Bruno Paillard al top: Le Mesnil 1990
Ritengo Bruno Paillard eccezionalmente bravo con lo Chardonnay in purezza. Il suo multimillésime Blanc de blancs Réserve Privée è semplicemente buonissimo e ancora devo trovare qualcuno che non lo apprezzi, appassionato o meno, mentre il suo Blanc de blancs Millésime è “semplicemente” un grande champagne. Ma non è finita, perché c’è ancora un terzo blanc de blancs in casa Paillard, il Le Mesnil, anch’esso millesimato. Per me si tratta del vero champagne top di Bruno Paillard, superiore anche all’N.P.U., un autentico capolavoro che dimostra una volta per tutte le capacità di questo produttore e la sua straordinaria ispirazione con la varietà bianca. Sì, è vero, lo conoscono in pochissimi perché è prodotto in quantità estremante limitata (tra le 5.000 e le 6.500 bottiglie) e solo nelle annate veramente eccezionali, ma i capolavori non posso fare quantità… Pertanto, finora, è stato prodotto soltanto in tre annate: 1988, 1990 e 1995.
L’ultima volta che ho visitato la maison, insieme a Luca Cuzziol, Monsieur Bruno ci fece chiudere sontuosamente la degustazione con una bottiglia di Le Mesnil 1995, l’ultimo della serie. Almeno finora, perché è atteso un 1996… Era la seconda volta che avevo la fortuna di assaggiarlo e mi convinsi una volta per tutte della sua eccezionalità.
D’altronde, è prodotto non solo con le uve dei vigneti di proprietà della maison nel villaggio Grand Cru di Le-Mesnil-sur-Oger (che, tra l’altro, è dove Bruno Paillard acquistò il suo primo vigneto) nella Côte des Blancs, ma soprattutto con sole due parcelle straordinarie, i lieux-dits di “Mournoir” e “Pudepeigne” (fino alla vendemmia 1990 solo da quest’ultimo, con la 1995 anche con il primo), poi vinificate in piccole botti come avviene per le top cuvée di Paillard e, sempre seguendo la “formula” di Bruno per i suoi champagne di punta, lunga fermentazione sui lieviti, per più di dieci anni, e opportuno risposo dopo il dégorgement pari a non meno di due anni.
Dicevo di Luca Cuzziol, però. Beh, è grazie a lui se qualche tempo fa sono riuscito ad accedere a tutte e tre le annate di Le Mesnil finora prodotte, che conservavo gelosamente in cantina in attesa di un’occasione. Che non è mai arrivata, ma qualche settimana fa ecco un sabato pomeriggio di stacco dalle mille cose da fare con il buon Federico Angelini che mette in campo un Clos des Goisses 1989. Come gli rispondo? Potrebbe essere la volta buona di uno dei tre Le Mesnil, forse del 1990, quello in teoria al suo picco, ricordando ancora la grande freschezza del 1995 e immaginando la mostruosa longevità del 1988. Detto, fatto…
Le Mesnil 1990
100% Chardonnay
dég dic 2003, bott. n. 00252 – Caspita che bel naso! Opulento, complesso, pervaso da una mineralità pietrosa su un intrigante fondo fumè. Ma non mancano finissime dolcezze di frutto e sentori di latte di cocco. L’attacco in bocca è l’esatta prosecuzione di quanto ci si aspetta, ma con in più una bollicina davvero finissima. Ritorna la grande opulenza della materia, ovvero la setosità di questa, e l’anima minerale, ma poi arriva uno slancio acido davvero importante che non dona solo profondità e freschezza, ma pure elegante asciuttezza e ostinata persistenza fruttata. Un autentico pezzo d’opera!
Voto: 97/100
Grazie Luca! E, ovviamente, grazie Bruno!
Cuzziol – tel. 0438/4564 – www.cuzziol.it
Che belllo leggere queste cose.. c’è un mondo meraviglioso fatto di bollicine tutto da conoscere e scoprire, e mi piace un sacco poterne leggere con questo tuo stile. Come se fosse una cosa qualunque della serie “che gli rispondo ad un 89?”. 🙂 Alb – per parafrasare una gloriosa pubblicità della Panda – se non ci fossi dovremmo inventarti.
