Scontro tra titani, ovvero Annamaria, Giulio e Dom 2004 side by side
Da tempo mi affascinava l’idea di mettere a confronto tre delle bottiglie che forse amo più in assoluto e che periodicamente, quando capita in visita l’amico del cuore, mi concedo. Mai fino a oggi, tuttavia, ho avuto l’occasione di assaggiarle tutte insieme, in un intrigante scontro ad armi pari.
Questa occasione, così, me la sono creata: ho invitato un paio di amici appassionati e, alla cieca, ci siamo abbandonati alla grandezza di questi vini, scegliendo nondimeno uno dei millesimi che in questo caso prediligo, il 2004. Senza fanatismi ed eludendo la presunzione di trovarne il vincitore (anche se difficile… lo spirito competitivo, soprattutto negli uomini, è sempre in agguato) il desiderio è stato quello di cogliere la grandezza, le diverse sfumature dettate dai diversi terroir, nonché lo stile e la filosofia dello chef de cave che sta dietro a ognuna di queste bottiglie. Tre Metodo Classico/Méthode Champenois che hanno fatto la storia dei loro territori, icone per chiunque nel mondo delle bollicine:
Anna Maria Clementi
La bottiglia che ha consacrato una Denominazione, la Franciacorta, oggi ambasciatrice del Metodo Classico italiano nel mondo.
Dom Pérignon
Colui che ha dato forma e metodo alla bollicina.
Giulio Ferrari
L’uomo che l’ha portata per la prima volta in Italia.
Qui a seguire le mie note di degustazione: per una volta mi asterrò dall’assegnarne i punteggi, limitandomi, semplicemente, a raccontare queste bottiglie.
La degustazione alla cieca
Bottiglia n. 1
La veste è giallo paglierino dai riflessi verde-oro, elegante e misteriosa. L’olfatto è elegante, profondo e sfaccettato, gli aromi virano immediatamente verso delicate note di agrumi, povere di gesso, cenere, erbe aromatiche e un tratto fumoso, non certo dovuto al legno. Sfiora, nel finale, le note marine di un oceano in tempesta. Il sorso ammalia, inebria. È profondo, stratificato, minerale, rinfrescante e la materia fine, elegante, sferica. Le bollicine sono finissime, carezzevoli mentre lo sviluppo agrumato, a tratti anche minerale e mentolato, è lunghissimo. Lo riconosco immediatamente, nei suoi chiaroscuri, nella sua austerità, nella sua potenza sempre sussurrata, mai ostentata. Immortale.
In sintesi: immobile turbolenza.
Bottiglia n. 2
Colore giallo oro, brillante e cangiante, dal perlage finissimo e vigoroso. È fiero, regale, quasi barocco. L’olfatto ti travolge subito con la sua potenza olfattiva, si apre e si solleva su note di torrefazione, caffè, caramello ma anche crosta di pane, tabacco poi iodio, roccia bagnata, coquillage e, nel finale, mandorla. Il sorso è anch’esso è pieno, travolgente, impetuoso e ampio, con il centro bocca fresco, dal fruttato vibrante, dinamico e la carbonica cremosa. Tuttavia, devo confessare che mi sarei aspettata maggiore profondità, coesione, centralità di palato. Comunque, allunga su scie ancora salate e fruttate, con lievissime pieghe speziate, aromatiche, rinfrescanti. La chiusura è compatta, articolata, viva e lascia una scia di pompelmo e mandorla amara. Un campione di potenza e piacevolezza.
In sintesi: regina di cuori.
Bottiglia n. 3
Invitante al calice con il suo colore giallo paglierino dai riflessi oro, luminoso e vivo e dove le bollicine copiose salgono, numerose, quasi ipnotiche. Olfatto di grande profondità e vibrazione, sembra meno potente del precedente, ma si solleva, tondeggiante, sui toni morbidi e grassi di frutta bianca, fiori e burro di montagna, così come camomilla, mirabelle e nocciolina. Si distende, infine, su toni di bergamotto e una nota sferzante di menta piperita in uno sviluppo graduale e diffuso, contraddistinto sì dalla cremosità, ma anche dalla freschezza. Di palpabile eleganza e di certa eleganza, è avvolgente, salino e ancora con i toni di burro a dominarne il finale, lunghissimo.
