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Degustazioni

Pascal Agrapart traccia il futuro dello champagne con l’EXP

Chi conosce lo champagne Expérience (EXP) di Pascal Agrapart? Non molti, che invece conoscono senza dubbio gli altri come Minéral e Vénus, ad esempio. Tuttavia, Expérience è probabilmente...
di Alberto Lupetti

pascal agrapart durante degustazione exp con alberto e vania

Chi conosce lo champagne Expérience (EXP) di Pascal Agrapart? Non molti, che invece conoscono senza dubbio gli altri come Minéral e Vénus, ad esempio. Tuttavia, Expérience è probabilmente il vino di punta del vigneron di Avize e dall’edizione 2018/19 della guida Grandi Champagne abbiamo iniziato a parlarne. Si tratta di uno champagne che vuole essere “100% raisin”, quindi uno champagne “sans aucun intrant exogène”, nato dalla riflessione di Pascal che in una bottiglia non c’è solo uva e proprio per questo ha voluto eliminare ogni ‘componente’ estranea.

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Molti confondono questo champagne con i Méthode Ancestrale, ma questi ultimi sono un’altra cosa. Invece, l’EXP è uno champagne classico in quanto la rifermentazione avviene in bottiglia grazie all’aggiunta non della classica liqueur de tirage, ma di… mosto. Praticamente, Pascal Agrapart imbottiglia l’Expérience dopo la vendemmia dell’anno successivo, aggiungendo il 20% di mosto dell’annata, ossia quello frutto dell’ultima vendemmia, al vino dell’anno precedente. A seconda dell’annata, si tratta della parte di Minéral in legno, oppure dell’Avizoise o del Vénus (“in modo da non snaturare l’identità originaria”), dipende. “La base può variare – specifica Pascal – su uno dei tre, quindi, e se non troviamo esattamente ciò che cerchiamo, possiamo anche ricorrere a una ‘cuvée terroir’. In ogni caso rimaniamo su una singola parcella, vinificata in barrique. Questo è un principio a cui teniamo molto. Naturalmente, l’anno successivo o quello dopo ancora, si userà il medesimo mosto, ossia quello proveniente da quella stessa parcella. Quello che non facciamo mai è assemblare un vino finito di Avizoise, ad esempio, con mosti che provengono da Minéral. Questo è fuori discussione. Il mosto deve corrispondere alla stessa base dell’anno precedente”. A seguire, il tiraggio avviene con il sughero (‘sous liège’) e dopo circa quattro anni e mezzo sui lieviti lo champagne non è dosato.

Invece, il Méthode Ancestrale è diverso: si blocca la fermentazione alcolica con il freddo, si imbottiglia il vino ‘non finito’ e si lascia poi ripartire la fermentazione in bottiglia fino al completo svolgimento. Avvenendo questa in un ambiente chiuso, al termine si sarà sviluppata anche CO2, quindi ‘le bollicine’.

Devo dire che Pascal non ha pubblicizzato più di tanto questo suo champagne e la sua metodologia, tanto che i più pensano che il precursore sia stato il non meno bravo Fabrice Pouillon. Sì, il vigneron di Mareuil aveva già tentato questa strada nel 2004 con il suo 2Xoz e i suoi esperimenti sono stati talmente convincenti da aver oggi dato vita alla Méthode Fabrice Pouillon: tutta la gamma attuale di Pouillon è ‘tirata’ con il mosto e non con il saccarosio, ossia con la liqueur. Bravo, anzi chapeau, ma la primogenitura spetta a Pascal, che ha fatto la prima prova nel 2003.

L’idea frullava nella testa di Pascal già da qualche tempo, ma era sempre troppo impegnato per dedicarsi all’esperimento. Fino al 2003, quando: “fu un’annata calda, ‘solare’, sì, ma soprattutto molto asciutta, segnata dalla siccità. Non solo. Si prospettava un raccolto scarso, quindi si lavorava il pomeriggio, fino a sera. Così, la mattina avevo tempo libero. Allora mi sono detto: ‘perché no? Proviamo a divertirci con questa cosa!’. Così, nel sottotetto, ho preso un secchio, poi due, poi tre… un po’ di mosto d’uva, qualche attrezzatura, alcune bottiglie, una piccola imbottigliatrice… E dopo due mesi, le bollicine erano lì! Ero contento. Mi sono detto: ‘funziona. Con del semplice succo d’uva e lieviti naturali, si può far fermentare!’. Ne feci 50 bottiglie, da condividere in casa con gli amici”.

Ecco come tutto è iniziato. Era nato quello che chiameremmo EXP 03.

Gli chiedo perché mai non l’abbia fatto prima, visto che ci pensava da tempo… “Beh – mi fa Pascal – mettere in bottiglia durante la vendemmia… no, avevamo altro a cui pensare che a fare sciocchezze del genere, come imbottigliare un esperimento. Per questo motivo, prima non l’avevo mai fatto”.

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