Paillard ancora una volta dimostra di avere ben chiare le idee su chi è e cosa vuole rappresentare.
Grazie, ma – dài! – non esageriamo…
Per Paillard, solo l’ennesima conferma, come se ce fosse bisogno.
Salve Alberto,
avevo letto questo articolo tempo fa e mi ha convinto a cercare una di queste bottiglie.
Sono riuscito a mettere le mani su una bottiglia di Le Mesnil 1995 ma mi hanno colpito alcune differenze da quanto da lei riportato e non riesco a non chiederle alcune delucidazioni, se può farlo.
La retro etichetta riporta il numero di bottiglie prodotte e il numero specifico della bottiglia (n. 00558 di 8260 )
Il degorgment ha la medesima data del suo ’90 in foto: dicembre 2003 (quindi nel mio caso sono quasi 8 anni sui lieviti e non oltre i 10..) e, infine, il lieux-dits utilizzato è il “Pudepeigne”, nessuna menzione al “Mournoir”.
Vorrei sapere secondo lei del perché di queste differenze riscontrate nella mia bottiglia e il periodo migliore per godersela.
Grazie in anticipo per la risposta e, visto il periodo, le porgo i migliori auguri.
Matteo
Grandissimo champagne, in quella che è tuttora l’ultima annata presentata. Annata che, come ho detto più volte, adoro ed è oggi in condizioni eccezionali.
Vendiamo ai suoi dubbi:
1) numero di bottiglie prodotte: probabilmente l’annata convinse Bruno Paillard a produrre un po’ più di questo chamapagne e, quindi, destinare meno uve dei due vigneti alle altre cuvée…
2) vigneti: sì, in controetichetta ne è dichiarato uno solo, ma in realtà sono i due che ho detto. E la fonte sono gl stessi Paillard…
3) maturazione sui lieviti: i Paillard non degorgiano tutte le bottiglie insieme, ma solo piccoli lotti di tanto in tanto. La sua bottiglia, dunque, deve far parte del primissimo lotto degorgiato, anche se la commercializzazione è poi avvenuta non meno di tre anni più tardi.
4) quando goderla? Io non resisterei…
Spero di aver soddisfatto tutte le sue curiosità!
Auguri
Salve Alberto,
ho acquistato e bevuto Le Mesnil 1990, deg. 02/2015, purtroppo il tappo non ha tenuto(ho pensato ad una conservazione in piedi)… dunque la carbonica risultava quasi assente, al naso e in bocca l’ho trovato morbido (ho una bottiglia di marsala in casa e il naso era molto simile, non dico uguale perchè non sarei credibile – già rischio così) e animato da una freschezza che era più di origine “minerale”(sensazione di “sfrigolamento” a inizio bocca) che derivata dall’acidità. Non l’ho trovato lunghissimo, anzi quasi sfuggente sul palato. Ho concluso, nonostante il brutto tappo, che la materia prima ci sia stata tutta e che questo sia comunque un vino da appassionati, conservato bene o no. ( btw sempre pronto a ridiscutere le mie posizioni)
Per questo ho anche deciso -bella fede ci vuole- di ricomprarlo(questa volta, spero, da un commerciante più affidabile – ad ogni modo risulta quasi introvabile pur contattando Cuzziol… peccato), primo perchè sono curioso di capire se ci ho preso con la cattiva conservazione e secondo, perchè vorrei capire un po’ di più se il gusto “marsalato” o “tendente al marsala”(non vorrei offendere nessuno sia ben chiaro: è ciò che è uscito avendo fatto assaggiare la bottiglia a consumatori casuali) è quello che bisogna aspettarsi da uno champagne con 20+ anni sulle spalle e se davanti a vini di questo tipo, sia obbligatorio cambiare approccio, + riflessivo e cerebrale rispetto ad un s.a., o debba essere il medesimo o nessuno di questi.