In sintesi: il piacere oltre la perfezione
Ognuna di queste bottiglie mi ha sempre sorpreso, regalato emozioni, trasmesso potenza, eleganza, poesia e profondità. Vorrei averne la cantina piena, vorrei poterle assaggiare ogni anno, da qui all’eternità. Vorrei fare loro un monumento, una statua… anzi, qualcuna c’è già. E allora vorrei semplicemente trasmettere, con queste mie righe, tutte le emozioni che il vino è capace di infondere le volte in cui tocca davvero le corde della nostra anima. Emozioni che sanno essere potenti come le pennellate tormentate di Van Gogh, leggiadre come melodie sognanti di Bach, travolgenti come il grido disperato della Callas.
E, alla fine, eccole svelate queste tre bottiglie:
Dom Pérignon Vintage 2004
53% Pinot Noir, 47% Chardonnay
dosage 6,5 g/l
Anna Maria Clementi 2004
20% Pinot Nero, 55% Chardonnay, 25% Pinot Bianco
Sboccatura Autunno 2012
Giulio Ferrari – Riserva del Fondatore 2004
100% Chardonnay
Sboccatura Anno 2016
Ci sei riuscita, a trasmetterle, tutte le emozioni che un vino può regalare. E tu le hai regalate a noi lettori. Grazie.
Grazie, ne sono felice 🙂
Vania
Inutile ricordati che sono fierissimo di te, ché tanto lo sai già. Spero che in tanti si accorgano della tua bravura. Ciao.
Già fatto…
😉
Hai ragione Alberto, mi sono espresso male: intendevo dire “più di quanto tu sia già apprezzata”. Considero Vania il nostro più grande talento femminile, è una degustatrice sensibilissima, spero, mi ripeto, che sempre di più si ci si accorga di lei. Ci sono uomini sopravalutati e donne al contrario a cui si dà meno spazio di quanto meritino. Grazie per aver creduto in lei. Davvero. Buona domenica.
Intrigante è dir poco.
Impossibile e con giusta ragione il confronto quindi ovvia la degustazione alla cieca.
Ma quello che mi ha colpito di più è vedere centrato, a mio parere, nelle note di degustazione l’identificazione del carattere specifico dei tre vini, nobiltà charme e eleganza.
Complimenti.
Grazie!
Sono tre vini che come ho detto, amo molto. Sono felice di avere avuto la possibilità di raccontarli, sapere che vi ritroviate nella mia descrizione mi rende ancora più felice.
Vania
Grande Antonio!
E grande Vania, ovviamente…
Complimenti per la degustazione , bellissima ed emozionate la descrizione dei vini. Purtroppo anche io fatto più di una volta questa degustazione è capitato con il 1999 e 2001 e mi sono ripromesso di non farlo più, visto le differenze tra i vini per goderne a pieno dal mio punto di vista sempre apprezzarli da soli o con altre annate delle medesima azienda . Sempre puro pare personale giusto o sbagliato che sia. Sempre i complimeti al sito e a tutti.
Grazie, Andrea.
In una degustazione come questa, io ho trovato alquanto curioso il fatto che ognuno di questi vini avesse più potenza di quanto ricordassi… come se le (consuete) caratteristiche fossero diventate improvvisamente più distinte, nitide, amplificate.
Che sia stato lo spirito competitivo??
Scherzi a parte: grandi, grandissimi vini da degustare soli, in compagnia, come si preferisce.
