728, 729, 730, 731… 736: Jacquesson dà i numeri. Per fortuna!
La Dame du Vin per Lemiebollicine
L’ultimo champagne nato in casa Jacquesson dalle esperte mani di Jean-Hervé e Laurent Chiquet è stato presentato alla stampa del settore in una soleggiata mattina di marzo nella lounge al 7° piano dell’Hotel Armani, in quella Milano da bere che sta cercando di rispolverare il lustro perduto e risvegliare l’interesse nascosto. Organizzazione impeccabile e ospiti d’eccellenza hanno fatto da degna cornice alla vera protagonista della giornata: la Cuvée 736.
Monsieur Chiquet, Jean-Hervé per la precisione, ha illustrato in modo chiaro e pulito la filosofia che da sempre accompagna le scelte sue e di suo fratello Laurent, mirate al raggiungimento di una altissima qualità negli champagne, soprattutto nelle Cuvée numerate non millesimate. Gli fa da contraltare ideale Pietro Pellegrini, perfetto padrone di casa e artefice dell’evento, che illustra con una punta di orgoglio la stretta collaborazione con la maison di Dizy e la reciproca soddisfazione nel constatarne la costante crescita. Il mercato italiano è al primo posto per l’export degli champagne Jacquesson.
Ma torniamo ai numeri a cui accennavo all’inizio, numeri che scandiscono in modo preciso l’evoluzione qualitativa dei fratelli Chiquet.
- 1974 Jean Chiquet, padre di Jean-Hervé e Laurent, acquista la proprietà della Maison da Leon de Tassigny, con le vigne dislocate in Avize, Aÿ, Dizy e Hautvilliers.
- 1988 la famiglia Chiquet comincia ad avvertire una sorta di frustrazione con gli champagne sans année, che sono, giustamente, nati per due motivi fondamentali: 1) elusione delle variazioni climatiche di anno in anno e 2) conservazione dei vini di grandi annate (vins de réserve) per combinarli con altri, anche se, alla fin fine, questi non riescono a marcare la propria grandezza all’interno dell’assemblaggio.
- 1994 inizia il miglioramento del lavoro in vigna e in cantina: le uve utilizzate provengono solo da Grand e Premier Cru della Vallée de la Marne e Côte des Blancs, le concimazioni sono povere e poche, i diserbanti non vengono utilizzati, si usa solo il mosto di prima pressatura (cuvée), viene aumentata la proporzione dei vins de réserve e delle grandi botti di conservazione, si consolida la vinificazione parcellare.
- 2000 anno catartico: nascono le Cuvée della serie 7 e la prima è la 728, semplicemente perché è la settecentoventottesima cuvée assemblata dalla maison sin dalla sua nascita. Non si parla più di champagne sans année, che viene fatto riproducendo le stesse caratteristiche delle annate precedenti attraverso il sapiente blend dell’annata in corso con le precedenti, invece, viene sposato e promosso il concetto di “millésime avec vins de réserve”. Tecnicamente e teoricamente è sempre un sans année, in pratica è uno champagne che possiede evidentemente le caratteristiche dell’annata di base, pur assemblata con i vini delle vendemmie precedenti, che però entrano in misura ridotta.
- 2003 la maison decide di non produrre più il classico millesimato e continua con questa filosofia di “multimillesimato”, aggiungendo però una caratteristica ancora più importante: all’assemblaggio della Cuvée 7xx dell’ultima vendemmia concorrono non più e solo i vins de réserve, ma anche gli assemblaggi finali delle stesse Cuvée 7xx, conservate anch’esse come vins de réserve. Un assemblaggio nell’assemblaggio, dunque, che rappresenta una piccola rivoluzione!
Sempre quest’anno, nasce la Cuvée 731, mentre i millesimati continueranno a essere prodotti solamente come Lieux Dits, ovvero dai 4 vigneti di proprietà di Corne Bautray a Dizy, Terres Rouges nel medesimo villaggio, Champ Caïn ad Avize e Vauzelle Terme ad Aÿ, ma questi vedranno la luce soltanto nelle annate “meritevoli”.
- 2008 il passo decisivo per il raggiungimento dell’eccellenza: viene completata la conversione al biologico, vengono ridotti al minimo gli acquisti delle uve da terzi (comunque da soli vigneron dei villaggi circostanti) e si punta all’autosufficienza nella filiera produttiva. Cambia anche l’etichetta della Cuvée serie 7, che recita ora “Grand Vin de Champagne”, perché, come sostiene da sempre Jean-Hervé, un grande champagne è prima di tutto un grande vino (personalmente ne sono felice perché lo scrivo da tempo!); inoltre, non si tratta più di un brut ma di un extra-brut, anche se va detto che, di fatto, in questo champagne Jacquesson l’apporto degli zuccheri nella liqueur d’éxpedition è sempre stato minimo.
