modo da rispondere al meglio alle più svariate esigenze. E com’è nata la collaborazione tra Philippe e Lehmann è presto detto.
Gérard Lehmann, il fondatore, è per certi versi un visionario: nel 1970 ha capito l’importanza del bicchiere, allora ha rilevato una storica azienda champenoise, la Verrerie de la Marne, e ha dato vita alla Lehmann SA (oggi Lehmann Selection). L’idea era offrire bicchieri di qualità ‘made in Champagne’ agli stessi produttori di champagne e questo avveniva in un’epoca nella quale imperava la famigerata ‘mini flûte’ da 8 cl! Ben presto, Lehmann ha ampliato la propria offerta con una serie accessori specializzati, rafforzando nel frattempo la collaborazione con gli stessi produttori finalizzata allo sviluppo di calici personalizzati senza dubbio molto validi (mi viene in mente quello di Mumm con la banda rossa, mentre quello di Perrier-Jouët ideato da Serena Sutcliffe insieme a Hervé Deschamps è sempre fatto da Lehmann), il che ha portato naturalmente a un importante step successivo. Gérard Lehmann ha voluto creare un nuovo brand, ancor più specializzato, dedicato esclusivamente ai calici di alto livello, magari sviluppati in collaborazione con chi il vino lo consiglia, lo assaggia, lo serve: il sommelier. Debutta così nel 2010 Lehmann Glass, grazie anche all’apertura di una nuova linea per la produzione di calici soffiati a bocca, e la prima mossa è il lancio della linea Œnomust, sviluppata con Gérard Basset (Meilleur Sommelier du Monde 2010). L’interesse suscitato da questi bicchieri fa capire a Monsieur Lehmann di averci visto giusto, così il cammino è proseguito su questa strada: è stata la volta dei calici disegnati da Fabrice Sommer e successivamente da Philippe Jamesse, che con Lehmann Glass ha dato vita alla collezione omonima; per dovere di cronaca, ricordo che, recentemente, si aggiunto a questo esclusivo ‘club’ pure lo chef tristellato Arnaud Lallement, con la propria gamma di calici. In tutti i casi si tratta di splendidi bicchieri, spesso e volentieri con caratteristiche uniche, ma, come detto, la mia scelta è caduta sugli Jamesse.
Il pilastro ‘Grand Champagne’ e l’evoluzione ‘Synergie’
La Collezione Jamesse Signature comprende bicchieri specificamente dedicati allo champagne (noblesse oblige….), ma anche ai vini ed è proposta in due linee, la Jamesse Prestige, soffiata a bocca, e la Jamesse, fatta a macchina con taglio a freddo. Entrambe le linee sono fatte con vetro senza piombo che vanta caratteristiche uniche di brillantezza e trasparenza, resistenza, elasticità, sonorità. Così lo stesso Philippe a proposito dei suoi calici: “i bicchieri Jamesse sono in grado tanto di conservare quanto di rivelare tutta la palette aromatica e l’energia racchiusa nei grandi vini”. Il calice simbolo di Jamesse è il Grand Champagne, proposto sia nella versione a bocca (45 cl), sia a macchina (41 cl), ma con il medesimo design. Si caratterizza per la forma generosa e tondeggiante che favorisce un’ottimale espressività del vino e per il ‘piqué’ pronunciato che agevola lo sviluppo di bollicine precise e persistenti, mentre la qualità del vetro permette di apprezzare tutte le sfumature cromatiche del vino.
L’estrema validità della forma del Grand Champagne ha portato in catalogo altri calici specializzati, per i vini bianchi, per i rossi e pure modelli meno ‘impegnativi’ sempre per lo champagne e i vini spumanti. Poi, nel 2015, la ciliegina sulla torta: nasce il pregiato Synergie, che rappresenta senza dubbio la sintesi della filosofia di Philippe. Si tratta di uno splendido calice da ben 75 cl, rigorosamente soffiato a bocca, con caratteristiche uniche. L’estremizzazione della forma del Grand Champagne è stata attentamente pensata da Philippe in modo che l’ampio sviluppo verticale esalti l’impronta territoriale (mineralità), colonna vertebrale del vino, mentre la generosità dell’ampiezza orizzontale lasci esprimere con il massimo dettaglio la palette aromatica (frutti, fiori, aromi dell’autolisi) olfattiva. Ma non basta. La forma, come mostrato in foto, vede in un’entusiasmante staffetta prima nascere le bollicine, poi queste stesse arricchirsi di aromi e, infine, l’espressività olfattiva, spinta da queste, concentrarsi nello spazio prossimo all’apertura. La degustazione si trasforma così in una vera e propria esperienza.