Le sarei grato se mi potesse dare qualche consiglio in proposito e potesse anche esprimere qualche considerazione, sia per soddisfare i miei dubbi, sia per avere un’arma argomentativa in più!
Chiedo infine due piccole curiosità:
– c’è modo di sapere quanto è dosato, sia Le Mesnil ’87, ’90 che ’95? Mi deve essere sfuggito…
– possibile che nel ’90 non sia presente il numero di lotto sulla bottiglia? L’ho scandagliata senza risultato… Speriamo aggiungano presto anche le date del tiraggio per queste bottiglie, un’informazione che sarebbe bello -corretto- avere sempre più in futuro.
Grazie molte per il suo tempo!
Oreste
Tranquillo! Si fa per dire… Nel senso che ha ragione lei: la bottiglia era difettata. Probabilmente per una conservazione non ottimale o un tappo non dei migliori. Non dovrebbe, ma succede. Purtroppo.
Quindi l’eventuale secondo esemplare non servirebbe a confermare le sue impressioni, bensì… a farle toccare con mano l’eccellenza di un grande champagne. Figlio di una grandissima annata. Se anche Cuzziol non l’ha potuta aiutare in questo bis, non le rimane che internet. Ma con le vecchie bottiglie si rivolga solo a siti ‘professionali’, onde mettersi al riparo dai rischi di bottiglie non perfette.
Venendo alle sue domande: il dosaggio Paillard non l’ha mai dichiarato, comunque dovrebbe essere sugli 8 g/l. Il lotto è scritto solo recentemente, non certo all’epoca… Il tiraggio glielo dico io: tarda primavera del 1991, mentre il dégorgement l’ha visto in etichetta.
A disposizione…
Buonasera Alberto, travolto dal suo entusiasmo per i Blanc de blancs di Bruno Paillard, ho acquistato le seguenti bottiglie:
Le Mesnil 1990 deg. febbraio 2015
Le Mesnil 1995 deg. dicembre 2003
Blanc de blancs 1996 deg. febbraio 2013.
Vorrei sapere se i vini in questione possono ancora riposare in cantina o se sarebbe meglio consumarli nel corso dell’anno.
Vorrei inoltre capire il motivo per cui il 1995 è stato “degorgiato” 12 anni dopo il 1990! E quali differenze alla degustazione possono conseguirne, ovviamente in linea di principio.
Grazie mille e complimenti per il vostro affascinante lavoro.
Paolo
Champagne particolare delle grandi annate non vengono egorgiati tutti insieme, ma per piccoli lotti. Pertanto il 1995 sarà uno dei primissimi, il 1990 uno degli ultimi, così come il 1996.
Cosa fare? Tenga in cantina il 1996 perché ha una vitalità pazzesca, si lasci conquistare ora dal 1995 e, non appena la sua ‘resistenza’ cederà, si goda il 1990, che con 24 anni sui lieviti sarà qualcosa di strepitoso.
In linea di massima, più lo champagne è di recente dégorgement e più sarà fresco, anche incredibilmente per la sua età assoluta; invece, più sarà rimasto a lungo sui lieviti e più sarà complesso e sofisticato (ma non è una regola assoluta: solo in grandi champagne possono rimanere 20 e più anni sui lieviti).
Ah, mi faccia sapere…
Buonasera Alberto,
questa sera, mosso dalla curiosità, ho aperto una bottiglia di Le Mesnil 1995, deg. 2003.
Premetto che è stata la prima volta in cui ho assaggiato uno champagne con più di vent’anni di vita.
Ho visto che nell’ultima edizione della Guida, Le Mesnil 1995 non è stato recensito, e mi farebbe molto piacere avere, se possibile, una suo opinione su questo vino.
Ho degustato lo champagne senza alcun abbinamento, nel Riedel Veritas, e nonostante due piacevoli bicchieri, qualche dubbio è rimasto.
Affascinante il colore giallo dorato, molto intenso, ma non tendente all’ambrato.
