Flavescenza dorata: la fillossera del XXI secolo?
Tre anni fa Cyril Brun, ancora chef de cave di Charles Heidsieck (oggi lo è di Ferrari a Trento…) mi mostrò un video impressionante. Vedi il Video.
Cyril mi chiese se sapessi di cosa si stesse parlando. Gli dissi di no e mi spiegò il problema. Anzi, il pericolo enorme che la Champagne stava correndo e che rischiava di mettere la Regione di fronte a una nuova Fillossera, se non peggio. Un anno più tardi ho ripreso l’argomento con Didier Gimonnet, scoprendo come la malattia fosse già presente nella Côte des Blancs, ma poi non ne ho più sentito parlare da nessuno. Fino a gennaio di quest’anno, quando Régis Poissinet e soprattutto Raphael Bérêche mi hanno fatto notare quanto la cosa fosse grave, sebbene ben gestita. Il CIVC, infatti, si è mosso per tempo (è stato precursore in Francia) e ha emanato un programma di ispezione dei vigneti per verificare eventuali piante contaminate, sì da estirparle immediatamente prima che possa propagarsi ad altre.
Bene, ma di cosa stiamo parlando? Della Flavescenza Dorata.

Flavescenza Dorata. Cos’è?
È una malattia, causata da un patogeno (fitoplasma) trasmesso da un insetto, la cicalina Scaphoideus titanus, che comporta non tanto la morte, quanto il deperimento della pianta e la compromissione della sua produttività. Le piante infette mostrano sintomi evidenti: ingiallimento o arrossamento delle foglie, ridotta lignificazione dei tralci (‘bois noir’) e grappoli che appassiscono prima di maturare. Oltre a causare gravi perdite produttive, la Flavescenza Dorata generalmente costringe all’espianto delle piante colpite, con un impatto economico significativo.
Originaria del Nord America, la cicalina-vettore è stata segnalata per la prima volta in Francia negli anni ‘50, diffondendosi progressivamente nelle principali regioni vitivinicole per via del clima sempre più caldo, che ha portato l’insetto a risalire verso regioni un tempo più fredde dove non avrebbe potuto prosperare. Così insetto e relativa malattia sono arrivati anche in Champagne, con un primissimo caso nei Sézannais già nel 2011.

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