Dom Pèrignon e Heinz Beck: un’esperienza indimenticabile
(I PARTE)
Ritengo Orazio, amico di Milano, uno dei più grandi appassionati di vino che conosca e, ovviamente, lo champagne ha un posto speciale nel suo cuore. Ebbene, circa un mesetto fa mi contatta con un’idea davvero niente male: vedersi insieme ad altri tre amici appassionati (Roberto, Stefano, ideatore della serata, e Marco) e mettere su una propria, piccola verticale di Dom Pérignon. In altre parole, ciascuno va nella propria cantina e seleziona qualche bella bottiglia di questo grande champagne. Bene, neanche inizio a pensare dove poter degustare nel migliore dei modi questi Dom Pérignon che Orazio mi anticipa e mi dice che Marco ha già la soluzione ideale: La Pergola, il celeberrimo ristorante 3 stelle Michelin di Roma regno del mitico Heinz Beck. Il vantaggio è duplice: oltre ad accompagnare i Dom Pérignon con piatti d’autore, godremo di un “wine service” di prim’ordine curato dal grande e non meno simpatico Marco Reitano.
Bene, ecco il racconto fotografico, con piccole didascalie, di quella che è stata un’esperienza unica, indimenticabile, emozionante… Già, perché ci siamo fatti prendere un po’ la mano e le bottiglie son diventate ben 11+1, mentre il menu è finito per essere, ancora su idea di Marco, non il classico degustazione, ma addirittura quello celebrativo dei 20 anni di Heinz Beck a La Pergola…
Per iniziare, nell’attesa di accomodarsi, o meglio, come aperitivo per “farsi la bocca”, non poteva mancare un Dom Pérignon Vintage 2004 (la bottiglia +1 oltre le 11 storiche…). Beh, più bevo questo champagne e più lo ritengo uno dei capolavori di Richard Geoffroy: eleganza e piacevolezza.
Voto: 94/100
Nonostante sia abituato a bottiglie top, Marco Reitano è certamente ben contento di gestire questa bella verticale di Dom Pérignon…
Inizia la verticale vera e propria con una prima batteria di quattro Vintage aperta dal 2002. Lo champagne ha una lunghissima strada davanti a sé, ma dimostra una crescita notevole nel corso degli ultimi due anni. È giustamente dolce, polposo al limite del concentrato, pervaso da un agrume da grande Chablis. Piacevolissimo.
Voto: 94/100
Passiamo al Vintage 1996, ma… accidenti, la bottiglia è bouchonnée! Peraltro si tratta di un tappo infido, molto fastidioso al naso, ma meno presente in bocca. Così riusciamo a percepire comunque la magnificenza di uno dei migliori Dom Pérignon di sempre, al quale tributai quasi il massimo: 99/100, in questa degustazione di millesimati 1996.
È la volta di un grandissimo, il Vintage 1988. Naso spettacolare per un vino profondo e complesso. Bocca ricchissima, piacevolmente dolce, incredibilmente fresca, valorizzata da una bollicina a dir poco splendida. Persistenza infinita. Una bottiglia imperdibile.
Voto: 98/100
La prima batteria si chiude con il Vintage 1985. Naso spesso e fitto, forse un po’ serrato, quindi non così immediatamente espressivo come ti aspettersti. Bocca morbida e dolce, gradevolissima al limite del ruffiano, ma è senza dubbio uno champagne eccellente! Grande freschezza ed eleganza rimarchevole. Magari ad averne…
Voto: 97/100
Nel frattempo, dopo il benvenuto dello chef, è iniziato alla grande il menu del ventennale, magistralmente orchestrato dal maître Simone Pinoli. Si parte con “Ricciola marinata all’aceto balsamico bianco con neve di melograno”.
Segue un piatto incredibile: “Ricordo di frisella con tartare di gamberi rossi”.
Heinz è un genio, i suoi piatti sono concreti, gustosissimi, eleganti: “Capesante affumicate e guscio di barbabietola”.
