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Collard-Picard: un nome da tenere d’occhio

Se dar vita a una cantina è un’operazione tutt’altro che facile, con l’ipotetico risultato che si fa realmente tangibile dopo non meno di un decennio, questo diventa ben...
di Alberto Lupetti

maison champagne collard picardSe dar vita a una cantina è un’operazione tutt’altro che facile, con l’ipotetico risultato che si fa realmente tangibile dopo non meno di un decennio, questo diventa ben più difficile in Champagne, anche se tuo padre e ancor più tuo nonno sono essi stessi produttori.

foto della maison Collar-Picard
La maison Collar-Picard si trova nella parte nord di Villers-sous-Châtillon, villaggio della Vallé de la Marne.

Però c’è chi è riuscito sorprendentemente bene in questo, dimostrando oggi di saper produrre champagne di eccellente qualità ma, soprattutto, evidenziando una prospettiva di crescita nei prossimi anni davvero rimarchevole. È il caso di Olivier Collard, figlio di Daniel (produttore a Villers-sous-Châtillon con il nome di Collard-Chardelle) e, soprattutto, nipote del compianto René, forse il più grande interprete del Pinot Meunier e antesignano della vera naturalità in vigna come in cantina.

Modernità in nome della tradizione

La maison Collard-Picard nasce nel 1996 (un un anno davvero “particolare” per la Champagne: possiamo dire che la maison sia nata sotto una buona stella?) a opera della coppia nella vita di Olivier Collard e Caroline Picard, lei erede di una storica famiglia di viticoltori della Côte des Blancs. Olivier e Caroline sono dunque cresciuti “nello” Champagne e la loro maison vuole essere espressione non solo di questa grande tradizione, ma anche e soprattutto una visione personale e moderna di questo grande vino.

Olivier Collard e Caroline Picard
Olivier Collard e Caroline Picard, provengono entrambi da famiglie di viticoltori champenoise.

Siamo sempre a Villers-sous-Châtillon, villaggio della Vallé de la Marne classificato 86% nella Echelle des Crus e piantato quasi interamente a Pinot Meunier. Qui, al confine settentrionale del villaggio, su una collina affacciata direttamente sulla Vallée, ha sede la struttura, moderna, sviluppata su un solo livello. Quando inizi da zero è difficile creare una cantina che replichi perfettamente la conformazione di una storica, quindi è necessario ricorrere alla tecnologia. Ma attenzione a non fraintendere, perché in questo caso tecnologia significa efficienza e non certo un mezzo per abbreviare o modificare i classici passaggi del methòde champenoise, no. Anzi, per Olivier la tecnologia è uno strumento per applicarlo rispettandoli in un contesto moderno. Un plauso dunque a Olivier, che ha trovato il modo per dar vita al proprio sogno con intelligenza, sulla scia di quanto ha fatto negli anni ’80 da quel geniaccio di Bruno Paillard , che non ha certo bisogno di presentazioni…

foto storica con Daniel Collard e René Collard
Il papà di Olivier, Daniel (in piedi sulla scala) e il nonno, il mitico René, forse il più grande interprete del Pinot Meunier e antesignano della naturalità in vigna. Filosofia poi ripresa dal nipote.

La struttura è ben organizzata, con locali divisi tra loro e tutti rigorosamente climatizzati su valori di temperatura e umidità ottimali per quello specifico passaggio. La pressa, così, è sempre firmata Coquard, ma non è né quella tradizionale in legno né la più recente pneumatica, bensì il rivoluzionario modello a piatto inclinato, molto probabilmente la più efficace oggi nel rapporto tra pressatura soffice ed estrazione. Ha capacità di 8.000 Kg di uva, quindi Olivier riesce a pressare 2 marcs (1 marc = 4.000 Kg d’uva, dai quali si ricavano per disciplinare 2.550 litri di mosto) per volta. Il mosto, poi, è accuratamente separato tra cuvée (prima spremitura, pari a 2.050 litri) e taille (seconda spremitura, di 500 litri) e Olivier non solo utilizza esclusivamente la prima ma, in fase di pressatura, seleziona ulteriormente la cuvée separando il cœur (o tête), la parte ancora più preziosa (circa 1.800 litri). Comunque, i 500 litri di taille vengono venduti a terzi.

ingresso maison collard
L’ingresso della maison, che si sviluppa tutta su un solo livello.

I vini non svolgono mai la malolattica per esaltare la freschezza. È la scuola di pensiero meno seguita in Champagne ma, freschezza a parte, ne beneficia anche la longevità. Ovviamente è una pratica poco diffusa perché servono grandi vini per non perdere in espressività nel breve e medio termine, né risultare troppo “duri”. Olivier si avvale della consulenza di James Darsonville.