Troppo? In fin dei conti stiamo parlando di un mero bicchiere? Beh, rispondo sempre allo stesso modo: provare per credere! Per quanto riguarda le mie, le nostre degustazioni, d’accordo con lo stesso Philippe utilizzeremo il Grand Champagne 45 per i non millesimati e per i classici Vintage, tanto bianchi quanto rosé, mentre il Synergie 75 per le cuvée de prestige, gli champagne più maturi e quelli ‘bio’. Comunque, ne riparleremo, perché vi terrò costantemente informati di questa nuova collaborazione…
www.lehmann-sa.fr/en/glass/collection/jamesse-prestige.html
AGGIORNAMENTO: CHI DISTRIBUISCE I CALICI LEHMANN-JAMESSE IN ITALIA
L’articolo su questi bicchieri e i relativi post hanno avuto un successo notevole, assolutamente meritato, ma ben oltre le mie aspettative. Questo ha comportato tante domande da parte di voi lettori, peraltro perfettamente lecite, su dove poter acquistare i calici Lehmann della Collezione Jamesse in Italia, ma pure un triste tentativo di cavalcare l’onda dell’entusiasmo rivendicando ingiustamente la scoperta e la vendita del prodotto per il nostro Paese.
Per chiarire questo punto una volta per tutte, ho contattato direttamente l’azienda per farmi ribadire ufficialmente chi sia il distributore ufficiale per il nostro paese. Si tratta di:
Abert Spa Divisione Broggi 1818
Passirano (BS)
Tel. +39 030 6853601
www.broggi.it
Soprattutto, l’azienda francese mi ha anche sottolineato che avrebbe piacere se ogni appassionato italiano interessato li contattasse tramite questo link (www.lehmann-sa.fr/fr/glass/contact) al fine di avere informazioni sulla vendita dei calici.
Ritengo, pertanto, sia corretto rivolgersi direttamente alla Lehmann o, in subordine, alla Broggi per la massima serietà ed efficienza nella fornitura, evitando così rivenditori improvvisati che non danno alcuna garanzia.
Buonasera Sig. Lupetti, innanzitutto la ringrazio in quanto leggo sempre i suoi articoli con molto interesse. Le vorrei chiedere alcune informazioni in merito ai bicchieri Jamesse Grand Champagne: al di là del processo di fabbricazione, a suo avviso si avvertono differenze in fase di degustazione utilizzando il Grand Champagne 41 invece del 45? Consideri che sono un appassionato amatore, non un sommelier né tanto meno un luminare come lei.
Mi saprebbe dire il costo indicativo del 41 e del 45? Come privato, dove posso comprarli?
Grazie anticipatamente
Grazie a lei!
Non mi è mai capitato di fare una comparazione side-by-side tra il 41 e il 45, ma li ho ‘incontrati’ sempre separatamente. Posso però dirle che la differenza è più tattile (uno è soffiato a bocca, quindi più leggero e raffinato, l’altro a macchina, quindi più ‘spesso’) che tecnica. Viste le numerose richieste, a breve indicherò prezzi e canali di vendita.
Buongiorno, accidenti!!
Lo Jamesse 45 non è poi così distante dal calice ufficiale del Consorzio di Franciacorta (ne ho un decina e lo conosco bene), e che in ogni caso preferisco di gran lunga al Ridel acquistato dietro suo consiglio…
Che ne pensa?
Cmq, non lo conosco, ma credo anch’io che Jamesse x il vino sia il massimo.
Grazie
Se non ricordo male, quello Franciacorta è un po’ più piccolo del 41, però non lo conosco a fondo.
Come ho detto nell’articolo, il Riedel era e resta un bicchiere eccezionale, ma, dopo le mie iniziali perplessità, ho scoperto con il tempo delle caratteristiche uniche nello Jamesse. Soprattutto il Synergie, che è pure un bellissimo oggetto.
Nel corso delle degustazioni della guida, comunque, tornerò a parlare dei calici Jamesse, sia del 45 sia del Synergie, alla luce di un ‘utilizzo intenso’…
Calici magnifici che uso ormai da tempo a mio avviso fatti apposta per lo Champagne, peccato che ad oggi non hanno uno shop online del calibro di Riedel …..sempre trovati da qualche negoziante francese di articoli per la casa o Amazon provenienti dalla Germania ….a meno che le vie di Alberto siano infinite ……illuminaci te dove poterli acquistare anche se li ho già tutti . Grazie
Prendo l’impegno!
Salve Alberto,
le scrivo direttamente qui in risposta al commento che le feci pochi giorni fa su un articolo di Jacquesson e sul fatto che qualche anno fa utilizzasse gli Jamesse Grand Rouge per le loro degustazioni.
E se le mettessi a confronto Grand Rouge vs Synergie? Lei che ne pensa? Potrebbe essere uno scontro quasi alla pari?
Il Grand Rouge mi convince tanto come forma e come linea, però d’altra parte ho paura posso essere un po troppo ampio e un po troppo “aperto”, anche come diametro di imbocco. Vedere che li usasse Jacquesson mi ha fatto molto pensare a riguardo.
Invece, nel Synergie probabilmente la forma più schiacciata è fatta si per limitare l’uscita dell’anidride carbonica e portare la giusta quantità di aria a contatto con il vino all’interno.