Nel frattempo si è accesa una simpatica discussione se sia meglio il 1988 o il 1985. Per carità, quest’ultimo è grande, grandissimo, ma il 1988 rimane un gradino più in alto…
Il menu prosegue con il “Giardino d’acqua…”, forse il piatto che mi ha colpito meno.
Parte la seconda batteria, che si basa solo sugli Œnothèque, tra 2ème e 3ème plénitude. Si inizia con il 1996, uno dei capolavori di Richard: grasso, tostato, non semplicemente fresco ma energico. Bocca vivace, polposa ma dinamica per via dell’energia che si fa addirittura esplosiva. Senza mancare un solo istante di eleganza, beninteso. La conferma di un mito.
Voto: 99/100
È la volta del 1990 troisième plénitude, ma con un dégorgement diverso rispetto a quello che assaggiai qualche tempo fa con Richard (2013 anziché 2006). Mamma mia! Marco Reitano parla di “perfezione” e, in effetti, il naso è fresco, opulento, elegantissimo. La bocca è fine, gustosa e sapida, con una bollicina assolutamente perfetta. Soprattutto, è un vino di precisione assoluta. Irresistibile. Il mio primo 100 su 100.
Voto: 100/100
Il terzetto si chiude con il 1990 deuxième plénitude. Sembra (e, in effetti, è…) il fratello minore del precedente, con un naso più grasso e pervaso da note di torrefazione. Bocca elegante e in splendida forma, in perfetto equilibrio tra concentrazione e freschezza. Forse andava assaggiato prima dell’altro…
Voto: 97/100
Nel frattempo ci è arrivato un piacevolissimo fuori programma dello chef: “Tortellini di cappone con puré di zucca, salsa al Grana Padano e tartufo bianco d’Alba”. Gustosissimo!
La prima parte del racconto si chiude qui. Lunedi prossimo la seconda parte di questa esperienza unica, che vedrà altri piatti storici di Heinz Beck accompagnare il Dom Pérignon fino al Vintage 1947!
Scusate, ma come si può a dare 99/100 ad una bottiglia tappata?
Gentile Pier Paolo,
forse non mi sono espresso benissimo… Il 99/100 era riferito al DP Vintage 1996 che assaggiai nella orizzontale dell’annata, qui: https://www.lemiebollicine.com/3015-champagne-millesimato-1996-degustazione-seconda-parte/. Lo dico, ma può non essere chiaro.
Ovvio che non avrei mai dato 99/100 a una bottiglia bouchonnée…
Saluti
Carissimo Alberto la seguo sempre con molto piacere e interesse….e questa volta anche con sorpresa!! Il primo 100/100!! Ma come farà adesso?? È crollato un mito…non si potrà più salire insomma, abbiamo toccato l’apice assoluto
Grazie!
Beh, prima o poi doveva succedere, visto anche che l’amo Richard Juhlin di 100/100 ne ha dati più d’uno, se nn ricordo male. Ecco, forse non me lo aspettavo cos’ presto, ma – mi creda! – quello champagne mi ha lasciato a bocca aperta. Come detto, lo avevo già assaggiato con Richard Geoffroy e addirittura in magnum (https://www.lemiebollicine.com/2558-dom-perignon-oenotheque-1990-il-migliore/) però 7 anni in più sui lieviti hanno reso quello che era uno champagne eccezionale fantastico, unico, pazzesco. Confesso che a tributare i 100/100 ha pesato anche il parere di Marco Reitano che, nonostante di grandi champagne e di Dom Perignon ne abbia stappati diversi a La Pergola, era anche lui senza parole. Insomma, dovevo darli quei 100/100 e… mi fa piacere averli finalmente dati!
