Mumm René Lalou 1982: quando la magnum fa la differenza
Pensiamo – sì, mi ci metto anch’io – sempre a 1988, 1990, 1995 come a grandi annate, però ci dimentichiamo della 1982. Già, perché anche questa è stata un’annata eccezionale: andamento prossimo all’ideale, con un inverno molto freddo, una primavera inizialmente fresca che, poi, ha visto le temperature salire rapidamente, fino alla fioritura di giugno semplicemente perfetta. Alcune zone sono state appena toccate dalle muffe tra giugno e luglio, ma poi si sono registrati un agosto e un settembre caldi e asciutti, con le piogge arrivate solo poco prima della vendemmia a portare le uve a uno stadio di maturazione perfetto, evitando così rischi di surmaturazione. Vendemmia (20 settembre) eccellente, dunque, ma pure di quantità, anzi da record (14.054 Kg/ha!), per vini ricchi e complessi, strutturati e con notevole capacità di invecchiamento, soprattutto eleganti. Alcol potenziale 9,15°, acidità 7,85 g/l.
Bene, nel corso della mio ultimo viaggio in Champagne organizzato per un piccolo gruppo di grandissimi appassionati, siamo passati anche da Mumm, che, dopo la visita alle cantine, ha organizzato una degustazione prima di una memorabile cena al Moulin de Verzenay. La degustazione, vista l’indisponibilità di Didier Mariotti, è stata condotta con non meno abilità da Magalie Marechal, adjoint chef de cave della maison di Reims. La degustazione ha permesso di far apprezzare anche al gruppo l’ottimo livello raggiunto dal Cordon Rouge (non mi stancherò mai di ripeterlo…), con un ‘base 2011’ in forma straordinaria, di scoprire chicche come il Brut Sélection e Blanc de Noirs/Mumm de Verzenay, quindi di godere dell’eccellenza della R.Lalou 2002, che vedremo nella prossima edizione della guida Grandi Champagne. Poi, sorpresa – graditissima! – finale: due vecchie annate di René Lalou in magnum, 1982 e 1976. Mumm possiede ancora un po’ di queste bottiglie della prima serie di questo grande champagne, prodotto dalla vendemmia 1966 alla 1989, che conserva in una cantina apposita (denominata, appunto, Cave René Lalou) insieme alla più recenti R.Lalou, una parte di queste è sur pointe (quindi ‘remuate’ ma non ‘degorgiate’), e una parte ‘degorgiate’ nel 2011 per le degustazioni dello chef de cave. Proprio grazie a Didier Mariotti, un paio di anni fa ebbi la fortuna e l’onore di fare la verticale completa, ma non mi era mai capitato di assaggiare questo champagne in magnum, fino a questa occasione. Pertanto devo ringraziare pubblicamente tanto Magalie quanto Laura Sileo Pavat, impagabile ‘regista’ di questa visita, per il regalo!
René Lalou 1982
50% Pinot Noir, 50% Chardonnay; dég. 2011; magnum
Basta dare appena un’annusatina al bicchiere per capire di trovarsi di fronte a un grandissimo champagne. Uno champagne fatto di una materia di prim’ordine, spesso, ricco, insitamente fresco ma finemente maturo allo stesso tempo, animato da uno spunto di torrefazione. Non mancano note delicatamente dolci quasi sul versante del caramello, la mineralità di netto richiamo marino, una sottilissima affumicatura.
È uno champagne complesso e profondo che si rivela essere non semplicemente in splendida forma, ma anche e soprattutto irresistibilmente piacevole.
La bocca è anch’essa spessa, piena, ma pure rotonda, insomma cremosa, quindi è nuovamente fresca, assolutamente coerente con il naso, pertanto a rappresentarne la naturale prosecuzione, integrata con una bellissima acidità che dona dinamismo e profondità all’assaggio, con un lunghissimo finale fruttato e minerale. Veramente un grande champagne, finanche nobile, ma che… non smetteresti mai di bere!
Voto: 97/100
Senza nulla togliere al 1976, questo 1982 era veramente stratosferico. Già all’epoca della verticale aveva dimostrato una stoffa di prim’ordine, ma in magnum ha letteralmente ingranato la quarta e scalato ulteriormente la scala del valori. Non un altro champagne, ma uno champagne come fosse sotto la lente d’ingrandimento, quindi ingigantito. Sapevamo che in magnum gli champagne sono nettamente meglio e questo 1982 ne rappresenta l’ennesima conferma. Però, senza andare a scomodare i grandi del passato, anche con la R.Lalou 1998 in magnum era successa la stessa cosa, a pensarci bene…
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Alberto buondì, una curiosità, ma “magnum is better” è un regola che si applica a tutti gli champagne (sans année inclusi) o è valida principalmente per vini di alta fascia?
Buongiorno,
vale assolutamente per tutti. Provi, ad esempio, il Brut Premier di Roederer o il Mumm de Cramant in magnum e… mi faccia sapere!
Salve,
Innanzitutto complimenti per il blog, ma soprattutto per la dedizione con cui si prende cura di rispondere a tutte le domande dei lettori (una dote pregevolissima e, ahimè, rara sui blog di oggi: complimenti!).
Da grande profano quale sono, volevo chiederle il motivo per cui pone in molti articoli l’accento sul formato magnum invece che sulla bottiglia “normale”: é forse migliore il sapore? Per quale motivo?
Grazie in anticipo,
Mattia Alexis
Grazie delle belle parole su questo sito: il mio obiettivo è proprio quello e mi fa piacere sia riconosciuto!