Però non avendoli provati non ho sinceramente idea di come possano funzionare, sarei molto curioso del giudizio dell’esperto.
Comunque mi trova pienamente d’accordo sulla nuova filosofia che ha deciso di adottare, perché è ormai qualche mese che stavo pensando all’acquisto di un calice più ampio per le degustazioni di vecchie annate. Serviva uno step in più, e così è stato, nonostante io adorassi i Riedel che ci aveva consigliato.
La ringrazio nuovamente per tutti questi piccoli ma grandi consigli.
Saluti
Il Grand Rouge è la naturale evoluzione del Grand Champagne e manca del ‘piqué’ per le bollicine, il Synergie è la sintesi della filosofia di Philippe sulla degustazione dello champagne e vanta, tra le varie caratteristiche, la particolarità che dice lei. Ne parlerò con Philippe, però: chi meglio di lui può chiarire questo punto?
Infine, grazie, mi fa piacere!
A presto
Buongiorno Alberto,
non per contraddirla, ma sia dalle foto che dalle specifiche contenute nel sito di Lehman Glass mi risulta che anche
il Grand Rouge abbia il “piqué” per le bollicine…
A mio avviso, data la qualità dei calici e delle specifiche tecniche di base presenti e molto similari per i calici di Jamesse, parliamo veramente di sfumature tra una tipologia e l’altra di bicchieri.
Però è un’opinione personale e di un appassionato, peraltro senza averli provati tutti.
Io, ad esempio, ho i Jamesse Grand Champagne 41 che trovo ottimi.
Adesso sto valutando di acquistare anche i Jamesse Prestige Lehmann Grand Blanc cl 50 (avendoli trovati ad un prezzo irrinunciabile), per utilizzarli anche per le cuvée de prestige e gli champagne più maturi. Anch’essi infatti sono dotati del “piqué” per le bollicine, pur avendo un imboccatura più pronunciata e una maggiore ampiezza del calice rispetto ai Synergie. Ma forse parliamo davvero di dettagli… Lei cosa ne pensa, potrebbero andare?
Sì, le schede tecniche sono fin troppo simili. Da quanto mi aveva detto Philippe, alcuni calici erano ‘ottimizzati’ per le bollicine, altri più per i vini fermi.
Nel frattempo, curioso, ho appena dato un’occhiata a un Grand Blanc 75 della linea ‘normale’ che ho qui in casa e il ‘piqué’ mi sembra quasi assente… Grand Blanc che sono ottimi, quindi fa un ottimo acquisto. Anche se i 50 non li ho mai provati. Ma ovvio che stiamo parlando di dettagli: sono tutti eccellenti calici, gli Jamesse, le cui sfumature tra l’uno e l’altro sono minime nell’uso di noi appassionati. La differenza può farsi sentire in degustazioni iper-tecniche.
E sono d’accordo sulla validità dei Grand Champagne, sia i 45 sia i 41 (dipende dall’uso che ne deve fare e dal budget, come ho appena detto a un altro lettore…).
Comunque, teniamoci reciprocamente aggiornati!
Buongiorno Alberto,
A quanto pare ci sono diversi “Filippi” suoi lettori e d’ora in poi aggiungerò per quanto mi riguarda anche l’iniziale de cognome! Molto interessante (fondamentale direi) la questione dei bicchieri!
Io ho iniziato una decina d’anni fa con degli Spiegelau, dopo aver letto i consigli di Richard Geoffroy. Poi ne ho provati altri e infine sono rimasto parecchio con il mitico “Joseph” progettato da Krug con Riedel. Da qualche mese ho affiancato i Jamesse Grand Champagne 41 che trovo ottimi (per rispondere ad alcuni lettori: acquistati su Amazon qui in Francia dove abito, ca. 50€ i 6 bicchieri). Assaggio sempre i grandi champagne con entrambi e magari anche con uno Spiegelau (in effetti il bicchiere non è mai neutro!). Vorrei raccontarti una mia esperienza. Per inaugurare i Jamesse ho organizzato una degustazione fra amici (protagonisti Diebolt-Vallois e Roederer a confronto alla cieca). Abbiamo notato che, dopo un certo tempo, il “naso” dello stesso champagne cambiava leggermente in base al proprietario del bicchiere, pur avendo tutti lo stesso modello (Jamesse per l’appunto). Per esempio nel bicchiere di una persona uno stesso champagne liberava delle note quasi d’acacia, assenti negli altri bicchieri. Tutti hanno potuto constatarlo non senza sorpresa! Probabilmente, dopo un certo tempo, “l’odore personale” di ciascuno (non parlo di profumi) si mescola inevitabilmente sottilmente con gli aromi del vino (sempre di chimica si tratta in fondo!). Non stupisce quindi che degustando le impressioni possono divergere, in effetti non si sentono esattamente le stesse molecole aromatiche. Vi sono mai capitate esperienze simili?
