Dom Pérignon Rosé 2002: acquistatelo e tenetelo in cantina, vi stupirà!
Questo grande rosé, di cui ho avuto modo di parlare presentandolo in anteprima su queste pagine, sarebbe dovuto essere tra i Dom Pérignon della seconda edizione della guida Grandi Champagne, poi, però, è uscito quasi a sorpresa il Rosé 2003, allora mi è sembrato più giusto pubblicare quest’ultimo in guida, visto che il grande Richard Geoffroy me lo ha concesso in anteprima. E il 2002, allora? Eccolo qua, ora regolarmente in commercio e riassaggiato a distanza di sette mesi.
Prima, però, due parole sul Dom Pérignon Rosé 2003, rimandando alla guida per maggiori dettagli. Richard ha stupito un po’ tutti con il 2003 blanc, annunciando anche che presenterà la versione Œnothèque di questo grande champagne. Ma non aveva detto nulla del rosé, che compare ora quasi come un fulmine a ciel sereno (non si sa ancora quando arriverà in Italia). Per Richard, Dom Pérignon è un vino costruito sul continuo equilibrio tra gli opposti, il vino dei paradossi, e, a proposito del Rosé 2003, ha detto: “la vendemmia 2003 è stata una sfida, ma la posta in palio era alta: il massimo dei paradossi. Per me, l’annata 2003 è una delle più memorabili, un’annata di superlativi ed estrema, è stato esaltante vinificarla”.
Ma com’è questo DP Rosé 2003? In estrema sintesi posso dire che a me è piaciuto molto, certamente più del Vintage 2003 e credo anche che alla lunga possa dare ancora di più. Parecchio di più. Oggi è pervaso dalla mineralità, con il frutto ancora in secondo piano e una leggerissima tannicità in chiusura, ma è tremendamente affascinante e indiscutibilmente piacevole.
Ma è ora di passare al precedente, al 2002…
Rosé 2002
57% Pinot Noir, di cui il 18% in rosso, 43% Chardonnay, dosage 6,5 g/l
Questo vino sarà grande, ma oggi è ancora tremendamente, troppo, giovane. Nel bicchiere, infatti, il naso è chiuso, al limite del serrato, e solo dopo una lunga attesa inizia a rivelare man mano la componente fruttata tipica del rosé, oltre a una curiosa contrapposizione tra grassezza e secchezza, con in più una singolare nota vegetal/ferrosa che media tra le tipiche – per l’etichetta – erbe aromatiche e mineralità. La bocca accentua ancor più la sensazione di eccessiva giovinezza del vino, che è quasi arroccato nella sua concentrazione di energia, per questo è tremendamente “droit”, tanto che risulta difficile stare dietro alla sua profondità, alla sua chiusura un po’ tendente al tannico… Se il 2000 era piacere allo stato puro, questo 2002 promette mirabilia, ma oggi chiede a gran voce di esser lasciato in pace e, quindi, di riposare in cantina.
Voto: 95/100
Sono sempre più convinto che sia molto difficile fare buoni rosé in Champagne e credo che i top champagne rosé si contino sulle dita di una mano. Tra questi, naturalmente, figura il Dom Pérignon e anzi – e non me ne voglia Richard – credo che in rosa il DP riesca addirittura a fare meglio del blanc, sia da giovane, sia da vecchio, tanto nella versione Vintage quanto nella Œnothèque, e lo dimostrano inequivocabilmente le ultime annate: 1996, 1998, 2000, 2002 e, adesso, pure 2003. Ora, qualche “buontempone” (per ora non mi vengono altre definizioni…) ha detto che il DP Rosé 2002 è il ‘miglior vino del mondo’. Sarebbe troppo facile rispondere: e il Rosé 1996, allora? E, quando sarà, come la mettiamo con il 2008?
Certe definizioni roboanti, buttate lì per fare audience, è meglio lasciarle perdere, da parte mia posso dire che il DP Rosé 2002 è un grandissimo champagne, ma non il migliore della serie, come avrete capito. Ad esempio, al momento del lancio il 2000 era sicuramente più piacevole e, considerando che l’annata 2000 è stata quella che è stata, allora sì che avremmo dovuto tessere le lodi di quel rosé, però pochi ne hanno parlato. In compenso, nella guida Grandi Champagne ha figurato con un bel 96/100, non a caso…
Questo Dom Pérignon Rosé 2002 è un concentrato di energia che ha bisogno di anni per rivelarsi. E credo che ora, rispetto a qualche mese fa, si sia quasi arroccato su questa energia, come dire che ora è in pieno divenire. Da qui il punto in meno rispetto all’assaggio in anteprima, quando, probabilmente, più fresco di dégorgement, ancora non aveva iniziato a “lavorare” su questa intensissima energia. Certamente sarà andato oltre l’annata, ma solo il tempo ci saprà dire quanto sarà andato oltre. Pertanto, il consiglio è di acquistarne un paio di bottiglie (budget permettendo…) e tenerle in cantina: ci sarà da divertirsi!