Benissimo così allora! Le confesso che lo attendevo con curiosità….da amatore con un gruppo di amici accomunati dalla passione smisurata per le bollicine ma limitati dallo scarso portafoglio (ahimè queste delizie purtoppo hanno prezzi proibitivi) il suo blog e i suoi racconti ci permettono per lo meno di sognare!! Grazie e buonaserata.
Grazie a lei!
Il mio obiettivo è esattamente quello: raccontare certe esperienze, cercando di farle vivere, ben sapendo, purtroppo, che molto difficilmente saranno ripetibili per i più. Fermo restando che tutto questo è finalizzato ad appassionare i più allo champagne, vino che Sto arrivando! essere veramente magico anche con etichette meno preziose.
Insomma, è un po’ come quando si legge appassionatamente la recensione di una Ferrari, salvo poi guidare una vettura ben più “piccola”…
Nella speranza che tutti, un giorno, possano guidare una Ferrari!
Ecco, questo è il mio augurio, con la Ferrari e… i grandi champagne.
Buonasera . Ho appena acquistato una Oenoteque 1996.
Ho notato solo ora che l’etichetta e’ diversa nelle scritte rispetto a quella che ha pubblicato Lei nella degustazione di cui sopra.
C’è scritto Dom Perignon e non Don Pierre Perignon.
Subito sotto Altum Villare e non App.1668.
In pratica la mia 96 e’ uguale all’oenoteque 1990 del vs servizio.
Non avrò preso una sola??
Pippo
No stia tranquillo. Da un annetto, Dom Pérignon ha nuovamente modificato le scritte in etichetta e ora sono quelle che ha trovato lei. Pertanto, il suo OE 1996 è uno degli ultimissimi messi sul mercato e, allo stesso, anche il 1990 3ème plénitude è un dégorgement molto recente (2013), quindi ha anche lui l’etichetta “nuova”.
Saluti
PS: ottimo acquisto!
Ciao Alberto,
rinnovo i complimenti per l’ennesima volta.
Vorrei chiederti proprio una quotazione di questi tre Dom Perignon che elenco qui sotto, sto cercando di leggere i tuoi articoli ma non è facile risalire a tutti e tre, in attesa di comprare la tua nuova guida:
Dom Perignon Magnum 1990 Rosè ;
Dom Perignon Oenoteque 1993.
Dom perignon Oenoteque 1996.
Ti ringrazio molto per una tua eventuale risposta.
Tanta stima per te.
Grazie!
Beh, un gran bel terzetto, accidenti! Allora, l’OE/P2 1996 si colloca tra i 550 e i 600 euro, un centinaio di euro in meno il 1993. Invece, la magnum di Rosé 1990 supera agevolmente i 1.200 euro…
La ringrazio molto.
Ora l’unico dubbio che mi rimane è:
Berlo subito o lasciarlo riposare qualche anno in cantina.
Saluti
P
Prego!
Bella domanda… È eccezionale oggi, sarà straordinario domani: a lei la scelta.
Gentile Alberto Lupetti,
ho appena stappato una bottiglia di DP 1985, pescata incredibilmente pochi mesi fa da una specie di rigattiere a un prezzo risibile e quindi aperta senza tante cerimonie, temendo il peggio: beh, si è rivelata una bella emozione: ambra dorata, grande ventata di mandorle tostate e zucchero a velo (in pratica Brutti e Buoni!), bollicine finissime e ancora piacevolmente numerose, acidità sorprendente senza nessun accenno di ossidazione.
La bottiglia, e la sua notevole conservazione, mi ha fatto venire in mente una questione che le vorrei porre: questa eccezionale longevità, è tutta dovuta alla grande qualità della materia prima e del lavoro, o può essere almeno in parte dovuta a un ricco apporto di solforosa? Mi creda, la domanda non vuole assolutamente essere polemica, bensì generata da una passione che vuole però andare oltre le favole e le mitizzazioni. Negli ultimi anni, abbiamo assistito una campagna “salutistica” nel mondo del vino che ha portato i consumatori a demonizzare, spesso in maniera irrazionale, questo fondamentale conservante del vino. I produttori, sono corsi ai ripari e hanno cominciato a limare le aggiunte di solforosa, con effetti sia positivi che negativi. Non so come si comportino da DP, ma, visto l’andazzo, secondo lei in futuro potremo godere ancora di champagne tanto “buoni” con oltre trent’anni sulle spalle?