Piccola domanda. Se per le degustazioni usate due bicchieri diversi per i non millesimati e gli champagne più maturi o bio (Grand champagne 45 e Synergie), non rischiate di accentuarne ancor più le differenze? Non sarebbe meglio usare lo stesso bicchiere proprio per evitare che questo giochi un ruolo nella degustazione e renda più difficile il fare confronti senza altri fattori che il solo champagne? Grazie e mi scuso per la lunghezza del post!
Interessantissimo contributo e non meno interessante domanda. Andiamo con ordine.
Finora, deviazioni del genere mi erano capitate solo con profumi personali, che potevano, anche se in minima parte, segnare il bicchiere e, quindi, la degustazione. Ma ‘odori personali’ non li ho mai riscontrati. Non c’ho fatto mai caso? Può darsi, ma neanche gli altri del panel. Può darsi, ma l’individuo deve essere caratterizzato da una proprio ‘impronta olfattiva’ non trascurabile. Però d’ora in poi proverò a farci caso.
Grand Champagne 45 e Synergie. Vero, c’ho pensato anch’io. È stato il consiglio di Philippe, ma anch’io ho subito temuto una disparità di condizioni. L’universalità della guida suggerirebbe di utilizzare il Grand Champagne, la passione il Synergie… Pertanto credo che le prime 3-4 degustazioni della guida serviranno proprio a ‘tararsi’ e prendere questa decisione. Ovviamente ne renderò conto.
Saluti
“Impronta olfattiva”, che bella espressione! È proprio questo che intendevo! Comunque se “l’impronta olfattiva” di una persona è capace di giungere alle nostre narici e contribuire per esempio a farci innamorare, provare attrazione o antipatia per qualcuno (a quanto pare l’odore personale gioca un ruolo), perché la stessa “impronta olfattiva”non deve essere capace di entrare anche nel bicchiere e mescolarsi sottilmente agli effluvi dello champagne?! Non rende questo ancora più bello e complesso il mondo di questo grande vino?
Oddio, nella fruizione privata ci può stare, in una degustazione finalizzata alla divulgazione a una platea di appassionati forse no… Giusto?
Giusto! Tanto più che non credo ci sia una letteratura scientifica o enologica sull’argomento e in fondo le cause che possono influire sulla percezione degli aromi sono moltissime.
No, non mi risulta. So di testi tecnici sulle bollicine, ma non su questo argomento…
Mi sono arrivati ieri 6 calici champagne 41 pagati 52 euro e 6 calici Grand Blanc pagati 65 euro su Amazon, anche il prezzo è decisamente più abbordabile rispetto e Riedel.
Buono a sapersi. Sono comunque in contatto con Lehmann e sto spettando la comunicazione ufficiale sul nome del distributore italiano, visto l’interesse suscitato e visto che qualcuno sta biecamente cercando di farsi passare per importatore quando invece non lo è… Pubblicherò un aggiornamento nell’articolo, spero oggi.
Buongiorno Alberto,
se può essere utile, mi ha contattato Broggi (per conto di Lehmann), dicendo che in Italia sono loro i distributori. Sto aspettando di capire dal contatto se hanno uno shop online, negozio fisico o comunque dove recuperarli. Anche perché ad esempio i Synergie su Amazon non si trovano. Aspetto suoi ulteriori aggiornamenti.
A presto
Andrea
Sì, la Lehmann mi ha parlato di questo Broggi, ma attendo i riferimenti da Lehmann per pubblicare e fare finalmente chiarezza.
Grazie
Buonasera, ho appena fatto una ricerca e su Amazon e vedo i Synergie a 34 euro da un venditore tedesco, è possibile?
Non conosco ancora i prezzi italiani, mi informo…
Mi scusi l’intromissione ….li ho acquistati anche io tempo fa …la differenza di prezzo è dovuta dal fatto che non tutti i Jamesse sono soffiati a bocca …..quelli ” economici ” sono soffiati a macchina ….se ne accorge dal fatto che sul piede del calice è serigrafata la sigla Lehman e dal prezzo ovviamente
Saluti
Jamesse ha due linee: la Prestige, soffiata a bocca e, quindi, più costosa, e la ‘normale’, fatta a macchina. I primi sono più leggeri, sono anche più delicati, ma hanno un fascino ineguagliabile nonché alcuni modelli in esclusiva (ad esempio il Synergie), la seconda sopporta usi più intensivi e il vetro è più spesso, ma questo non rende i calici meno validi. Dipende dall’uso che se ne fa e… dal budget.
Buongiorno Alberto mi permetto ok per Broggi ma un privato come me gli piacerebbe acquistarli semplicemente on line tramite uno shop simile a quello di Riedel come scrivevo sul sito dove uno può tranquillamente scegliersi modelli, quantità ecc…. Broggi lo vedo più per forniture di Ristoranti o altro ….per cui a mio modo di vedere dovrebbe essere la stessa Lehmann Glass ad optare per uno shop online sul proprio sito ….credimi è molto frustrante acquistarli da ciarlatani che inviano un modello per un altro e non conoscono nulla e ne ho avuto prova in questi giorni ….grazie
Lo so, lo so. Credo che questo motivo la stessa Lehmann mi abbia detto di far scrivere a tutti gli interessati tramite il link, magari specificando di essere un privato. Però, magari, la stessa Broggi vende ai privati… Li contatti e mi faccia sapere.
