Viaggio nel mito chiamato R.D.
Cinquantotto anni or sono, Bollinger presentava uno champagne rivoluzionario, battezzato R.D.. Possiamo definirlo rivoluzionario per tre motivi principali:
- lunga sosta sui lieviti;
- data di dégorgement indicata in etichetta;
- basso dosaggio, 6 g/l.
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Qualcuno potrebbe obiettare “beh, cosa c’è di particolare?”, Beh, certo, con gli occhi di oggi questa obiezione sarebbe pure sensata. Tuttavia, bisogna ricordare cos’era la Champagne degli anni ‘60. La maturazione sui lieviti arrivava al massimo a cinque anni, quindi uscire con uno champagne che sui lieviti ci stava tre volte tanto rappresentava qualcosa di assolutamente eccezionale. Come fuori dal comune era l’indicazione della data di dégorgement: fino ai primi anni degli anni Duemila era un’informazione alla quale i più non erano preparati e, leggendo un dégorgement fatto 2-3 anni prima portava a una reazione del tipo “ah, ma è uno champagne vecchio, non lo voglio!”. Ancora oggi, ci sono docenti dei corsi per sommelier che fanno affermazioni del genere: “lo champagne inizia a decadere al momento del dégorgement…”, roba da camicia di forza! Terzo punto, il dosaggio. È facile capire come, in un’epoca nella quale gli champagne erano dosati intorno ai 12 g/l, uno a 6 g/l era sì rivoluzionario!
Non si trattava, naturalmente, di uno champagne inedito, ma del Bollinger Vintage (oggi La Grande Année) tenuto più a lungo sui lieviti, ‘sous liège’ come tradizione della maison. E il fatto che fosse rimasto a lungo sui lieviti e poi ‘degorgiato’ portò alla sigla R.D. che sta, appunto, per ‘récemment dégorgé’.
A debuttare fu l’R.D. 1952, ‘degorgiato’ a giugno del 1967 e fu la prima, grande creazione di M.me Bollinger e del suo chef de cave André Bergeot (nessuno ne parla, ma fu una persona eccezionale), che con la vendemmia 1969 daranno vita a un altro capolavoro: il Vieilles Vignes Françaises.
Bisogna ricordare che tutti gli R.D. sono stati La Grande Année, ma non tutte La Grande Année saranno un giorno R.D., quindi è solo la sosta prolungata sui lieviti a ‘trasformare’ La Grande Année in R.D.. Purtroppo, a tal proposito, Bollinger commise un errore, senza dubbio involontariamente per via dei tempi, che è stato corretto soltanto ultimamente, ma che nel frattempo ha portato gli appassionati a un approccio profondamente sbagliato. Il fatto che l’R.D. venga presentato come “la fraîcheur extraordinaire d’un vin récemment dégorgé, les arômes exceptionnels d’un millésime ancien”, infatti, ha fatto credere che lo champagne appena ‘degorgiato’ fosse fantastico. Invece, oramai sappiamo bene che più tempo lo champagne passa sui lieviti e di più tempo ha bisogno post dégorgement per risultare espressivo ed equilibrato. Oggi, per fortuna, abbiamo capito che, dopo il dégorgement, bisogna dare il giusto tempo “affinché il naso ritrovi la sua bocca” (© Anselme Selosse). Provate un R.D. con 7, 10 e più anni post dégorgement, poi ne riparliamo.
Ed è esattamente il tema della degustazione che sto per raccontare…
La degustazione de Il Pedrocchino
A fine gennaio, Piero Dalla Torre, vulcanico patron del ristorante di Sacile (tra l’altro Ambassade Krug) lancia una serata che mira ad abbinare il nuovo menu firmato da suo figlio Paolo (lo chef) proprio al R.D., con ben cinque annate differenti e tali da abbracciare addirittura quattro decadi, due degli anni Duemila e le ultime due del XX secolo.
Sarebbe stato scontato iniziare con l’R.D. 2008 (il primo con la nuova bottiglia, la cosiddetta ‘1846’) attualmente sul mercato, ma l’eccessiva giovinezza di questo champagne, ovvero il suo enorme potenziale di crescita negli anni a venire, ha convinto Piero a riservarlo per degustazioni future, pertanto ha aperto le danze il più ‘pronto’ R.D. 2007 (l’ultimo con la bottiglia champenoise con la ‘bague carrée’, visto che poi la ‘1846’ ha il doppio cercine, quindi è in grado di accettare tanto il tappo a corona, quanto quello in sughero con graffa di metallo). Gli champagne assaggiati sono tutti dosati a 3 g/l, oggigiorno il dosaggio tipico degli R.D..
Al sottoscritto l’onere e l’onore di raccontare ai venti partecipanti la storia del R.D. e commentare ciascuno dei cinque champagne degustati. Eccone le mie note.
R.D. 2007
70% Pinot Noir, 30% Chardonnay
Uve da 14 Cru, di cui il 91% Grand Cru e il 9% Premier Cru
dég. mag. 2021 – Olfatto legato a note tendenzialmente mature, con accenni di frutta secca. Il palato è sorprendentemente fresco, più sottile di quanto ci si aspetterebbe da un R.D., anch’esso animato da una piacevole evoluzione. Al momento, lo champagne appare un po’ meno espressivo rispetto alla pari La Grande Année da cui deriva, ma il tempo potrebbe portarlo in vantaggio. In conclusione, una buona espressione di Bollinger R.D., fedele all’annata 2007, con buoni margini di miglioramento in bottiglia.
Voto: 95(97)/100
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