Piè di Mont: bis e nuova, bella sorpresa
Pochi giorni fa, in occasione della Masterclass Roederer presso l’Enoteca di Cormòns, ho avuto anche l’occasione di visitare il Collio sotto la superba guida di Elena Orzan e scoprire realtà e persone a dir poco splendide. Non poteva mancare, ovviamente, una capatina da Piè di Mont, piccola cantina specializzata in bollicine creata da quell’autentico personaggio qual è Paolo Rizzi e portata avanti con passione, bravura e intelligenza da suo figlio Roman. Bene, l’essere stato sul posto, mi ha permesso innanzitutto di osservare da vicino il vigneto, proprio dietro all’azienda, e… beh, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata “Oddio, ma è… il Clos des Goisses italiano!”, fatte le debite proporzioni, ovviamente. Non me ne voglia il buon Charles Philipponnat, ma il pendio e, soprattutto, il fatto che l’assemblaggio rispecchi esattamente quello effettivo della cuvée mi ha portato ad associarlo idealmente al celeberrimo vigneto champenois. Inoltre, questo lieu-dit goriziano vanta anch’esso un microclima unico e il sole vi tramonta presto, già alle 17:30 in estate, il che permette di preservare l’acidità, vero punto di forza dei vini Piè di Mont.
Parlo al plurale perché in realtà sono due le etichette prodotte, il classico assemblaggio che abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare (Cuvée Millesimata), ma pure un inedito blanc de blancs, ottenuto imbottigliando, solo nelle annate ritenute idonee, una parte di Chardonnay separatamente e in purezza. In entrambi i casi, le uve sono fermentate per circa 12 giorni a 18°C in acciaio per la quasi totalità, ma una piccola parte (il 5%) è vinificata in barrique. Segue il classico tiraggio con quasi tre anni di maturazione sui lieviti (ma saliamo al limite dei cinque anni per i magnum) e rémuage manuale. Ebbene, la visita mi ha permesso di riassaggiare insieme allo stesso Roman Rizzi e ad Alessandro Scorsone – cui va il merito di avermi fatto scoprire Piè di Mont – proprio la classica Cuvée Millesimata, ma in magnum, sia dell’annata 2010, sia della 2009 e… E, beh, possono dire brevemente che, come accade ai grandi champagne, la differenza tra bottiglia e formato doppio è notevole, pertanto di questa imperdibile bollicina friulana mi sento di dover elevare il punteggio dagli 85/100 della prima recensione agli 89/100 della magnum. Prometto di ritornare al più presto e con dovizia di particolari su queste magnum, magari in occasione di una visita più approfondita. Già, perché come ho avuto modo di dire prima di lasciare il Collio Friulano, “non dico se tornerò, ma… quando tornerò!”.
Bene, la vera sorpresa della giornata, però, è stato il Blanc de blancs, addirittura sorprendente nel suo essere cristallino, nel suo essere incredibilmente fresco, soprattutto mai banale, ma, anzi, dotato di una bellissima personalità. Purtroppo, ho scoperto che è in via di esaurimento (per le ultime bottiglie, dunque, sbrigatevi a contattare Roman Rizzi…) e che nel 2011 non è stato prodotto. Ma nelle successive sì e… solo in magnum. Per fortuna! Ma andiamo finalmente a scoprirlo.
Blanc de blancs Millesimato 2010
100% Chardonnay
dég. mar. 2014 – Naso freschissimo e addirittura croccante nella sua espressione estremamente e piacevolmente varietale, fatta di note floreali e agrumate, un tocco di grassezze che riportano alla nocciola, uno spunto di erbe aromatiche, un filo di miele, una sfumatura minerale, tutto armonico, bello, senza mancare di corpo. Soprattutto, questo bicchiere dà immediatamente l’idea di pulizia, di precisione, per questo risulta indiscutibilmente invitante. L’attacco in bocca fa subito pensare alla vinosità, ma non intesa come l’essere un po’ meno spumante di quanto ci si aspetterebbe, bensì come la perfetta trasformazione dell’uva Chardonnay, poi arricchita dalla bollicina. Una bollicina fine e forse solo un filo abbondante, a supportare egregiamente una materia rotonda ed elegante, innanzitutto gradevole, quindi ancora molto fresca, di straordinaria pulizia, di armonico sviluppo tra florealità, agrumi e mineralità. E il finale, sapido, invariabilmente fresco e ancora pulitissimo, rappresenta la degna conclusione di uno spumante che non solo è estremamente piacevole, ma va addirittura a collocarsi tra i migliori Metodo Classico italiani. Davvero una bellissima sorpresa.
Voto: 88/100
PS: a proposito, questo Blanc de blancs è pure un pas dosé. Ma non lo sembra affatto. Questo perché Roman Rizzi ha evitato di aggiungere la liqueur non per moda, ma semplicemente perché il vino non ne ha bisogno. Meditate gente, meditate, come diceva il buon Renzo Arbore…
Masterclass Roederer a Cormons? Che peccato non esserne venuto a conoscenza..ci avrei partecipato di corsa!a quando un’altra capatina nel nord est?
Mi spiace… L’Enoteca di Cormòns ha sicuramente in progetto di organizzare altro a tema champagne con il sottoscritto. Probabilmente a maggio.
Saluti
Ci vediamo il 14 aprile a cervignano del Friuli!
Buogniorno (di nuovo) Sig. Lupetti,
spulciando qua e la sul suo sito ho trovato questo articolo che mi ha stuzzicato molto, devo ammettere che andando in Friuli almeno una volta al mese per motivi famigliari Piè di Mont diventerà a brevissimo una mia meta!
la ringrazio per questa “scoperta” e ne approfitto per chiederle se abbia mai assaggiata il metodo classico prodotto da Eugenio Collavini (corno di rosazzo) che si chiama Applause e che cosa ne pensa..
cordiali saluti
No, purtroppo il panorama spumantistico italiano lo devo approfondire, ma… non mancherò! Magari a breve…
Mi fa piacere, invece, per Piè di Mont. Mi faccia sapere!