Marcello Meregalli: intelligenza, abilità e la consapevolezza di una grande eredità
In Italia dici Bollinger e pensi subito a Meregalli, il suo distributore esclusivo. In realtà, l’azienda monzese vanta diversi champagne nel suo catalogo, da Ayala a Pierre Gimonnet, fino al più recente Barons de Rothschild, ma il legame con la maison di Aÿ ha qualcosa di particolare. Poi, ovviamente, Meregalli non è solo champagne, ma vino veramente a 360°, dal Sassicaia ai grandi Bordeaux, dalle etichette di Bastianich a quelle di Coppola, oltre a spirits e alcune ricercatezze gastronomiche. Tutto ha inizio nel 1856 con una piccola vendita di vini alle porte di Monza e oggi, un secolo e mezzo più tardi, Meregalli è la più importante realtà distributiva italiana quando si parla di vino, con partnership di primissimo piano, attività pure in Francia e Svizzera e perfino una propria tenuta in Maremma (Fertuna). L’attuale successo di Meregalli va senza dubbio ascritto a Giuseppe, che ha saputo prima gettare le basi, quindi costruire pian piano la Meregalli di oggi, ma è alla nuova generazione, la quinta della famiglia brianzola, cui spetta la sfida più difficile: mantenere la posizione di leadership e, se possibile, perfino incrementarla. Mi riferisco a suo figlio, Marcello Meregalli, Amministratore Delegato del Gruppo Meregalli, 37 anni, un carattere schivo che nasconde volontà ferrea e idee molto chiare, nonché una visione del vino che fonde in perfetto equilibrio passione e imprenditorialità, finanche un malcelato amore per le auto sportive, soprattutto la consapevolezza di guidare un’azienda leader in un momento non facile. Ma è proprio qui che si sono esaltate le qualità di Marcello, avendo saputo rendere l’azienda di famiglia perfettamente in grado di rispondere alle esigenze dei clienti, anche dei più piccoli, a dispetto delle dimensioni importanti e dell’ampio portafoglio di marchi. L’ho incontrato nuovamente per parlare soprattutto di champagne – noblesse oblige – ma anche della stessa azienda Meregalli…
Alberto – È la domanda che faccio a tutti, quindi tocca anche a te: cosa significa la parola champagne?
Marcello – Godimento assoluto!
Alberto – In effetti, lo champagne è un vino di piacere, anzi, credo che sia il vino in assoluto più piacevole, come sintetizzi giustamente tu, anche se dovremmo farlo scendere dal podio del lusso dove ancora si trova… Ma veniamo a noi. Per gli appassionati, Meregalli significa Bollinger, ma per Meregalli cosa significa Bollinger?
Marcello – È stato per mio padre il punto da raggiungere tra gli champagne… Anzi, il poter distribuire questa maison carica di storia ha rappresentato il coronamento di un sogno. E oggi, per me, costituisce un piacevole onore poterla rappresentare.
Alberto – Bollinger è una delle sole quattro maison ancora e ininterrottamente in mano ai discendenti del fondatore, ma, nel corso dei decenni, la famiglia si è talmente allargata che è stato necessario costituire un ‘consiglio di sorveglianza’. Ebbene, come vedi questo passaggio e cosa prevedi per il futuro della maison?
Marcello – Noi che abbiamo vissuto il passaggio possiamo dire che è stato un bene, si sono fusi i valori famigliari e la tradizione con una managerialità professionale. Il futuro che ci è stato prospettato sarà quello del continuare sulla tradizione, di un leggero incremento dei numeri solo se supportato dal continuo acquisto di ettari vitati di proprietà e della voglia di restare sempre al top come qualità e riconoscimento da parte del mercato e degli champagne lovers.
Alberto – A proposito di futuro, lo scorso anno c’è stato un cambio di chef de cave un po’ traumatico…
Marcello – Il cambio era in corso e preparato già da un tempo più lungo, pertanto i prodotti non sono stati cambiati nella loro filosofia e nel gusto classico di Bollinger. Questa ventata di rinnovamento, però, ha portato a un grosso investimento in cantina e nella nuova logistica Bollinger, che ha decisamente migliorato anche quella parte di lavoro che esce dalla bottiglia, packaging, stoccaggio e trasporto e miglior ‘supply chain’ con noi distributori, quindi migliorativo per il mercato.
