Champagne 1988: un’annata eccezionale in degustazione
(II PARTE)
Come promesso, ecco la seconda e conclusiva parte di quella che è stata per me una delle più straordinarie degustazioni di champagne mai fatte: l’orizzontale di 1988. La ritengo, infatti, una delle più belle annate della storia della Champagne e dello champagne, e… i risultati si vedono! Questa seconda parte è dedicata alle cuvée a prevalenza di Pinot Noir, a eccezione di… un ‘intruso’, un piacevolissimo intruso. Si tratta del mitico Clos du Mesnil di Krug: non era previsto, ma il buon Federico Angelini ha voluto farci un regalo prezioso mettendo a disposizione questa bottiglia (n. 6166) della sua collezione personale… Grazie!
Krug Clos du Mesnil
100% Chardonnay
Come tradisce già il colore, il naso ha una fascinosa e avvolgente maturità, fatta di spunti di zafferano, dolcezze di panettone, agrumi in canditura, oltre a lievissime note di tartufo, di sottobosco, e una confortante grassezza di burro. Bocca tesa, decisamente vivace per via di un’acidità al limite dello scalpitante, ma anche grazie all’intensa componente agrumata tendente al limone, ai ritorni di zenzero che ora danno piccantezza. Ma l’aspetto che colpisce maggiormente è la profondità dell’assaggio, la sua progressione freschissima e sapida fatta di una gustosa salinità accompagnata da una nota fruttato-acidula di susina, nonché di noce, per un insieme che si salda al palato e sembra quasi non voler finire mai. La chiusura è secchissima, ovvero pulita e nettamente equilibrata, soprattutto, il vino non smette mai di svelarsi (man mano arrivano pure i legni pregiati)… Alla fin fine, però dobbiamo rilevare come l’acidità tenda a rimanere eccessivamente protagonista. Uno champagne elitario, da grandi appassionati.
Voto: 95/100
Louis Roederer Brut Vintage
70% Pinot Noir, 30% Chardonnay
Naso fine e composto, ricco di materia, spesso, ma anche fresco, reso molto intrigante da dolcezze che ricordano il torrone, nonché la crema pasticcera, la frutta secca (pinoli), accompagnati a note di arancia scura. Nel complesso, ha un’espressione calda e “profumata”, come dice Luca Boccoli. La bocca è decisamente piacevole, complice pure la bollicina fine, carezzevole e giustamente presente, ma soprattutto è uno champagne integro ed equilibratissimo. Non a caso, l’acidità non è mai eccessiva, ma addirittura rinfrescante, perfettamente fusa alla materia, quest’ultima rotonda, gustosa, con una bellissima nota fruttata a ricordare il succo di mela, con una componente agrumata che ricorda la marmellata di arancia scura. È un vino largo e profondo, elegante e appagante, molto, molto persistente, forte della capacità di lasciare una bocca semplicemente splendida. Insomma, si sente il ‘manico’ della maison…. In conclusione, un semplice vintage in grado di sedere senza il minimo timone reverenziale alla tavola delle più celebrate top cuvée.
Voto: 97/100
Jacquesson Grand Vin Signature D.T.
50% Pinot Noir, 50% Chardonnay
dég. lug. 2014 – purtroppo la bottiglia era compromessa, pertanto non giudicabile. Peccato, ma può succedere… Le tempistiche, poi, non hanno permesso la sostituzione dell’esemplare, ma mi sembrava doveroso citare comunque la presenza di questo grande vino di un produttore adorabile.
Veuve Clicquot La Grande Dame
62% Pinot Noir, 38% Chardonnay
L’approccio olfattivo è un’autentica esplosione di mineralità, una mineralità che ricorda la pietra focaia ed è talmente intensa da risultare quasi piccante. Ma questo naso è anche freschissimo, non banalmente equilibrato, ma addirittura elegantissimo, fragrante, delicatamente fungino, appena torrefatto al limite del tostato, finemente agrumato, finanche grasso di nocciola. Ma le vere sorprese arrivando al palato: non è solo assolutamente coerente con l’olfatto, ma dimostra una finezza e un’energia incredibili.
Un’energia che significa prima di tutto freschezza, quindi travolgente dinamismo, il che, al fianco di una struttura del vino che possiamo definire masticabile, rende l’insieme emozionante. È talmente piacevole che Marco Reitano lo servirebbe come aperitivo. Quello che ti aspetti da un grande champagne, quello che non ti aspetti da uno champagne così ‘vecchio’… Prossimo alla perfezione.