Io mi riprometto di riassaggiarlo man mano, magari già a settembre, quando incontrerò Richard…
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Ho ancora lo splendido ricordo del Dom Perignon Rose’ 1996 degustato in buona compagnia qualche mese fa, con le sue note fruttate molto intense ed una persistenza al palato infinita e coinvolgente… nella mia classifica personale, quest’opera d’arte la colloco al di sotto solo del Krug 1988, stappato a poco tempo di distanza e col quale ho “convertito” un mio carissimo amico fino ad allora molto piu’ “Domperignonista”!!!
Ora questo 2002 che, son sicuro, ci regalera’ grandi emozioni tra qualche tempo grazie ad un millesimo quasi perfetto ma per me ancora inferiore al 96, probabilmente proprio perche’ non e’ trascorso ancora tempo sufficente a far maturare al meglio i nostri “tesori”….
Che aggiungere? Lei ha già detto tutto! Sì, aspettiamolo qualche anno questo DP Rosé 2002, anche se non credo proprio che riuscirà ad andare oltre, ma nemmeno a “pareggiare” il 1996…
A presto
Sentore di tappo /Dom Pérignon
Negli ultimi 6 mesi ho aperto tre bottiglie di Moet & Chandon: Dom Pérignon Vintage 1996, Dom Pérignon Vintage 1999, e Rosé Vintage 1998 tutte e tre con un forte sentore di tappo, imbevibili.
Bottiglie che avevo da qualche anno nel mio frigo a temperatura di 12/13 gradi.
Credo che una azienda come Moet & Chandon non si possa permettere una cosa del genere, se si pensa poi al prezzo del rosé..
Dubito che sia un caso..non lo so
Volevo conoscere il Vs. parere. Grazie infinite
carlo aiuti
carlo aiuti
Carlo,
si dice che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo! Scherzi a parte, da quanto mi dice è stato veramente sfortunato. Per carità, il tappo può capitare, fa parte del gioco, però 3 su 3 della stessa marca – anche se di annate diverse – è tanto. O meglio, è tanto perché le sono capitate di fila bottiglie della stessa marca ma di annate diverse. Le avesse aperte non così ravvicinate, forse ci avrebbe fatto meno caso…
A ogni modo, ricordo una serie di NF 1996 di Billecart: tra me e due cari amici trovammo un’incidenza di tappo ben superiore. Ma nel nostro caso era stato un lotto di sugheri sfortunati, mentre nel suo è veramente sfortuna perché si tratta di bottiglie di lotti (e annate) ben diversi.
Come ho detto, purtroppo può succedere. Lei dice che è inammissibile con DP, soprattutto nel caso dei preziosi Rosé e OE e tutti i torti non ce l’ha, però… Anche a me è capitata una bottiglie di DP OE 1996 bouchonnée e la bottiglia arrivava addirittura dalla maison, ma il mondo del vino è costellato di queste delusioni. È il bello, anzi il brutto del sughero naturale.
Va detto, però, che negli ultimi anni i produttori top, tra cui DP, stanno cercando di effettuare selezioni sui tappi, quindi in futuro la casistica negativa dovrebbe scendere.
Il suo problema è che le è capitato con bottiglie acquistate parecchio tempo addietro, quindi senza la possibilità di restituirle al venditore per la sostituzione, perché almeno con Rosé e OE è normale avere diritto alla sostituzione.
Insomma, la cosa brucia, parecchio, e la capisco, ma non posso che confermarle la sua particolare sfortuna: le si sono accumulate in sequenza proprio tre bottiglie fallate. Quindi è un caso, un caso in cui si sono concatenati una serie di eventi, ma tant’è.
E ho speso i soldi anche di un bel frigo per ben conservarle……
Grazie infinite della sua sollecita risposta.
Ho la fortuna di avere ancora n.2 bottiglie di rosé 98, un’ultima 96 ed un 99.
Faccio gli scongiuri!!!!!!!!!!!
Grazie ancora
carlo aiuti
Beh, il tributo alla sfortuna è stata o già ampiamente pagato! Magari provi con uno dei due Rosé 1998 e mi faccia sapere, ora sono curioso…
Ora me ne vado a Zanzibar al mio ritorno brinderò con un’altro rose 1998.
Sarà mia cura darle notizie a proposito.
Grazie ancora è buon lavoro
Carlo aiuti
Buonasera Sig. Lupetti,
a tutti i complimenti che lei riceve quotidianamente aggiungo anche i miei. Questo sito, le vostre recensioni, sono veramente un punto di riferimento e di incontro.
Le scrivo perché vorrei sapere da lei le impressioni sul Dom Perignon rosè 2004 e il suo confronto con il 2002. Sul mercato il il rosè di DP si trova a prezzi elevati, quale è il giusto prezzo?
Cordiali saluti
Luigi
Grazie!
Beh, a mio avviso i DP 2002, quindi il bianco e il rosé, sono champagne che si riveleranno alla lunga, quindi oggi li lascerei in cantina. Il 2004, invece, beneficia dell’immediata piacevolezza propria dell’annata… Comunque, sarà recensito nella prossima edizione della guida Grandi Champagne, in uscita tra un mesetto.
I prezzi? Un DP Rosé si colloca tra i 280 e i 320 euro, dipende… dal venditore.
Buona serata