La grande Cuvée Nicolas François Billecart in verticale! II parte
(II PARTE)
Dovrei andare avanti con qualche altra anteprima (i nuovi Moët Grand Vintage e Grand Vintage Collection, le nuove annate di Tarlant e l’inedita Cuvée BAM…), però poi mi sono ricordato di aver lasciato in sospeso la splendida verticale di Cuvée Nicolas François, la cuvée de prestige di Billecart-Salmon, anzi il simbolo di questa bellissima realtà di Mareuil-sur-Aÿ ancora condotta dai discendenti del fondatore. Pertanto, rimandiamo un attimo le altre anteprime e vediamo le altre cinque annate di NF selezionate dallo chef de cave François Domi. Anche perché si tratta di annate veramente eccezionali…
Cuvée Nicolas François
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay
1990
dég. 1998, dosage 9 g/l – La prima annata nella quale la malolattica è stata parzialmente bloccata. Che dire? Wow! Il naso è espansivo e ricchissimo, articolato su note di sottobosco, di tartufo, ma anche fini dolcezze di mou, il tutto con nobile eleganza. La bocca, poi, è semplicemente monumentale: rotonda, gustosa, soprattutto sorretta, esaltata da un’acidità inusuale per quest’annata, almeno oggi, ovvero con la bottiglia ‘vecchia’ di 24 anni. A ogni modo, rivela un gran frutto maturo, ma, più d’ogni altra cosa, una dolcezza affascinante e una mineralità quasi da Riesling. Notevole: siamo ai vertici assoluti di questa grandissima annata.
Voto: 98/100
1989
dég. 1997, dosage 10 g/l – Quest’annata che adoro si propone con un olfatto compatto ma complesso, giocato su un fondo ovviamente maturo sul quale poggiano idealmente note di frutta secca, di cioccolato, di spezie, di torrefazione, al punto da sembrare il più sofisticato e articolato della linea. Bocca esplosiva all’attacco che ti confonde un attimo perché sembra contrarsi… Invece, è solo un’impressione fugace, perché eccola ben presto distendersi con eleganza, farsi rotonda, finemente dolce di frutto, profondamente minerale. Forse non è uno champagne facile, lo definirei da appassionati, ma una volta capito conquista inesorabilmente. E quanto sta bene con la grande gastronomia!
Voto: 97/100
1988
dég. 1995, dosage 12 g/l – A mio avviso la vera grande annata in Champagne, altro che 1996! Il naso di questa bottiglia, però, stenta a rivelarlo, quasi chiuso su una singolare mineralità ferrosa e accenni di idrocarburi. Ciò nonostante, è innegabilmente fine e molto verticale. La bocca, invece, ne svela finalmente la grandezza e la coerenza con l’annata: fresca, fruttata – anche se sul versante della confettura – minerale, ma soprattutto articolata, profonda, completa. Il finale giustamente asciutto sui ritorni minerali completa il quadro di un grande champagne che ha il solo “difetto” di lasciarti con il desiderio di qualcosa in più…
Voto: 96/100
1986
dég. 1993, dosage 12 g/l – Olfatto affascinante, grasso di nocciola e ricco di torrefazione, nell’insieme rotondo, levigato, fine. Promette di essere un grandissimo champagne da un’annata non molto considerata. Palato amplissimo, ricco, incredibilmente vivace, delicatamente fruttato, evidentemente minerale, appena, ma proprio appena maturo, tanto che questa maturità sembra quasi un’eco. Ma la cosa stupefacente è che più bevi questo champagne e più ti piace, finendo così per conquistarti. Al punto che, bottiglia permettendo, non riesci proprio a smettere di sorseggiarlo. Incredibile, ma in questo caso “batte” il 1988 e affianca il grande 1990! Una vera sorpresa.
Voto: 97/100
1982
dég. 1994, 12 g/l – Naso un po’ chiuso, al limite del timido, che si muove tra note di miele, di spezie dolci, di thè, oltre a una certa maturità.
Le note di thè si ritrovano puntualmente all’attacco in bocca, evidenti al punti di farsi tanniche, ma subito dopo ecco la sorpresa di una freschezza a dir poco incredibile, una freschezza agrumata, quasi di bergamotto, che tende ad asciugare un po’ troppo il palato, dando così la sensazione di minore profondità. Però il finale gradevole e tenacemente persistente proprio sugli agrumi rimette in parte a posto le cose.
Vista l’annata, devo confessare che mi aspettavo molto di più, ma tant’è. Bottiglia interlocutoria.
Voto: 93/100
Beh, a questo punto non posso che ringraziare ancora una volta e pubblicamente François Domi per questa bellissima esperienza, magari sperando di ripeterla al più presto… Stavolta con il Blanc de blancs millésime, cher François?
Velier – Tel. 010/3108611 – www.velier.it
Da Billecart a Corbon, da Giraud a Oenothèque….. e tanti altri top (persino di Lanson, non l’avrei detto) sciorinati in questi mesi.
Leggo questi resoconti dei suoi assaggi con interesse – scontata l’invidia -, ma con sempre maggior distacco, quasi la cosa non mi riguardasse…..
E infatti non mi riguarda, e mi vergogno pure di averle fatto perdere tempo con spumanti dosati più, dosati meno, dosati zero.