Voto: 99/100
Krug Vintage
Pinot Noir, Chardonnay, Pinot Meunier
Avvicini il naso al bicchiere e rimani colpito, quasi catturato dalla precisione, dall’eleganza con cui questo champagne si rivela come Krug. Un Krug scuro, ma incredibilmente equilibrato e, forse proprio per questo, può sembrare meno immediatamente espressivo; fatto sta che è un pezzo d’opera: complesso, fatto di piccantezze di cannella, una nota acidula di pasta in lievitazione, una sensazione di cremosità, spunti di tabacco biondo, fini dolcezze di pan di zenzero. E, se continui a metterci il naso dentro, questo è talmente in continua evoluzione che non finisci mai di trovarci qualcosa… In bocca Marco Reitano lo definisce “tattile”, ma questo spessore è talmente ben fuso all’acidità che l’insieme risulta perfetto, con una serie di continue contrapposizioni – freschezza e maturità, materia ed eleganza, complessità e bevibilità – a renderlo avvincente, straordinario, irresistibile. Chiara Giovoni parla di “Suite di Bach, da qualsiasi lato la ascolti è perfetta”. Personalmente lo ricordavo uno dei più grandi champagne mai assaggiati e, riassaggiato ora con questi amici appassionati, mi ha confermato questa sensazione. Tra l’altro, sfodera un’eccezionale semplicità di beva a fronte di una notevole complessità. Un bellissimo ricordo del mitico Henri Krug.
Voto: 100/100
Bollinger R.D.
72% Pinot Noir, 28% Chardonnay
dég. 25 ott. 2013 – Ecco il Pinot Noir, un grandissimo Pinot Noir, profondo, vinoso, cupo, monolitico, ma anche nobile. Non dimostrando minimamente gli anni che ha, sfodera al naso note di fieno, di spezie orientali, di frutto acidulo tipico della varietà, ma è anche teso, levigato, articolato. Soprattutto è “estrattivo – come dice Marco Reitano – nel senso che non si esprime sul frutto o sulla mineralità, ma sugli olii essenziali”. La bocca rappresenta l’ideale prosecuzione, ma lo fa fondendosi in un insieme che sa accostare vinosità e potenza a gusto e complessità. Sulla bollicina finissima, infatti, poggiano in armonia acidità e concentrazione, frutto ed erbe officinali, oltre a un’asciuttezza che non ti aspetti. In chiusura, poi, l’ombra tannica del legno non è un difetto, ma il vezzo di un grande champagne che ha costruito il mito della maison e, in parte, della stessa Denominazione. Così, in conclusione, questo grande champagne risulta semplicemente appagante. Fama meritata.
Voto: 99/100
Nota:
- Tutte le bottiglie erano dégorgement di routine a eccezione della (sfortunata) Jacquesson, degorgiata per l’occasione;
- I vini, dopo il loro arrivo direttamente dalla Champagne, hanno riposato circa due mesi in cantina naturale e successivamente sono stati portati con una decina di giorni di anticipo sul luogo scelto per la degustazione, quindi conservati nei frigoriferi specializzati de La Pergola sotto l’occhio vigile di Marco Reitano;
- Per la degustazione abbiamo utilizzato, come detto, il nuovo bicchiere specifico per lo champagne sviluppato da Riedel, lo Champagne Wine Glass della linea Veritas.
Conclusioni
Una sequela di punteggi così alti non s’era mai vista. Troppo? No, innanzitutto perché, come ho detto nella prima parte, la 1988 è a mio avviso la vera, grande annata, con l’opulenza della 1990 e l’acidità della 1988. Inoltre, al termine della degustazione, Marco Reitano ha giustamente fatto notare che “in questa orizzontale non abbiamo mai trovato un vino minimamente ossidato e non è cosa da poco a fronte di 26 anni di età!” il che è certamente premiante.
La degustazione ha confermato in linea di massima quelle che erano le aspettative. Krug di un soffio davanti a tutti, anche se davanti di un soffio significa arrivare a 100/100… È il secondo punteggio top dopo quello attribuito al Dom Pérignon Œnothèque (P3) 1990, anche se questo era immediatamente “sconvolgente”, mentre il Krug più cerebrale. Pertanto, nonostante la parità di punteggio, mi sento di dire che per me, nel profondo del mio animo, per il mio gusto personale, il Dom Pérignon 1990 ha qualcosa in più. Ma tant’è.