Grazie
Buonasera, io qualche giorno fa ho contattato entrambi, sia lehmann che Broggi, ma non l’ho ancora avuto risposta da entrambi
Oddio, è strano. So che altri sono state sempre ricontattati. Aspetti ancora qualche giorno e, al limite, privi a telefonare alla Broggi. Non saprei cos’altro dirle, mi spiace…
A titolo informativo mi hanno risposto, dovevo pazientare qualche giorno.
Bene!
Bene bene posso dire che dopo due anni di utilizzo dei grand champagne e dei grand blanc di Jamesse anche quelli che ne sanno ci sono arrivati .
Meglio tardi che mai…
Scherzi a parte, conosco Philippe da anni e i suoi bicchieri ho voluto scoprirli e apprezzarli man mano, fino a sceglierli definitivamente!
Caro Alberto, giovedì mi sono arrivati i Jamesse GC45 e i Synergie 75, domani ho invitato “quattro amici” per una serata di “testing” comparativo….ti saprò dire, grazie del suggerimento. Già che ci sono….farò un “tasting” comparativo tra Domp e Cristal 2008, vediamo come và…. A proposito di Domp 2008, hai avuto occasione di assaggiare contemporaneamente la versione “Legacy” e il Vintage “normale”? Qualcuno mi dice siano diversi (molto meglio il primo), ma presumo si tratti solo di “sudditanza psicologica” oppure del semplice effetto di una diversa data di degorgement e quindi di “prontezza” del vino. Che ne dici? Grazie. Buona giornata.
Curiosissimo di sapere come sarà andata, quindi ti aspetto!
Io posso dire che mi sto orientando così: GC 45 per le degustazioni della guida in quanto più tecnico, Sinergie più come bicchiere di piacere.
DP 2008: a me è capitato il contrario, quindi trovo molto più interessante il Vintage del Legacy. ne ho parlato con Vincent Chaperon (il nuovo chef de cave) e gli sembra strano in quanto il Legacy ha un dégorgement precedente…
Buongior Sig. Lupetti
Ha mai provato i Lehmann Lallement nelle sue degustazioni? (in particolare quelli con Vol. di 30 o 40 cl?).
Grazie
Sì, certo, e il n°4 mi sembra quello più adatto agli champagne in genere. Un ottimo bicchiere, molto simile al Riedel come caratteristiche (e forma…), quindi un po’ più tecnico del Jamesse. Ma, dovendo una guida parlare a un pubblico il più ampio e variegato possibile, preferisco il Grand Champagne 45 di Jamesse.
Gentilissimo, grazie.
Ma cosa intende esattamente per “tecnico”?
Per bevute casalinghe lei sceglierebbe il Lallement o il Jamesse GC 45?
Grazie
Che si tratta di un bicchiere meno immediatamente espressivo. Forse pure più dettagliato nell’espressione olfattiva, ma anche che richiede maggiore attenzione, più concentrazione.
Buongiorno, ho provato a contattare il rivenditore italiano Broggi almeno una settimana fa e non ho ricevuto alcuna risposta, è ancora l’unico in Italia a importare questo tipo di bicchiere?
Non è il primo a dirmelo… E per ora no, non ci sono altri importatori. La Lehmann, però, è al corrente dell’inconveniente, li ho incontrati la scorsa settimana. Comunque, ora li contatto nuovamente e farò sapere a lei e agli altri appassionati come poter fare nel frattempo…
Grazie! Comunque consiglio di contattarli via Facebook dalla loro pagina. Ho provato così e nel giro di poche ore sono riuscito a fare l’ordine (via mail). Da Facebook rispondono rapidamente e sollecitano chi dovrebbe rispondere alle mail. Spero che questa info possa aiutare anche altri come me 🙂
Buono a sapersi…
Grazie del contributo!
Buonasera Alberto,
da appassionato di Champagne e Franciacorta ho scoperto il suo sito da qualche mese e ne sono diventato immediatamente assiduo frequentatore. Le faccio dapprima i miei complimenti più belli per il modo “contagioso” (mi si passi il termine volutamente pandemico, che ha l’intento di contrapporre scaramanticamente e terapeuticamente-almeno per l’anima- una passione condivisa ad un periodo oggettivamente mesto) in cui riesce a divulgare la sua vocazione (non la si può definire in altro modo) e a condividere le sue approfondite conoscenze.
Incuriosito dal suo cambio di pardigma sui calici di riferimento (da Riedel, che ho felicemente acquistato seguendo il suo consiglio, ai Jamesse prestige), navigando sul sito ufficiale di Lehmann ho visto che sul loro catalogo il Synergie è ora disponibile anche in versione “50”.
