Billecart-Salmon Grande Cuvée 1989: un grande champagne di nome e di fatto

Nel 1982, esattamente 18 anni dopo la creazione della celebre Cuvée Nicolas-François (NF per gli amici…) in onore del fondatore, la famiglia Billecart decise di dare vita a un nuovo champagne. Uno champagne d’eccezione, ovviamente millesimato, che rappresentasse una sorta di estremizzazione dell’NF. Pertanto, decisero di rimanere sempre sullo stesso assemblaggio paritetico di Pinot Noir e Chardonnay Grand Cru, ma stavolta frutto di una selezione se possibile ancora più rigorosa, addirittura maniacale, delle uve, i cui vini hanno poi maturato per ben 10 anni sui lieviti: era nata la Grande Cuvée.

Un grande champagne di nome di fatto, dunque, che mi è capito di assaggiare qualche anno fa nelle annate 1990 e 1996, eccellente la prima, troppo giovane la seconda. Ma di quest’ultima Federico (Angelini) dovrebbe averne ancora un paio, quindi, semmai, tra qualche altro annetto…

Invece, un mesetto fa eccomi proprio da Billecart non solo per una visita approfondita, ma anche per qualche degustazione in anteprima per la guida Grandi Champagne. Al termine degli assaggi chiedo allo chef de cave, il bravissimo François Domi, se possiamo chiudere con qualcosa di un po’ più vecchio… Monsieur Domi va via e torna cinque minuti dopo con una bottiglia. Osservo curiosissimo, cos’è? No, non è un Blanc de blancs (all’epoca etichetta avorio), non è neanche l’NF (etichetta verde), alla fine i colori mi riportano alla Grande Cuvée: ottimo! E va ancor meglio quando vedo l’annata, 1989, una delle mie preferite. Caduta in mezzo a due vendemmie da sogno, la 1988 e la 1990, è stata appena, appena inferiore a queste due in una valutazione assoluta, ma è poco conosciuta – e apprezzata – dai più. Peccato. A me, invece, piace tantissimo e ogni volta che assaggio uno champagne del 1989 mi trovo di fronte a bottiglie memorabili. Infatti…

Grande Cuvée 1989
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay, dosage 9 g/l (dég 1998)

Naso spesso e profondo, vivo, integro, fresco, animato da note di spezie, di sottobosco (fino al fungo), in un bel contesto rotondo, anzi grasso di frutta secca, oltre a dolcezze di toffee, torrefazione, tostature. Insomma, grande complessità per un grande vino che all’assaggio sfodera un’acidità potente, ancorché ben integrata, beninteso, che sostiene una materia di prim’ordine che evidenzia piccantezza di zenzero e pan di spezie. Un vino ancora complesso e profondo, rotondo e dinamico, teso, dal finale non semplicemente sapido, ma pure gustosamente fruttato per una chiusura appagante. Tanto che anche di fronte a un bicchiere così importante non finiresti mai di berlo… Lunghissimo, ma non banalmente tale, bensì elegante. Beh, siamo al top.
Voto: 97/100

Con la vendemmia 1998 i Billecart hanno smesso di produrre questo champagne. Da appassionato devo dire che mi piange il cuore, da uomo devo dire che li capisco: troppo vicino all’NF. Ma di Grande Cuvée 1996 e 1998 ancora se trovano (quelle con la nuova etichetta nera e oro), quindi non posso che consigliarvi di non farvi scappare le bottiglie qualora vi capitassero. Tra qualche anno mi ringrazierete. E, magari, brinderete alla mia salute…