Piper Rare 1985: al vertice dell’art champenoise!
A dicembre dello scorso anno, insieme a Vania Valentini abbiamo organizzato una degustazione che portava alla ribalta le 8 migliori vendemmie in Champagne degli ultimi 35 anni (escludendo, ovviamente, la 2008 in quanto non solo ancora troppo giovane, ma, soprattutto, ancora non sul mercato da parte dei più importanti produttori…), quindi dalla 2002 alla 1982. Un produttore per ciascuna annata, scelto in modo da far coincidere la migliore espressività della cuvée in rapporto all’annata. Speriamo di esserci riusciti, anche perché, a grande richiesta, a marzo siamo riusciti a replicare questa degustazione veramente unica, che è stata istruttiva anche per noi che l’abbiamo organizzata. Infatti, non è facile confrontare insieme così tanti ‘mostri sacri’ e non è facile farlo in condizioni ideali, quindi con le bottiglie assolutamente perfette in quanto provenienti direttamente dagli stessi produttori.
Sarebbe stato un peccato non raccontarle, queste bottiglie, allora lo abbiamo puntualmente fatto, prima con il Krug Collection 1990, poi con il Millésime 2002 del grande Anselme Selosse e, infine, quel piccolo gioiellino ingiustamente dimenticato che è La Grande Dame 1989. La cuvée de prestige di Veuve Clicquot è stata tra le bollicine che hanno svettato in entrambe le serate insieme alla Rare 1985 di Piper-Heidsieck – forse perché entrambe inattese o… sottovalutate a priori – e all’R.D. 1995 di Bollinger, così le andiamo a conoscere da vicino iniziando proprio da Piper.
Grazie all’amicizia che mi lega a Régis Camus, negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere in maniera approfondita Piper-Heidsieck. È un’antica maison (1785) che non va vista assolutamente come la Charles dei grandi numeri, ma come la sorella maggiore di questa, con una personalità ben diversa. Nonostante abbiano condiviso due grandi chef de cave (prima Daniel Thibault e poi Régis) nei momenti cruciali della loro storia, gli stili delle due maison sono, infatti, profondamente diversi, con quello di Piper più rotondo, ammiccante, pertanto decisamente trasversale. Non solo. I millesimati di Piper hanno indiscutibilmente bisogno di tempo per rivelare tutta la loro magnificenza, così se da giovani possono apparire ancora velati dal dosaggio e carenti di espressività, dopo un adeguato riposo dimostrano tutta la loro grandezza. Già, perché sull’eccellente materia di questi champagne e sul valore della mano che li ha plasmati non ci sono dubbi, però, come detto bisogna avere pazienza. Soprattutto con la Rare, che è uno champagne d’eccezione. Infatti, se il Vintage richiede almeno cinque anni di cantina (dopo l’immissione sul mercato), la Rare ha bisogno di più del doppio del tempo, come stanno puntualmente dimostrando i vari assaggi della 2002 (nelle precedenti edizioni della guida Grandi Champagne, ma pure nella 2018-19 in corso d’opera…): si capisce che Régis ha creato un capolavoro, ma questo capolavoro deve ancora liberarsi del bozzolo.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: i grandi champagne devono riposare nelle nostre cantine. Qualche anno per chi non è avvezzo a quelli molto invecchiati, parecchi anni per chi ama gli champagne ‘vintage’ e vuole lasciarsi avvolgere dalla loro magnificenza. Va bene, a questo punto immagino la domanda: “ma come, compro una bottiglia così importante e devo pure aspettare?”. La risposta è sempre la stessa: sì! D’altronde se si è disposti a farlo per un grande Bordeaux, o un Barolo d’autore, oppure un gustoso Brunello non vedo perché non farlo con lo champagne, che dei vini è il re…
Ma torniamo alla Rare di Piper. Oggi è la 1998 a iniziare a rivelare il proprio valore, quindi se andiamo indietro con gli anni possiamo finalmente apprezzare appieno la summenzionata eccellenza di questo champagne. Che non è stato poi prodotto così spesso: solo 8 volte dal 1976 al 2002, se si esclude l’inedita Rare Rosé 2007. A mio avviso, la tripletta 1985, 1988, 1990 è a dir poco straordinaria, con queste tre annate a staccare nettamente tutte le altre, ma se da ‘88 e ‘90 ci si aspettava una prestazione maiuscola, invece lascia veramente sorpresi la Rare 1985…
Prima di andare a scoprirla, ricordo che la Rare è un assemblaggio di Pinot Noir e Chardonnay, con quest’ultimo curiosamente (per lo stile Piper…) preponderante. Le uve sono accuratamente selezionate nei Cru di Verzy (uno dei pilastri dello stile Piper), Verzenay, Bouzy e Aÿ per quanto riguarda il primo, Villers-Marmery, Trépail, Vaudemange, Avize (l’altro pilastro), Chouilly e Le-Mesnil per il secondo; la preziosa uva bianca, pertanto, non proviene solo dalla classica Côte des Blancs, ma anche dalla Montagne de Reims. Da considerare che, con Régis al timone di Piper (1994), si è raffinata la selezione delle uve in questi villaggi ed è aumentata la componente di grappoli da vecchi vigneti di Trépail (Chardonnay) e Verzenay (Pinot Noir), entrambi nella Montagne: il Pinot Noir di Verzenay è vivace e minerale, mentre lo Chardonnay di Trépail particolarmente vinoso.