Volevo chiederle se ha avuto modo di provarlo, se è un calice che secondo lei “ha senso” e soprattutto che ne pensa in rapporto al “75”.
La ringrazio. Anche per un suo gentile breve riscontro.
Un caro saluto
Michele
Accidenti… grazie! E che responsabilità!
Veniamo ai calici. Come ho spiegato in altra sede, i Riedel sono molto, forse troppo, tecnici, i Lehmann più ‘aperti’, quindi più trasversali. Mi riferivo ai Grand Champagne 45 (ma i 41 sono di fatto identici), perché con i Synergie il discorso cambia. Sono bellissimi oggetti, anche splendidi, ma per la degustazione sono dei ‘booster’, quindi eccessivamente ‘aperti’. Vanno dunque bene con champagne che devono rapidamente essere espressivi e, per questo, li ho utilizzati con alcuni champagne vecchi o con alcuni ‘bio’ estremi. Questo il 75, perché il 50 è un po’ diverso. A mio avviso manca un po’ di personalità, perché si colloca a metà strada tra il fratello maggiore e il suddetto Grand Champagne 45.
Io la vedo così…
Gentile Alberto Lupetti, sempre interessanti tutti i suoi articoli ed il modo con cui interagisce poi con gli altri appassionati, condizione che apporta a questo sito un valore aggiunto di gran lunga superiore a tutto il resto si trovi on line. Meravigliosi i calici ma le chiedo invece un parere sui decanter per lo champagne… Nelle cene formali a parte molto specifiche occasioni, il vino devo farlo servire in caraffa e decanter, lo champagne non fa eccezione… Ma è davvero difficile scegliere su mercato qualcosa che non è disegnato per lo scopo… Grazie molte
Allora, a me i decanter non piacciono. Posso tollerarli con alcuni vini rossi, ma sono assolutamente contrario al decanter con lo champagne! No, no e proprio no!
Fanno perdere una parte delle bollicine e danno un’ossigenazione troppo violenta.
Se la cena è formale, meglio avvolgere in un tovagliolo bianco candido la bottiglia al momento del servizio, mostrandone poi l’etichetta al termine.
D’altronde, quei rarissimi decanter che si sono affacciati nel mondo dello champagne… hanno avuto vita brevissima!
Saluti
Caro Sig. Lupetti, innanzitutto complimenti per il sito, sempre aggiornato, moderato da lei con competenza e cortesia, per le guide, punto di riferimento che, per completezza e consultabilità mancava in Italia (e tranne poche eccezioni anche nel mondo) ed infine per la magnum opus, il libro appena ultimato, tra i più completi mai scritti sull’argomento champagne (e sulla Champagne…).
Mi farebbe piacere un suo parere. Dopo settimane di forzata assenza dai ristoranti, con la riapertura mi sono concesso un’uscita interessante e con piacere ho scoperto che offrivano sia il Jamesse 41 sia il Sinergie 75. Con l’ausilio di un nettare adeguato li ho provati.
Quindi al consiglio. Premetto che, come penso tutti noi, non difetto di bicchieri (Riedel, Italesse, ecc.). Volendo aggiungere una sola serie di Lehmann, sarei indeciso tra il 45 (che avevo già provato in un’altra occasione) ed il Sinergie. Non sempre chiaramente berrò champagne grandi e maturi, quindi forse il Sinergie mi sembra troppo, nel senso che per una bevuta di Bollinger Special Cuvée o di Roederer Brut Premier forse è sovradimensionato. Le chiedo però se il 45 è sufficientemente speciale sugli altri che ho già da decidere per l’acquisto.
Insomma se lei potesse portarsi su un isola deserta un solo bicchiere (confidando chiaramente che l’isola sia si deserta ma ben rifornita di champagne…!!) per quale opterebbe?
Grazie del suo tempo e complimenti ancora per la sua passione dei cui frutti beneficiamo tutti.
Luca
Buongiorno, quanti complimenti… grazie!
Per rispondere alla sua domanda, dopo una serie di degustazioni con diversi chef de cave e vigneron, nel 2019, in occasione delle degustazioni della guida, ho deciso di passare al Grand Champagne 45 di Jamesse. L’ho fatto in quanto mi sono reso conto che è molto più espressivo del Riedel Champagne Wine Glass che usavo in precedenza. Infatti, in una guida, o comunque quando si pubblica una degustazione, è importante che questa sia fatta con il bicchiere meno tecnico, ovvero con quello più immediato nel rivelare universalmente le caratteristiche di un vino, visto che poi la maggior parte dei lettori che vogliano confrontarsi con la scheda da me redatta difficilmente utilizzerà un bicchiere molto tecnico.
Ecco spiegata la scelta del Grand Champagne 45 come mio ‘bicchiere ufficiale’ e, allo stato attuale, sono assolutamente convinto della bontà della scelta.
