Il raffinato Giulio Ferrari in verticale: 2004-1976!
È in una perturbata ma suggestiva sera d’estate, ancora disorientata dall’improvvisa assenza di emozioni (!) calcistiche, che ho avuto l’onore di partecipare a una straordinaria, quasi commovente, verticale di quello che per molti è il più grande Metodo Classico italiano, il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore. L’invito mi è arrivato da un grande estimatore, Anton Giulio Tenan, che è riuscito a unire, a onor del vero con pochissimo sforzo, la sottoscritta e altri venti appassionati attorno a un tavolo, magnificamente apparecchiato con abbondanza di coquillage e crudité, tutti accomunati dal desiderio e dall’eccitazione di avventurarsi in questo straordinario viaggio nel tempo.
Conosciamo ormai tutti la storia di questo importante spumante, ma, soprattutto, a noi cultori è cara la storia di quest’uomo, Giulio Ferrari, che nel 1902 decise di realizzare il suo sogno e tentare di ottenere una grande ‘bollicina’ in un luogo, il ‘suo’ Trentino, in cui mai si era nemmeno pensato, prima di allora, di produrre seriamente vini bianchi, figuriamoci gli spumanti! Ebbene, dal 1972 è a lui dedicata la Riserva del Fondatore, il fuoriclasse degli spumanti italiani, l’unico capace di stare a tavola a fianco dei grandi Champagne, prodotto dalla famiglia Lunelli, che con Bruno nel 1952 rispose con entusiasmo all’appello di Giulio e rilevò la sua azienda, lasciandogli la possibilità di dirigere la cantina fino a quando gli fu possibile.
Tecnicamente parlando, il Giulio Ferrari è un Trento DOC millesimato ottenuto da una selezione di sole uve Chardonnay – vitigno che lo stesso Giulio dopo i suoi studi ad Epernay importò in Italia – provenienti da Maso Pianizza, un piccolo cru locato sulle colline più alte (500-500 m slm) che incorniciano Trento. Prodotto solo nelle migliori annate, il ‘Giulio’ è lasciato a maturare sui lieviti ben 120 mesi, 10 anni, superando di slancio i consueti 36 mesi prescritti dal disciplinare. Fu voluto da Mauro Lunelli, che lo produsse tenendo all’oscuro i fratelli, ma quando lo fece loro assaggiare questi ne rimasero entusiasti e nel 1980 decisero tutti insieme di lanciarlo, giusto a 15 anni dalla morte del ‘sior’ Giulio.
Queste ‘bollicine di montagna’ sono consacrate, fin dalle prime uscite, da un susseguirsi ininterrotto di premi e riconoscimenti, ma soprattutto, quando si ha la possibilità di assaggiarne le annate più vecchie, ancora oggi non finiscono di stupirci ed emozionarci. Ma andiamo a scoprirle in maniera più approfondita.
Giulio Ferrari – Riserva del Fondatore
100% Chardonnay
2004 Extra brut
Millesimo buono, caratterizzato da un inverno mite, una primavera giustamente piovosa e un’estate con precipitazioni scarse e temperature più basse della media, per finire poi con un settembre dalle bellissime giornate di sole.
Il calice è giallo dorato, luminoso e con le bollicine eleganti, che salgono copiose, ipnotiche. Al naso lo Chardonnay regala un bouquet ricco di agrumi, pesca e fiori bianchi, frutta secca appena tostata, note iodate, burro di montagna, salamoia, nocciola, con l’evoluzione note di cenere e fumé. Il sorso è denso, pieno, dalla mineralità sferzante e l’allungo risoluto, sapido, pervaso di crema, agrumi e sale, prorompente e dinamico. La bollicina è fine e carezzevole, evolve nel calice con rapidità aprendosi verso note di camomilla, mirabelle e nocciolina, il tutto esaltato dalla dosatura, qui estremamente ridotta (2,5 g/l). Finale lungo, asciutto e salino. Continuerà a donare grande soddisfazione nel tempo. Elegantissimo.
