Il Dom Pérignon P2 1998 si fa magnum e… strabilia!
Nell’ultimo viaggio in Champagne, finalizzato ad alcune degustazioni in anteprima per l’edizione 2018-19 della guida Grandi Champagne, non poteva certo mancare una tappa da Dom Pérignon. L’occasione è innanzitutto un nuovo incontro con quel mito che risponde al nome di Richard Geoffroy: fare una chiacchierata con lui è sempre un’esperienza formativa, illuminante, per non parlare degli assaggi fatti con lui… A proposito di assaggi, abbiamo toccato con mano quelli che saranno i prossimi DP Vintage e P2 (ma, per ora, non posso parlarne), abbiamo riassaggiato per l’ennesima volta il Rosé 2005 e il P2 Rosé 1996 (anche questi li troverete in guida…), abbiamo scoperto qualche chicca come una prova di quello che un giorno sarà il P2 2002 (mancano ancora un po’ di anni al suo debutto, ma, quando sarà… beh, sarà fenomenale, fidatevi!), ancora il Vintage 2003 cui Richard tiene moltissimo (quest’annata è stata per lui la vera sfida) e che si è rivelato a dir poco stupefacente nell’abbinamento a tavola con il Camembert, infine, nuovamente il Dom Pérignon del momento, il P2 1998, ma… in magnum.
Come esistono le magnum di Vintage, esistono le magnum di Œnothèque (ops, di P2 che, pur essendo di fatto la stessa cosa, cambia solo il nome, però non si sono ancora viste, quindi il 1998 credo proprio sia il primo della serie…), anche se sono molto, molto rare. Personalmente, finora m’è capitato di assaggiarne solo tre (1971, 1990 e 1988 Rosé) e s’è trattato sempre di champagne fantastici, di veri pezzi d’opera, unici e irripetibili, dell’art champenoise. Non a caso, a due su tre ho tributato il punteggio massimo di 100/100!
Ebbene, a breve dovrebbe debuttare in questo eccezionale formato (la magnum è considerata la ‘migliore’ bottiglia quanto a espressività e potenziale d’invecchiamento dello champagne) anche il P2 1998, che, come detto, dovrebbe anche rappresentare il primo P2 proposto anche nel formato da 1,5 litri. E se il P2 1998 è non solo il DP del momento, ma ha anche costituito una sorta di pietra miliare nella storia di questo celeberrimo champagne, la sua declinazione in magnum si prefigura come un qualcosa di veramente eccezionale. Prima di andare a conoscerlo da vicino, però, repetita iuvant, quindi ricordiamo un attimo cos’è il P2. Già Œnothèque (etichetta nera con fregi argento, ultimo della serie sul mercato il 1996), la sigla sta per Plénitude Deuxième, quindi indica la seconda finestra temporale vissuta dal DP nella sua vita. In sostanza, secondo Richard Geoffroy, ogni DP vive tre fasi di eccezionale e massima espressività inframezzata da una sorta di letargo (Vintage, o P1, dopo circa 7 anni, P2 dopo 12-15 anni e P3 dopo 20-35 anni). Ogni volta che il DP raggiunge una di queste Plénitude successive, si fa sempre più intenso, concentrato, complesso e, per descrivere questo concetto, Geoffroy utilizza la metafora delle bambole Matrioska: una contiene l’altra, sempre con maggiore intensità e dettaglio. Tutti i P2/P3, infine, hanno maturato con il tappo di sughero (bouchon liège) e, dopo il dégorgement manuale, ogni singola bottiglia è assaggiata da un enologo dello staff di Geoffroy prima del dosaggio.
P2 1998 magnum
45% Pinot Noir, 55% Chardonnay
dég. giu. 2013 – Se il P2 è il Dom Pérignon in “alta definizione” (© Richard Geoffroy), il P2 in magnum è… l’esaltazione di questo, la sua espressione sotto la lente d’ingrandimento. Infatti, basta mettere il naso nel calice per trovare una vera bomba! È concentrato, ricchissimo, intenso e profondo, senza mancare di raffinata eleganza, ovviamente. Ci sono i tipici tratti del P2 1998 (mineralità di roccia, intense note di pietra focaia, grassezze di nocciola, fini erbe aromatiche, un frutto che spazia dalla pesca bianca all’agrume in canditura), ma tutto questo dà la nettissima impressione di avere una densità e una fittezza impensabili. Impressione puntualmente confermata dall’assaggio: succoso e denso, meglio, setoso e avvolgente nella raffinata texture, con una bollicina perfetta, vigorosa, puntiforme e setosa. È un vino materico, stratificato ma anche elegante, meglio, nobilmente opulento. Al punto che l’energia tipica di questo grandissimo champagne appare ancora imbrigliata e la sapidità del finale ancora mascherata dalla concentrazione del frutto. E già, perché, per quanto possa sembrare incredibile, questo champagne è ancora giovanissimo! Ma dopo aver riposato qualche altro annetto in cantina…
Voto: 99/100
(hanno collaborato alla degustazione Vania Valentini e Federico Angelini)
Gli champagne Dom Pérignon sono distribuiti in esclusiva da:
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Buonasera, mi presento mi chiamo Simone e sono un suo follower. La sua guida, che ho acquistato lo scorso anno è un riferimento. La disturbo per chiederle se gentilmente potesse darmi un consiglio su quale Maison visitare in Champagne. Le spiego meglio. A Giugno assieme ad un mio amico andremo per la prima volta in Champagne e resteremo pochi giorni. In questo breve soggiorno volevamo visitare 2/3 Maison importanti. Potrebbe cortesemente consigliarmi quelle che per lei, a livello di cantina, sono le più affasscinanti? Grazie infinite
Innanzitutto grazie della sua fiducia!
Venendo alle visite, purtroppo non tutte sono aperte alle visite del pubblico. Tra quelle aperte, però, posso suggerire Taittinger (le cantine sono forse le più belle), Veuve Clicquot (ma ora è solo su prenotazione, quindi verifichi prima), magari anche Mumm (prenotatile via Internet). Le consiglio anche un ‘piccolo’, uno di suo gradimento, sempre contattandolo per tempo e prendendo un appuntamento.
Buongiorno,
mi è stata offerta una bottiglia di Dom Perignom vintage del 1964 per €.250. Cosa ne pensate di quest’annata? Vorrei fare un regalo ma non fare una brutta figura.
Prezzo a dir poco concorrenziale, accidenti! Ma attenzione alla conservazione: una bottiglia così vecchia può aver perso parecchio, se non tutto, qualora abbia ‘sofferto’ durante gli anni…
Ciao Alberto,
quali sono le differenze sostanziali tra una bottiglia di Œnothèque 1996 e una di P2 1996?
Grazie
Antonio
Stessa cosa. Nel frattempo è solo cambiato il nome. Al limite, ci può essere una differenza di dégorgement, ma nulla più…