Dom Pérignon Œnothèque 1990, il migliore
A breve pubblicherò una degustazione unica e irripetibile imperniata sull’annata 1996, unica irripetibile, estrema, ma non grande come si potrebbe pensare. No, la vera grande année in quella decade è stata la 1990, come ripetono puntualmente gli chef de cave. Un’annata ricca, opulenta, piena, che oggi si sta rivelando in tutta la sua magnificenza, anche se, devo dirlo, un filino troppo matura con le bottiglie degorgiate all’origine.
A ogni modo, nella mia recente degustazione Dom Pérignon con il grande Richard Geoffory, è capitato di assaggiare, anzi di riassaggiare Œnothèque 1990 Commande Spéciale. Dico riassaggiare perché mi ero imbattuto in questo DP già lo scorso anno a Roma, in una degustazione organizzata dalla maison in abbinamento con le grandi eccellenze gastronomiche italiane e ricordo benissimo che, tra i vari Œnothèque assaggiati, quel 1990 mi colpì in maniera particolare, ben più del tanto osannato 1973 (riassaggiato anche questo, ma ne riparlerò). Del Programme Œnothèque ho parlato dettagliatamente in occasione del racconto del 1969, pertanto bando alle ciance e andiamo vedere da vicino questo benedetto Œnothèque 1990…
Dom Pérignon Œnothèque 1990
42% Pinot Noir, 58% Chardonnay; dosage 6,5 g/l
(magnum, dég. 2006) L’essenza Dom Pérignon è qui declinata con una golosità, con un’opulenza che conquistano “irrimediabilmente” già alla prima olfazione. Il bicchiere esprime rotonde dolcezze, gustose fruttosità, soffusa mineralità, rivelandosi semplicemente irresistibile.
La bocca è concentrata e freschissima, soprattutto sospinta da un’acidità inusuale per un 1990 (annata piena e matura) e con la mineralità a slanciare il vino e renderlo elegante, bilanciato, mai “troppo”.
Finale di nobile finezza e lunghissimo, ancora sulla mineralità, ma al fianco di una dolcezza perfettamente centrata al contesto. Sugli scudi anche la bollicina, davvero di una finezza unica. Richard lo definisce “glorioso e dolce”. Appunto…
Voto: 98/100
Uno dei miei Dom Pérignon Œnothèque preferiti, nonostante i “mostri” degli anni ‘60 e ‘70. Anzi, credo proprio che sia il miglior 1990 mai fatto in Champagne. Per la cronaca, poche ore prima l’ho assaggiato anche in bottiglia, sostanzialmente simile, ma più grasso e rotondo da un lato, non così incredibilmente brillante nella sua freschezza dall’altro. Ma pur sempre eccellente, beninteso.
Merci beaucoup une fois encore, Richard!
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Esimio…e del 92 cosa mi dici??
Un’annata “minore”, però DP non solo ha dato vita a un millesimato, ma ne ha anche fatto la versione OEnothèque! Che, in quanto figlia della sua annata, oggi direi che è da bere, anzi da godere, senza attendere oltre. Infatti, potrebbe iniziare la sua fase di netta maturazione, rendendoli così troppo da appassionati.
Pertanto… santè!
Ho una bottiglia di Don Perignon del 1990, come va conservata?
Dando per scontato che fino a oggi sia stata ben conservata, va tenuta coricata, al buio, in un ambiente umido e a una temperatura di 10-12°C.
Salve Sig. Lupetti,
presto avrò la fortuna di assaggiare dei Dom Perignon Oenotheque 1990 e 1975…
Io sono abituato a bere Champagne sicuramente più giovani di questi “Mostri”.
Cosa mi devo aspettare?
Salve Sig. Lupetti,
ho custodito gelosamente 3 bottiglie di Dom Pérignon 1996 Oenotheque.
Un suo consiglio….
Ho in programma di berne una a breve; fino a quando potrò degustare al meglio anche le altre 2?
Grazie è sempre unico e disponibile!
Giusta l’idea di stapparne una. Anche perché l’evoluzione dell’annata è piuttosto singolare in genere. Da DP è particolarmente ben riuscita, però, sì, ne stappi una per vedere come sta evolvendo nel confronto dei suoi gusti personali. A quel punto deciderà il ‘destino’ della altre due. A mio avviso potranno ancora attendere, ma non conosco le sue preferenze…