Voto: 92/100
2002
La scarsità di precipitazioni del periodo invernale è stata abbondantemente bilanciata da una primavera e un’estate molto piovose. Lo Chardonnay, tuttavia, grazie alla localizzazione in alta quota di Maso Pianizza, che ha favorito la maturazione aromatica e ha permesso di mantenere la sanità delle uve, è riuscito a raggiungere un buon livello di maturazione zuccherina e un’ottima acidità favorita dal clima fresco.
Giallo dorato intenso, è attraversato da un perlage aristocratico, lento, continuo e fine. L’olfatto è di grande impatto, ampio e potente: ostrica, pietra focaia, mare, metallo e a seguire, le note che da sempre contraddistinguono Giulio Ferrari, quindi caffè, caramello, mou, frutta secca, erbe officinali e un accenno balsamico nel finale. Al palato è intriso di succo, denso, pieno e fresco, dall’allungo minerale, salino. Bocca dalla grande ricchezza costitutiva e dal finale asciutto, con frutta secca e ricordi di liquirizia dolce. Indubbiamente un Giulio Ferrari in tutta la sua fierezza e potenza, nonostante la lunghezza gustativa deboluccia, poco risoluta.
Voto: 90/100
2001
Millesimo dalle straordinarie potenzialità, caratterizzato da un andamento climatico regolare. L’estate ha determinato, grazie a buona insolazione ed elevate escursioni termiche, condizioni ottimali per lo sviluppo dello Chardonnay. Vendemmia iniziata il 10 Settembre.
Al naso è ostinatamente focalizzato sulle note di iodio, caffè e caramello, per poi evolversi nei toni della scorza di agrumi e della frutta secca; ma sembra leggermente in debito di complessità e sfaccettature rispetto ai millesimi precedenti. In bocca, tuttavia, il tratto elegante dello Chardonnay plasma una bollicina in grado di mostrare slancio e vibrazione, rilanciando la purezza dell’agrume, fuso in uno sviluppo denso, minerale, agilissimo. Manca appena di concentrazione di frutto al centro e forse, di carattere, rimane comunque caratterizzato da beva agilissima e da un finale lungo, salino e asciutto, estremamente piacevole e appagante.
Voto: 91/100
2000
Inverno giustamente piovoso, unito a temperature primaverili elevate e un’estate caratterizzata da capovolgimenti climatici, con un mese di luglio quasi freddo, un agosto caldo torrido e un settembre con piogge provvidenziali.
Al naso spiccano le sensazioni fruttate, la mela golden, gli agrumi e il bergamotto. È dotato di una purezza aromatica disarmante, monumentale per intensità e freschezza, quintessenziale nello stile. Le note terziare emergono con l’evoluzione e, mai invasive, ne ricamano la sontuosa cornice. La bocca coniuga eleganza e golosità, lo sviluppo è soffice, cremoso e fruttato, puro e vibrante con una carbonica vivace, carezzevole e puntiforme. Bella la tessitura salina, mai eccessiva, instillata in una materia piena, sontuosa e fresca, nonché su un finale puro e minerale. Prodigioso.
Voto: 93/100
1999
Con una piovosità di 1.230 mm, l’annata 1999 si colloca sopra la media della zona degli ultimi 10 anni. Nel dettaglio, l’inverno è stato piuttosto secco, con temperature non particolarmente rigide e l’estate con piogge ben distribuite e abbondanti, mentre il periodo immediatamente precedente all’inizio della vendemmia è stato caratterizzato da temperature sotto la media e continue piogge. Vendemmia iniziata il 30 Agosto.
All’olfatto iodio, nocciola, coquillage, scoglio, burro, ostrica, miele, cedro, sale, cioccolato bianco. Potentissimo. In bocca, tuttavia, soffre appena il confronto con i precedenti millesimi: manca di coesione, tensione, non ‘si aggrappa’ al palato e non ha la consueta profondità, tridimensionalità. L’allungo vira sulle note dolci-speziate di panettone, di canditi, il fruttato maturo di mirabelle, finanche sfumature di distillato, la parte floreale di un grande Bas Armagnac.
