Il Pinot Noir secondo Anselme Selosse
Le degustazioni della prossima edizione (2018-19) della guida Grandi Champagne sono praticamente finite e, al contempo, la RTM Studio ha già iniziato a impaginare. Vedere svilupparsi sotto i propri occhi un libro è sempre emozionante, ma stavolta lo è ancora di più: questa quarta edizione rappresenta per il sottoscritto e per tutti gli amici che vi hanno collaborato uno sforzo enorme, per il nuovo formato (un po’ più grande), per la grafica rivisitata, per il numero di pagine (ulteriormente cresciute rispetto a quanto detto in precedenza: ben 520!) e, conseguentemente, per il numero dei produttori recensiti (oltre 100), per più di 400 champagne presentati! In proposito, c’è chi fa annunci roboanti di oltre 2.000 etichette recensite, ma… come sono state recensite? Se raccogliessi in guida tutte le degustazioni fatte negli anni forse non arriverei agli 8.000 champagne del grande Richard Juhlin, ma poco ci manca. No cari amici, è questione di serietà: ogni edizione di Grandi Champagne porta alla ribalta una selezione degli champagne al momento o a breve sul mercato, tutti assaggiati tra gennaio e settembre 2017 in équipe di almeno tre membri del panel (quindi non nel corso di manifestazioni e simili, o peggio…), tutti con scheda dettagliata con foto. Semmai, se l’annuncio roboante lo dovessi fare io, sarebbe relativo alle anteprime esclusive, che, come detto, permetteranno alla guida di rimanere perfettamente contemporanea fino al 2019: non ha senso pubblicare champagne quasi fuori mercato al momento dell’uscita della guida… vero?
L’ho detto, è questione di serietà. E di autorevolezza.
Ciò premesso, ecco un’altra scheda ingiustamente ‘sacrificata’… “Ma come – dirà qualcuno – non pubblicate in guida uno champagne Selosse? Per di più addirittura uno dei Lieux-Dits?”. Con ogni edizione della guida, Anselme è sempre molto generoso e ci fornisce un buon numero di campioni da assaggiare, ma alla fine sono arrivate all’ultimo due anteprime eccezionali e allora… Allora abbiamo preferito sacrificare un’etichetta (quella con il punteggio più basso, sì…) e dare spazio alle novità. Giusto, no?
Tra l’autunno del 2010 e la metà del 2012 progressivamente, Selosse lancia una nuova linea di champagne: battezzata Lieux-Dits, comprende 6 vini, ciascuno figlio di uno specifico vigneto, un lieu-dit appunto. Tre sono blanc de blancs e tre blanc de noirs e l’idea di Anselme e eliminare tutte le possibili variabili al fine di esprimere nella maniera più pura e intensa il terroir. Per far questo, Anselme riprende lo schema di réserve perpétuelle del Substance: l’ultima vendemmia è unita alla/alle precedente/i, poi il blend è lasciato riposare alcune ore e rimesso in botte, quello che avanza viene imbottigliato. Facile, no? Questo sistema per Anselme “permette di cancellare l’impronta dell’annata ed esaltare quella territoriale. È l’origine” (il vecchio nome del Substance, N.d.A.).
‘Le Bout du Clos’ è il vigneto di Ambonnay, quindi piantato a Pinot Noir, acquistato da Anselme nel 2001, vendemmiato per la prima volta nel 2002 e vinificato ‘ufficialmente’ a partire dal 2004. È un vigneto in media pendenza e caratterizzato da un’importante presenza di argilla nel suolo, esposto a sud/sud-est, molto vicino al ‘confine’ con Bouzy e caratterizzato da un muro al suo limitare, da cui il nome. Come tutti i vini della serie Lieux-Dits è un Solera 2008-2004 più vini della vendemmia 2009. Dopo il tiraggio, ha passato 6 anni sui lieviti con 3 scuotimenti e dosaggio a 1,3 g/l. Produzione limitata a 2.600 bottiglie.
Le Bout du Clos
100% Pinot Noir
dég. 26 gen. 2016 – Saliamo idealmente da Aÿ (in guida troverete La Côte Faron) ad Ambonnay e cambia pure l’annata, ma di certo non l’abile mano di Anselme con la nobile uva nera. Così non sorprende più di tanto trovare questo calice solare e più polposo rispetto al ‘Faron’, con il legno non tanto in evidenza, quanto, più, a stuzzicare quello stile ossidativo, in questo caso ancora legato agli agrumi scuri, ma con il frutto rosso in maggiore evidenza, compreso il suo carattere acidulo, oltre a un’evidente florealità e gli spunti di sottobosco; invece, è la mineralità ad apparire piuttosto defilata. L’assaggio è lo specchio del naso dal punto di vista aromatico, nonostante la florealità tenda a porsi in evidenza. Poi, quando ti aspetti una certa abbondanza di materia, ecco, invece, più una sensazione di rotondità, di succosità, anche di inaspettata leggerezza, quasi a voler imbrigliare l’annata, con i ritorni aciduli sul finale, invero più di ampia persistenza che di profonda distensione e caratterizzato pure da un lieve tannino, peraltro pulente. Altra interpretazione della varietà secondo Anselme e secondo il territorio (carattere floreale), ma forse… geograficamente (e stilisticamente) un po’ lontana dalla ‘base’ di Avize. Divertitevi a tavola esaltando un bacon cheeseburger (a Roma quello di Ris Cafè/Morrison’s, tuttora imbattibile…)!