Premessa: nel vino la solforosa, oltre a essere un minimo presente in maniera naturale, serve. In quantità contenuta, ovviamente.
Per quanto riguarda lo champagne e soprattutto DP, però, non è questa a dare longevità, ci mancherebbe! La danno: 1) la maturità delle uve e la loro qualità; 2) l’acidità; 3) la sovrapressione (6 atm) e 4) la no malo (per chi non la fa).
Nel DP, i punti 1 e 2 (oltre al 3, ovviamente) si esaltano e un DP, quando viene creato, deve garantire un potenziale di invecchiamento di almeno 30 anni. Per i Vintage, perché se parliamo di P2 e P3 le cose cambiano…
Gli champagne futuri? Potranno essere addirittura meglio!
Alberto mi scusi una domanda: la differenza principale tra i 2 oenotheque 1990, il troisième plénitude e il Deuxième Plenitude qual è esattamente?
A livello di etichetta il troiseme è la nera e dorata, mentre l’altra mi pare lo stesso abbastanza simile…
E soprattutto il troiseme è reperibile sul mercato?
Potrei chiederle indicazioni su dove provare a cercarlo?
Grazie!
Il DP OE 1990 è uscito inizialmente come classico Oenothèque (etichetta verde scuro, che oggi corrisponderebbe al P2) e successivamente con l’etichetta nera a fregi oro (l’attuale P3). E come P3 è stato riproposto, ma mai in Italia. Ovviamente la differenza tra i due è il periodo di maturazione sui lieviti…
Dove trovarlo? Forse in UK…
Grazie mille della chiarissima risposta, ne approfitto per chiederle un parere su alcune annate di P3, la 1983, la 1985, la 1988.
Quale preferisce e cosa ne pensa delle altre?
Di nuovo,
Grazie!
Nonostante adori l’annata 1988, nel caso dei DP P3 vedo il 1985 come la perfezione assoluta (d’altronde in Grandi Champagne 2018-19 ha 100/100…), il 1998 subito dietro e a qualche passo di distanza il 1983. Ovvio che con simili capolavori stiamo spaccando il capello in quattro. Anzi, in otto…
Grazie mille, ho seguito alla lettera il suo consiglio per l’85
Ormai ne approfitto per chiederle un ultimo parere: DP P3 1969, 1970 e 1971: anche qui le chiedo la sua preferita e un commento sulle altre .
Infinitamente grazie!
Ah, tutte ‘bottigliette’ da niente! Scherzi a parte, e sempre spaccando il capello in quattro, 1969 strepitoso, annata eccezionale e DP da annali, forse quello che ho assaggiato più volte in assoluto. Grazie a Richard… 1970 una sorpresa. Annata poco conosciuta, ma con un’ottima acidità. 1971 molto buono.
Del 1969 (OE e Vintage) avevo letto l’articolo qui sul sito e me ne ero innamorato all’istante!
Mentre delle versioni Vintage dei primi anni 70 che ne pensa Alberto?
Ad esempio la famosa 1973? o la 1970, entrambe Vintage…
I DP Vintage degli anni ’70? Dipende dalla conservazione, naturalmente. Ma parliamo di un’annata di ottima acidità (1970) e una ritenuta tra le più grandi per DP (1973). Ovviamente saranno molto più maturi del corrispondente OE, ma se ben conservati rappresenteranno un’esperienza affascinante. Ricordando sempre che con questi champagne la fretta è nemica, quindi vanno stappati, versati in un bel calice (no dicante!!!) e scoperti poco a poco…