Voto: 88/100
1994
Annata caratterizzata da temperature e precipitazioni sopra la norma, in particolar modo l’inverno, ricco addirittura di neve. Estate iniziata con un mese di Giugno piuttosto caldo e piogge a carattere temporalesco ben distribuite nei mesi di Giugno, Luglio e Agosto.
Bellissima veste giallo dorato intenso, luminosa e vibrante. Al naso è prepotente e sottile, affiora quella trama iodata che ricorda la battigia dopo la tempesta, la polvere da sparo, i tartufi di mare, le ostriche, poi lampi di torrone, mallo di noce e spezie scure. All’innalzarsi della temperatura emergono tenui refoli di ossidazione, di distillato. Al palato è leggermente vuoto, diluito, manca di coesione, dinamismo e densità. Di struttura esile e stilizzata, eppure stimolante nella sua verve minerale e fresca.
Voto: 87/100
1993
Fine inverno e inizio primavera avari di pioggia, poi un’estate adeguatamente piovosa e un agosto con temperature sotto la media con poco sole, infine un caldo intenso che ha portato a una veloce maturazione. Vendemmia iniziata il 18 Settembre.
Dal colore oro, elegante e invitante, all’olfatto propone fragranze che oscillano tra il consueto minerale di stampo iodato, ferroso, poi il frutto e i fiori, il tutto in una piacevole sinfonia. Il sorso è avvolgente e minerale, intriso di sale e di agrumi, a tratti dolce, con una spuma soffice che fonde e traina senza mai cedimenti, a parte alcuni tratti ossidativi, che gli possiamo senz’altro concedere e portano all’analogia con un grande ‘Fino di Jerez’. Denso e vinoso, dalla freschezza ancora viva e nervosa, appare interminabile.
Voto: 92/100
1992
Inverno mite sfociato in una primavera molto calda, poi Giugno e Luglio caratterizzati da abbondanti e frequenti piogge. Dopodiché clima siccitoso e molto caldo, soprattutto dalla seconda decade di Agosto. Vendemmia iniziata il 2 Ottobre.
Impressionante per il calibro della sua intensità olfattiva, che ripropone, potentissime e incalzanti, le note di conchiglia, scoglio, cenere e tabacco bianco, ma anche fiori bianchi, biancospino e caprifoglio, per poi abbandonarsi alle consuete nuance di crosta di pane, caffè e cacao. Il sorso è prorompente, opulento ma teso, succoso, fresco, energico e stratificato, rilanciando sfumature di liquirizia e cacao amaro, nonché miele piccante. Dal talento evolutivo fuori dal comune, l’allungo è denso e scattante, il finale lunghissimo con una bollicina, di eleganza unica, che non cede mai. Un capolavoro.
Voto: 94/100
1988
— TCA —
Peccato per questa bottiglia che già nel colore, nella struttura e nelle sensazioni gustative appariva integra, ma con un tappo davvero devastante.
N.G.
1983
Millesimo caratterizzato da un inverno mite e scarsamente piovoso. Primavera con temperature inferiori alla media e precipitazioni abbondanti. Estate molto calda con scarse piogge e bassa umidità.
Leggermente monocorde e in debito di fragranza, all’olfatto tanto miele, cacao, castagne, frutta rossa e biscotto. Al palato ha perso leggermente di tensione, slancio, coesione, ma riesce comunque ad ampliarsi e allungarsi nello sviluppo, con freschezza, sale e un frutto che ritorna, seppur in confettura, come la mela cotogna. Chiude asciutto e pulito, restando, comunque e ancora, un grande, grandissimo spumante.
Voto: 89/100
1982
Dopo un fine inverno e un inizio primavera all’insegna della siccità, il mese di maggio, con i suoi 107 mm di pioggia, riporta sollievo alle colture. Estate all’insegna della piovosità regolare. Annata eccezionalmente precoce, con l’inizio della vendemmia già a partire dal primo di settembre.
