Un grande champagne che sa essere mitico anche nelle annate “minori”: Bollinger VVF 1997
Giusto l’altroieri, l’assaggio di Bollinger per la nuova edizione (2016-17) della guida Grandi Champagne mi ha messo nuovamente di fronte a quello champagne mitico che risponde al nome di Vieilles Vignes Françaises, VVF per gli amici. Nel caso, si è trattato dell’ultimissima annata, la 2005, che rappresenta anche il debutto come pas dosé di questo grande champagne. Ovviamente non ve lo racconto in questa sede, sarà una delle perle della guida, invece vi parlo di un’altra annata, la 1997. Già, perché essendo un single-vineyard, anzi due, a voler essere precisi, il VVF viene prodotto pure in quella annate teoricamente minori e con risultati sorprendenti. Come il caso di questo 1997, che uscì addirittura prima del 1996. A ogni modo, questo blanc de noir millesimato non è solo lo champagne più prestigioso della maison di Aÿ, ma anche uno dei più celebrati, desiderati, mitizzati in assoluto. E pensare che è nato quasi per caso neanche cinquant’anni or sono…
Bollinger possiede due piccoli vigneti (Chaudes Terres e Clos St. Jacques) rispettivamente dietro e di fronte la sede, due clos in realtà, più ne possedeva un terzo simile a Bouzy (Croix Rouge), purtroppo attaccato dalla fillossera nel 2003 in quanto non circondato da mura: pesava per il 22% nella produzione del VVF. A ogni modo, la particolarità di questi tre vigneti è la forma di allevamento del Pinot Noir: en foule, come si faceva prima dell’arrivo della fillossera a inizio ‘900. Inoltre, le piante sono cloni di materiale pre-fillossero, non sono innestate (piede franco) e sono rigenerate per propagazione dopo la vendemmia.
Fino alla fine degli anni ’60, il Pinot Noir di questi tre vigneti veniva normalmente impiegato per i vari assemblaggi, finché, nel 1968, il giornalista inglese Cyril Ray suggerì a M.me Bollinger di farne un nuovo, esclusivo champagne, vista la loro particolarità. Così, l’anno seguente, insieme al suo chef de cave André Bergeot, Lily Bollinger fa vinificare separatamente queste uve, ovviamente in pièce, e fa imbottigliare il vino in purezza, sempre con le bottiglie chiuse con il tappo di sughero (bouchon liège). Quindi, seguono non meno di sei-sette anni sui lieviti, rémuage e dégorgement manuali, dosaggio da extra-brut. Pertanto, il Vieilles Vignes Françaises non è uno champagne pre-fillossero, ma è l’unico ‘esempio vivente’ di come si faceva lo champagne nel XIX secolo, dalla conduzione della vigna fino al dégorgement, con le ridotte dimensioni dei vigneti a rendere per forza di cose la produzione estremamente limitata: oggi meno di 4.000 bottiglie numerate.
Alcune curiosità, infine. La dicitura Vieilles Vignes non corrisponde a vigne poi tanto ‘vecchie’: hanno una cinquantina d’anni e sono regolarmente ripiantate, con materiale originale, ovviamente. La dicitura, quindi, non fa riferimento all’età delle piante, ma alla metodologia di allevamento. Una metodologia, tra l’altro, molto onerosa, richiedendo il vigneto en foule tre volte e mezzo in termini di ore di lavoro rispetto a una vigna a filari di Champagne…
Vieilles Vignes Françaises 1997
100% Pinot Noir
L’approccio olfattivo denota immediatamente ricchezza e complessità, tra finissime tostature, un’ampia espressione fruttata giustamente matura che arriva perfino alla mela, intriganti dolcezze di pasticceria e di toffee, oltre a un netto fondo di sottobosco. L’assaggio si caratterizza per una bollicina finissima e una bella materia, energica più che meramente potente, e fruttata. Forse è meno concentrato rispetto ad altre annate, ma è anche succulento e rotondo, molto focalizzato sulla frutta rossa, con un bel finale profondo. Tra l’altro, ancora oggi è in splendida forma, paradossalmente più del mitizzato 1996, e confesso che non avrei mai scommesso di trovarlo ‘così bene’ ancora oggi, a distanza di una decina d’anni dal primo assaggio… Anzi, si tratta di una sorpresa doppia, considerando che questo non è propriamente uno champagne da lungo invecchiamento…
Voto: 96/100
Meregalli Giuseppe – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it
Ho una curiosità su questo champagne. Perché costa così tanto ed è stato da lei così apprezzato? Ho visitato la maison Bollinger ed ho visto il vitigno che è molto vicino alle cantine, anzi sopra, dicono infatti che possa essere questo il motivo del fatto di non essere stato attaccato dalla fillossera. Questo lo rende sicuramente unico. Però vorrei capire, ci hanno sempre detto che la particolarità degli champagne sta nel terroir, in quel gesso nel sottosuolo è visto il tipo di coltivazione ed il fatto che sotto ci sono le cantine le radici che non possono andare in profondità non hanno acceso a questa ricchezza. Quindi mi è venuto da pensare che si potesse fare ovunque. La mia non è una domanda retorica io non l ho mai bevuto ma stavo valutando se investire 7/800 dei miei euro per una vvf o per 3 R.D. 2002. Lei cosa mi consiglierebbe?
Gli attuali due vigneti del VVF non sono stati attaccati dalla fillossera (cosa che invece è avvenuta nel 2003 al terzo…) perché sono dei clos, pertanto racchiusi da mura. Quindi, degli “ambienti chiusi”. Ebbene, questo champagne è unico per il micro-terroir dei due vigneti, per come è allevato il Pinot Noir in questi stessi vigneti e, infine, per come è prodotto lo champagne.
Da parte mia posso dirle che è veramente uno champagne mitico e non certo un mero fenomeno di marketing…
Però, da qui a dire se ne valga la pena o meno… beh, non è facile. Un grande appassionato dovrebbe provarlo una volta nella vita, potendoselo permettere senza sacrifici troppo grandi, ovviamente. Altrimenti meglio tre bottiglie di fantastico R.D….
È un po’ come dire: meglio una cena in un tre stelle di cui si parla ma che non conosco o tre cene in un ristorante con una sola stessa che già adoro?
Ai posteri l’ardia sentenza.
Grazie molto gentile. Quest’anno sono riuscito a prendere la vs guida, complimenti è una figata! Saluti
Wow, grazieeeee!