Alberto – Invece, la Special Cuvée, forse il simbolo di Bollinger, dopo alcuni anni di incertezza sembra stia ritrovando lo smalto di un tempo…
Marcello – Il passaggio alla bottiglia 1846 (la nuova bottiglia che ha sostituito la classica champagnotta, N.d.R.) ha ridato alla Special Cuvée un’iniezione di qualità e la nuova cura in cantina ha permesso di avere una costanza di qualità su ogni bottiglia che esce dalla maison, mentre in passato capitavano assaggi di stessi lotti più altalenanti.
Alberto – Bollinger, Bollinger e ancora Bollinger, ma Meregalli non è solo Bollinger quando si parla di champagne…
Marcello – Già, la nostra storia di distributori con lo champagne dura da moltissimi anni. Oggi, oltre a Bollinger, abbiamo il piacere di vivere il rinnovamento profondo di Ayala, maison storica del 1860, fino agli anni ‘30 una delle prime quattro per produzione e forte di una delle cantine più belle della Champagne tutta. È stata acquistata nel 2005 da Bollinger e da due anni posso dire che la metamorfosi per fare risvegliare questa ‘bella addormentata’ (così viene soprannominata in zona…) si è finalmente conclusa, trasformando Ayala in una principessa bellissima. Parlo al femminile in quanto lo staff tecnico e il gusto estremo di eleganza sono guidati da una donna come chef de cave, Caroline Latrive, insieme a uno staff commerciale molto giovane e ‘frizzante’
Poi, l’amore per un grande récoltant-manipulateur come Gimonnet fa sì che non ci siano solo grandi maison nel nostro portfolio. Gimonnet, grande interprete dello Chardonnay e mente storica tra i récoltant, completa idealmente la nostra offerta di champagne per appassionati.
Alberto – Bene, a questo punto devi dirmi i tuoi tre champagne del cuore e perché.
Marcello – Allora, innanzitutto il Bollinger R.D. 1964, regalo della famiglia Bizot – tra i discendenti degli stessi Bollinger -, per la rarità del prodotto e l’eccezionalità intrinseca… Ha rappresentato l’occasione di un brindisi per un grande risultato del nostro Gruppo e devo dire che è stato veramente portatore di fortuna!
A seguire, semplicemente… la Special Cuvée, assaggiata per la prima volta a 16 anni nello stand di Bollinger a Vinexpo, quando i discendenti della maison vollero conoscermi per capire la continuità aziendale: fu una cosa che mi colpi profondamente!
Infine, un Bollinger mitico, il Vieilles Vignes Françaises 1996, degustato questo gennaio nella casa storica di Lily Bollinger con lo staff dirigenziale del Gruppo Bollinger e i miei collaboratori più vicini. Oltre che la grande rarità, questo champagne simboleggia sia il raggiungimento di grandi obiettivi tra i nostri due Gruppi, sia, soprattutto, il coronamento dei passaggi generazionali fatti dalle nostre rispettive aziende.
Alberto – Bene, ora, da grande appassionato non solo di vino, ma anche di auto, ti chiederei di associare questi champagne ad alcune vetture!
Marcello – Beh, l’R.D. 1964 di sicuro a una Rolls Royce Phantom, l’eccellenza e il punto di arrivo allo stesso tempo di lusso, eleganza e conoscenza. La Special Cuvée, invece, a una Porsche 911 (991) Turbo S: lo champagne da tutti i giorni, da tutte le ore e da tutti i piatti si unisce idealmente all’auto più poliedrica del mercato. Infine, il Vieilles Vignes Françaises è quasi un pezzo unico e come tale lo abbinerei a un’auto one-off realizzata dalla famiglia Spada con la quale siamo legati non solo da amicizia, ma anche societariamente. L’auto si chiama Spada Codatronca, oltre alla passione e all’essere intenditori, con questi gioielli si entra nella sfera dell’amore vero!
La passione di Marcello Meregalli per le auto ha dato vita a diverse realizzazioni personalizzate di grande fascino, iniziate con la mitica Mini Sassicaia. Qui, invece, vediamo la Range Rover Evoque griffata Bollinger e arricchita da accessoristica in fibra di carbonio Aznom, altra iniziativa made by Marcello.
Alberto – Invece, quale champagne porteresti sull’isola deserta oltre ai tuoi?
Marcello – Sia per gusto, sia per grande rispetto per un prodotto più industriale, ma al tempo stesso da decenni al top per qualità e genialità del marketing, il Dom Pérignon…
Alberto – Visto che è praticamente legato allo champagne, parlaci del Club degli Importatori, di cui fa parte Meregalli. Finora è stata una bella esperienza? Hai riscontrato dei vantaggi oggettivi e significativi? E, invece, cosa vorresti di più?