Ossidato, note intense di mallo di noce, resina, legno bagnato, buccia di arancia candita. In bocca è oramai… assente, scivoloso, sfuggente. Vuoto. Si intravede tuttavia la passata grandezza, l’impeccabile maestria, un vero peccato. Purtroppo, la cattiva conservazione della bottiglia ha inciso negativamente sul vino e, quindi, sul giudizio.
Voto: 76/100
1976
Annata eccezionale per molti aspetti. Inverno molto mite e scarso di precipitazioni, primavera interessata da un periodo di siccità e bel tempo, con temperature superiori alla norma, e un’estate in cui l’allarme siccità si è ridimensionato con una ridistribuzione delle piogge più regolare e abbondante. Vendemmia precoce, con inizio nei primi giorni di Settembre. Forti precipitazioni, poi, verso la fine della vendemmia. Un’annata che ha quindi determinato per le varietà precoci un giudizio positivo mentre per le uve a maturazione tardiva nettamente negativo.
Al naso abbastanza monocorde, note iodate intense e cacao in polvere, con l’evoluzione note di tabacco e fumé. Al palato ha perso di coesione e integrità ormai, pur rimanendo complesso con una freschezza ancora sferzante e inattaccabile. Valgono le stesse considerazioni finali fatte con il 1982…
Voto: 79/100
Ringrazio l’amico e collega Fabrizio Bandiera per il prezioso confronto, il Ristorante Locanda dei Cinque Cerri di Sasso Marconi per l’eccellente ospitalità e tutti i presenti del gruppo ‘Racconti di Vini e Cucine’ per la simpatica e stimolante compagnia.
Da grande appassionato di Ferrari è sempre un grande piacere leggere e rileggere questo articolo.
Se posso farle un paio di domande Alberto, secondo lei qual è stata la miglior annata in assoluto di Giulio Ferrari?
Se dovesse scegliere tra le ultime annate prodotte di Giulio Ferrari (per intenderci dalla 2000 in poi) quali mettere sul podio e in che ordine?
Complimenti per questi splendidi articoli.
Un saluto
Grazie! E… bella domanda.
Forse 2004 sul gradino più alto, poi 2001 e infine 2000. Però credo che la 1997 si collochi come la migliore di sempre. A mio avviso…
Buongiorno Alberto..avrei una curiosità.. ho ritrovato in cantina un Giulio Ferrari del 1990.. se conservato correttamente sarà ancora buono?? È in caso su che prezzo potrebbe aggirarsi?
La ringrazio
Saluti Simone
Il Giulio è sempre il Giulio, quindi, se ben conservata, la bottiglia potrebbe anche valere sui 250 euro. Anche perché certo che dovrebbe essere ancora buono! Anzi ottimo…
Riguardo invece alle annate (giulio riserva del fondatore) 2005 e 2007 cosa mi dice?
Salve ho una cassa di Giulio Ferrari del 1991. Vorrei sapere il valore attuale E a chi rivolgermi per la venditaGrazie a chiunque potrà rispondere
Con il Giulio mi risulta difficile fare una stima. Siamo comunque lontani dagli champagne e la 1991 non è stata un’annata da ricordare…
Mi spiace.
Se la ha ancora mi contatti.. cordialmente
3467509467
Buona sera, anche io tra i fortunati ad aver trovato nella cantina di mio padre un paio di bottiglie Giulio 76, la conservazione mi sembra buona , nessuna perdita e non mi sembra nemmeno molti residui , se cortesemente riesce a darmi una valutazione , la ringrazio , ps magari una la apriamo
Chiedo a Vania Valentini di intervenire, in quanto è lei la specialista dei Giulio…
Ho 2 bottiglie come nuove giulio ferrari 1988 e 1990..con relativi contenitori…posso avere valutazione..grazie.
Non saprei… Bisogna sentire la collega @Vania Valentini. Comunque, da un paio di anni le quotazioni del ‘Giulio’ sono in netta crescita…
Direi dai 380 ai 460 Euro…