Champagne Françoise Bedel, il lato giusto della biodinamica
La Dame du Vin per Lemiebollicine
Ho scoperto questa chicca di champagne una sera a cena dagli amici Tommaso Arrigoni ed Eros Picco, del Ristorante Innocenti Evasioni di Milano. Un piccolo paradiso del gusto sapientemente ambientato in una piccola via di Milano e che, per i suoi piatti fatti ad arte e la selezionatissima carta dei vini, merita sicuramente un’incursione golosa.
Mi riferisco alla Cuvée RW di Françoise Bedel, produttore classificato RM e guidato da una donna. Una donna grande fautrice della biodinamica che ha sperimentato fra le prime e che ora le permette di fare prodotti certificati.
Coltiva i suoi 8 ettari di vigneto (piantati a Pinot Meunier per il 78%, a Chardonnay per il 13% e a Pinot Noir per solo il 9%) a Crouttes-sur-Marne, grazioso villaggio incastonato all’interno della Vallée de la Marne.
Nulla è convenzionale da Françoise Bedel. A partire dal 1998, infatti, l’azienda inizia la conversione verso i metodi biodinamici che oggi, passo dopo passo, prevedono la preparazione dei composti in loco e il rispetto del calendario di Maria Thun. Sono alla continua ricerca di armonia ed equilibrio per la vigna e il vino.
Le cuvée si creano sfruttando le caratteristiche dei diversi vini di base. Così come un pittore usa le sfumature dei colori per realizzare i suoi quadri, la Bedel assembla le varie basi usando le differenti qualità organolettiche dei vini derivanti dal terroir. Più degustazioni alla cieca vengono fatte da ottobre a maggio (seguendo il calendario lunare e planetario di Maria Thun) per cercare il matrimonio perfetto tra i tre cépages, quindi il Pinot Meunier, lo Chardonnay e il Pinot Noir.
La Cuvée Robert Winer è dedicata a un amico americano di Françoise, di professione psichiatra, nel Maryland. Lui ha convinto la proprietaria della maison a convertire il suo terroir e farlo divenire completamente biodinamico per “infondere” benessere alla vigna.
Cuvée Robert Winer Millésime 1996
6% Pinot Noir, 6% Chardonnay, 88% Pinot Meunier
Quando arriva nel bicchiere, questo champagne mi affascina per il suo train-de-bulles sottilissimo e continuo, e per il suo colore oro carico, con caldi riflessi ambrati, cosa che fa intuire la sua maturità anche senza leggere il millesimo. Il naso è espressivo, coinvolgente. Colgo intriganti aromi di frutta secca e tostatura, mela golden e pan di zenzero insieme a tanta mineralità. All’assaggio la vivace freschezza che si sprigiona sulla lingua va di pari passo con la cremosità e con la percezione del perlage. È ampio, di buona potenza, rotondo e molto piacevole. Le note di questo dolce speziato si mescolano in maniera omogenea con quelle di agrumi non troppo citrini e per questo eleganti. Non dimostra la sua età, proprio no, e non è ricorso a strane alchimie per restare giovane, lui è così naturalmente e semplicemente.
Gli aromi dati dagli anni di riposo di questo vino regalano una complessità che si poteva facilmente intuire e una persistenza degna di accompagnare per tutto il tragitto anche uno dei finali di canzone più lunghi nella storia della musica: Purple Rain di Prince (che è anche una delle mie canzoni preferite in assoluto). Da bere pasteggiando in modo deciso, una volta finita la dieta….
Poche bottiglie quelle prodotte ma fatte comme il faut, brava Françoise!
Voto: 92/100
Parola di Dame
Sarzi Amadè – tel. 02/26113396 – www.sarziamade.it
Probabilmente complice una bottiglia non in condizioni perfette, ma vista la caratura del vino mi sarei aspettato qualcosa di più intrigante….