Insomma, la Cuvée 736 non rappresenta un punto d’arrivo per i fratelli Chiquet, bensì di partenza, che mirano al “very top” finché non l’avranno raggiunto.
Ma è giunto il momento di presentare la protagonista della giornata, quindi la Cuvée 736 che, come dicevo prima, è il frutto della vendemmia 2008, un’annata che nella Champagne viene definita molto speciale, come la 1996 e la 2002. La percentuale dei vini di riserva è pari al 34% ed è costituita dalle vendemmie 2007 e 2006 più l’assemblaggio finale della Cuvée 735. Per quanto riguarda invece le varietà, le troviamo tutte e tre con preponderanza di Chardonnay (53%) sul Pinot Noir (29%) e sul Pinot Meunier (18%).
Jacquesson Cuvée 736
dégorgement luglio 2012, dosaggio 1,5 g/l
Olfatto pulito, netto con decisi sentori di agrumi e mineralità gessosa. Tanta energia giovanile si fa largo con determinazione e, a bilanciarla, concorre un’eleganza difficile da trovare in un vino appena uscito. Il sorso è compatto, ampio, profondo. Quanta freschezza si ha nel bicchiere!
Una sorpresa incredibile: è salino, iodato, per dirla con una parola usata “ad hoc” da Luca Gardini, che ha guidato la degustazione, profumo e sapore di “coquillage”. Perché è proprio questo quello che ricorda il vino: una passeggiata sulla spiaggia all’alba quando l’acqua è ritratta e restano, come testimoni di un evento perpetuo, conchiglie e gusci con i loro profumi di mare. È giovane il vino, ma è già pronto a dire la sua su una bella tavola di crudi di pesce e – perché no? – ostriche.
Giro lo sguardo alla mia sinistra e incrocio gli occhi di Sandra Ciciriello (la bravissima sommelière del Ristorante Alice di Milano). Concorda con la mia opinione: questo champagne farà tanta strada e comincerà da subito. Alla mia destra Giuseppe Martelli (anima e cuore della champagneria Quartinodivino di Ovada) annuisce in modo deciso e finisce immediatamente il bicchiere.
Io sono davvero stregata e, fra tutte le Cuvée della serie 7 provate, credo che questa le surclassi nettamente.
Ecco, ho terminato il vino, ma il suo sapore e il retrogusto rimangono nel mio palato a lungo, e io continuo a passeggiare a piedi nudi nella bassa marea.
Ne riassaggio ancora un po’, questa volta abbinandolo al Culatello di Zibello di Massimo Spigaroli, ovvero l’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense. Semplicità e congruenza dei due elementi in questione: equilibrio perfetto di due ingredienti perfetti.
Voto: 91/100
Mi avvicino a Jean-Hervé, che mi regala un sorriso e mi chiede, da gentiluomo della Champagne quale è, cosa penso della sua ultima creatura. Vorrei rispondere: “Jean-Hervé, facciamo una passeggiata insieme al mare e ci portiamo una Cuvée 736?”, ma mi limito a sorridergli e a brindare “Santé, Monsieur Chiquet… continui pure a dare i numeri!”.
Parola di Dame.
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net
Cara Dame, la 736 è veramente molto riuscita e presenta un rapporto qualità prezzo invidiabile. I profumi poi sono eccezionali. E’ sempre un piacere leggerti!
Vittorio,
grazie per gli apprezzamenti, per di piu’ molto graditi da un conoscitore di champagne come te.
Mi fa piacere che anche tu sia rimasto piacevolmente sorpreso da questa cuvée 7 di Jacquesson che in effetti rappresenta un punto di arrivo nella grande ricerca qualitativa dei fratelli Chiquet ma, allo stesso tempo, un punto di partenza per tutte gli altri champagne che andranno a realizzare.
E sono anche d’accordo sul fatto che, in termini di prezzo, la Cuvée 736, a parità con altri champagne, rappresenti un’occasione unica di bere uno champagne che sicuramente arriva all’eccellenza senza doversi svenare.
Il mio voto di 91/100 lo sottolinea in maniera molto significativa.
Grazie per l’affetto e la competenza con cui ci leggi.
Buona sera.
Chiedevo un vostro parere sulla 729.
È diventata relativamente difficile da trovare, ho avuto modo di berne due bottiglie e mi è piaciuto molto. Vorrei il parere di un esperto.
Grazie in anticipo
La Cuvèe 729 di Jacquesson è la seconda della serie prodotta dai fratelli Chiquet. Vecchio stile (c’erano vigneti diversi rispetto alle 7xx di oggi), base vendemmia 2001 (annata difficilissima) e vini di riserva in quantità elevata ma con una formula ancora incerta. Non lo assaggio da anni, ma non lo ricordo uno dei migliori champagne dei due fratelli. Quindi ipotizzo che oggi sia molto maturo, al limite dello ‘stanco’. Però, vedo che sta smentendo le mie ipotesi, il che mi sorprende. Vedrò di assaggiarne una al più presto con i due fratelli…