Marcello – È stata veramente una gran bella esperienza: parlare con colleghi che operano nel proprio settore dà sempre spunti interessanti e aiuta a fare fronte comune su decisioni di filosofia e qualità che accomunano tutti noi, famiglie storiche della distribuzione. Proprio la giornata degli champagne organizzata dal Club lo scorso anno è stata un successo e rappresenta l’esempio massimo della sinergia che anche in Italia dovremmo attivare più spesso. Come ulteriore miglioramento, invece, mi piacerebbe un maggiore controllo sul mercato da parte di tutti per quanto riguarda prodotti non consoni, contraffatti o ‘paralleli”, nonché un controllo più attento sugli operatori di settore non moralmente seri o finanziariamente ‘artisti’.
Alberto – Offrite al cliente un servizio impagabile: l’ordine misto, anche su poche bottiglie. Come riuscite in ciò, considerando che siete una realtà estremamente importante, per non dire un colosso?
Marcello – Più ci siamo ingranditi, più siamo stati maniacali nell’investire nel servizio. In Meregalli, nella sola parte distributiva italiana, lavoriamo in 60 persone, curiamo ogni aspetto internamente, dalla grafica al web e social, dagli eventi e PR alla stampa, dalla formazione interna a quella per i clienti. Abbiamo sposato a partire dal 2002 una filosofia volta a sviluppare eventi esclusivamente nostri, chiamati 100Vini, abbiamo quindi creato un museo attivo per la ricezione dei clienti. Ma, soprattutto, abbiamo sviluppato un’informatica e una logistica al top, con ben 12.000 mq di stoccaggio a disposizione per permettere che tutti i 150 agenti sul territorio possano acquisire ordini effettivamente evadibili. Da qui, come ciliegina sulla porta, abbiamo poi voluto offrire un servizio ‘a guanti bianchi’ che i nostri ragazzi fanno addirittura mixando le singole bottiglie di tutto il nostro portfolio.
Alberto – Come vedi il mercato dello champagne in Italia? Oggi, che sta dando segni di ripresa, e in prospettiva prossima.
Marcello – Il 2014 è stato un anno di ripresa generale, ma lungi ancora dal tornare ai fasti degli oltre 8 milioni di bottiglie. Vedo ancora una buona crescita, più per i brand storici e consolidati e meno per le meteore di mercato. Dobbiamo ancora fare molto tutti noi del settore affinché lo champagne esca dallo stereotipo del vino della festa e diventi quantomeno un ‘tutto pasto’, magari esaltando il più possibile tutte le sfaccettature di gusto che il territorio e gli uvaggi della Regione offrono.
Alberto – Siamo arrivati alla fine, con… cosa brindiamo?
Marcello – Beh, dài, è mattina mentre sto scrivendo, ho parlato prima di Ayala che ha rinnovato tutta la maison in chiave più giovane, femminile ed elegante, allora… un Ayala Brut Nature fa proprio al caso nostro!
Buongiorno e complimenti per questo bellissimo sito.
Anche se in questo articolo non si parla di questo volevo sapere se era possibile risalire alla sboccatura di champagne non millesimati di tre grandi maison tramite il loro seriale,ovvero Luis Roederer brut premier seriale n.L016362C,Jouet Perrier grand brut (magari può essere d’aiuto sapere che era nella confezione cilindrica metallica)seriale n.3113880103819 e Laurent Perrier brut seriale n.3258431000008, di Luis Roederer ne avevo 2 una l’ho apert a e mi sono trovato di fronte uno champagne maturo e di grande struttura,più meno dovrebbero risalire tutti e tre alla stessa epoca ma sarei curioso di sapere quanti anni hanno di bottiglia,la ringrazio anticipatamente Alain
Grazie e scusi il ritardo della risposta, ma… mi era sfuggita la domanda.
Sì, con questi numero è possibile risalire alla data del dégorgement, ma solo lo chef de cave è in grado di farlo…
Grazie mille per la risposta, diciamo che a questo punto rimarrò con il dubbio visto che purtroppo non li conosco…avrei anche una curiosità;ha mai avuto modo di assaggiare lo champagne roger brun reserve familiale?ho provato di recente il 1999 con davvero tanta soddisfazione,volevo sapere cosa ne pensava…grazie