Venendo alla sua domanda, nella magnum il rapporto tra vino e gas è ideale, pertanto il primo matura in condizioni ottimali. Per questo, a parità di annata, il confronto tra bottiglia e magnum vede quest’ultima non solo più fresca, ma anche più “buona”, se mi passa il termine. Insomma, non proprio un altro vino, ma certamente un vino migliore, questo sì.
Buongiorno Alberto in primis i più sentiti ringraziamenti per il suo lavoro sul blog che è’ ben curato e autorevole e fa si che sia diventato per me puro piacere venire a curiosare quasi giornalmente .
In secondo luogo sul discorso Magnum devo ammettere che senz’altro è’ il formato preferibile ma a mio modo di vedere , per le esperienze personali , devo ammettere che la forbice di miglioramento rispetto la bottiglia si evince in maniere maggiore con annate più datate , una sorta di più lenta maturazione se mia è’ concessa l’espressione . Con brut sans annee freschi faccio fatica a cogliere differenze sostanziali
Saluti
Antonio
Sì, certo, con annate più vecchia la differenza tra i due formati si fa veramente grande (caso Veuve Clicquot Cave Prive 1989, tanto per fare l’esempio di un’etichetta reperibile sul mercato e identica nel vino e nel dégorgement tra i due formati bottiglia e magnum), ma, come ho detto prima, provi i due formati con il Brut Premier di Louis Roederer…
Carissimo Alberto,
sono un neofita da poco entrato in questo meraviglioso mondo dello champagne. La mia difficolta’ al momento e’ cercare di capire i miei gusti. Spesso quando si entra in enoteca o al ristorante si e’ piu’ attratti dalla bellezza e conformazione delle bottiglie che da altro ma ora con la vostra guida ho le idee molto piu’ chiare. Grazie ai suoi consigli ho scoperto la bonta’ straordinaria di Louis Roederer brut premiere (e’ decisamente il mio champagne). Le chiedo cosa mi consiglierebbe ora per andare in una fascia un po’ piu’ alta? (In enoteca mi dicono il krug). Il cristal e’ l’esaltazione del base o i due champagne non si assomigliano? Quando dice che il Cristal e’ un ottimo champagne da invecchiamento cosa intende? Se compro una bottiglia di Cristal 2006 oggi e la conservo in modo corretto quando secondo lei dovrei stapparla? Scusi per forse troppe domande e ancora tanti e tanti complimenti.
Se è partito dal sans année, anche se il “migliore”, lo step successivo dovrebbe essere il millesimato. Può provare lo stesso Brut Vintage (2008) di Roederer, ma anche il Vintage (2005, ma se trova ancora il 2000 meglio ancora!) di Charles Heidsieck, La Grande Année di Bollinger (2004 o 2005), in modo da avere tre belle declinazioni del millesimato. Per il Krug, se è alle prima armi, aspetterei…
Il Cristal, poi, non è l’esaltazione del Brut Premier, è qualcosa in più per una serie di motivi che trova spiegati nei vari articoli a tema su questo sito. Invece, è certamente uno champagne da invecchiamento, perché la stessa maison raccomanda di farlo maturare nella propria cantina alla stregua di un grande Bordeaux. Quanto, 3-4 anni per iniziare a gustarlo in ottime condizioni, almeno 10 per goderlo al meglio…
Mi faccia sapere!
La ringrazio per l’esauriente risposta e non manchero’ di farle sapere.
mi permetto di farle un ultima domanda anche per districarmi meglio nella lettura e interpretazione della vostra guida che e’ per me quasi una bibbia. Il punteggio del Cristal 2006 e’ altissimo. Questo punteggio e’ da ritenersi tale in chiave futura o li vale gia’ adesso? Se ho capito bene e’ visto in chiave futura e quindi lei oggi e’ in grado di capire le potenzialita’ dello stesso nel tempo. Me lo conferma?
Ricordo che all’epoca lo chef de cave era un po’ titubante a mandarmi in anteprima il Cristal 2006, visto anche che è un vino che ha bisogno di anni, come abbiamo detto. Invece, all’assaggio il Cristal 2006 si dimostrò immediatamente eccellente… Pertanto, il punteggio, che doveva essere in prospettiva, finì per essere anche una lettura del momento.
Nell’edizione in lavorazione quest’anno, poi, le anteprime sono ancora di più. Non è facile giudicare gli champagne in anticipo, ma con un po’ di esperienza si riesce. O almeno spero…
Buonasera Sig. Lupetti
Innanzitutto vorrei farle i miei complimenti per il suo bellissimo sito completo e dettagliato nei minimi particolari.
Scrivo perché vorrei avere un informazione riguardate una bottiglia di Champagne Renè Lalou del 1973.
Premetto che la bottiglia è rimasta al buio in cantina da quando è stata acquistata.
Vorrei sapere il prezzo ma sopratutto se è ancora bevibile.
Spero in una sua risposta
Grazie
Forse la miglior Lalou di sempre, tra l’altro della stessa annata della scomparsa di Monsieur Lalou…
Ipotizzando una conservazione ottimale, lo champagne è oggi fantastico (veda le recensione su questo sito nell’ambito della verticale), quindi se lo goda! E mi faccia spere…
Anche perché, come ho detto in altre occasioni, sul mercato la Lalou non riesce a strappare una quotazione elevata come, invece, meriterebbe: sui 350-400 euro.
Saluti