De Sousa Mycorhize: di bene in meglio!
Nel 2012 Erick De Sousa lanciava un nuovo champagne. Un blanc de blancs, certo, ma uno particolare, che rappresentasse un po’ la sintesi dei suoi vigneti e del suo savoir-faire come viticoltore biodinamico. Si trattava del Mycorhize, uno champagne frutto di una vecchia parcelle di Avize (‘Les Haut Nemery’) che è stata la prima convertita da Erick alla biodinamica, già nel 1999. Infatti, non molti sanno che De Sousa è certificato tanto AB – Agriculture Biologique (dal 2010), quanto Demeter (dal 2013) e, nonostante questo rigore, i suoi champagne non sono mai né minimamente improbabili. Anzi, De Sousa si colloca tra i migliori produttori in assoluto, come ho avuto modo di dire più volte.
Erick è prima di tutto un appassionato viticoltore e la sua filosofia è a dir poco emblematica: “il ne suffit pas de posséder un grand terroir, il faut le respecter et permettre à la vigne d’en exprimer le caractère”. Proprio da questa convinzione è nata l’idea di racchiudere in bottiglia la vecchia parcella di Avize, una di quella che Erick lavora con il cavallo proprio per non comprimere il suolo e, pertanto, valorizzare la vita degli organismi qui presenti, da cui il nome dello champagne. Champagne che per lo stesso Erick è: “la più pura e profonda espressione di Avize: questo champagne è il terroir! È l’opposto dell’Umami, che è invece tecnica di vinificazione”. Il Mycorhize è interamente fermentato in barrique, tenuto sui lieviti per almeno tre anni e, infine, dosato da extra-brut, esattamente a 5 g/l. Il primo della serie era un millesimato (2010) non dichiarato e ricordo che era molto, forse troppo particolare all’interno della gamma De Sousa (era una delle anteprime della prima edizione della guida Grandi Champagne). Ma Erick sapeva bene che si trattava solo del primo passo del cammino di uno champagne che sarebbe diventato assemblaggio di annate con il tempo, con queste man mano tenute come réserve perpétuelle in botte. D’altronde, se guardiamo a chi della marcata territorialità è diventato il riferimento, Anselme Selosse (che, guarda caso, è pure lui di Avize), l’assemblaggio di più annate come réserve perpétuelle sarebbe il miglior metodo per “cancellare l’impronta climatica della vendemmia, quindi l’annata, e fissare l’impronta territoriale”. Ed è questa proprio la filosofia del Substance. Ora non voglio dire che Mycorhize e Substance siano simili, no, però è interessante notare come due eccezionali produttori di Avize la vedano allo stesso modo per quanto riguarda l’esaltazione dell’espressione territoriale, nello specifico quella del celebre Grand Cru della Côte des Blancs.
Tornando al Mycorhize, la sua seconda uscita si è proposta come unione di 2010 e 2011, la terza di 2010, 2011 e 2012, iniziando a mostrare non solo la sua coerenza con lo stile De Sousa, ma soprattutto il proprio valore, quindi è stata la volta della terza (2010, 2011, 2012 e 2013), quella di Grandi Champagne 2018-19 e quella della definitiva consacrazione. Conseguentemente, la produzione è anche aumentata (più annate in assemblaggio, maggiore quantità, ovviamente…), passando dalle 1.212 bottiglie del primo tiraggio alle 5.819 dell’ultimo. Infine, arriviamo alla scorsa vendemmia, quando passo di buona mattina da De Sousa ed Erick mi chiede cosa voglia assaggiare. Ricordando che, a inizio estate, il Mycorhize era esaurito, gli chiedo se sia già degorgiato il nuovo, il quinto della serie… “Alcune bottiglie sì, da poco – mi risponde Erick – ma sono ancora senza habillage”: beh, potevo preoccuparmi della mancanza dell’etichetta e non chiedere di assaggiarlo?
Mycorhize
100% Chardonnay
(annate 2010, 2011, 2012, 2013, 2014; dosage 5 g/l)
Basta accostarsi al calice per capire immediatamente come questo champagne continui a crescere di tiraggio in tiraggio. Quest’ultimo è ovviamente freschissimo, ma denota evidentemente anche una spiccata eleganza, con la mineralità protagonista al fianco degli agrumi gialli. Ma è anche un naso croccante e complesso, per via della sua capacità di coniugare autorevolezza e finezza. Non è propriamente sottile, perché ha ricchezza e vivacità, ma sempre ben ‘avvolti’ da questa eleganza, che sembra così un po’ la firma stilistica di questo quinto tiraggio, oltre a essere assolutamente scevro da ogni forma di maturità: non è poco per uno champagne nel quale il vino più vecchio ha 8 anni! Ed elegante, fine, è pure la bollicina, che apre le porte di un assaggio senza dubbio molto coerente con l’olfatto, ma anche caratterizzato da una salinità nettissima che pervade tutta la gustativa in crescendo, rendendo così il finale proprio salato – piacevolmente, beninteso – al fianco di una sottile speziatura. Insomma, il leit-motiv di questo Mycorhize base 2014 è la raffinatezza, oltre la grande piacevolezza. Ecco, forse è il più piacevole dei Mycorhize fatti finora, confermando così la crescita costante dell’etichetta. E confermando la bravura di Erick De Sousa, come se ce ne fosse bisogno…
Voto: 96/100
Gli champagne De Sousa sono distribuiti in esclusiva da:
Sarzi Amadè – tel. 02/26113396 – www.sarziamade.it
Beh, mi fa piacere che sia quello che l’ha convinta e le è piaciuto di più visto che ne ho acquistate un paio di bottiglie giusto due mesi fa…
Devo dire che attendevo con curiosità questa sua recensione (e giusto oggi ci stavo pensando), tanto più che mi aveva anticipato la sua ottima impressione su questa bottiglia.
A proposito di belle impressioni, qualche mese fa aveva palesato un ottimo giudizio anche sul Krug Grande Cuvée 166eme edition, dicendo che a breve sarebbe uscita una recensione, ma non ho più scorto nulla sul sito… E’ ancora in programma?
Vero… Mi ci metto!