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Il Personaggio

Cuzziol e Bruno Paillard: 25 anni di collaborazione da record

Era il marzo del 1999 quando Luca Cuzziol, alla ricerca non tanto di una maison de champagne da importare, quanto, piuttosto, di una con la quale costruire un...
di Alberto Lupetti

Alice Paillard e Luca Cuzziol

Era il marzo del 1999 quando Luca Cuzziol, alla ricerca non tanto di una maison de champagne da importare, quanto, piuttosto, di una con la quale costruire un rapporto di fattiva e lunga collaborazione, incontrava per la prima volta un ‘certo’ Bruno Paillard. All’epoca, in Italia Monsieur Bruno era praticamente sconosciuto, ma in Champagne era già un nome di primo piano: la Maison con il proprio nome era oramai maggiorenne e il gruppo anch’esso fondato da Bruno (BCC – Boizel Chanoine Champagne, Lanson arriverà soltanto nel 2006) insieme ai suoi amici Philippe Baijot e, più tardi, Eveline Boizel, era un attore di una certa rilevanza in Champagne.

Oggi, nel 2024, il rapporto tra Luca Cuzziol e Bruno Paillard non solo continua, ma è più solido che mai, al punto che l’Italia è per la Maison di Reims il primo mercato in assoluto! E parliamo di circa il 25% dell’intera produzione di Bruno Paillard… Un dato pazzesco, quando sappiamo benissimo che di solito il Belpaese rappresenta tra il 5% e massimo il 10% per un produttore di champagne, piccolo o grande che sia.

Ho incontrato Alice Paillard, alla guida della Bruno Paillard da qualche anno, con il papà-fondatore che le ha lasciato il testimone, e Luca Cuzziol per un’amabile chiacchierata che non solo celebrasse questi 25 anni di splendida collaborazione, ma che mi permettesse di capire le idee condivise che hanno portato a tanto. Eccone il sunto…

Bruno Paillard

Secondo Luca Cuzziol, il successo della distribuzione in esclusiva di Bruno Paillard in Italia attraverso la Cuzziol Grandivini non deve sorprendere più di tanto: “con Bruno ci siamo trovati sin da subito a condividere la medesima visione. Certo, non sono mancate le difficoltà, soprattutto all’inizio: non era facile trasmettere la filosofia di quest’uomo che, partito praticamente da zero, vedeva lo champagne in maniera ben diversa dagli altri. Ricordo le prime bottiglie di Brut Première Cuvée, che erano dosate a 8,4 g/l (all’epoca i dosaggi medi erano 10-11 g/l, N.d.A.). Voglio dire che il mercato era imperniato su champagne più ‘morbidi’, mentre il Bruno Paillard era decisamente più ‘secco’. Per non parlare del concetto di ‘multimillésime’ e della data di dégorgement (il consumatore medio la leggeva e diceva: “non lo voglio, è uno champagne vecchio!”, sigh, sigh, N.d.A.)… Insomma, ne abbiamo prese di botte sui denti, ma Bruno ci ha sempre sostenuto, ha creduto in noi, nel progetto. Ricordo che, dopo che Bruno ha iniziato la collaborazione con Joël Robuchon, lo abbiamo idealmente seguito e abbiamo iniziato a guardare all’alta ristorazione. Beh, è stata la chiave di svolta. Quindi, abbiamo agito al contrario, perché solo molto più tardi abbiano iniziato a lavorare con le enoteche…”.

Luca Cuzziol

Questo modo di fare, però, ritengo che abbia permesso di far conoscere – e apprezzare – in maniera più netta l’elevato livello qualitativo degli champagne Bruno Paillard e così il traguardo del primo mercato al mondo, che significa circa 100.000 bottiglie l’anno, è stato non dico facile, ma certamente il naturale risultato. Senza dimenticare che “Bruno Paillard è una maison complessa, con un numero molto elevato di vini e profondamente diversi tra loro, ma proprio il non essere mai standardizzati ha reso questi 25 anni intriganti, divertenti, stimolanti” così Luca Cuzziol, che oggi non lavora più con Bruno, ma con sua figlia Alice: “ora ci troviamo a collaborare con Alice, che ha una visione diversa, femminile. Le sue idee precise e concrete ci hanno permesso di compiere un ulteriore salto, senza nulla togliere a quanto fatto dal papà. Alice è entrata in punta di piedi, ma poi Bruno l’ha lasciata fare, fino a cederle la conduzione della maison da lui fondata”.