I tini di acciaio termoregolati per la fermentazione dei vini delle cuvée “base”
I tini di acciaio termoregolati sono impiegati per la fermentazione dei vini delle cuvée “base” e per la conservazione dei vins de réserve.

La cantina è curata e pulitissima, interamente climatizzata, con i tini di acciaio di diverse capacità sui lati e le botti al centro. Dieci splendide botti di rovere di Tronçais da 71 hl. Il locale attiguo è destinato alla maturazione in bottiglia: anche qui ordine e pulizia regnano sovrani, nel consueto contesto di rispetto della tradizione in chiave moderna. Quindi la costanza di temperatura e umidità propria delle cantine sotterranee è qui assicurata da un’efficiente climatizzazione, mentre rémuage e dégorgement sono meccanizzati.

Collard-Picard è una maison classificata RM (récoltant-maniplant), quindi utilizza solo uve dei propri vigneti, anche se tecnicamente potrebbe acquistare uve per il 5% della produzione. Ma a Olivier e Caroline bastano le uve dei propri vigneti, 15 ettari totali, siti nella stessa Villers ma anche in altri villaggi della riva destra della Vallée de la Marne per quanto riguarda il Pinot Meunier (che quota il 40% delle proprietà totali), quindi lo Chardonnay a Le-Mesnil-sur-Oger e a Oger (per un altro 40% e tutto Grand Cru) e, infine, il Pinot Noir a Vertus. Pochi lo sanno ma, in questo villaggio all’estremità meridionale della Côte des Blancs, prospera un eccellente Pinot classificato Premier Cru. La conduzione dei vigneti è improntata alla massima naturalità, ma senza bizzarrie da stregoni.

cantina di Collard-Picard
La bellissima cantina di Collard-Picard, con le splendide botti da 71 hl in legno di Tronçais.

 

Dalla teoria alla pratica

Come si traduce in vino tutto ciò? Con una gamma di champagne davvero molto buona, nonché straordinariamente ampia se rapportata alle dimensioni di Collard-Picard. Gli unici vini di Olivier che non mi convincono appieno sono i rosati (Rosé e Cuvée des Merveilles), ma le altre etichette trovo che si collochino tra il buono e l’ottimo. Vediamo.

champagne cuvee selectionCuvée Sélection
(50% Pinot Noir, 50% Pinot Meunier)
Blanc de noirs che rappresenta il gradino d’ingresso al mondo Collard-Picard. Attualmente, lo champagne è basato su vini dell’annata 2007, vinificati in tini di acciaio, assemblati con il 30% di vins de réserve dalla sola vendemmia 2006, fermentati e maturati in botte. Dopo l’imbottigliamento, il vino rimane tre anni sui lieviti.

Naso croccante, chiaramente giocato sulle note fruttate dei due Pinot. È certamente e volutamente semplice, ma anche gradevole. In bocca ha un attacco vivace, soprattutto la bollicina, a seguire ripropone il frutto e una nota verde in chiusura in un contesto di grande freschezza. Un ottimo aperitivo, da gustare fresco ma non freddo.
Voto: 83/100

Cuvée Prestige
(50% Chardonnay, 25% Pinot Noir, 25% Pinot Meunier)
Eccellente non millesimato recensito nella guida Grandi Champagne 2012

Cuvée Dom. Picard
(100% Chardonnay)
Il blanc de blancs di casa è uno champagne semplicemente eccellente, almeno in questa sua prima uscita; è un millesimato (2004) non dichiarato. Anche questo è stato recensito nella guida Grandi Champagne 2012

bottiglia di champagne essentiel 2006Essentiel 2006
(50% Chardonnay, 25% Pinot Noir, 25% Pinot Meunier)
Nuovo champagne creato da Olivier quale evoluzione del millesimato tradizionale, di cui replica assemblaggio e vinificazione, ma poi non è dosato dopo il dégorgement. Una scelta di purezza, di essenzialità, come sottolineato dal nome e dall’habillage della bottiglia. È prodotto in quantità limitata con uve Grand e Premier Cru, con i vini fermentati e maturati in botte per 15 mesi, cui segue un periodo di tre anni sui lieviti dopo l’imbottigliamento.