Qui, siamo veramente su un altro pianeta, non ho mai bevuto una goccia di ‘sti nettari, ma non sono così sprovveduto, immagino, immagino, non c’è partita, 10 a 1 (Zanella e soci compresi, sissignore).
Ma, alla fine mi domando per chi lei scriva questi post, quanti appassionati riescono a procurarsi questi champagne, dove si possono reperire e quanto devono sborsare…..si, perchè – immagino sempre – sono tutte bottiglie da 100 euro in su e alcune in su di molto…
Sì, perchè, pur trattandosi di ch. regolarmente importati in Italia, hai un bel cercarli, per es. Corbon, Giraud, De Sousa e comunque devi far ordinare un quantitativo minimo, insomma un’impresa impossibile…
Ma sì, si dedichi in toto allo champagne, non dia retta al sig. Scorsone (visto per anni in Rai con la Clerici, mahhh….)
Gentile Marco, nessuna perdita di tempo, scherza?!
Questo sito è nato per fare da “ponte” tra le varie edizioni della guida, quindi raccontando gli champagne che nel frattempo arrivano sul mercato, ma anche per raccontare le degustazioni che – fortunatamente – mi capita di fare. E che, lo capisco, possono suscitare invidia. Ovviamente, questa non è la mia intenzione, bensì è il voler raccontare queste esperienze straordinarie e, proprio attraverso queste, far capire, diffondere la grandezza dello champagne.
È un po’ come una rivista di auto che recensisce le supercar: quanti possono permettersele? Pochi, pochissimi, però se ne parla come riferimento della categoria, come arte della meccanica. Ma anche per far sognare, perché no? Diceva Einstein che un uomo invecchia quando smette di sognare, o qualcosa del genere…
Lei, comunque, cita produttori come Corbon, Henri Giraud, De Sousa, che sono tutto fuorché inarrivabili. Certo, le loro migliori cuvée superano quei 100 euro che, oggi più che mai, rappresentano una cifra non trascurabile, soprattutto se per una bottiglia di vino, però vantano ottimi champagne anche a cifre inferiori. E i loro top rappresentano una bella esperienza senza la necessità di svenarsi… Insomma, una volta ogni tanto, senza voler fare i conti in tasca, forse si può fare. Sulla reperibilità, invece, non credo proprio sia un’impresa impossibile. Ovviamente, non sono champagne che vantano una diffusione come quelli della grandi maison, ma da qui a parlare di “impresa impossibile”, oddio, ce ne corre.
Io continuerò a dedicarmi allo champagne, ma spero di non averla fatta allontanare da questo mondo bellissimo, altrimenti non solo mi dispiacerebbe, ma avrei fallito come comunicatore…
Ho scritto in uno stato d’animo un pò contrariato…..
Reduce dal banco d’assaggio di Franciacorta che il Consorzio organizza annualmente a Milano.
Perfino l’AM Clementi (2005) non mi è sembrata ai livelli che le competono (non capisco perchè insistano con quella quota di pinot bianco…)
Poi, tac, il solito post di chicche d’antan, stavolta Billecart…..
Se nel vino fermo posso dire di essermi fatto una (abbastanza) solida esperienza sensoriale, altrettanto non posso dire dello champagne, essendo tagliato fuori da troppi champagne importanti – produttori, tipologie, annate -.
Essere tagliati fuori – solo per motivi di costo – da vini quali Masseto, Monfortino, Quintarelli e pochissimi altri, in fondo poco m’interessa sapendo più o meno dove vanno a parare…..certo, magari!!!! non voglio fare come la volpe con l’uva….
Ma, almeno conosco le tipologie, i vitigni.
Con lo champagne il discorso è diverso, mi sono spolverato una buona dose di cuvée d’ingresso e di RM, poi non riesco a spiccare il volo per i motivi detti.
L.Bernier è ottimo, ma andiamo avanti!!!
Per finire: non ha certo bisogno del mio giudizio, è che quando la leggo dovrei idealmente avere davanti lo stesso calice che ha lei ed essere aiutato a capire cosa sto bevendo…
Buongiorno Marco,
non si demoralizzi, accidenti! Ma andiamo con ordine. Sì, posso affermare che lo champagne è il miglior vino del mondo e su questo mi sembra siamo d’accordo. Il conoscerlo, poi, lo scoprirlo, è un cammino appassionante ma lungo. Il mio, finora, è frutto di 12 anni e 88 viaggi nella Regione, oltre a diverse guide e numerosi assaggi. Ma per me è un lavoro, quindi il cammino è per certi versi più veloce, mentre per un appassionato – a meno non viva esclusivamente di rendita, quindi abbia tempo e denaro – è più lungo, lo capisco. Quindi cerchi di assaggiare e riassaggiare e confrontiamoci.
Mi sembra di capire che lei è di Milano, a ogni modo sto pensando di lanciare per l’autunno un mini corso sullo champagne (2 giorni) dove si arriverà ad assaggiare anche cose top level. Inizialmente, se la cosa vedrà la luce, inizierò a Roma, ma poi potrei proporlo anche in trasferta. Vedremo.
Infine, qui sul sito non parlo solo di bottiglie epiche, ma spesso si parla anche di champagne molto più semplici. Provi a confrontarsi con quelle e verificare se idealmente abbiamo lo stesso bicchiere…
Buona domenica
PS: sono in partenza per Spoleto dove, nell’ambito di “Vini nel Mondo” terrò un mini corso/degustazione di champagne