Beh, a volte gli champagne di questi piccoli produttori quasi “estremi” possono anche lasciare spiazzati i più, abituati a un gusto più “classico”. Però, non conoscendola, non saprei se è il suo caso… Comunque, con queste piccole produzioni possono capitare bottiglie non felicissime. Peccato, perché solitamente gli Bedel sono ottimi champagne…
Sicuramente il gusto va educato ed affinato di continuo, io però sono sempre incuriosito dai piccoli di nicchia che proprio perchè meno “classici” ritengo più interessanti…comunque è mia abitudine, quando posso, tornare su champagne già bevuti per fare nuove “perizie”…
Per carità, la curiosità, la voglia di scoprire qualcosa di nuovo sono lodevoli, ma nel caso dello champagne ho paura che le “novità” siano praticamente esaurite. Voglio dire che i produttori più interessanti sono oramai stabilmente importati, salvo rarissime eccezioni. E così, quei tanti (sempre più…) che ora si affannano a proporre a ogni costo qualcosa di diverso, di nuovo finiscono per metterci di fronte a bottiglie discutibili. Anche se pure queste esperienze possono educare il palato…
Certo, la bottiglia nota sarà pure ripetitiva, per alcuni poco stimolante, ma almeno andiamo sul sicuro. Piacere sicuro e lo champagne è prima di tutto piacere, no?
francoise bedel brut,deludente al palato risulta molto abboccato
Commento ‘tranchant’ il suo… Innanzitutto, a quale dei Bedel si riferisce? Parla genericamente di brut. Poi, questi champagne hanno un’impostazione tendente al maturo e se non si è abituati a questo stile possono essere bocciati. Gli champagne di Bedel, così come quelli di altri produttori con filosofia e stile simili, non sono propriamente per tutti, nel senso che richiedono un palato allenato con certi vini. Voglio dire che chi ha sempre bevuto champagne di grandi nomi molto giovani, di certo si troverà spiazzato di fronte a questi altri. Se questo fosse il suo caso, però, vedrà che con il tempo apprezzerà anche questi champagne “diversi”, di forte personalità e spesso molto buoni.
Poi, per carità, può darsi pure che le sia capitata una bottiglia non perfetta: con questi piccoli produttori artigianali il rischio c’è…
Buon Anno
riporto in auge per una domanda : nella guida 2017 nella versione elettronica di Bedel c’è anche la descrizione/recensione del Brut (?) Origin’Elle un Sans année.
E’ stato recensito come vendemmia 2007, degorgemet 2014, quindi (ma credo ci sia scritto anche sulla contro entichetta) ben 7 anni sui lieviti. Come uvaggio abbiamo un 80% di meunier + 10 di pn + 10 chdy.
Bene, l’altro giorno durante una “pizzaya gourmet” c’era in lista e lo abbiamo preso.
Degorgement 2015, vendemmia 2001 e quindi “solo” 3 anni sui lieviti e poi è leggermente cambiata la composizione : meunier 75% + Chdy 15% + pn 10%
Cosa è successo ? Ci sa dare qualche notizia in merito ?
Tra l’altro, mi rendo conto che lei abbia dato 87 ad un vino ben diverso e Maturo, ma mi sentirei di confermare sia le tacche di Maturità sia quelle di Dolcezza (che tra l’altro sulla App si fa fatica a capire poichè anche in lingua italiana è esposta in iglese ove Dry e Sweet sono rispettivamente proprio il contrario si Secco e Dolce come lettera dell’alfabeto….) e forse anche un paio di punti in più anche se il flebile cordoncino di perlage non mi ha convinto molto (ma credo fosse colpa del bicchiere per non dire di quanto ne ha versato ed a quale temperatura….).
Grazie Lupetti !
Buonasera!
Rispondo velocemente dalla terra di Champagne…
Bedel, più d’ogni altro piccolo ‘estremo’ non ha schemi né formule. Nelle sue etichette cambiano ogni anno sia l’assemblaggio, sia il periodo di maturazione (doppiamente soggetto a variazioni in quanto produttori del genere degorgiano per piccoli lotti, quindi si trova lo stesso vino con maturazioni ben differenti). Pertanto, avendo noi due (lei ed io) assaggiato due vini di fatto diversi, ecco spiegata la differenza di punteggio.
E non parlo delle differenze da bottiglie a bottiglie dello stesso vino che possono capitare con produttori del genere…
E chissà cosa capiterà di Bedel per le degustazioni della prossima edizione!
Per l’app… accidenti! Devo contattare il programmatore per la correzione. Grazie per la segnalazione.
A presto
vendemmia 2011 si è fumato un “uno”…..