Approccio olfattivo non molto espressivo, giocato su delicati sentori di agrumi e mineralità, pur denotando un’evidente e spiccata freschezza. Ma un’attesa nel bicchiere lo porta a esprimersi sul versante fruttato, decisamente polposo. La freschezza sale in cattedra anche all’assaggio, nel quale il vino esprime tutta la sua ricchezza croccante. L’agrume è certamente il filo conduttore, ancora fuso alla vena minerale, che porta a un polposo sviluppo fruttato fino all’ampio e gustoso finale. È uno champagne molto buono, che colpisce per la bollicina elegante e la materia rotonda, quindi mai duro come invece accade con la maggior parte dei non dosati. Quasi non sembra né un non dosato né un 2006, annata tutt’altro che da ricordare…
Voto: 87/100

champagne cuvee des archivesCuvée des Archives 2002
Il top di Collard-Picard, un gioiello prezioso e raro, purtroppo prodotto non solo in tiratura limitata (circa 3.000 bottiglie numerate) ma anche una tantum. Le uve, infatti, provengono esclusivamente da una vigna di cento anni a Vertus, che Olivier ha vinificato da sole in occasione della vendemmia del 2002 e poi, a malincuore, ha dovuto espiantare la vigna e ripiantarla. È prodotto con uve Chardonnay (80%) e Pinot Noir (20%), fermentate in botte e tenute ben 18 mesi sulle fecce. Il vino non ha svolto malolattica e non è stato filtrato. Durante la maturazione in bottiglia, questa è rimasta chiusa con il tappo di sughero per quasi otto anni (bouchon liège), subendo un lento processo ossidoriduttivo che solo la permeabilità del sughero garantisce. Rémuage e dégorgement sono rigorosamente manuali e, dopo il dosaggio, il tappo non è stato fermato con la classica gabbietta (muslet) bensì con lo spago (ficelle), come si usava fare prima del 1844. Si tratta, insomma, di uno champagne che ripropone i metodi di produzione di quasi due secoli fa. Ogni bottiglia è impreziosita da etichetta in seta e corredata dalle opportune forbici per la rimozione dello spago.

Bott. n. 2308. Gran bel naso, complesso, compatto, profondo, polposo di frutto, pervaso da una splendida mineralità marina e un accenno di maturità che non fa che rendere ancora più stuzzicante l’insieme. Bocca superba per succosità e sapidità, ma anche per il grande equilibrio tra queste caratteristiche e la ricca componente fruttata e agrumata. Chiude così, opulento e appagante, sulla progressione fruttata e la sapidità che fa ancora salivare. Ottimo, ma anche e senza dubbio uno champagne da amatori, non adatto a tutti proprio per questa sua potente complessità.
Voto: 91/100

collard picard
A sinistra: La Cuvée des Archives ha rifermentato con la bottiglia chiusa con il tappo di sughero. Al centro: anche il tappo è fermato alla vecchia maniera, con lo spago (ficellage). A destra: ogni bottiglia (e magnum) è corredata di un paio di piccole forbici per rimuovere lo spago. Di questo champagne prezioso sono state prodotte circa 3.000 bottiglie numerate.
Gli champagne Collard-Picard sono distribuiti in esclusiva da:
Cecchi – tel. 0577/54311 – www.cecchi.net

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0 risposte a “Collard-Picard: un nome da tenere d’occhio”

  1. Ho avuto la fortuna di assaggiare sia la cuvée selection che la cuvée prestige e non posso che confermare gli ottimi giudizi. Una cantina veramente interessate!

  2. Mi fa molto piacere! Olivier Collard ha uno stile ben diverso da quello del nonno, ma di certo non meno interessante.
    A presto

  3. Si tratta di una maison che fa champagnes con bollicine non aggressive e piacevoli. Gli champagnes sono ben equilibrati e piacevoli. Gli champagnes di Rene Collard erano un altro tipo di champagnes sia per l’uvaggio che per la longevita.

    • Esatto, Paolo! Anche se sulla longevità degli champagne di Olivier non possiamo ancora pronunciarci. Ma sono piuttosto ottimista…

  4. Ho conosciuto oggi i coniugi Collard-Picard e devo dire che sono due persone squisite, sono rimasto piacevolmente impressionato dal BdB e dall’essentiel (2008). Devo spendere qualche parola sul rosé de saigné che lo stesso produttore mi ha detto viene “salassato” per 60 ore ad una temperatura molto bassa, quasi ad effettuare una criomacerazione.. cosa che ne fa un vino dai profumi molto particolari anche se un po’ femminili; l’ho apprezzato molto in versione demi-sec, sfacciatamente dolce, molto ben abbinabile coi dessert, anzi, sembra quasi pensato per costruirci intorno un dolce ai frutti di bosco.
    Ovviamente le mie sono impressioni da profano, per arrivare alla competenza del padrone di casa ci vorrà ancora molto tempo..

    • Olivier e Caroline sono cari amici, pertanto… sfonda una porta aperta!
      In effetti, BdB ed Essentiel 2008 sono grandi champagne, ma perché non aggiungerci la Cuvée Prestige?
      Molto interessante il rosé di cui parla, infine, ma non ne ho mai parlato in quanto non importato in Italia, dove, invece, arriva il rosé d’assemblaggio. Forse meno convincente…

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