Nel corso delle degustazioni fatte nel 2019, abbiamo fatto diversi test anche con il Synergie (le anticipo che uscirà a brevissimo un modello più piccolo). Ebbene, ci siamo resi conto che è ‘eccessivo’, nel senso che esalta le caratteristiche olfattive di un vino, forse anche troppo. In degustazione è uscita fuori una battuta tanto simpatico quanto appropriata “è il Viagra per l’olfatto” proprio a sottolinearne questa travolgente espressività. Lo vedo, pertanto, come una sorta di mini-decanter, quindi da impiegare con vini molto vecchi o con i ‘bio’, che spesso hanno bisogno di una generosa ossigenazione.
Quindi, per tirare le somme, preferisco il Grand Champagne 45 (o 41, cambia solo il tipo di fattura) e terrei il Synergie come strumento specializzato per alcune occasioni.
Voilà!
buongiorno,
ed io che pensavo che gli Zalto fossero il non plus ultra….
Comunque per farvi inorridire vi dico che uso gli Zalto Bordeaux anche per gli champagne.
Fustigatemi.
Complimenti per il sito e per la competenza assoluta, dopo più di vent’anni che vado in champagne mi rendo conto che so di non sapere.
Grazie per le sue recensioni
A me gli Zalto con lo champagne non piacciono, nonostante siano di ‘moda’ presso molto vigneron. Però, ammetto onestamente che il Bordeaux da lei citato è il ‘meno peggio’, però trovo che funzioni solo con champagne di grande complessità o vecchi. Poi, come ciascuno ha il suo champagne, ciascuno ha il suo calice… Evviva!
Grazie dei complimenti.
Buonasera, chiedo se sia possibile ordinare una confezione di bicchieri Grand Champagne 41
Ne ho comprato una scatola da 6 lo scorso dicembre insieme al volume la mia champagne ma purtroppo si sono rotti……..
Grazie fin d’ora
Un saluto
Matia Corradini
Purtroppo di 41 non ne abbiamo più. Andarono esauriti in pochi giorni. Ci resta qualche scatola di 45, ma il costo è diverso…
Se interessato comunque, per favore scriva a guide@lemiebollicine.com
Grazie
Buongiorno Alberto,
per quanto concerne il Synergie 60 ha avuto qualche riscontro? Eventualmente cosa ne pensa a riguardo?
E per caso ha avuto modo anche di provare l’Hommage a G. Basset 45?
Grazie mille per l’attenzione
Un caro saluto
Daniele
Sì, ho avuto modo di provare diversi calici di Lehmann, anche in comparazione. Il Synergie più piccolo è simpatico, ma a mio avviso questo calice resta più da grande tavola che da degustazione.Invece, nel confronto diretto tra Lallement e Basset (a vederli piuttosto simili), trovo superiori i primi. Infine, i Sommier sono molto accattivante dal punto di vista estetico, ma non mi hanno colpito, almeno con lo champagne.
Insomma, trovo il Grand Champagne 45 ancora un riferimento, sebbene insidiato molto seriamente dai Lallement 4 e 3.
Gent.mo Sig. Alberto Lupetti buongiorno
mi chiamo Federico Alviti e sono un Suo grandissimo estimatore quindi come prima cosa ho il piacere di ringraziarLa per tutto ciò che mi ha insegnato e fatto scoprire sul mondo dello champagne anche se purtroppo non ho ancora avuto il piacere di poterLe stringere la mano personalmente. Successivamente, visto che mi sono innamorato dei calici di Lehmann mi sono permesso di disturbarLa per chiederLe cortesemente un consiglio sulla scelta delle dimensioni. I miei preferiti per lo champagne sono diventati i Synergie e per valorizzare al meglio anche ciò che andrò a bere vorrei sapere cortesemente quale consiglia tra il 75 e il 60. Quale pensa possa essere il più equilibrato per degustare sia champagne di annate molto vecchie che champagne più giovani? Per i vini bianchi ho optato per i Grand Blanc 64. La ringrazio moltissimo per l’attenzione rivoltami e Le rinnovo i miei più sinceri complimenti. Cordialmente, Federico Alviti.
Beh, allora sono io a ringraziare!
Veniamo agli ottimi calici Lehmann. Se dovessi darle una risposta rapida, direi il Sinergie 60 in quanto va a limitare quelli che erano un po’ di ‘eccessi’ del 75, che a mio avviso rimane un eccellente calice per valorizzare un’elegante tavola e in questo si dimostra capace di poter accogliere varie tipologie di vino. Invece, se posso, ho dubbi (li ho sempre avuti…) sul Grand Blanc in quanto troppo ‘aperto’, a mio avviso, quindi non perfetto per lo champagne.
Vista la giusta passione per la marca, però, le suggerisco di provare i Lallement N°3 e 4, che più passa il tempo e più trovo i miei calici ideali per lo champagne. Per il momento…
Buongiorno Alberto.
