Champagne Rothschild: l’irresistibile gustosità del Rosé
Era il 2010 quando l’importatore italiano Meregalli mi inviò le primissime bottiglie di un nuovo champagne per una valutazione in anteprima. Si trattava di tre champagne – Blanc de blancs, Brut e Rosé – assolutamente inediti e forti di un blasone d’eccezione: Rothschild. Così, la celebre famiglia esordiva nel mondo di questo fantastico vino dopo i successi a Bordeaux e non solo. Ebbene, ammetto che non fui affatto impressionato da quegli champagne, anzi, a dirla tutta, rimasi piuttosto perplesso dal loro essere talmente leggeri da risultare ‘eterei’. Successivamente, questi champagne avrebbero dovuto essere assaggiati per la guida Grandi Champagne 2014-15, ma per un disguido non fu così. Quindi, mi trovavo tuttora con quell’idea…
Arriviamo a oggi, quando nel mio ultimo viaggio in Champagne, proprio in occasione della vendemmia, mi trovo a incontrare lo staff di Champagne de Barons Rothschild, il Directeur Géneral Georges Alnot, la Attachée de Direction Rachel Dumangin e lo chef de cave Jean-Philippe Moulin. Prima della degustazione mi raccontano la storia di questa neonata maison. Tutto ha inizio con un progetto ambizioso: creare un nuovo produttore di champagne partendo assolutamente da zero, “da un foglio bianco nel 2004” come spiega Alnot. Non solo: il progetto mira a unire insieme tutti e tre i rami della famiglia (Lafite, Mouton e Clarke, per capirci). Nasce così la SCBA, la società di produzione (NM) che sul mercato è poi conosciuta con il nome di Champagne Barons de Rothschild, alla quale, oltre alle tre famiglie, partecipa con una quota Pascal Ferat, quindi la cooperativa di Vertus La Goutte d’Or di cui è presidente (monsieur Ferat è anche presidente del Syndacat Génaral de Vigneron e, pertanto, anche co-presidente del CIVC). L’accordo prevede che la stessa, efficiente cantina della cooperativa sia impiegata per la pressatura, la vinificazione (in piccole cuve termoregolate di acciaio) e l’imbottigliamento, ma poi le bottiglie vanno a maturare in una storica struttura acquistata a Vertus dalla SCBA, con splendide cantine sotterranee. La sede istituzionale è invece a Reims, in un importante palazzo all’altezza del blasone.
Per quanto riguarda le uve, la SCBA ha iniziato ad acquistare alcuni vigneti (tra cui perfino un clos a Vertus), ma di fatto si rifornisce per la stragrande maggioranza da vigneron nei villaggi Grand Cru, oltra a una piccola quantità di Chardonnay e Pinot Noir dalla cooperativa La Goutte d’Or.
Come accennato, lo chef de cave è una vera istituzione della champagne, Jean-Philippe Moulin, figura di eccezionale esperienza, con un passato da Pommery insieme al principe de Polignac, poi da Lanson con Jean-Paul-Gandon, quindi a capo dell’ufficio tecnico del CIVC, successivamente chef de cave di Ruinart e, dal 2007, stesso incarico per i marchi della cooperativa (Paul Goerg, Napoleon e Prieur), oltre a Rothschild.
I primi tiraggi targati Champagne de Barons Rothschild sono partiti nel 2005 con tre champagne sans année, come abbiamo visto, ma si è appena aggiunto un Extra Brut, mentre nelle cantine sta maturando pure l’immancabile Millésime.
Ho assaggiato i quattro champagne che attualmente compongono la linea pochi giorni fa e ho trovato non una crescita, ma un’enorme progressione qualitativa rispetto al passato, con un più che buon Blanc de blancs, un gradevolissimo e versatile Brut, un eccellente Rosé; non mi ha convinto l’Extra Brut (che non è il Brut con meno dosaggio, ma uno champagne completamente diverso), ma siamo al debutto, quindi mi riprometto di riassaggiarlo. D’altronde, se nel vino i tempi sono lunghi (mediamente 10 anni), nello champagne lo sono molto di più; quindi, considerando che siamo di fronte a un progetto partito da zero giusto dieci anni or sono, ‘concedere’ ancora un po’ di tempo prima di un giudizio definitivo mi sembra d’obbligo. Da considerare che lo stile è volutamente improntato alla freschezza e alla leggerezza, quindi a una beva facile ed elegante.
In questa sede, comunque, andiamo a conoscere il Rosé, basato sull’annata 2009 più il 40% di vins de réserve (annate 2008, 2007 e 2006) e con il vino rosso fatto con uve di Verzenay e Vertus, seguono 4 anni di maturazione sui lieviti. Ma vediamo.
Champagne Barons de Rothschild Rosé
5% Pinot Noir in rosso, 95% Chardonnay; dosage 7 g/l
dég. I trim. 2014 – Caspita che bel naso, simpatico, gradevole, veramente invitante. È finemente fruttato, finemente dolce, finemente tostato, in un insieme che strappa un sorriso e invita certamente a essere bevuto. In bocca si ritrova proprio questo: è uno champagne molto fresco, leggero ma nient’affatto vuoto, con una bella progressione gustativa basata sulla mineralità, ma fusa anche a un fine frutto che sfiora la caramella, senza scadere mai nelle sdolcinature, però.
Alla fin fine, questo rosé sorprende per quanto è gustoso e si fa apprezzare non meno per il finale asciutto, pulito, arricchito da continui ritorni fruttati. Che invoglia a essere ribevuto ancora e ancora. Buonissimo nella sua immediatezza. Bravi.
Voto: 90/100
Meregalli Giuseppe – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it