Ca’ de Bosco: arrivano i nuovi Franciacorta millesimati
Lo scorso anno, proprio in questo periodo, Ca’ del Bosco lanciava l’annata 2008 dei propri millesimati, le etichette Brut, Dosage Zéro e Satèn.
Con l’occasione, la cantina di Erbusco creata da quel geniaccio di Maurizio Zanella, ribattezzava i tre in Vintage Collection, creando così una vera e propria linea di Franciacorta millesimati, apportando al contempo anche migliorie estetico/funzionali. Prima fra tutte la bottiglia, sempre champagnotta, ma più pesante e lunga (per favorire il contatto tra lieviti e vino), quindi l’habillage, che prevede anche una capsula molto pesante con sistema di chiusura a fascetta, oltre a una struttura di plastica tra il classico muselet e la stessa capsula. In controetichetta, infine, oltre alla data della sboccatura anche l’indicazione dei solfiti (sotto i 50 mg/l).
Per quanto riguarda i vini, invece, quelli della vendemmia 2008 non rappresentavano solamente il 32° millesimo di Ca’ del Bosco, ma erano anche i primi frutto dell’esclusivo lavaggio delle uve – dopo raffreddamento e rigorosa cernita – per rimuovere ogni sostanza impura dalle bucce. Ora, non ricordo perché su questo sito non parlai della degustazione dei 2008 (avevo pure fatto le schede…), ma Brut e soprattutto Satèn mi piacquero molto, mentre non mi convinse lo Zéro Dosage. Beh, mi rifaccio con la degustazione di “nuovi” tre 2009… vediamo.
Brut
30% Pinot Nero, 55% Chardonnay, 15% Pinot Bianco; dosaggio 2,5 g/l
(da vigne di non meno di 20 anni di età, fermentazione in barrique con successivi 5 mesi di maturazione, assemblaggio di 26 vini base)
Bott. n. 08126, tiraggio aprile 2010, sboccatura primavera 2013 – Naso ricco, al punto di dare non semplicemente una sensazione di opulenza, ma proprio di densità di materia. C’è un gran bel frutto, note di panificazione e un fondo minerale, il tutto in un contesto fresco di impronta agrumata. Bocca morbida, tanto nella materia quanto nella bollicina, di fine intreccio tra agrumi e mineralità. Dopo l’esame olfattivo mi sarei aspettato maggiore potenza, più complessità, ma alla fine questo Franciacorta risulta veramente piacevole e chiude con un fruttato di incredibile persistenza. Direi si tratta di un’interpretazione perfettamente centrata, se non addirittura vincente per la categoria…
Voto: 87/100
Dosage Zéro
22% Pinot Nero, 65% Chardonnay, 13% Pinot Bianco; dosaggio 0 g/l
(come Brut ma con 25 vini base nell’assemblaggio)
Bott. n. 08050, tiraggio aprile 2010, sboccatura primavera 2013 – Il naso segue il fil rouge del Brut e la tipologia è tradita non tanto dalla secchezza, quanto da un’intensa espressione agrumata che riporta al limone e una mineralità più netta. Non manca, in secondo piano, uno spunto grasso di frutta secca. La secchezza, sempre su un versante mineral/agrumato, si fa invece evidentissima all’assaggio, al punto che limita quasi l’espressione vinosa (la materia c’è, ma fatica a emergere). Finale asciutto e ancora agrumato, lievemente tendente all’amaricante. Mi dispiace, ma è un’etichetta che continua a non convincermi…
Voto: 82/100
Satèn
85% Chardonnay, 15% Pinot Bianco; dosaggio 3 g/l
(come Brut ma con 18 vini base nell’assemblaggio)
Bott. n. 04232, tiraggio aprile 2010, sboccatura primavera 2013 – Approccio olfattivo coinvolgente, non tanto soffice quanto elegante, non mancando di ricchezza tra note di frutta, minerali, di erbe aromatiche e una eco di tostature di nocciola. La bocca è spessa e rotonda, morbida, ma anche fresca, croccante, sulle prime frenata dai ritorni di erbe aromatiche un filo troppo evidenti, ma poi distesa in maniera confortante sulle note fruttate fino al finale pieno, corroborante, molto persistente. Coerentemente con la tipologia, poi, la bollicina è molto bella, carezzevole. Bel Franciacorta, addirittura elegante, che piace sempre più un sorso dopo l’altro. Si riconferma il migliore del trio.
