Clos e champagne: c’è anche Jacquesson!
Chi ha avuto la fortuna di visitare quella splendida realtà champenoise che risponde al nome di Jacquesson, avrà notato che all’interno del perimetro della maison c’è un vigneto. Un vigneto interamente piantato a Pinot Meunier e racchiuso da mura, pertanto un clos. Già la prima volta che visitai Jacquesson, sei o sette anni fa, notando proprio questo vigneto particolare, chiesi ai fratelli Jean-Hervé e Laurent Chiquet cosa facessero con quelle uve e, nel caso, come mai non le impiegassero per fare uno champagne unico. Ricordo che risposero in maniera vaga, sorridendo, e solo, ora, col senno di poi, mi sono reso conto che lo stavano già facendo e sotto i miei piedi, nelle loro cantine sotterranee, stavano già risposando le bottiglie di quello champagne. Insomma, Jacquesson aveva creato non solo il suo clos, ma anche il primo Pinot Meunier in purezza in un colpo solo…
Comunque, quando ho scoperto dell’uscita di questo nuovo champagne di Jacquesson, mi sono subito attivato per assaggiarlo e, grazie ai buoni uffici di Pietro Pellegrini, sono riuscito a entrare in possesso delle due annate finora rilasciate dai fratelli Chiquet, la 2000 e la 2002. Teoricamente avrei dovuto destinare una di queste due bottiglie alla seconda edizione della guida Grandi Champagne, ma la produzione è stata talmente contenuta (poco più di 1.200 bottiglie…) che non avrebbe avuto senso parlarne in un guida; inoltre, lo stesso Pellegrini mi ha detto che praticamente non ci sono più bottiglie disponibili… Amen.
Ciò nonostante, vorrei raccontarvelo questo nuovo Jacquesson, così, anziché tenere le due bottiglie gelosamente chiuse in cantina, ne ho assaggiata una, curiosissimo, la 2000.
Lo champagne è stato battezzato “Dizy – Le Clos” e teoricamente dovrebbe far parte della linea Lieux-Dits (i monovigneto millesimati) di Jacquesson, ma non ve n’è traccia neanche sul loro sito. La solita retroetichetta foriera di informazioni ci dice che il vigneto è stato piantato nel 1973, è esposto a sud e si trova su un terreno di colore marrone bruno-rossiccio, composto da pura craie sotto uno strato di limo. E c’è anche scritto che sarebbe stato un peccato dimenticarlo… Detto, fatto. Vinificazione in pieno stile Jacquesson, in botte, imbottigliamento senza filtrazione, ben 11 anni anni sui lieviti e, al termine, dosaggio da extra-brut, 3,5 g/l per la precisione.
Le Clos 2000
100% Pinot Meunier
dég. 28 nov. 2012 – Il singolare colore oro antico, tendente all’ambrato, conduce a un naso spesso con sentori chiaramente maturi che sfumano verso l’ossidazione. Ma è un’ossidazione affascinante, nonostante tenda a far apparire il vino più vecchio di quello che è… Così, l’abbondanza di frutto non è semplicemente dolce, ma imperniata su note di mela grattugiata e di frutta tropicale (banana), oltre a spunti di tabacco biondo.
Che dire? Conquista nel suo essere unico, anche se rimane certamente un vino da grandi appassionati. La bocca continua idealmente su questo fil rouge, ma su un versante di grande leggerezza che vorremmo – o potremmo? – definire addirittura di eleganza, il che potrebbe finanche lasciare spiazzati.
Ma l’annata è stata quel che è stata, così, alla fin fine e anche nel suo essere elitario, non possiamo non plaudire questa interpretazione dei fratelli Chiquet di un vigneto unico di Pinot Meunier.
Voto: 90/100
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net
Sempre un po’ snobbato, il Pinot Meunier in purezza può rivelarsi interessante. Alberto, questa però è cattiveria, stappi una bottiglia introvabile e ci tieni anche a far sapere che hai in cantina un 2002!