A ogni modo, dopo averlo riassaggiato due anni fa insieme a Gaetano Verrigni, sapevo già che alla successiva occasione al Krug 1988 avrei rischiato di attribuirgli 100/100…
Ben tre 99/100, poi: potere di questa grande annata che non so se avrà mai eguali. Con il Dom Pérignon, francamente me lo aspettavo, mentre il Bollinger, con la sua espressione scura, la sua nobiltà quasi scostante, ha dimostrato come questo grande champagne non solo non sbagli un colpo, ma possa anche agevolmente raggiungere i vertici assoluti. Poi c’è La Grande Dame, una sorpresa per i miei compagni d’avventura, a cominciare dal buon Marco Reitano, ma una conferma per me. Sono perfettamente d’accordo con la maison quando si cruccia del mancato riconoscimento dell’eccellenza di questa cuvée da parte di molti, troppi appassionati. Invece, è una cuvée de prestige che non ha nulla da invidiare a chicchessia, solo che ha bisogno di tempo, di tanto tempo per rivelare questa sua eccellenza.
A ogni modo, la vera, grande sorpresa per tutti c’è stata: i due “semplici” millesimati di Pol Roger e Louis Roederer. Di queste due maison, purtroppo, non è stato possibile avere per l’occasione le cuvée de prestige (Sir Winston Churchill e Cristal rispettivamente), per via della ridotta quantità di bottiglie presenti nelle vinothèque, così sono arrivati il Blanc de blancs e il Brut Vintage. Beh, in teoria avrebbero dovuto fare da comprimari ai più blasonati e prestigiosi compagni di degustazione, invece si sono seduti alla stessa tavola senza timori reverenziali, dimostrano di combattere agevolmente ad armi pari. Hanno stupito per piacevolezza il Pol Roger e per solidità il Louis Roederer. Agli amanti del prezzo facciamo notare che costerebbero dalle 4 alle 12 volte meno rispetto agli altri…
La delusione? Beh, forse il Clos du Mesnil, dal quale ci aspettavamo tanto, troppo. Va detto a sua parziale discolpa che era l’unica bottiglia non arrivata direttamente dal produttore, ma gentilmente messa in campo da Federico Angelini, come detto, però le aspettative non sono state del tutto confermate. A me la cosa non sorprende, però: ho sempre saputo e dichiarato pubblicamente la superiorità del Vintage nei confronti del Clos, anzi dei due Clos, e l’ho detto anche allo stesso Olivier Krug…
Per concludere, un doveroso ringraziamento a produttori, direttori e chef de cave, senza la cui gentile disponibilità questa splendida degustazione non sarebbe stata possibile. Pertanto, il mio più caloroso grazie di cuore va a: Dorothée Bonnaire, Jean-Hervé Chiquet, Laurent d’Harcourt, Dominique Demarville, Didier Depond, Hervé Deschamps, Richard Geoffroy, Olivier Krug, Jean-Baptiste Lécaillon, Frédéric Panaïotis, Charles Philipponnat
Bé che dire… una verticale davvero epica. E’ interessante notare il 100/100 attribuito al Krug Vintage: mi ricordo il Collection 1989 a cui probabilmente avrei dato un 99,5/100. Assaggi tutti epici. Ma ribadisco che a parer mio la più grande sorpresa di quest’annata è la Grande Dame. Ingiustamente snobbata come top Cuvée ma che regala emozioni uniche. Concordo appieno col Sig. Reitano, anche io la vedo talmente fresca e gustosa da servirla come aperitivo. E che aperitivo!!!
Buona giornata Alberto!
A presto!
Il Krug Collection 1988 è atteso, forse per quest’anno, e se tanto mi dà tanto… La 1988, come detto, è un’annata eccezionale e solo alcuni 1990 (ad esempio DP) possono batterla… Dal Krug Collection 1989, invece, le devo confessare che mi aspettavo di più e, riassalito alla super degustazione con l’AIS Torino di un mesto fa, ha confermato questa impressione. Certo, l’annata è stata calda, ma lo champagne era piuttosto “avanti” e personalmente non gli avrei dato più di 92-93/100. Infine, assolutamente d’accordo con lei con La Grande Dame, ma mi sto sgolando a ripeterlo… Diamo tempo a questo champagne e ci ripagherà con un’espressione di prim’ordine!
Saluti
Salve, ho una bottiglia di Clos du Mesnil del 1979 n° bottiglia 07429; vorrei sapere da Voi perchè alcune bottiglie dello champagne della stessa annata, hanno la “K” sull’etichetta sul collo della bottiglia; nella mia bottiglia questa K non è presente, come mai? Grazie dell’attenzione!
Buonasera,
è in possesso di un pezzo di storia dello champagne e della Champagne! La 1979, infatti, è la prima annata di Clos du Mesnil di Krug.