Voto: 88/100
Riguardando i punteggi e le degustazioni dei Vintage Collection sono sorpreso dalla perfetta simmetria tra i due Satèn e i due Dosage Zéro, mentre il Brut (che poi è in realtà un extra-brut) mi è sembrato molto più buono ora, con questa annata 2009. Che aggiungere? Beh, solo che Ca’ del Bosco riesce sempre a dar vita a Franciacorta molto ben fatti, capaci di risultare estremamente piacevoli per il grande pubblico, ma anche decisamente interessanti per gli appassionati. Il Satèn, con il suo legame con le uve bianche e la minore pressione (è un demi-mousse), conquista immancabilmente, mentre il Dosage Zéro lo trovo troppo appuntito. Ma, si sa, sono sostanzialmente contrario ai non dosati, tanto in Franciacorta quanto… in Champagne.
Di questi ho di recente acquistato il brut millesimato, ma voglio per ora dimenticarlo in cantina.
Come, secondo me, a maggior ragione, andrebbe atteso il dosage zero, sono sicuro che il punteggio sarebbe più generoso…
Tempo fa ho bevuto un buonissimo 2005 nella vecchia bottiglia con l’etichetta verde!
Credo che assieme al millesimato brut nature di Barone Pizzini sia uno dei migliori spumanti non dosati.
Sicuramente un annetto di cantina gioverebbe a questi Franciacorta, anche se non li ritengo vini da lungo invecchiamento.
Per i non dosati, la faccenda è un po’ complessa. In linea di massima, non mi convincono e sono d’accordo con Didier Depond, presidente di Salon-Delamotte, che una volta mi disse: il dosaggio è come il trucco su una bella donna, un filo ne esalta la bellezza, troppo la appesantisce. E sono perfettamente d’accordo. Poi, per carità, ci sono anche le eccezioni. Tra gli champagne, mi vengono in mente gli ottimi non dosati di Tarlant e di Huot, che sono davvero buoni. Ma, per un non dosato “buono”, sono necessarie ferrea selezione delle uve e lunga permanenza sui lieviti. Ecco, forse in Ca’ del Bosco dovrebbero provare a tenere il Dosage Zéro 5 o 6 anni sui lieviti, invece di 48 mesi come Brut e Satèn. IMHO…
Di champagne pas dosé ho diverse volte bevuto solo il Philipponnat che ho trovato decisamente più intrigante del brut base Royale Réserve – non gran cosa, diciamola tutta…
Avete ragione, se non che molti champagne hanno più che un” filo” di dosaggio…..
Ma non voglio tediarLa, alla fine è il gusto che comanda, il demi-sec per es. esula per me dal concetto stesso di champagne….
Chiedo scusa che vuol dire IMHO?
È vero, alla fine è sempre il gusto a comandare, quindi la soggettività, fermo restando, però, una certa e oggettiva qualità di base.
Riguardo i demi-sec, non li esclusa a priori, perché in alcune circostanze possono risultare davvero molto interessanti. Qui (https://www.lemiebollicine.com/3693-non-dimentichiamo-gli-champagne-demi-sec-ernest-remy-ad-esempio/) ho parlato dell’ottimo Ernest Remy, in guida invece troverà il sorprendente Demi-sec di Pol Roger… Ma come dimenticare il Vintage Rich di Veuve Clicquot? Provi, almeno una volta.
IMHO? Abbreviazione di In My Honest Opinion… Siamo schiavi di Internet…