Versando il vino nel calice non c’è stata formazione di mousse, ma il perlage era presente, e benché finissimo, e poco persistente alla vista, risultava comunque presente durante la beva.
Complesso al naso, quanto in bocca, dolce e grasso. Ho riscontrato sentori di miele, albicocca, agrumi canditi e frutta secca, con una dolcezza ben bilanciata da una vivace mineralità, che, a tratti evocava i migliori passiti di une zibibbo, senza tuttavia mai valicare il confine del marsalato.
Acidità? Forse la nota dolente, almeno sul piano delle aspettative, dal momento che letta la recensione del Le Mesnil 1990, l’attendevo come caratteristica ben evidente.
Mi è piaciuto? SI.
E’ quanto avrei dovuto trovare all’interno di questa “mitica” bottiglia? Questo è quello che le chiedo di aiutarmi a capire.
Adoro i vini dei Paillard, e fortunatamente ho ancora un ’90 e un altro ’95 in cantina, ma in questo momento le chiedo cortesemente di aiutarmi a capire se lo champagne che ho appena bevuto, corrispondeva a quella che avrebbe dovuto essere la sua corretta espressione, o meno.
Non conosco l’anno di commercializzazione del 1995, ma la data di degorgement (2003) mi “spaventa”, insinuandomi dubbi sulla buona conservazione tra l’uscita dalle cantine di Reims e il momento della vendita!
Grazie mille, e alla prossima!
Paolo
Ha trovato una bottiglie solo discreta, sotto tono sia per le caratteristiche dell’annata, sia della bravura di Bruno Paillard con lo Chardonnay. Cosa è successo? Purtroppo, i Le-Mesnil del 1990 e soprattutto del 1995 hanno problemi di tappo, quindi si trovano bottiglie eccellenti, altre bouchonné, altre ancora non perfette come la sua. Oggi la maison ha brillantemente risolto questi problemi, ma resta il fatto che alcuni di questi tesori sono a rischio. È il bello e il brutto del vino. Purtroppo.
Ovviamente, a tutto questo va aggiunta l’incognita della conservazione, che può ulteriormente incidere sulla qualità della bottiglia…
Un bel casino, vero?
Infine, la firma delle 1995 è la grandissima eleganza e una tensione e una freschezza nette ma perfettamente integrate.
Che dire? …maledetto tappo!
Mi auguro di trovare il tesoro almeno in una delle restanti due!
Incrocio le dita per lei…
Mi faccia sapere!
Buongiorno Sig.Lupetti,vorrei acquistare una bottiglia di Le Mesnil di Bruno Paillard e sarei indeciso fra un 1990 con sboccatura 2013 ed un 1995 con sboccatura 2003,data la grande differenza di anni,lei quale mi consiglierebbe?grazie anticipatamente.Cordiali Saluti
D’istinto direi 1995, perché è stata un’annata eccezionale e sottostimata. Ma come dire di no a un 1990 che ha passato 22 anni sui lieviti? Quindi stavolta andrei sul 1990…
Ho seguito il suo consiglio,grazie mille…!!
Mi fa piacere! E… mi faccia sapere!
anche io attendo curioso… per me sono sempre(4) state spese esagerate considerato quello che ho poi trovato nel bicchiere 🙂
Oddio, tutto può essere, ma mi sembra strano perché, nella mia esperienza si è sempre rivelato un grandissimo champagne… Poi, per carità, etra in gioco il gusto personale.
Buona Pasqua
Alberto salve e grazie+altrettanto per gli auguri, anche se in ritardissimo.
Mi permette di spendere qualche parola in più sul mio ultimo commento, per favore?
Ops, mi scusi, a quale si riferisce?
Salve Alberto,
Penso che se mesnil costasse la metà, si possano fare più tentativi di assaggio e quindi beccarne uno a posto… a questa cifra invece le possibilità si riducono…
Ad un certo punto vorrei poter giudicare il vino; e mi spiace per Paillard perchè lo ritengo manico eccezionale però su le mesnil(sui 4 provati, chiaramente pochi per me, ma quanti spendono giudizi forti anche dopo 1 solo assaggio?) perchè “giocarsi” una parte della reputazione?