Voto: 91/100
Anche se Anselme non l’ha mai dichiarato ufficialmente, si mormora che nel vigneto – e quindi anche nello stesso champagne – ci sia un po’ di Chardonnay. Indagherò alla prima occasione, ma resta il fatto che, dei tre Pinot Noir di Anselme, Le Bout du Clos è quello che entusiasma meno. Almeno con questo tiraggio, perché in altre occasioni mi era sembrato un po’ più convincente. Per carità, è uno champagne di livello, ma ci sarà un motivo se ad Ambonnay Selosse acquista vino rosso per il suo rosé…
Gli champagne Jacques Selosse sono distribuiti in esclusiva da:
Moonimport – tel. 010/314250 – www.moonimport.it
Buongiorno Alberto, vedo che nella scheda di questo Bout du Clos, parla di solera, mentre io ne ho trovato con il millesimo 2006, quindi la domanda è: mi sono perso qualcosa nel frattempo oppure ho una bottiglia particolare ? Grazie
Marco
Oddio… sicuro? Mi sembra molto strano.
Mi manda la foto a guida@lemiebollicine.com ?
Grazie
Buongiorno e complimenti….
Dall’anteprima della guida che deve ancora uscire si legge che l’Initial deg. 2016 contiene le annate 2009, 2008 e 2007 e che rimane 6 anni sui lieviti…
È un errore??
Grazie!
E perché mai? Se l’annata più giovane è la 2009 significa che è stato tirato nel 2010, più 6 anni fa appunto 2016: il momento del dégorgement…
Ok…ma l’Initial non fa 3 anni di bottiglia prima del degorgement….
Io avevo in testa che l’Initial sboccatuta 2016 aveva come annate 2012, 2011 e 2010…
Mentre l’initial con sboccatura 2012 dovrebbe avere dentro 2008, 2007 e 2006.
Come il VO sboccatura 2013 dovrebbe avere le annate 2008, 2007 e 2006.
Il Substance sboccatura 2015 dovrebbe avere come annate 2008, 2007 e 2006, si metodo Solera.
Grazie mille per le delucidazioni!
Claudio
Una volta era così… Anselme ha allungato le maturazioni sui lieviti: 6 anni per tutti a eccezione del Rosé, che ne fa 5.
OK?
Grazie mille!
Ma non mi torna….ci sono trobbe bottiglie in giro con annata 2009, 2008 e 2007!
Nella vostra guida precedente l’invecchiamento era quello canonico 3 anni Initial e 4 VO e per avere a livello produttivo e commerciale che consenta un aumento del doppio degli anni sui liviti ci vuole una pianificazione di anni di lavoro.
Scusate, ritiro la domanda…ho capito male io!
Grazie!
🙂
Buongiorno Alberto, andando in argomento Salon , mi sono state proposte la 2004 e la 2006 , quale mi consiglia ? Grazie.
Bella domanda! Beh, per quanto il Salone 2006 sia a dir poco sorprendente (lo troverà in Grandi Champagne 2018-19), io ho una predilezione per l’annata 2004 in Champagne…
Preso il 2006, quando mi consiglia di berlo?
Guardi, dall’assaggio in guida (quella in uscita) ha dimostrato una ‘prontezza’ inusuale per Salon; all’opposto, è un etichetta che invecchia alla grande. Che fare, dunque? Dubbio amletico… Se non ha mai assaggiato Salon lo goda nel giro di pochi mesi, altrimenti aspetti un po’.
Mi faccia sapere
Buongiorno Alberto , preso 2004 alla fine, le farò sapere! Non avendo mai bevuto salon la prima occasione sarà buona per assaggiarlo!
Buonasera Alberto,
Selosse lo reputo un “mostro” , sono impareggiabili i suoi champagne! Qualche giorno fa ho bevuto quello che per me è uno dei migliori champagne al mondo, il Substance! Degorgiata nel 2007, l’ho trovato fantastico. Ne ha mai gustato uno degorgiato nel 2007? Se si, come l’ha trovato?
Grazie, Andrea
Sarà capitato, dovrei rivedere i vecchi appunti… Comunque era il Substance ‘vecchio stile’, più difficile se mi passa il termine, più da appassionati. Ma grande. E grande è Anselme, che ha fatto evolvere questo champagne, rendendolo meno ‘difficile’, ma senza rinnegarne minimamente la personalità.