Rare 1985
30% Pinot Noir, 70% Chardonnay
(tirage 1986, dégorgement 1994, dosage 12 g/l)
Semplicemente impressionante il calibro del dettaglio olfattivo di questo champagne, che è intenso, profondo e ancora pulsante, o meglio, vivissimo, oltre che elegante. Ti accoglie con intense note di torrefazione, quindi ecco la sua sontuosa mineralità travolgerti con lo iodio, l’ostrica e la salsedine per poi continuare con affumicature, sensazioni orientali, spezie piccanti (pepe), infine agrumi canditi, fiori. Ti tiene incollato al calice, per vorticosità e definizione delle sensazioni, soprattutto per la capacità di trasmettere non tanto freschezza, quanto brillantezza, tensione, vivacità e vitalità. Anche l’ingresso al palato è sorprendente: ancora freschissimo, lo champagne, impreziosito da una bollicina veramente raffinata, è teso e risoluto, ma anche setoso, vellutato e pieno, succoso di agrumi al centro bocca, ampio, teso e levigato come una lastra di marmo. E possiede un’opulenza miracolosa pur rimanendo sempre fresco e pulito, per non parlare dell’eleganza, della vitalità senza pari e del lunghissimo finale gustosamente sapido. Uno champagne, soprattutto, che dimostra quanto un dosaggio importante (siamo a 12 g/l…) possa consolidare e migliorare, integrandosi nel tempo, il vino. Fascino puro.
Voto: 99/100
(ha collaborato alla degustazione Vania Valentini)
A un filo dalla perfezione assoluta, dunque. E il primo a rimanerne sorpreso è stato proprio il sottoscritto, in positivo ovviamente. Al punto da ritenere la Rare 1985 in questo momento superiore alle successive 1988 e 1990. Ricordo una recente degustazione con Didier Mariotti di Mumm, durante la quale mi disse come, a suo avviso, una grandissima annata, purtroppo sottovalutata, fosse proprio la 1985. Sì, quest’annata gelida (una delle più fredde della storia della Champagne: inverno con diversi giorni a -25°C, ma con punte inferiori ai -30°C!) e dalla resa molto bassa, sui 6.800 Kg/ha, ma con ottimi valori di maturità e acidità, rispettivamente a 9,98° e 8,24 g/l. Ma, soprattutto, con vini dal bilanciamento straordinario, ricchi e strutturati, ma freschi. E il risultato in bottiglia è oggi evidentissimo. La migliore degli anni ’80? Non credo, la 1988 è a mio avviso superiore, ma la 1985 in questo momento sfodera un’espressività, un coinvolgimento, un’eleganza a dir poco strepitosi.
Gli champagne Piper-Heidsieck sono distribuiti in esclusiva da:
Onesti Group – tel. 0523/245511 – www.onestigroup.com
Buona sera io mi chiamo paolo vorrei delle informazioni su delle bottiglie di champagne (da premettere che non ne capisco niente ) una e( Louis roederer Bruit premier e in questa non rieso a trovare la data) l’altra e (Louis Roederer cristal del 1971)
Si tratta di due bottiglie storiche della maison Roederer, due opposti: il non millesimato Brut Premier e la cuvée de prestigi Cristal.
A vedere le bottiglie dalla foto, quindi dal punto di vista estetico, le bottiglie sembrano ben conservate, ma lei non dice se sono sempre rimaste in cantine o meno. A ogni modo, il Brut Premier potrebbe essere al limite e, comunque, solo eventualmente apprezzabile da chi è abituato agli champagne invecchiati, mentre il Cristal, ancorché anch’esso molto ‘maturo’, potrebbe essere una gran bella sorpresa. Ma, lo ripeto, dipende da come e dove sono state conservate…
Ciao, come già scritto in precedenza: La Grande Dame ’89 e La Rare ’85 sono due assoluti fuoriclasse che ti stupiscono e resti realmente folgorato.
Ad averne…
ho ereditato dalla mia famiglia una bottiglia da collezione di Piper Heidsieck Reims da 7 litri del 1985, qualcuno sa dirmi il valore ? Grazie
E sicura che siano 7 litri e non 6?
mi scusi Alberto, ho digitato male, in effetti nella bottiglia c’è scritto 6l
Accidenti, non sapevo neanche esistesse, pensi un po’! È una rarità. Mi toccherà informarmi direttamente in maison… Riesce a mandarmi una foto a guida@lemiebollicine.com ? Grazie
certo ! gliela mando subito, grazie
Ho ereditato nel 1985 due bottiglie di champagne Piper Rare vorrei sapere il valore ed eventualmente venderle. Grazie
Nel caso di perfette condizioni di conservazione, lo champagne è eccellente e può valere non meno di 450 euro.