Alla scoperta dei segreti della Grande Cuvée, l’essenza di Krug
(I PARTE)
Oramai se ne parla da giorni: Krug sta presentando il Vintage 2003. Ebbene sì, quando tutti si aspettavano il 2002, invece ecco la maison di Reims stupire con questo millesimato inatteso. Ma ne parleremo giovedi della prossima settimana (il 13 mattina) con dovizia di particolari: non mancate!
Nel frattempo, vorrei tornare sulla Grande Cuvée Krug, lo champagne che meglio rappresenta Krug. Anzi, lo champagne che è la vera essenza di Krug. Lo stesso fondatore, infatti, aveva pensato due champagne, la Cuvée N.1 e la Cuvée N.2, con la prima che può essere assimilata proprio alla Grande Cuvée e la seconda al Vintage. Allora, e per più di un secolo a venire, in Krug non s’è prodotto altro e solo con il grande Henri sono arrivati il Clos du Mesnil, il Rosé e, infine, il Clos d’Ambonnay.
Joseph Krug creò la propria maison de champagne perché non era soddisfatto della qualità degli altri champagne e voleva raggiungere l’eccellenza assoluta con il proprio. Non solo. Per monsieur Krug, lo champagne era il non plus ultra del piacere e questo piacere doveva essere disponibile sempre, quindi svincolato dall’annata. Per questo, la sua idea di champagne top non era legata al millesimato (in quanto figlio dell’annata, non poteva essere sempre uguale a se stesso, ovvero sempre al top), né al classico brut sans année, la cui qualità, come detto, non era sufficientemente elevata per Joseph Krug. Da qui l’intuizione del multimillesimato, quindi un fine assemblaggio di diverse annate e, ovviamente, di tutte e tre le varietà della Champagne. E, poiché Joseph Krug era già avanti con gli anni e aveva un figlio piccolo (Paul), per il timore di non riuscire a tramandargli la sua idea di champagne, scrisse tutto sul famoso diario, al quale oggi fa riferimento con orgoglio il suo discendente diretto Olivier Krug.
Ma cosa scriveva esattamente Joseph Krug su questo diario a proposito della formula dei suoi champagne? Ecco le parole esatte:
“Non è possibile fare un buon vino se non con ottime uve. Mentre alcuni possono ottenere un vino apparentemente buono da elementi mediocri, ebbene questo rappresenta l’eccezione. E non ci si può fare affidamento perché questi mettono in gioco tutto il nostro savoir-faire e la nostra reputazione.
D’altro canto, devono essere prese le più grandi precauzioni per ottenere un assemblaggio estremamente omogeneo. Senza mancare mai l’estetica, la presentazione della bottiglia.
Pertanto, una buona maison dovrebbe sviluppare due cuvée, una più leggera per l’Europa del Nord e i paesi del Mar Nero, l’altra per i paesi del Reno, il Belgio, l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
“N.1: cuvée leggera”
1/3 Cramant, Avize e Le Mesnil
1/6 Vertus e Pierry
1/3 Aÿ, Dizy e Bouzy
1/6 Montagne de Reims
Questo assemblaggio può essere modificato a seconda dell’annata, così, se il vino dovesse avere troppo corpo, si possono utilizzare più uve di Cramant, Avize e Le Mesnil, oppure fare il contrario se il vino fosse invece troppo leggero, come accaduto nel 1848.
“N.2: cuvée corposa”
1/5 Cramant
1/5 Vertus e Pierry
2/5 Aÿ e Bouzy1/5 Montagne de Reims
Modifiche possono essere apportate a seconda della vendemmia, come abbiamo visto per la N.1.
Ovviamente, le due tipologie di vino richiedono due liqueur differenti, una senza alcuna aggiunta di alcol o spiriti composta da:
1/6 Vertus e Pierry
1/3 Cramant e Avize
1/3 Aÿ e Dizy o Champillon
1/6 Verzenay
Questa liqueur sarà utilizzata per la cuvée N.1, mentre l’altra sarà fatta con i medesimi vini, ma con l’aggiunta di una piccola quantità di fine Cognac invecchiato almeno due anni (senza essere troppo vecchio)”.
Il documento ha un valore eccezionale e svela l’esatto assemblaggio dei Krug, almeno com’erano in origine, ma anche come sono stati per oltre un secolo, perché nel 1979 il grande Henri Krug scriveva: “ancora oggi da Krug assembliamo la Grande Cuvée secondo i dettami della Cuvée N.1 e il Vintage sulla base della Cuvée N.2”, che ci riporta a quanto detto all’inizio, quindi a quanto comunica attualmente la maison di Reims.
Poiché all’epoca i vari Cru erano emblemi di una varietà, possiamo dedurre che la N.1 era più o meno 51% Pinot Noir, 41% Chardonnay, 8% Pinot Meunier, mentre la N.2 all’incirca 60% Pinot Noir, 30% Chardonnay, 10% Pinot Meunier. Oggi gli assemblaggi non dovrebbero essere troppo differenti (mentre le liqueur saranno certamente cambiate, soprattutto quella della N.2, visto che non si usano più alcolici da oltre 30 anni), anche se, lo sappiamo, questo argomento degli assemblaggi esatte non piace troppo in casa Krug. Wow!
Beh, per questa prima puntata credo proprio che possa bastare (!), nella prossima scopriremo la Grande Cuvée esattamente come la vedevano Henri e Rémi Krug.
Moët Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Buon pomeriggio Alberto! Che spettacolo questo articolo.
Anche io posso dire di avere una lettera di Krug: La lettera che accompagna il Krug Collection 1989.
Sarebbe fantastico poter vedere e toccare con mano gli appunti del grande Joseph.
A presto
Un caro saluto
Il libretto originale è conservato nella maison Krug, ma vuoi per la calligrafia, vuoi per il francese di quasi 200 anni fa, non è di facile comprensione.
Quei concetti, però, li ho trovati molto ben espressi nello splendido libro del suo discendente, il grandissimo Henri Krug!