Buongiorno , mi è stata regalata una bottiglia di substance, secondo lei quali sono i tempi di invecchiamento meglio sopportati da questo champagne ???
Grazie
Anni, senza dubbio. Ma dipende da come viene conservata e, soprattutto, da quanto lei personalmente ami gli champagne molto invecchiati…
Buongiorno Alberto,
Ho trovato in commercio Les Carelles – Reserve Personelle 03 (deg. Luglio 2018).. so che è una rarissima edizione del Carelles come Vintage 2003 al posto del normale Solera.. sa darmi qualche informazione in più? Lo ha mai assaggiato? E sa magari se ci saranno altre edizioni speciali come questa per gli altri Lieux-Dits?
Grazie come sempre !
Ah, una vera rarità! Si tratta di una prova fatta da Anselme l’anno successivo all’acquisto del vigneto. Infatti, la ‘réserve perpÉtuelle’ dei Lieux-Dits, tra cui Les Carelles, è iniziata con i vini del 2004.
Altre edizioni speciali? Chi può dirlo? Con Anselme non si Sto arrivando! mai. Quest’estate mi disse che il Substance potrebbe diventare un Coteaux Champenoise… Lo rivedrò a metà febbraio, vediamo un po’.
Buongiorno Alberto, ma il Bout du Clos di Anselme Selosse è 100% Pinot Noir oppure 80% Pinot Noir e 20% Chardonnay?
È pari pari l’assemblaggio del vigneto, quindi circa l’80% di PN e il resto di Chardonnay…
Invece l’erede del Contraste è La Cote Faron, 1005 PN.
Caro Alberto,
le scrivo qui brevemente perché questo è il suo ultimo post inerente Selosse e non volevo essere “off topic”.
Volevo chiederle se per i “lieux dits” di Anselme vi è un modo per risalire all’annata “base” della cuvée a partire dalle indicazioni riportate sulla bottiglia (data di dégorgement o altro). Questo permetterebbe di orientarsi meglio negli acquisti, magari facendo riferimento a guide che riportano recensioni e punteggi di tutte le annate (come ad. es. quella di Richard Juhlin).
Grazie come sempre per la sua disponibilità ed un saluto
Oramai i Lieux-Dits di Selosse (come praticamente quasi tutti gli altri champagne di Anselme e Guillaume) fanno 6 anni sui lieviti, mese in più, mese meno.
Quindi, un dégorgement di, poniamo, giugno 2022, significa avere i vini più giovani della vendemmia 2015. Tiraggio 2016, sei anni, quindi 2022.
Il discorso cambia però per il Substance…
Buonasera Alberto,
mi permetto di disturbarla per un piccolo ma per me preziosissimo consiglio da esperto.
Ho acquistato una bottiglia di Selosse Les Carelles sboccatura 2021, per un errore mi hanno però spedito una sboccatura 2014. Il negoziante, da me subito contattato, mi ha proposto a scelta la sostituzione con la bottiglia corretta oppure di tenere quella che mi ha erroneamente inviato (senza sovrapprezzo perché è stato un errore suo). Che mi consiglierebbe di fare? Mi spiacerebbe moltissimo avere una bottiglia „ossidata“ e mi è difficile stabilire quanto resistenti siano le bottiglie di Selosse.
Grazie di cuore per il suo aiuto, un cordialissimo saluto
Giorgio
Gli champagne di Selosse invecchiano benissimo, tuttavia dipende dai propri gusti. Dégorgement 2014 significa annata base 2007, un’annata interessante, ma con una certa maturità di suo. Insomma, l’ossidazione la escluso, però una certa evoluzione c’è. Che può piacere o meno. A lei la scelta…
Ovviamente do per scontata la perfetta conservazione.
Buonasera Alberto,
mi permetto di chiederle per un piccolo ma per me preziosissimo consiglio da esperto.
Qualche giorno fa ho acquistato da un negoziante del centro-sud Italia una bottiglia di Les Carelles con sboccatura 2021, ma per errore mi è stata spedita una bottiglia sboccata nel 2014. Subito contattato da me, il negoziante, scusandosi, mi ha proposto a mia scelta sia la possibilità di tenere la bottiglia sboccata nel 2014 (secondo lui più “preziosa” ma senza sovrapprezzo) oppure di cambiarla con quella originariamente a me destinata, sboccata nel 2021.
Cosa mi consiglierebbe di fare spassionatamente? Malgrado il valore di mercato maggiore per la `14 (per me fondamentalmetne irrilevante, avendolo acquistata per me), potendolo fare mi piacerebbe scegliere la bottiglia migliore tra le due. Ovviamente mi spiacerebbe moltissimo aprire una bottiglia “ossidata”, e personalmente non ho purtroppo competenza sufficienza per valutare la longevità e potenzialità di invecchiamento di una Les Carelles di Selosse.
Qual’è il suo consiglio?
Grazie di cuore per un suo gentile riscontro e per la sua spassionata opinione e un bel saluto
Giorgio
Ho risposto all’altra domanda simile…