Vania
Complimenti,
forse anche troppa enfasi… ma il tutto mi arriva durante una pausa notturna, fra due pressature delle uve che andranno a creare il Giulio Ferrari 2016, ottima iniezione di positività e di soddisfazione.
Grazie…
Ruben
Il Giulio Ferrari 2016 non potrà che essere un altro capolavoro!
Grazie per le belle parole, Ruben.
Vania
Ciò che sorprende nella descrizione dei vini è la capacità di connotarne il carattere paragonandoli ad altre eccellenze artistiche dell’uomo (la musica, la pittura, l’architettura, ecc…). Questa sensibilità aiuta gli appassionati del vino ad avvicinarsi ai racconti della terra. La terra che non mente e che regala, a chi é onesto, pregevoli piaceri. E l’uomo si sottrae alla barbarie quotidiana ogni volta che porta al palato l’eleganza di questi vini.
Grazie Vania per la poesia che riesci a cogliere dentro ogni bottiglia.
Grazie Ignazio per le belle parole.
Tutto vero ciò che dici… d’altronde, come citava Stevenson: “Il vino è poesia imbottigliata”.
Santé!
Complimenti per la degustazione. Selezione ed “esperimento” per certi versi arbitrari… e per questo ancora più intriganti.
Mi permetto un’osservazione sulla mancata assegnazione dei punteggi. Capisco il desiderio di non far prevalere lo spirito di competizione su altri aspetti, più interessanti, di questa degustazione. Tuttavia, a mio avviso, l’assegnazione dei punteggi e il loro essere tranchant e assoluti (prescindendo dal rapporto qualità/prezzo e dalla “storia” presente nel bicchiere) rappresentano un elemento di grande fascino del “luogo” di Alberto & friends. Tralasciarli in questo caso, con le migliori intenzioni, mi pare un po’ tradire una parte dello spirito del blog.
Grazie Edoardo per i complimenti e… si certo, ho fatto un’eccezione ma anche perchè di queste bottiglie ne abbiamo già parlato diverse volte, così come abbiamo già dato loro i diversi punteggi. Per una volta, desideravo soffermarmi solo sulle loro diverse personalità, espressioni, sfumature.
Lo spirito del Blog rimane e comunque… difficilmente riuscirò a ritagliarmi un’altra scappatella! 🙂
Vania
Gentile Edoardo,
sì, credo nei punteggi e li ho voluti da subito tanto nella guida, quanto nelle degustazioni di questo sito. Però, possono capitare occasioni nelle quali si decide di non metterli, in modo da non far nascere paragoni non desiderati che, però, alcuni lettori finiscono per crearli. Ad esempio, in una selezione, ipotizziamo, di 10 champagne per una specifica occasione, si sta dando un consiglio nel quale le bottiglie presenti sono per certi versi tutte sullo stesso piano. Insomma, si consigliano tutte e dieci e non si vuole dire questa è meglio di quella. E qualche articolo di questo tipo su questo sito s’è già visto…
Poi, nel caso di Vania, mi aveva detto già avvisato tempo fa che non avrebbe assegnato punteggi per evitare confronti, ma è un aspetto che ha già spiegato lei…
Quindi, nessun tradimento dello spirito del sito (blog non mi piace, è una finestra aperta a casaccio da chicchessia per sparlare, mentre sito presuppone qualcosa di più articolato e ‘pensato’, se permette…).
Spero di aver fatto chiarezza.
A presto
Caro Alberto,
Non voleva in alcun modo essere una critica, piuttosto un punto di vista, uno spunto di riflessione… un commento, insomma (d’altra parte la sezione “commenti” dei blog – pardon, dei siti – serve a questo, no? ).
Concedimi una chiosa. I punteggi sono affascinanti perché assoluti e legati ad una specifica esperienza di degustazione e questo sconsiglia di usarli per fare indebiti confronti (d’ altra parte il titolo “scontro tra titani” una qualche tentazione di confronto pare suggerirla…). Anche per questo li troverei fuori luogo in un pezzo che suggerisce bottiglie adeguate ad una certa occasione ma mi dispiace rinunciarvi in occasione di una degustazione come questa…!