Per quanto mi riguarda, e senza voler assolutamente togliere nulla a quanto fatto da Bruno, credo che Alice abbia effettivamente permesso alla Bruno Paillard una crescita, senza dubbio qualitativa, come dimostra in maniera evidentissima il Rosé Première Cuvée e, prima di passare la parola ad Alice Paillard, chiedo a Luca se e quanto sia d’accordo con me se sul fatto che con Alice gli champagne Bruno Paillard abbiano guadagnato in precisione ed eleganza… “Alice è riuscita a gestire il passaggio generazionale con un padre caratterialmente molto forte. È rimasta sempre un passo indietro al papà, quindi la continuazione è stata naturale, senza stravolgimenti. Da lì, c’è poi stato non un cambio stilistico, ma un’evoluzione stilistica, che ha compreso anche il passaggio della gamma a extra-brut. Il tutto, però, Alice l’ha fatto sempre consigliandosi con Bruno. Tra l’altro, Bruno si è messo a studiare l’italiano non tanto per vendere il suo champagne, ma perché amava la cultura italiana e anche questo ha contribuito a far funzionare la collaborazione tra la Bruno Paillard e la Cuzziol. Alice, invece, la nostra lingua l’ha imparata con l’Erasmus, fatto in Italia”.

Bene, ma cosa pensa la stessa Alice di questa bella avventura insieme alla Cuzziol? Ella sottolinea come “il rapporto tra la Paillard e la Cuzziol è stato vincente perché, come ha detto Luca, condividiamo le idee, ma è ancora più importante il fatto che abbiamo sempre avuto la coscienza del giusto tempo per fare (bene) le cose, quindi la capacità di vedere a medio e lungo termine per fare delle scelte, a volte non facili, che però poi hanno pagato. E questo modo di lavorare, sempre a step triennali, se non quadriennali, ci ha permesso di crescere costantemente, senza poter dunque individuare dei singoli momenti di svolta. Abbiamo sempre lavorato in maniera prammatica, pianificando insieme. Oggi siamo partner strategici che godono della massima fiducia l’uno nei confronti l’altro. E ricordo che noi della Bruno Paillard siamo una Maison familiare e giovane. Pensa alla stessa Italia, oggi il nostro mercato più importante. Ebbene, ha solo 25 anni di storia! In tutti questi anni, comunque, Luca ci è sempre stato vicino ed essendo produttore egli stesso tramite Elena (la moglie di Cuzziol, N.d.A.), capisce molto bene tutte le nostre problematiche. Oggi posso dire che tra di noi ci sono rispetto, fiducia e, infine, anche amicizia”.

A questo punto, incalzo entrambi e chiedo loro di indicarmi uno champagne, se esiste, che identifichi al meglio questo proficuo rapporto venticinquennale. Per Luca Cuzziol “è difficile indicarne uno solo. Ricordo il Réserve Privée (oggi Blanc de Blancs), buonissimo e innovativo: è stato lo champagne che mi ha fatto innamorare della Maison. Tuttavia, credo che quello capace di rappresentare al meglio quel percorso di costruzione del mercato italiano fatto insieme sia stato il Rosé Première Cuvée, sebbene la Cuvée 72 sia poi nata da un’idea comune, quindi è stata una sorta di sugello della nostra collaborazione. Una collaborazione sempre viva, fatta di continui confronti che non hanno mai voluto stravolgere nulla. Mi chiedi, comunque, uno champagne celebrativo di questi 25 anni? Beh, non credo a questo tipo di etichette in quanto rappresentano la fotografia di un attimo che, per quanto importante, rimane un singolo istante nel tempo. Tempo che, invece, va sempre avanti. Ricorda che ogni giorno è diverso e il mercato è in continua evoluzione”.

Dal canto suo, Alice condivide con Luca il Blanc de Blancs quale simbolo del legame tra la Bruno Paillard e la Cuzziol, d’altronde ho sempre affermato e scritto quanto personalmente io ritenga la Bruno Paillard una vera artista dello Chardonnay. Tuttavia, anche Alice Paillard cita la Cuvée 72 in quanto è “tanto il frutto della collaborazione con Cuzziol, quanto la materializzazione dell’idea di dégorgement, che per mio padre ha rappresentato quasi una battaglia. Non ne facciamo molte bottiglie, soltanto 10.000, ma le ritengo cruciali per far capire il potenziale di evoluzione della Première Cuvée”. Dalla quale deriva. Ricordo, infatti, che la Cuvée 72 è la Première Cuvée che rimane altri tre anni nelle cantine della Bruno Paillard dopo il dégorgement.