La ringrazio infinitamente per la sua risposta ed i suoi consigli che seguirò sicuramente. Effettivamente i Synergie mi avevano colpito per la forma elegante che avrebbe dato un certo valore anche alla tavola ma proverò con molto entusiasmo anche i Lallement N° 3 o 4 (penso di optare per il 4) per dare maggior risalto allo champagne. Per quanto riguarda i Grand Blanc 64 li ho già ordinati ma solo per provarli con dei buoni vini bianchi e non con gli champagne, appena avrò occasione le farò sapere. È sempre un piacere confrontarsi con lei per imparare qualcosa di nuovo, la ringrazio ancora per la sua disponibilità e per la sua gentilezza nell’attenzione rivoltami. Le auguro una buonissima giornata.
A presto, cordialmente
Federico Alviti
Grazie!
E… mi faccia sapere
Buongiorno Alberto, ad oggi considera sempre Lehmann Grand Champagne (45 cl) il miglior calice per degustare champagne oppure preferisce orientarsi su Lallement N°3 o il N°4?
Grazie infinite per le sue guide e per tutto quello che fa.
Paolo Orsi
Per la versatilità ind degustazione direi proprio di sì. Tuttavia, come calice per bevute di piacere adoro il Lallement N.4, splendida al tatto ed esteticamente, oltre che validissimo dal punto di vista tecnico. Invece, il Lallement N.3 lo sto studiando’ perché potrebbe essere l’alternativa al suddetto Grand Champagne 45.
Da ieri sera, però, sto testando l’Hommage 45 della linea Basset. È un fatto a macchina con tecnologia Ultra Light, quindi è molto bello ma non costa molto. E ha caratteristiche mooooolto interessanti. Ne riparlerò…
Gentile Alberto,
innanzitutto la ringrazio per il suo contributo alla discussione, che seguo da tempo. Vorrei sottoporle una questione che riguarda il confronto tra Jamesse GC 41 (fatto a macchina) e GC 45 (fatto a mano). Anni fa acquistai a un prezzo ridicolo una scatola da 6 di GC 41 – quando le scatole erano ancora bianche -, attirato dal fatto che il modello in questione fosse effettivamente identico in tutto e per tutto, a parte il peso, al già più costoso GC 45. In effetti così era, e fu un gran bell’acquisto. Trovandomi ora a voler acquistare altri GC 41, da una rapida ricerca online mi pare di notare che la loro forma sia cambiata rispetto a quella – sempre standard – dei GC 45. Dall’analisi visiva di numerose foto, i GC 41 di oggi sembrerebbero del tutto simili – a parte la capacità – ai più economici Jamesse premium, caratterizzati da una linea meno sinuosa e meno slanciata. Ha avuto recenti esperienze di confronto tra i due modelli? Si tratta di un’impressione o è effettivamente cambiato qualcosa nella forma dei GC 41? Se così fosse, a suo parere rimangono calici validi? Grazie.
Oddio, mi sembra strano. Giusto ieri sera ho tenuto una lezione ad AIS Bologna, che utilizza gli Jamesse GC 41, e i calici mi son sembrati sempre gli stessi. Comunque, a mio avviso sono invariati…
Grazie per il chiarimento. Potrebbe trattarsi di una suggestione, in ogni caso me ne procurerò 6 nuovi e farò un confronto.
Gentile Alberto,
in riferimento alla questione del confronto tra GC 41 e GC 45 che ho sollevato qui (post del 14 novembre), tenevo a farle sapere che ho dipanato la questione della differenza di forma di cui discutevamo. Semplicemente i miei vecchi ed economici Grand Champagne – ai quali faccio riferimento nel precedente post – non erano i GC 41, bensì i “Reference Grand Champagne” da 44 cl. che mi pare siano fuori produzione da tempo (ndr. potrebbero essere gli antenati dei GC 41?). In effetti i “Reference GC 44” erano abbastanza diversi, nella forma, rispetto ai GC 41 e invece molto più simili ai GC 45. Da qui nasce il quid pro quo che mi ha ingannato: in effetti lei ha perfettamente ragione, la forma dei GC 41 non è cambiata nel tempo. Mi auguro di aver fatto cosa gradita condividendo questa riflessione, e approfitto per ringraziarla di nuovo.
Nota a parte: volendo rimanere sull’economico, ma cercando comunque un calice di questo tipo che sia performante e abbastanza leggero, non mi pare ci siano molte alternative a parte, forse, gli Spiegelau Spumante Glass fatti a macchina con tecnologia ultralight (codice prodotto 135 13 27, precedentemente 135 01 67). Lei che ne pensa? Ha esperienza o opinioni in merito?
Certo che ha fatto cosa gradita! Anzi, mi ha fatto scoprire un qualcosa di nuovo (non si finisce mai di imparare!).
Rimanendo sui fatti a macchina, anche se di forma completamente diversa, sto apprezzando molto l’Hommage 45 di Lehmann, con tecnologia Ultralight. Sembra un soffiato a bocca ma ha la resistenza dei fatti a macchina ed è molto interessante come espressione olfattiva…
Grazie Alberto, vedrò di provarli.