Ciò detto, naturalmente nessuno più di te conosce lo spirito di questo magnifico sito quindi smetto di tediarvi e riprendo a fare il vostro lettore/ammiratore!
Edoardo
Ma quale tediarci, suvvia! È un piacere, anzi…
Vania, visto che adore quelle tre bottiglie, ha scelto di non classificarle con punteggi: rispetto la sua scelta.
Anche se capisco che il “confronto” (le virgolette sono d’obbligo…) sarebbe stato allettante.
Saluti
Contributo interessantissimo e molto ben curato. Da sottolineare l’elevato trasporto emozionale che invade il lettore. Complimenti.
Mi permetto solo di dire che volenti o nolenti il ” confronto ” è insito in uno ” scontro fra titani ” come quello in oggetto, del resto stiamo parlando di 3 fra le più importanti e blasonate interpretazioni di un metodo ormai parecchio diffuso. Ergo non vi è da stupirsi se alle volte si cade in tentazione. Io stesso ho avuto la fortuna di poter assaggiare, in separata sede, i titani sopra descritti e devo ammettere che nonostante l’impegno, il tentativo d’eleggere il vincitore c’è stato. Detto questo, ancora complimenti per la bellissima analisi.
Sarebbe altrettanto bello, interessante e costruttivo farla con il millesimo ’96.
Chissà…
Cordialità Francesco.
Grazie dell’attenta riflessione.
1996? Ho paura che il confronto diventi troppo impari…
Mi fate sentire piccolo piccolo piccolo……accidenti, ma che “razza” di sensi avete???
Un pò vi invidio, anzi parecchio, ciao Pierluigi
No, mai sentirsi tale! No. È solo una questione di esperienza (di assaggi), certamente unita a sensibilità personale e tanta, tanta passione…
Gentili Signori grazie per avermi fatto passare dieci minuti in armonia con il Giulio Ferrari che nel frattempo è terminato. Vania assolutamente interessante.
Grazie a tutti.
Mi fa molto piacere!
Grazie Giancarlo!
Complimenti per il suo sito pieno di interessanti Champagne, anche meno conosciuti ma molto validi. Le volevo chiedere però un chiarimento. Lei intitola questo articolo “scontro tra titani”. Ci si aspetta quindi che ci sia un confronto. E invece poi aggiunge “…mi asterrò da assegnare dei punteggi”. Ma allora che “scontro” ci sarebbe? Peccato che per queste mancanze di contenuti si è costretti ad andare sempre sui siti stranieri. Forse si ha paura di scrivere la verità e di non essere più invitati alle degustazioni? (poi ci lamentiamo della mancanza di libertà nei media italiani quando non si può neanche parlare libermaente di una bottiglia di vino, Povera Italia).
Non credo abbia mai avuto difficoltà nel trovare punteggi su questo sito.
Questa era, infatti, un’eccezione, una mia richiesta fatta ad Alberto e che lui ha accettato in serenità perché di questi vini ne abbiamo già parlato diverse, parecchie volte (e con relativi punteggi).
Per una volta, volevo fosse uno “scontro” amichevole, un confronto tra tre vini che amo particolarmente, stesse uve e stesso metodo ma terroirs diversi, qui nello stesso millesimo (e provenienti dalla mia cantina personale).
Per quanto riguarda il suo insinuare di non mettere i punteggi per paura di non essere più invitati alle degustazioni… dovrei anche commentare?”
Vania ha detto la sua, aggiungo solo che il suo commento è completamente fuori luogo. Vania non voleva fare un confronto (peraltro sbagliato perché si tratta di tre terroir diversi…) ma un parallelismo. E mi sembra sia il solo caso su questo sito nel quale non vengono attribuiti punteggi a diversi champagne in campo nel medesimo contesto…