Besserat de Bellefon: quando l’impegno paga (II PARTE)
Dopo aver visto da vicino il sensibile passo qualitativo in avanti compiuto da Besserat de Bellefon con gli champagne non millesimati della linea Cuvée des Moines, andiamo invece a vedere la situazione delle cuvée che potremmo definire speciali’, quindi l’Extra Brut e il Millésime. Entrambe fanno comunque parte della suddetta linea e, pertanto, ne condividono la bottiglie storica, la pressione minore (4,5 atm, demi-mousse), il fatto di non svolgere la malolattica.
Prima, però, due doverose premesse. L’Extra Brut non è un mero brut con un dosaggio inferiore, come avviene nella maggior parte dei casi, ma è uno champagne sviluppato proprio con l’obiettivo di un dosaggio più basso. Le uve, innanzitutto, sono frutto di una selezione a livello di Cru (classificazione minima Premier Cru) e poi non prevedono l’impiego del Pinot Meunier, quindi l’assemblaggio è completamente diverso da quello del brut, poi la permanenza sui lieviti è più lunga, raggiungendo inderogabilmente i 4 anni minimo (con i tre almeno degli altri). Da notare che il dosaggio è stato alzato da 3,5 a 5 g/l e questo ha certamente reso più equilibrato il vino, prima veramente troppo secco. Il Millésime, invece, è un classico assemblage champenoise, ma con lo Chardonnay prevalente. Non è ancora perfettamente rappresentativo del nuovo corso di Besserat perché si tratta di bottiglie sviluppate dalla vecchia proprietà che la nuova ha poi trovato in cantina sur lattes (il prossimo sarà targato 2006, quindi sarà 100% nuovo corso), però lo chef de cave ha giustamente deciso di lasciarlo maturare a lungo, così ci troviamo di fronte a bottiglie con ben 9-10 anni (a seconda dei vari dégorgement: ad esempio, l’esemplare assaggiato da me aveva maturato 9 anni, le bottiglie importate da Ricasoli ne hanno ben 10 di anni) di permanenza sui lieviti.
Extra Brut
75% Pinot Noir, 25% Chardonnay; 10% vins de réserve, dosage 5 g/l
dég. apr. 2012 – Olfatto decisamente fresco a disegnare un bell’intreccio tra frutto e mineralità, con un accenno maturo di fondo. Dà sensazione di essere secco, teso, finemente agrumato. L’agrume segna anche l’attacco in bocca, con una netta sensazione di secchezza, ma questa non è mai eccessiva o fastidiosa perché il vino ha un concreto sostegno fruttato, ancora appena maturo.
Chiude molto sapido, addirittura gustoso, con l’agrume a sfumare con una sorprendente persistenza.
Champagne non facile, nel senso che è certamente da abbinamento: d’estate con un plateau di crudi di mare, d’inverno al fianco di una gustosa arista porchettata.
Voto: 87/100
Millésime 2002
15% Pinot Noir, 54% Chardonnay, 31% Pinot Meunier; dosage 7 g/l
dég. mar. 2012 – Champagne certamente importante, ricco di materia e di struttura, quasi da appassionati nell’approccio per via del fondo maturo sul quale si muovono frutta secca, miele, spezie, canditure e pure un tocco di florealità a riportare alla forte componente di Chardonnay. Bella bocca, morbida, perfettamente equilibrata tra vinosità ed eleganza, molto coerente con l’olfatto e valorizzata da un’acidità fruttata molto ben integrata che porta di slancio a un finale appagante tra tostature di caffè e sapida secchezza. Gran bello champagne che chiama la tavola. Magari con “lenticchie di Puy, tartare di sugarello e midollo liquido” dello chef Massimo Viglietti.
Voto: 90/100
Poi, come anticipato la scorsa volta, c’è la novità. Un nuovo champagne targato Besserat de Bellefon che ne vuole rappresentare la massima espressione, la cuvée de prestige quindi, ma che non si colloca nell’ambito della linea Cuvée des Moines. Voluta per celebrare il 170° anniversario della maison (1843-2013), è il frutto di una libera interpretazione dello chef de cave Cédric Thiébault nel rispetto dello stile della maison. Per farlo, ha effettuato una rigorosa selezione delle uve nei Cru di Oger, Chouilly, Cramant, Cumières, Festigny, Ambonnay, Mailly, Mareuil-sur-Ay e poi le ha in buona parte fermentate in barrique di Argonne al fine di donare una “sottile densità” al vino. Come gli champagne della linea Cuvée des Moines, però, il tiraggio avviene con 18 anziché 24 g/l di zucchero, mentre l’assemblaggio è frutto per metà di vini dell’annata 2008 e per metà della 2009. Ecco, in sintesi, la nuovissima Cuvée B de B, prodotta in tiratura limitata e numerata.
Cuvée B de B
45% Pinot Noir, 45% Chardonnay, 10% Pinot Meunier, dosage 6 g/l
dég. 30 ago. 2013, bott. 2850 – Naso molto fresco ed elegante, fitto a denotare l’abbondanza e la qualità della materia. C’è una base agrumata di mandarino fusa a mineralità e frutta secca, ma sempre espressi con molta eleganza, quasi timidezza. Man mano emerge una lievissima nota di vaniglia, che forse rappresenta l’unica traccia dell’uso del legno, altrimenti inavvertibile, a testimoniarne la perfetta gestione. La bocca è l’ideale prosecuzione del naso, ma in maniera più evidente, più netta: è sapida, vivace per via della simpatica piccantezza di zenzero, fresca di agrumi, stavolta bianchi… Alla fine, pur senza picchi, invoglia continuamente a essere ribevuto e questo è certamente un elemento di valore. Però, a dirla tutta, da una cuvée di punta di saremmo aspettati maggiore complessità, ma questa impostazione elegante e questa sua sottile piacevolezza lo rendono sicuramente molto interessante. Lo vorrei riprovare tra almeno sei mesi…
Voto: 89/100
Barone Ricasoli– tel. 0577/7301 – www.ricasoli.it