Grazie
Di Le Mesnil di Paillard ci sono diversi dégorgement, ma non è questo il punto. Il problema è che alcune bottiglie (credo tutte del medesimo dégorgement) sono incappate in un lotto di tappi difettosi, da cui le sue delusioni. Altrimenti è uno champagne eccezionale. Il problema dei tappi è endemico e ben al di là dall’essere risolto in via definitiva, ciò nonostante non tale da compromettere la reputazione del produttore, a mio avviso. È successo (ricordo gli NF 1996 perseguitati dal tappo…), succede e succederà. Purtroppo…
Buonasera Alberto,
aperta oggi una 1990 deg. 2015…
Ancora una volta tappo infelice!
Nessun difetto nel vino ovviamente, tanta materia, opulenza e la sensazione di una straordinaria spalla acida, ma il tutto sotto il velo opaco di un vino evoluto molto più velocemente rispetto ai cinque anni dal dégorgement… peccato!
Lo scorso anno, sempre di Paillard, uno strepitoso blanc de blancs 1996 deg. 2013, mi aveva – al contrario – deliziato per la perfezione e la vitalità del contenuto…
Tappi matti!
Paolo
Accidenti, che sfortuna! A questo punto temo un lotto di tappi fallato…
Forse il futuro è proprio in direzione dei tappi tecnici, temo.
Nonostante di due sfortunati approcci con questo Champagne, sono tentato di sfidare la sorte con una quarta bottiglia (la terza in cantina appartiene allo stesso lotto); tuttavia le pochissime che ho identificato sul mercato hanno il medesimo dégorgement 02/2015, anche se il numero progressivo di bottiglia si riferisce a oltre 500 esemplari successivi…
Lei cosa farebbe?
Santé
Caro Alberto,
per onestà intellettuale mi sembra giusto rendere conto anche della terza ed ultima bottiglia di Le Mesnil di cui si era già parlato.
Ancora una volta 1995, degorgement dicembre 2003, bottiglia 2547/8260.
Aperta oggi, con moderata speranza, viste le due pretendenti esperienze, è proprio per questo, non per una occasione speciale, ma pura curiosità, in occasione di un fugace spuntino solitario, a base di coppa di Zibello e lardo al rosmarino.
A differenza delle pretendenti, già all’apertura la bottiglia mi ha sorpreso per il suono che ha accompagnato l’estrazione del tappo.
Colore ancora una volta bellissimo, intenso, profondo e dorato, ma con un parlage persistente, fine ma non finissimo, come mi sarei aspettato da uno champagne con 26 anni sulle spalle!
Al naso si è subito presentato con una generosità di sentori degna delle grandi bottiglie, e all’assaggio – finalmente – ho avuto la fortuna di condividere quanto più volte letto nelle tue recensioni di questo grande vino.
Ancora fresco e teso, con una bella spalla acida che supportava ad ogni sorso l’importante bagaglio gustativo, di uno chardonnay ricco, e complesso, figlio di una grande annata. Veramente buonissimo!
Quello che doveva essere un veloce spuntino si è trasformato nel godimento di una grande bottiglia, che ricorderò per molto tempo!
Finita da solo, senza rimpianti, se non quello che fosse l’ultima!
Grazie ancora per avermi dato lo spunto per cercare ed assaggiare anche questo champagne!
Anche se in ritardo, buon anno!
Paolo
Lo sapevo che ci sarebbe stata ‘la volta buona’! E mi sembra sia stata una bellissima volta…
Grazie del contributo veramente appassionato e… peccato che dopo il 1995 non siano più visti altri Le Mesnil. Almeno finora.
Ho visto in commercio le annate 1999 e 2000, ma solamente in formato magnum.
Si tratta della medesima Cuvée?
Esatto! Stesso champagne, anche se non a livello di 1990 e 1995. Molto interessante, comunque, il 1999…