Il ritorno del Cordon Rouge
Non voglio autocelebrarmi ma, come fino a poco tempo fa ho sempre manifestato le mie perplessità sul Cordon Rouge, il brut sans année simbolo di G.H. Mumm, così ora devo riconoscere che è nettamente cambiato. E migliorato, al punto essere decisamente piacevole. E questa mia sensazione è suffragata da numerosi appassionati che lo stanno riassaggiando, compreso l’amico Federico Angelini, che fino a oggi era forse il maggior detrattore di questa etichetta, salvo, ora, rivalutarla dopo averla riassaggiata in più di un’occasione negli ultimi mesi. Insomma, il restauro dell’eccellenza della maison da parte di Pernod-Ricard procede spedito e, dopo il ritorno della cuvée de prestige René Lalou, inizia a dare i propri frutti, naturalmente con l’opera dello chef de cave Didier Mariotti, che proprio sul Cordon Rouge si sta applicando con particolare impegno.
La storia del Cordon Rouge
Lo champagne Mumm Cordon Rouge ha da sempre rappresentato il cavallo di battaglia della maison e si è perfezionato a metà dell’800 con il figlio di uno dei tre fondatori, Georges Hermann Mumm, che per la sua maison voleva “soltanto il meglio”. È lui che tra 1852 e il 1853 costruisce le nuove cantine dove si trovano tuttora. Ma il nome Cordon Rouge nasce nel 1875, quando un agente Mumm suggerisce a Georges Hermann di decorare le bottiglie con il nastro rosso della Legion d’Honneur; il marchio viene prontamente registrato al Tribunal de commerce de Reims. La mossa fu talmente vincente che nei locali non si ordinava più “una bottiglia di champagne” ma “una bottiglia di Cordon Rouge”. Un successo del genere ha portato la maison a estendere il nome Cordon Rouge anche al millesimato, ma questo è scomparso verso la metà del secolo scorso per lasciare la denominazione al solo brut sans année, che è diventato il vero simbolo della maison di Reims. Nel 1890 viene creata una versione di Cordon Rouge appositamente per il mercato inglese che sull’etichetta reca la scritta “très sec”, a testimoniare il dosaggio più basso per soddisfare il goût anglais.
Il Cordon Rouge oggi
Attualmente questo brut sans année di Mumm è un vero mosaico di terroir, visto che è assemblato con vini di 77 Cru, praticamente tutti i territori della Champagne (Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs, Côte des Sézannais, Côte des Bars, Vallée de l’Ardre) in una percentuale che vede il Pinot Noir protagonista con il 45% (struttura e potenza), quindi lo Chardonnay con il 30% (finezza e freschezza) e, infine, il Pinot Meunier con il 25% (frutto e vivacità). Le uve sono in parte di proprietà (Mumm possiede 218 classificati in media addirittura il 98% sulla Echelle des Crus: un record) e in gran parte (i 3/4) acquistate, ma in questo caso la maison non deroga certo sulla qualità, visto che la classificazione media di queste è pari al 93%.
La filosofia di Mariotti per quanto riguarda il Cordon Rouge oggi (che, come tutti i brut sans année rappresenta la parte più importante della produzione di una grande maison, nel caso di Mumm circa 7 milioni di bottiglie su 8,5 totali) sono innanzitutto i vins de réserve, sui quali sta investendo parecchio già da diversi anni. Nell’assemblaggio del Cordon Rouge vi entrano cinque annate oltre all’ultima, con una percentuale che è salita dal 10-20% al 20-30% di adesso; inoltre, lo chef de cave impiega vins de réserve anche di più vecchi per la liquer d’expedition, altro punto cardine del Cordon Rouge che, per la cronaca, è ora dosato a 8 g/l contro i 6 g/l di tutto il resto della gamma Mumm. Anzi, per lo chef de cave la liquer (vini vecchi e zucchero di canna) ha un’importanza pari all’assemblaggio, pertanto è uno dei punti fondamentali nella “costruzione” di uno champagne. In proposito, fa l’esempio della cucina e di come sale e pepe sembrino poca cosa ma invece possano cambiare radicalmente il gusto di un piatto: chapeau!
In sostanza, Mariotti ha lavorato – e sta lavorando – sul Cordon Rouge sui vini base, sulla riduzione del dosaggio (passata in pochi anni da 10 a 9 e ora a 8 g/l), su una più lunga maturazione sui lieviti (salita per questa etichetta a 36 mesi) al fine di ricercare non solo la continuità stilista della maison, ma anche la bevibilità.
Il Cordon Rouge è prodotto in praticamente tutti i formati, dal quart (20 cl) al Nabucodonosr (15 l).
Cordon Rouge
Base annata 2008, dosage 9 g/l
Naso pieno e piuttosto maturo (Mariotti mi spiega che la 2008 è stata un’annata molto acida pertanto ha dovuto impiegare più vins de réserve), molto giocato sulla frutta secca, oltre a un’accattivante tostatura di fondo e un filo di agrumi. Che, poi, si ritrovano immediatamente all’assaggio, in un quadro gustativo rotondo e un ben finale minerale.
Voto: 83/100
Base annata 2009, dosage 8 g/l
Approccio olfattivo molto classico, anche se si ritrovano la frutta secca e gli agrumi – invero più presenti – in ottemperanza al fil rouge dell’etichetta, ma non la maturità (quindi c’è stato bisogno di meno vins de réserve per definire l’assemblaggio). Bocca asciutta, prima molto agrumata per poi virare man mano verso un frutto più polposo. Chiusura vibrante e armonica, anche se leggermente astringente, da imputare al dosaggio più basso e al recente dégorgement. Però ha una gran bella persistenza…
Voto: 85/100
Si parla spesso di champagne costosi o da intenditori, bene il Cordon Rouge è una bottiglia facilmente reperibile, di prezzo contenuto e, soprattutto, adatta a tutti. Inoltre, in questa sua universalità di palati, è il prototipo dello champagne da aperitivo, ma non un aperitivo banale, bensì uno accompagnato da una squisitezza.
Come, magari, un bel Grana-Padano, nella fattispecie un 18 mesi che, proprio per Didier Mariotti, risulta un formaggio ideale nell’abbinamento in quanto complesso, strutturato, di lunghezza aromatica importante. E, soprattutto, in grado di lasciare la bocca mai “segnata” da eccessivi sapori, pertanto sempre pronta a un nuovo sorso… santè!
Pernod-Ricard Italia – tel. 02/205671 – www.pernod-ricard-italia.com
Sono un amante di Cordon Rouge.
Lo trovo il migliore fra gli economici. Parlo del base a poco superiore i 20 euro.
Continuate così, meglio ancora se migliorate. Rafforzato con ancora pino nero e fruttatelo con il Meiner
La sua esternazione mi fa piacere. Dico sempre che le brutte abitudini sono dure a morire e così, la fama che si è creata questo champagne in passato, ancora lo ‘perseguita’. Oggi, invece, è uno champagne molto ben fatto, nettamente migliorato rispetto a qualche anno fa, e ancora in fase di miglioramento, visto che a breve arriveranno le prime bottiglie con parte dei vins de réserve maturati in botte. Poi, potrà anche non piacere, ma qui entriamo nel campo dei gusti personali, che sono un’altra cosa…