Dalle foto che mi ha inviato privatamente, la bottiglie è in eccellenti condizioni e anche il livello sembra ottimo, però, non ho capito la sua domanda sulla “K”: si riferisce alla differenza tra Vintage e Clos du Mesnil? In questo caso, l’habillage dei due è ovviamente diverso, quindi non si preoccupi.
Il valore, infine. Non meno di 1.800-2.000 euro…
d’accordissimo che il Krug 89 “soffre” (ma proprio ad essere fiscali) di eccessiva maturità, ovvero non regge il tempo quanto l’88. Non c’è gara tra 88 e 90, nel senso che a mio parere MENO MALE che ci sono tutti e due… (e tutti gli altri a fare differenze, anche in meno). Quanto al Clos du Mesnil mi risulta che abbia bisogno, per dire la sua, di ALMENO 15-20 anni dopo la sboccatura….Sì che è meglio comprare 2-3 btl di Vintage, ma almeno uno nella vita va assaggiato (però appunto non buttate centinaia di euro non aspettando i suoi tempi, lunghissimi). E i Vintage di grandi annate una decina se basta. Chi è giovane ha ancora tempo per attendere, se riesce a resistere, oppure possibilmente prendersi più bottiglie (sic) e berle negli anni. Non sono un fanatico del DP (cioè, non potendo comprare tutto, devo scegliere su che cosa”investire” la mia quota bollicine), ma il 1990 è ottimo già da qualche anno e reggerà ancora. Un’ultima cosa: NON bevete ancora il Krug 1995, è un neonato (imho)
D’accordissimo su tutta la linea. Analisi perfetta. Vintage 1995 compreso. O soprattutto.
L’unica cosa dalla quale mi discosto, ma per gusto personale e non come critico, è il riposo del Clos du Mesnil: non mi convince del tutto oltre i 5-8 anni dalla commercializzazione…
Saluti
Salve, innanzitutto La ringrazio per valutazione e precisazione. Riguardo il dettaglio della lettera K, intendo dire che la bottiglia in mio possesso non ce l’ha, però sul web ho trovato la stessa bottiglia con l’unica differenza della K in etichetta, come da foto: http://static.wine-searcher.net/images/labels/33/78/krug-clos-du-mesnil-blanc-de-blancs-brut-champagne-france-10513378.jpg
E’ questa differenza che mi sfugge…
Si riferisce alla K sulla “coiffe”, giusto? Da quanto ricordo, ce l’avevano ’79, ’81, ’83 e, se non ricordo male, anche ’85, poi non più. In effetti è strano che la sua bottiglia non ce l’abbia… L’ipotesi è che si tratti di un secondo dégorgement, quindi con un habillage diverso, ovvero rinnovato (le bottiglie sono etichettate al momento di andare sul mercato).
immagino che questo ne aumenti il valore, oltre alle caratteristiche che un secondo dégorgement ha su palato ed olfatto…
Però non è provabile… Potrebbe anche essere una bottiglia derogata all’origine, ma rimasta in cantina e poi immessa sul mercato più tardi rispetto alle altre. Anche in questo caso, però, sarebbe comunque rimasta più a lungo nelle cantine Krug…
P.S. sui Bollinger dico solo che è forse il mio preferito, però la Grande Année … E potrei suggerire di fare incetta di G.A. 1996, che era ECCEZIONALE appena uscito ed è formidabile nella progressione: Mi sono ritrovato con un paio di amici, poi un ristoratore che ha una bella carta vini e bollicine e due amici che possiedono un’enoteca e commerciano champagne da anni: sono state aperte una MGM di Henriot Cuve38 (ASPETTARE ANNI, MA TANTI IIII), una MGM di Charlie 1985, una MGM di Vilmart GCO 1988 (un bel dubbio amletico -si fa per dire- tra questa e il Charlie …eheheh)… … … ma quando è arrivata una 0.75 di Bolli G.A. 1996, si è sentita la “differenza”. Assurdo, ma i commenti sono stati unanimi, ed eravamo pure già palato-saturi. Per finire e a rimarcare l’eccellenza+++ del Bolli 1996, provate a confrontarla con un Belle Epoque coevo … ciaoooo
Accidenti, siete un bel gruppetto di appassionati! Se vi va, una volta fate le foto di degustazione simili, scrivete un articolato e, semmai, ve lo pubblico qui su LeMieBollicine…
Ok LGA 1996, ma la piacevolezza de LGA 2004? Anche se non avrà la tenuta nel tempo della 1996…
Fra una 15ina danni vedremo come si comporta una orizzontale 08 ….
Come si dice… beato chi ha un occhio!