Non posso, a questo punto, esimermi dal chiedere loro perché negli ultimi anni ci sia stato un non trascurabile aumento dei prezzi dello champagne, che Alice spiega con “l’impennata dei prezzi delle uve, soprattutto Grand Cru (fino a +25%, N.d.A.), ha certamente influito molto, ma non dimentichiamo che nello champagne c’è anche un lungo invecchiamento, quindi un fermo cantina del capitale sul quale ha influito il maggior costo del denaro, senza considerare i costi della logistica notevolmente aumentati. Ciò nonostante, ritengo che se facciamo un paragone tra il prezzo medio di un buono champagne con quello di altri importanti vini del mondo, ebbene lo champagne resta comunque competitivo”. 

In effetti, e l’ho scritto anche nel libro La Mia Champagne (a breve nuovamente disponibile come ristampa aggiornata nei testi…) lo champagne vanta tuttora un prezzo concorrenziale nei confronti delle altre grandi Denominazioni, mentre, per quanto riguarda il prezzo delle uve, è opinione comunque in Champagne che questo sia effettivamente cresciuto molto e che abbia invariabilmente influito in maniera preponderante sul costo di uscita di una bottiglia dalla cantina.

A proposito del discorso dei prezzi, comunque, l’analisi di Luca Cuzziol è estremamente interessante e dimostra l’attenzione e la conoscenza del mercato da parte dell’imprenditore veneto: “riposizionamento dei prezzi troppo rapido? Sì, ma ci sono tre fattori da considerare. Primo: valutazione diversa di alcuni nuovi produttori. Una decina di anni fa, alcuni giovani dell’Aube hanno iniziato a fare champagne con questa logica: su, ad esempio, dieci ettari conferiti (media di una proprietà dell’Aube nei confronti, invece, di neanche un ettaro della Marne), ne hanno isolato uno per fare champagne, poi proposto a un prezzo a scaffale in tutta onestà più elevato del reale valore. Questi champagne sono arrivati sul mercato italiano per via della ‘moda’ di bere diverso, soprattutto in enoteca, alzando in maniera anomala il prezzo medio. Secondo: il Covid, che ha ‘drogato’ il mercato sull’onda del ‘bevo oggi perché del doman non v’è certezza’, quindi il rapporto domanda-offerta s’è sbilanciato. Terzo, più grave: soprattutto nella ristorazione, che peraltro è il canale dei vini di fascia alta, il moltiplicatore, quindi il ricarico in carta, è diventato lo stesso di Parigi (piazza notoriamente molto cara, N.d.A.) e questo è dovuto al fatto di non poter andare oltre certi prezzi con i piatti. Non a caso, in questo 2024 il problema del mercato noi lo stiamo avvertendo più nella ristorazione che nelle enoteche. Ecco tre motivi che hanno influito tanto, a mio avviso, senza considerare la resa più bassa degli ultimi anni con la vendemmia del 2020 e l’annata disastrosa nel 2021, oltre ai costi sempre più alti della conduzione del vigneto e il suo stesso valore di acquisto in termini di proprietà. Per concludere, è stata questa serie di aspetti che si sono messi insieme ad aver portato a questi prezzi, ma credo che ci sarà presto un riassestamento. Gli estremismi non portano mai a niente”.

Amen!

Non posso non terminate la nostra chiacchierata con la domanda a entrambi su quale sarà la sfida per il futuro? Per Alice Paillard “fare cultura dello champagne. Per carità, in Italia già c’è, insieme al Giappone, ma si può fare ancora di più e meglio”. Invece, per Luca Cuzziol “il futuro è gestire il quotidiano in modo coerente e preciso. Ogni giorno è una sfida. Sembra semplice, retorico, ma è così ed è una vera sfida. Da affrontare con serenità. La nostra è una storia di 25 anni che ha un futuro ancora molto lungo”.

Bene Alice e Luca, con cosa brindiamo? Fermi, rispondo io: con una bottiglia di Blanc de Blancs Grand Cru!

www.cuzziolgrandivini.it
www.champagnebrunopaillard.com

Suggerimenti a tema:

4 risposte a “Cuzziol e Bruno Paillard: 25 anni di collaborazione da record”

  1. Fa piacere leggere anche articoli meno “tecnici” e più volti al conoscere le realtà come la Bruno Paillard. Ha ragione Cuzziol: i prezzi sono aumentati soprattutto all’ultimo passaggio, al consumatore, non tanto alla cantina. È indubbia una chiara speculazione “mediatica” che dopo la Borgogna ora sta interessando la Champagne. Vedi l’assurdo ed emblematico fenomeno Henin.

    • Mi fa piacere. Prendo nota…
      Il fenomeno speculativo che stava interessando anche la champagne si sta già sgonfiando. Per fortuna. La ‘moda’ folle di Henin s’è rivelata un fuoco di paglia e credo che gli altri 3-4 simili, sebbene più solidi dal punto di vista qualitativo, faranno presto la stessa fine. Vedremo…

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