Il dégorgement tardif secondo Moussé
Cédric Moussé è senza dubbio uno dei vigneron più dinamici e ispirati della nuova generazione, quella, per intenderci, che si è affacciata alla ribalta nei primi anni Duemila e oggi è largamente consolidata.
Cédric è un vulcano e le sue ‘innovazioni’ (poi spesso e volentieri adottate anche da altri) sono finalizzate a fare champagne sempre migliori, anche in ottica ‘ambiente’. Ad esempio, fu tra i precursori del riciclo delle acque, ha convinto l’intero villaggio di Cuisles ad adottare in condivisione un trattore elettrico robotizzato per lavorare le vigne, ha sviluppato una nuova bottiglia proprietaria molto più leggera di quella adottata da tempo dal CIVC: solo 725 grammi! Invece, quando oramai la Champagne è passata, non dico in massa, ma quantomeno con i produttori più rilevanti, al dégorgement tardif nelle sue varie forme, invece Moussé ha atteso a lungo prima di fare questo passo. Soltanto nel 2023, infatti, ha lanciato Eugène Longue Garde, quindi la versione del classico sans année tenuta più a lungo sui lieviti (questo primo lo trovate recensito nell’attuale edizione della guida Grandi Champagne, cartaceo oppure… online CLUB). E il 2023 era l’anno in cui Moussé ha celebrato l’anniversario dei 100 anni come produttore…

Lo champagne Eugène (già L’Or d’Eugène) è l’essenza di Moussé: è l’omaggio alle 11 generazioni di vigneron Moussé e, soprattutto, a chi iniziò a fare champagne in famiglia oltre un secolo fa (1923). È altresì la fotografia dei territori di Moussé, quindi Cuisles, Jonquery e Châtillon-sur-Marne e dei suoli fatti di argilla ‘verde’ (“il mio oro”, dice Cédric). Ultimo ma non ultimo è l’emblema dello stile di Cédric Moussé, quindi pulizia, precisione, freschezza, spiccata bevibilità. Eugène è un blanc de noirs, però a prevalenza di Meunier, le uve sono la rappresentazione di tutto il domaine, la fermentazione avviene in acciaio con le riserve unicamente come perpétuelle. Solitamente, Eugène matura un po’ meno di due anni sui lieviti, ma la versione Longue Garde si spinge fino a quasi quattro anni. Nello specifico di questa seconda uscita, abbiamo il 50% di vini del 2019 e il 50% di réserve perpéruelle 2003-2018, mentre, dopo il dégorgement, l’assaggio ha convinto Cédric a non dosare affatto lo champagne, che presenta comunque un residuo zuccherino naturale di 3,8 g/l. Inoltre, come consuetudine di Moussé da diversi anni, la quantità di solfiti aggiunta è minima (19 mg/l di SO2 totale) e questi solfiti sono unicamente di origine minerale, ossia ‘distillati’ dallo stesso Cédric da cristalli di zolfo.

Eugène Longue Garde
20% Pinot Noir, 80% Meunier
dég. gen. 2024 – L’olfatto è invitante, denotando una golosa evoluzione sulle grassezze, non tanto il burro, quanto, piuttosto, la mou, visto il filo di dolcezze. Questa espressione resta però sempre snella e vivace grazie alle note di erbe aromatiche e al sostegno di mineralità pietrosa. Sorprendente la freschezza di bocca, ricca, vinosa, ma talmente minerale e agrumata sui toni del giallo da confondere sul fatto che si tratti di un blanc de noirs a forte prevalenza di Meunier. Per questo risulta alla fine coinvolgente. Che dire? Uno champagne dalla personalità importante, più sostenuto rispetto all’Eugène ‘classico’, ma che stavolta non riesce a metterlo dietro, riuscendo questo (il base 2022 che troverete nella prossima edizione di Grandi Champagne) a pareggiarlo…
Voto: 92(93)/100
(ha collaborato alla degustazione Vania Valentini)